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Abigail Williams - Becoming
( 3320 letture )
Strana storia, quella degli Abigail Williams.
Capita ormai sempre più spesso di vedere band americane che esordiscono sul mercato con un disco metalcore, destino a cui la formazione di Phoenix non aveva saputo sfuggire, ma è raro assistere ad una trasformazione completamente controcorrente come la metamorfosi della creatura guidata da Ken Sorceron. Dopo l'EP d'esordio Legend avviene infatti la virata stilistica: remando dapprima verso i lidi di un black/death di stampo moderno, arricchito dal contributo sinfonico di Ashley Ellyllon (ad oggi reclutata come tastierista dei Cradle Of Filth), di In The Shadow Of A Thousand Suns; proseguendo successivamente nel percorso evolutivo verso sonorità sempre più black, fino a epurare la propria musica dagli ingombranti orpelli orchestrali (pur mantenendo la connotazione atmosferica delle tastiere) in In The Absence Of Light, infine approdando all'odierno Becoming con cui la mutazione si arresta temporaneamente sulle acque del nero metallo.
Come siano riusciti i quattro ragazzi dell'Arizona a compiere un percorso tanto articolato non è un mistero se si osserva la cronologia della formazione: l'unico membro rimasto in formazione fin dall'esordio è il vocalist e chitarrista Sorceron, che finalmente recupera il drummer originario Zach Gibson in veste di session man, libero oramai di seguire il proprio cammino artistico in divenire.
Ciò a cui gli Abigail Williams arrivano con Becoming -quando si dice nomen omen- è un black purosangue estremamente distante dal passato, ma certo degno di essere confrontato con i nomi attualmente in circolazione per tre ragioni.

La prima: le composizioni. Dimenticate le vecchie strutture canoniche, perché i nostri accentuano ulteriormente quanto iniziato con In The Absence Of Light, svincolandosi dalle architetture fisse ed i paletti ritornellistici. Ampio spazio dunque alle sequenze elaborate, in cui si gode non solo del pieno dato dalla presenza di tutti gli strumenti, ma anche del vuoto piazzato ad hoc, come i momenti in cui le lunghe code strumentali si mescolano al soffio del vento, lasciandosi trasportare fino a morire lentamente.
Salvo l'intermezzo Three Days Of Darkness non si viaggia mai a durate inferiori a cinque minuti, anzi in più di un'occasione si oltrepassa la soglia dei dieci, trasportati dal susseguirsi di lunghi arpeggi clean con un leggero fondo atmosferico, dei fiumi di note dalle sfumature minimali in fast picking e delle sfuriate senza pietà alcuna sulla batteria. Non mancano inoltre gli elementi estranei, vedasi gli archi ampiamente utilizzati nella conclusiva Beyond The Veil, ad arricchire la proposta senza mai sfociare in esagerazioni sinfoniche.
Le orchestrazioni del passato non sono che un lontano ricordo se confrontate con il delicato contributo del violino dell'ultima traccia, i timbri utilizzati complessivamente sono meno invasivi ed operano senza rubare la scena ma adornando le parti in cui sono inseriti. Lo stesso cantato non è presente che in pochi (se confrontati con i momenti strumentali) spazi, perdendo il convenzionale ruolo in primo piano ed amalgamandosi alle corde e alle pelli vibranti.
Infine sono di particolare pregio gli intermezzi intimi, scanditi dalle chitarre ed accompagnati da fraseggi più esotici come nella sezione centrale di Ascension Sickness, in cui si colgono delle sfumature d'oriente ed i piatti sono l'unico residuo dello scorrere inesorabile del tempo.

La seconda: la tecnica. Non c'è di che stare a discutere a proposito della prova del quartetto. Tanto nei passaggi a tempo ridotto, al punto di essere quasi assimilabili al doom, quanto nella violenta pioggia di note, il supporto tecnico non è mai assente. Non un colpo ci viene risparmiato, né una nota scivola per sbaglio dalle mani degli esecutori che si dimostrano abili nei passaggi da una velocità all'altra senza commettere imprecisioni o strattonare l'ascoltatore con bruschi cambi.

La terza: la produzione. È vero, siamo nel 2012 e sono passati vent'anni dalla nascita del genere. È anche vero che allora non esistevano particolari artifici tecnici in grado di aiutare in fase di registrazione (trigger, acquisizione a take, griglie a cui allinearsi e autotune per le stonature) e la stessa strumentazione a disposizione dei musicisti era più rozza. Allora com'è possibile che Becoming suoni old school con le sue distorsioni sporche, il suono clean incredibilmente caldo e la batteria così naturale? Chiaro che si tratta di una scelta ben precisa, dettata dalla necessità di vestire i brani con dei suoni che calzassero a pennello con la direzione compositiva. Tuttavia questo tipo di suono, forse più vicino alle gonfie produzioni post black che al reale timbro anni novanta, riesce a quadrare il cerchio, coniugando il sentimento di una specifica produzione intrisa del calore delle valvole saturate alla necessità di mantenere un'atmosfera soffusa e nebulosa come il filone americano tende a fare.
Nonostante ciò ogni nota è udibile, addirittura talvolta scavando sotto la coltre sonora si riescono a scoprire fraseggi o sottofondi di pregevole fattura, celati come piccoli tesori sotto il primo strato di distorsioni e screams.

