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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Graveworm - Fragments Of Death
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( 3404 letture )
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I Graveworm sono una di quelle band per cui non è necessario tergiversare, indugiando sulle presentazioni. Forti di una carriera decennale e di show dal vivo nei maggiori festival internazionali, i Nostri sono sicuramente tra i maggiori esponenti della scena estrema italiana, alfieri di un black metal sinfonico evolutosi con il tempo in una proposta di più facile assimilazione. Facendo ritorno sotto l'ala protettrice della celebre Nuclear Blast, oggi gli altoatesini arrivano all'ottava prova in studio intitolata Fragments Of Death. Come lo stesso leader Stefan Fiori ha dichiarato, il tema cardine dell'intera opera è la morte e le molteplici forme in cui questa si può presentare, racchiuse nelle undici tracce come una raccolta di esperienze diverse, tutte accomunate dallo stesso mesto commiato. La cover rispecchia questo concetto presentando una composizione scultorea a cui si accompagnano le tessere di un puzzle che creano un lugubre mosaico di morte.
Da subito il platter si apre con il sound a cui i Graveworm ci hanno abituato negli ultimi anni, un black melodico moderno che molto spesso s'intreccia con death di stampo scandinavo, il tutto arricchito dal solo contributo delle tastiere (ossia senza ricorrere a pattern orchestrali). Il suono ribassato delle corde si fonde alla grancassa martellante creando ritmiche serrate, costantemente proiettate alle alte velocità. La vocalità devastante di Stefan Fiori trova ampio spazio, mentre è riservato un ruolo marginale ai synth (testimoniato anche dalla scelta di mantenerne il volume più basso rispetto altri strumenti) che operano soprattutto come riempitivo più che da veri protagonisti. Tutto sommato non si notano differenze marcate rispetto al passato recente di Diabolical Figures e Collateral Defect: dunque è tempo di cominciare a raccogliere i frammenti ed osservare se questi combaciano nel comporre un'immagine unica incentrata sulla figura del tristo mietitore. La prima scheggia di morte s'intitola Insomnia, sparata direttamente in the face con i suoi vertiginosi bpm ed un refrain catchy al punto giusto. Ben presto spunta anche il primo blastbeat a testimonianza che la componente estrema non è congelata ma più viva che mai; a questo proposito trova conferma l'impressione che con il passare del tempo la furia death si sia miscelata alla ferocia black. Pur essendo i momenti veloci coinvolgenti, si veda ad esempio il singolo apripista See No Future, è quando si preme il pedale del freno che compaiono i riff più efficaci, grazie all'uso della melodia abbinata al let ring sulle corde di chitarra. Si ascoltino, ad esempio, Absence Of Faith e Old Forgotten Gong, in cui le tastiere recuperano in una i suoni cristallini del pianoforte e nell'altra i flebili sussurri d'archi che riesumano la componente gotica un tempo maggiormente presente nel trademark della band. Un'altra interessante variazione al tema dell'alta velocità si trova in The World Will Die In Flames dove un'atmosfera orientaleggiante emerge debolmente quale forma disegnata sulla sabbia, una presenza celata sotto un velo di mistero che attira a sé l'ascoltatore. Non altrettanto convincente Anxiety, dedicata alla recente catastrofe giapponese. La traccia punta ad essere più toccante grazie all'inserimento di una voce femminile, tuttavia non riesce a concretizzare completamente quest'obiettivo a causa proprio dell’eccessiva presenza di quest'ultima.
La prova strumentale è di alto livello in ogni dove: davvero preciso il drummer Martin Innerbichler che dona slancio con i propri incastri e dimostra un'ottima tenuta sulle alte velocità; implacabile inoltre il duetto alle asce costituito da Eric Righi e Thomas Orgler che trita finemente le ritmiche con le basse frequenze dei propri strumenti, conferendo un taglio aggressivo ma al tempo stesso preciso al proprio operato. Su tutti spicca Stefan Fiori per l'ottima performance vocale, che si estende da un cavernoso growl fino al più acido degli scream con naturalezza, incidendo una moltitudine di linee che conferiscono spessore al cantato.
La traversata si conclude dopo una cinquantina di minuti: è tempo di raccogliere i cocci ed osservare se ogni angolo combacia, formando un'effigie unica di morte. Purtroppo l'immagine risultante risulta un po' sconnessa: alcuni pezzi hanno dimostrato che i Graveworm hanno ancora le carte in regola per saper coinvolgere l'ascoltatore, rivelandosi piacevoli ed accattivanti; altri alimentano il dubbio di un progetto ambizioso non realizzato in toto. La perplessità più grande deriva dalle risposte ad un paio di leciti quesiti: questo ascolto è il tipo di tempesta dalla quale si scampa indenni, ma con l'insano desiderio di ri-tuffarcisi dentro? Il dislivello emozionale è tale da giustificare la macabra pulsione di gettarsi tra i venti impetuosi con la certezza di essere dilaniati dalla loro portata? È d'obbligo puntualizzare che la formula utilizzata in Fragments Of Death è scorrevole e di facile assimilazione, qualità di cui il sestetto sembra essere ben consapevole e di cui in talune occasioni sembra voler abusare. Ma se da un lato il risultato ottenuto è quello di rendere l'ascolto digeribile ai più, dall'altro ciò che rimane impresso dopo i primi ascolti è un segno leggero, potenzialmente cancellabile dalle prossime uscite nel settore.
Tirando le somme: la prova è sufficiente ma, sfortunatamente, troppo convenzionale, caratteristica che, sulla lunga distanza, non sazierà gli appetiti di chi conosce, anche solo in parte, la discografia dei Graveworm. Resto in attesa di essere smentito in un futuro prossimo: basterebbe strizzare l'occhio ad un passato che non è poi così distante…
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riecheggia a tratti le sonorità dell'ottimo "n - utopia" ma con modesti risultati. "Insomnia" "The World Will Die In Flames" e "Old Forgotten Song" sono le migliori! voto del recensore giustissimo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Insomnia 02. Only Death In Our Wake 03. Absence Of Faith 04. Living Nightmare 05. The World Will Die In Flames 06. Anxiety 07. See No Future 08. The Prophecy 09. Remembrance 10. Old Forgotten Song 11. Where Angels Do Not Fly
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Line Up
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Stefan Fiori - Vocals Eric Righi - Guitar Thomas Orgler - Guitar Florian Reiner - Bass Martin Innerbichler - Drums Sabine Mair - Keyboard
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RECENSIONI |
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