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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Barren Earth - The Devil’s Resolve
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Quando uscì nel 2010 il primo album dei Barren Earth, intitolato Curse of the Red River, i riflettori erano tutti puntati su questo sestetto finlandese che aveva dato i natali ad un lavoro davvero interessante e apprezzatissimo dalla critica. Oggi, a due anni di distanza da quel disco, il combo finnico, che ricordo essere una sorta di supergruppo composto da membri ed ex di grupponi come Amorphis, Swallow the Sun, October Falls, Moonsorrow e Thy Serpent (tanto per citarne alcuni), dà vita ad un vero e proprio capolavoro, un disco che supera il precedente e si schiera prepotentemente tra i lavori candidati al miglior album dell’anno 2012.
Il genere è parecchio vario e originale: si parte da stilistiche progressive (sia rock che metal) passando per doom, melodic death, folk metal e rock moderno, creando così un calderone sonoro unico, accompagnato da una cura agli arrangiamenti e alla melodia di altissima qualità. Tra i musicisti guest spiccano nomi importanti come Hittavanien (ex Korpiklaani e mastermind del progetto ethnic folk Propetra), Mathias Lillmans (vocalist dei Finntroll) e Markus Vanhala (nuovo chitarrista degli Insomnium); dietro al lavoro di mixaggio invece non c’è niente meno di Dan Swano.
L’album si apre con il brano Passing of the Crimson Shadows che mostra da subito la varietà d’ascolto che ci riserverà il disco; la prima parte della canzone è caratterizzato da un riff heavy doom in pieno stile Candlemass, per poi dar spazio ad una strofa con il cantato pulito pronto a trasformarsi nel growling gutturale del ritornello, tra gli altri elementi più significativi della canzone ci sono senza dubbio il tappeto sonoro di tastiere accompagnato da melodie orientaleggianti, le armonizzazioni di chitarra e un intermezzo acustico vicinissimo a un certo tipo di psichedelia folk. Il folk metal vero e proprio non tarda ad arrivare, perché è proprio il meraviglioso riff iniziale della successiva The Rain Begin a rientrare in pieno in questo genere, lasciando poi spazio al rock progressive più tradizionale con voce pulita, successivamente alternato a riff più metal e voce growl. Le influenze di Vintersorg e Opeth sono evidenti già a questo punto e lo saranno ancora di più con l’introduzione di un organo hammond pronto a sfidare con virtuosismi le chitarre. Le tastiere sono sicuramente lo strumento chiave di questo album, e si distinguono particolarmente in tracce come la seguente Vintage Warlords, dove si possono sentire organo, pianoforte e addirittura dilatatissimi tappeti sonori spaziali, senza ovviamente nulla togliere al magistrale lavoro di chitarra, che qui rimane impresso per il folk metal del primo riff. As It Is Written è uno degli episodi più interessanti del disco, aperto dalla cornamusa di Hittavanien e accompagnata da un moog e successivamente seguito da una strofa progressive rock davvero molto d’impatto, sempre alternata a sonorità più estreme caratterizzate da un eccellente lavoro di chitarra; ma il vero splendore arriva con un intermezzo di pianoforte influenzatissimo da i primi Genesis, con un bellissimo riff progressive folk caratterizzato da sei corde armonizzate e organo. L’entrata di The Dead Exiles presenta un’esplosione doom metal accompagnata da dilatate tastiere orchestrali per poi tradirsi e lasciar spazio ad un riff thrash-oriented con dovute sfumature progressive metal. Oriental Pyre già dal titolo fa intuire la grande quantità di riff oriental metal presenti al suo interno, passando anche per influenze folk e psichedeliche e dei Dream Theater più estremi (soprattutto nel giro iniziale). Gli arrangiamenti melodici di White Fields sono molto suggestivi e fanno benissimo da cornice ad un brano che contiene influenze cha vanno dal rock moderno al metal estremo. La chiusura dell’album avviene in bellezza con la particolarissima Where All Stories End, che incomincia con un arpeggio acustico dal forte impatto arricchito da un eccellente lavoro di tastiere. Nella strofa torna il doom dilatato per poi riaprirsi al progressive metal estremo con voce a metà tra growl e scream, accompagnata da tastiere ambient e folk. La chiusura è invece affidata proprio a queste ultime che ripetono il riff iniziale in precedenza eseguito dalle chitarre. Nell’edizione limitata ci sono anche altri due brani come bonus intitolati Martyrs of Devotion e World in Haze .
Come già detto nell’introduzione, il lavoro di composizione è magistrale, compatto e di altissima qualità. I Barren Earth hanno dato vita ad un capolavoro che sarà difficile replicare in futuro, ma inutile pensarci adesso quando la cosa migliore da fare è lasciarsi trasportare dalle note e dai virtuosismi di questa splendida opera.