Il risultato? Ancora una volta, gli Abigail Williams dimostrano di avere le capacità ed i mezzi per poter confezionare un album variegato e stratificato, eppure in grado di non risultare mai banale. Arriva la conferma definitiva che non è importante il genere nel quale si vuole rientrare con il proprio lavoro, ma che seguendo la vena compositiva un artista è in grado di evolversi e seguire strade sempre diverse. E questo il buon Sorceron lo ha saputo dimostrare a più riprese, prendendo parte a quattro dischi completamente differenti tra loro, eppure mai degni di essere gettati nella spazzatura.
Attendiamo di comprendere se in futuro il mastermind intenda variare ulteriormente il proprio percorso o se questa sia finalmente la direzione che rispecchia la sua ispirazione, nel frattempo crogioliamoci nella prima perla che il 2012 ci offre.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
30.77 su 22 voti [ VOTA]
GioMasteR
Martedì 3 Luglio 2012, 20.30.26
7
@Alex: dal passato della band! Se li conosci da Legend, noterai che ne hanno fatta di strada..
Alex Metalheart
Martedì 27 Marzo 2012, 20.04.13
6
"estremamente distante dal passato" intendi il passato della band o il passato del black metal? Ad ogni modo si tratta di un album Black metal che ben miscela Ambient, doom e black, creando un'alchimia per sei tracce estremamente intense.
GioMasteR
Sabato 21 Gennaio 2012, 10.56.43
5
Se da un lato concordo con voi sulla versatilità/incostanza della band, dall'altro però non parlerei proprio di mode da seguire. Sono abbastanza convinto che se avessero voluto fare i modaioli si sarebbero buttati su ben altri generi (chi ha detto post, shoegaze o dubstep?) o avrebbero mantenuto l'impronta core degli inizi. Certo hanno idee molto varie e sono in continua evoluzione, però mi sembra siano piuttosto in controtendenza rispetto ai trend attuali. Il dubbio conclusivo è davvero fondato, però il valore di una band sta anche nel saper sorprendere i propri ascoltatori e, lo dico onestamente, non mi sarei mai aspettato un disco del genere dagli Abigail Williams.
inflames69
Sabato 21 Gennaio 2012, 10.18.44
4
SPERAVO IN UN DISCO CON PIU PERSONALITA'. DI SICURO NON IMPRESCINDIBILE ANCHE SE NON CERTO DA BUTTARE... PERSONALMENTE MOLTO MEGLIO DEATHSPELL OMEGA, NACHTMISTYUM ETC.
DIMMONIU73
Sabato 21 Gennaio 2012, 10.18.26
3
Concordo con NickyDarrell: sembra che si siano a tutti i costi voluti adeguare al trend del momento, dettato in primis dal successone di Celestial Lineage dei Wolves in the Throne Room, ma io un 80 glielo do + che volentieri, vuoi perchè comunque hanno azzeccato dei veri pezzoni, vuoi per la tecnica che c'è e si sente, o comunque perchè questo disco è in grado di suscitare in me emozioni, di farmi fare il consueto viaggio ad occhi aperti, cosa che ultimamente ben in pochi riescono a fare...BRAVI!!!
NickyDarrell
Venerdì 20 Gennaio 2012, 19.37.13
2
Molto meglio il debutto a mio avviso.....non so forse per la tastierista! Xp A me sembrano un tantino opportunisti.....nel senso che sembra come se componganp in base alla moda per seguire il trend...... Oppure sono io che sono cattivo ma questo lavoro e molto vicino a quei semi-capolavori della nuova ondata del balck americano...... Pero il debut mi piace proprio tanto..... Questo si merita 70 secondo me.... bella la rece!
Arvssynd
Venerdì 20 Gennaio 2012, 19.04.23
1
Ero scettico, ma dopo questa recensione gli darò sicuramente un ascolto
INFORMAZIONI
2012
Candlelight Records
Black
Tracklist
1. Ascension Sickness
2. Radiance
3. Elestial
4. Infinite Fields Of Mind
5. Three Days Of Darkness
6. Beyond The Veil
Line Up
Ken Sorceron: guitars, vocals
Jan Jekelis: guitars
Griffin Wotawa: bass
Zach Gibson: drums
 
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