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Killem - Reflections of Decline
( 2204 letture )
Ancora una band thrash partorita dalla Spagna: gli andalusi Killem provengono da Siviglia e suonano dall'ormai lontano 2001. Il loro album d'esordio Muted li aveva lanciati sul mercato nel 2006, in seguito ad un demo datato 2003 (Void). La band iberica propone un thrash metal intransigente, velocissimo e furibondo privo di concessioni melodiche, ritornelli esaltanti o fronzoli sonori, risultando solidi, compatti e assolutamente letali nell'esecuzione di pezzi iracondi che appaiono come vere mazzate sulla nuca. Prive, tuttavia, di un quid capace di renderle appetibili o trascinanti anche per un thrasher medio avvezzo a sonorità più toste. Scritturati dalla Noise Head Records, i Killem ripropongono la loro critica sociale nel loro secondo full length, intitolato Reflections of Decline e inaugurato da un'artwork apocalittico, che ritrae una metropoli avvolta da inquietanti presagi oscuri. Il disco è stato registrato agli Ultrasound Studios di Braga, in Portogallo, nell'agosto 2009, e viene pubblicato solo nel 2010 sotto la produzione di Daniel Cardoso e Pedro Mendes.

La band andalusa attacca immediatamente con un sound traumatico e psicotico devastante, inspessito da vocals urlate sulla soglia dello strozzato e da una furia cieca generale assolutamente implacabile. Il gruppo attinge dal calderone del thrash le peculiarità più assassine e virulente del genere, vale a dire un taglio generale compattissimo, l'inesorabile rapidità ritmica, i riffs mitragliati a ripetizione e la rabbia globale, ma li riveste di una corazza hardcore lasciando da parte il tasso adrenalinico da orgasmo immediato, tipico per esempio delle band della Bay Area. Ritornelli da pugni al cielo e riffoni grondanti eccitazione non trovano spazio nella musica dei Killem, concentrati esclusivamente su una violenza cruda e scevra di ogni minima inflessione melodica, ad esclusione di qualche minimale eccezione: qua e là vengono inserite paradossali sezioni soft da piano bar, radicalmente agli antipodi del trend guida del gruppo spagnolo. Poco tempo per rifiatare, nel complesso: incalzano feroci blastbeat per portare la nevrosi isterica a livelli di guardia, tracimanti per odio e collera; non esistono ritornelli, le differenze tra i vari episodi sono minime, essendo i pezzi costituiti da tappeti di riffs serrati (nemmeno troppo elettrizzanti) sparati a mille all'ora, con gli urlacci del singer Alex Demise vomitati alla rinfusa, con identica cadenza dall'inizio alla fine. La solfa, in poche parole, sembra sempre la stessa, e i rallentamenti o le parti diversificate risultano poco più che impalpabili. Qualche titolo? L'opener Spiral, col suo assalto devastante e il drumwork martellante, promette bene, fino a quando l'ascoltatore non si accorgerà che questa struttura verrà ripetuta per l'intera durata del disco. Ephemeral si differenzia dallo spartito generale per una bella melodia suadente degli assoli di chitarra, elemento che nel resto dei pezzi è abbastanza latitante. Curiosa la scelta di dare ai nove brani in scaletta titoli composti quasi esclusivamente da un'unica parola, a ribadire l'ermetismo non solo sonoro di questa grezzissima e minimale proposta musicale.

Potenza interminabile, drumwork infernale: come una macchina da guerra, Ramón Nissen stocca glaciali e poderose bordate a ritmi allucinati; ma la furia hardcore non è garanzia di successo, e infatti il disco resta piatto e noioso, mai eccitante. Man mano che il platter entra nel vivo, i pezzi più tirati lasciano oltretutto campo ad altri nei quali la rabbia si fa cadenzata, cacofonica e claustrofobica, strascicata e ossessiva, generando tracce ancor più pesanti e indigeste. La seconda metà di disco dice pochissimo, e così rimane l'idea di una band con spunti molto aggressivi che però fatica a trasmettere energia e coinvolgimento. Non è un limite tecnico a minare il valore del prodotto, quanto la monotonia di una tracklist nella quale i pezzi presenti sono tutti pressochè identici nelle vocals e nelle sfumature. Forse gli amanti di sonorità spiccatamente estreme potranno non concordare con questa definizione, eppure questi Killem non hanno lasciato quasi nulla in chi scrive, risultando troppo freddi, banali e ripetitivi. Quasi cinquantacinque minuti di durata che sembrano difficili da far scorrere tutto d'un fiato: un ascolto non lo si nega a nessuno, anche perché i gusti e le opinioni sono del tutto personali e discutibili, ma Reflections of Decline probabilmente non verrà ricordato tra le uscite thrash più brillanti dell'anno.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
18.33 su 18 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2010
Noise Head Records
Thrash
Tracklist
1. Spiral
2. Dawn
3. Ephemeral
4. Façade
5. The abyss
6. Taker
7. Breakdown
8. Crossroads
9. The cage
Line Up
Alex L. Demise - Vocals
David Marín - Guitar
Javier Escaño - Guitar
Gonzalo Gassol - Bass
Ramón Nissen - Drums
 
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