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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Iron Angel - Hellish Crossfire
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( 4819 letture )
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Band di culto spesso e volentieri dimenticata dalle enciclopedie, tra i primissimi alfieri del thrash metal europeo, gli Iron Angel balzarono agli onori della cronaca nell'anno domini 1985 con un disco di debutto splendido e urticante come Hellish Crossfire. Per quanto imbevuto di reminescenze classiche ed argomenti epici di chiara radice heavy, il platter è contaminato da atmosfere marce e sonorità grezze, thrashy-oriented e indirizzate cme veementi bastonate sui volti degli ascoltatori. Tedeschi di Amburgo sorti appena due anni prima, nel 1983, i cinque metallers teutonici giunsero al debut dopo ben quattro demos realizzati tra il 1984 e il 1985, ed incarnarono nel loro album d'esordio la fusione tra questo classic heavy epico europeo -teso dunque all'esaltazione delle milizie di cuoio e metallo- e il nascente thrash californiano, rapido ed eccitato anche se non ancora estremo come diventerà in seguito (anche per opera dei loro connazionali Kreator). Hellish Crossfire rimarrà il masterpiece assoluto del combo mitteleuropeo, che dopo il successivo Winds of War conoscerà un immediato declino che lo porterà direttamente nell'archivio storico di quelle band che, nonostante gli attributi e le qualità ci fossero tutte, 'non ce l'hanno fatta'. Oltretutto, tra 2000 e 2008 la storica formazione tedesca ha anche dovuto piangere la scomparsa dei suoi chitarristi, deceduti tra il 2000 ed il 2008. Proprio per quel destino da incompiute di cui si diceva sopra, queste realtà vengono ricordate con ancor più affetto dagli appassionati: molto più rispetto ed ammirazione merita una band di indubbie capacità, capace di scrivere buone canzoni ma mai baciata dalla fortuna, piuttosto che una di quelle insopportabili macchine da soldi costruite dall'attenzione mediatica e capaci di meritarsi più fama e stima di quanto meritassero per le loro effettive capacità tecniche e la qualità dei loro dischi.
Del resto, dovrebbe essere proprio questa la regola base che muove tutto il movimento e la cultura heavy metal: se qualche band ha la reale capacità di superare la soglia dell'underground e consacrarsi anche in ambio commerciale é un bene, per la corrente, ma per chi non riesce a fare quel salto di qualità c'é oco da rammaricarsi: il rispetto nutrito nella schiera dei metalheads più veraci varrà sempre più di qualsiasi assegno milionario. Un titolo eloquente ed un riffone roccioso, presto incalzato da un tipico riff thrash in stile Bay Area -frenetico, breve, martellante, ripetuto- aprono il disco in maniera immediatamente elettrizzante: The Metallian, creatura mitologica di derivazione priestiana immortalato sulla copertina di Defenders Of The Faith, diventa qui il protagonista di un pezzo oscuro, anthemico, dalla sezione ritmica battente e dalle vocals acide su uno spartito veloce; sarà uno dei pezzi migliori della tracklist. Dopo quattro minuti di thrash epico, arriva Sinner 666, pezzo compatto e ancora veloce anche se non eccessivamente rapido secondo i canoni thrash. Dirk Schröder è singer dalla timbrica aspra e priva di particolari inflessioni melodiche: come da tradizione thrash, basta qualche urletto ben piazzato a scatenare il delirio, infuocato dall'inserimento fulmineo di assoli di chitarra abrasivi. Molti pezzi seguano una struttura base composta da roccioso riff d'apertura subito seguito da un secondo riff più tipicamente thrash. Il terzo riff appare spesso più rallentato, utilizzato come 'stacco' prima di rialzare la tensione con ripartenze pur non particolarmente serrate: non siamo al cospetto di un thrash metal devastante, ma molto gradevole e ancora vicino all'heavy classico. La sezione ritmica guidata dietro le pelli da Mike Mattes è compatta e quadrata quanto basta, ma in The Church Of Lost Souls la tensione cala leggermente e la varietà tra i differenti pezzi si assottiglia parecchio, anche nelle vocals; la sveglia arriva però presto, con il riff esaltante e quasi hardrock di Hunter In Chains, caratterizzato da piacevoli ripartenze-assolo classic heavy. Questo pezzo apre la strada ad un trittico stellare di pezzi memorabili: si inizia con Rush Of Power, riff da delirio e mitragliata ritmica di vero thrash, drumwork martellante, velocità, un ritornello esaltante ed un assolo spettacolare. Si prosegue con il riffone ancor più bello ed orgasmico di Legions Of Evil, davvero esaltante: forse, la canzone simbolo dell'intero full length. Wife Of The Devil è un arrembaggio di caro vecchio thrash ottantiano, primordiale e seminale ma dalla struttura già curata e musicalmente ottimale, tesa quasi alla completa maturazione sonora.
La voce al vetriolo di Schröder è perfetta per il genere, le due chitarre di Sven Strüven e Peter Wittke spiccano fluide e bollenti negli assoli ed elettrizzanti nei riffs, la sezione ritmica è puntuale ed infaticabile: la penultima traccia, Nightmare, è introdotta da un arpeggio lento e da un intenso solo malinconico che precede il solito riff spedito che trabocca di adrenalina; la conclusiva Heavy Metal Soldiers è un altro anthem battagliero, come l'opener, una dichiarazione di appartenenza martellante e frenetica scandita dalle bordate di un drumwork frenetico e da un'incessante pioggia di energia. Francamente brutto l'artwork di copertina, con accostamenti cromatici evitabili e un immaginario troppo fantasy. L'underground degli anni '80 nasconde parecchi tesori nascosti come questo Hellish Crossfire, piccoli gioiellini di thrash metal vecchio stampo che vengono tralasciati a favore di tante uscite leggendarie e fondamentali, sicuramente più rappresentative e rilevanti ma che proprio per questa loro 'celebrità' perdono il fascino irresistibile rivestito da quelle reliquie cuoioborchiate forgiate nell'acciaio da band misconosciute e dalla carriera di breve durata come gli Iron Angel. Piccoli comprimari sul grande palcoscenico dell'heavy metal, ma nell'archivio della memoria (e del cuore) è bene che la loro stella non venga mai offuscata.
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4
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Li avevo conosciuti attraverso i Destruction negli anni 2000...un album Speed di culto anche se a me dopo un po mi annoia, però più che degno di essere recuperato. L\'artwork di Uwe Karczewski (Helloween e Stormwarrior) non é di sicuro uno dei suoi più belli ma rende bene \"l\'ignoranza\" del disco. |
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3
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Thrash primordiale che a me ricorda Venom e Motorhead (oltre ad altre band NWOBHM). Tuttavia aveva tutto per diventare un album ispiratore di un tipo di Thrash che non guardava all'America ma che aveva un gusto tutto Europeo per riff e costruzione dei pezzi. Un vero peccato siano durati così poco. E, purtroppo, oggi sono dimenticati. |
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2
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Mi ricordavo che c'era questa recensione..la lessi diversi anni fa'. Concordo un buon 7,5 per questi tamarrissimi e grezzi Iron Angel. Non un album clamoroso, ma di sicuro da rispolverare e conoscere. La legna sapevano farla anche loro nei mitici anni 80 dell'affollato sottobosco teutonico. |
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1
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Ottima recensione ma il disco è un capolavoro speed/thrash! disco originale (cosa che prima nel thrash era molto più possibile) e molto divertente. io gli do 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Metallian 2. Sinner 3. Black Mass 4. The Church Of The Lost Souls 5. Hunter In Chains 6. Rush Of Power 7. Legions Of Evil 8. Wife Of The Devil 9. Nightmare 10. Heavy Metal Soldiers
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Line Up
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Dirk Schröder - Vocals Mike Mattes - Drums Thorsten Lohmann - Bass Sven Strüven - Guitar Peter Wittke - Guitar
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RECENSIONI |
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