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Non li conoscevo, bella sorpresa. Poca originalità (gli Amorphis e gli Opeth di metà anni '90 si sentono lontano un miglio) ma buona qualità complessiva. Voto alto, ma il disco mi è piaciuto...80. |
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Ragazzi. A me sembrano gli Amorphis sotto mentite spoglie!!! E non è affato un problema od un punto a loro sfavore anzi. Disco splendido e ben calibrato in tutte le sue mutevoli sfaccettature rock '70, prog, melodic death. La ritengo una delle migliori releases dell'anno in corso. P.S. Se avere personalità vuol dire essere originali a tutti i costi allora anche aborti musicali inqualificabili sarebbero capolavori: qui siamo abbastanza vicini a tale termine:ispirazione, potenza, capacità tecniche , songwrite.. insomma in una parola PERSONALITA'. Ovviamente personalissimo punto di vista Saluti a tutti |
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ho perso la discussione giorni fà.... fortuna che dovevano esserci i pareri sull'abum... vi adoro (non è ironico)  |
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@Poi sarò strano io, mica voglio negarlo, ma trovo che un pizzico di acerbità ed ingenuità dentro un disco comunque riuscito sia un valore aggiunto di questi tempi, in mezzo a tanti album tutti uguali e spesso tristemente pianificati a tavolino. Non mi da fastidio per nulla anzi odiando la perfezione delle produzioni celofanate e dei riffing clonati in serie un po' di naturalezza non guasta proprio, al tempo stesso però è proprio per quello che sono convinto che siano ancora lì a barcamenarsi fra ciò che erano e ciò che possono divenire, quel tratto naive che nel debutto di uno sconosciuto tieni meno in cosinderazione comprendone le difficoltà nell'approccio di un genere che magari non ha mai interpretato/vissuto è piacevole ma stridente con le qualità poste sul piatto. Anch'io comunque propendo e mi auguro di poter usare quella parola coniugata al terzo album. |
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Anche secondo me le nostre posizioni non sono lontane, diciamo che è diverso l'approccio analitico, l'angolazione del punto di vista. A livello personale, io non posso fare a meno di apprezzare il ritorno a determinate atmosfere che ad inizio anni '90 mi hanno cambiato la vita; a livello critico, plaudo ad una progressione artistica impressionante tra i primi due album che, in prospettiva, potrebbe davvero regalarci un capolavoro col terzo. Tu stigmatizzi (come direbbero gli ospiti di Biscardi) una maturazione non ancora giunta a compimento, pur riconoscendo che è chiaramente in corso d'opera. Poi sarò strano io, mica voglio negarlo, ma trovo che un pizzico di acerbità ed ingenuità dentro un disco comunque riuscito sia un valore aggiunto di questi tempi, in mezzo a tanti album tutti uguali e spesso tristemente pianificati a tavolino. |
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@Sbiriguda ma guarda che in fin dei conti le nostre posizioni non sono poi così lontanre, io parlo di una band che è sulla via per arrivare dove vuole ma che ancora non l'ha fatto in toto, che sia paragonabile a un'evoluzione di "Elegy" ci sta anche se quello è un disco anni Settanta trasportato in un'altra dimensione difficilmente eguagliabile e qui per quanto i tratti possano avvicinarsi non per forma ma per intento, manca ancora a mio avviso la sostanza a supportarne la riuscita, l'evoluzione non è completa, soffre di troppi rimandi, quando uno ascolta un pezzo senza domandarsi di chi è a distanza di tempo ma riconoscendolo per dei tratti propri e unici, in quel caso l'artista ha fatto centro, poi che possa assomigliare a questo quello va totalmente in secondo piano, perché sai che è di quello che stai parlando e non d'altri, per me i Barren Earth sono ancora distanti da quest'obbiettivo che per raggiungere certe valutazioni ritengo fondamentale. |
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Per quanto mi piaccia da matti, "Eclipse" non può far testo: era il primo album del nuovo corso ed è semplicemente impensabile che troncasse di netto col passato, soprattutto alla luce dell'evoluzione stilistica dalla band, sempre molto ponderata da "Tuonela" in poi. Detto questo, rispetto ad un "Elegy", le influenze prog anni '70 negli Amorphis del 2006 erano già ridotte oggettivamente al lumicino, ed i successivi tre album non hanno fatto altro che confermare questo orientamento. Onestamente, continuo a non capire dove stia il problema e, soprattutto, la mancanza di personalità, se è vero com'è vero che i Barren Earth ripropongono una commistione di generi che gli Amorphis hanno abbandonato da una vita. Quella sorta di "sovrapposizione" tra i due gruppi a cui sembri accennare semplicemente non esiste, sia perché allo stato attuale sono stilisticamente distanti/distinti, sia soprattutto perché questo album (piaccia o meno) non è uno scimmiottamento degli Amorphis di "Elegy", al massimo può rappresentarne un'evoluzione (riuscita o meno, è sempre questione di gusti). Non entro nel merito del voto o dell'uso evidentemente sacrilego del termine "capolavoro": per quanto può valere, io a questo disco avrei dato un 80, ma non credo che un numeretto di per sé possa arricchire in qualche modo la discussione. |
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@Sbiriguda che sia un passo in avanti è evidente infatti non ho parlato di sufficienza come per quello ma anche in punteggio numerico sono andato oltre, il 70-75 è ben oltre il sei canonico. Che gli Amorphis si siano distaccati dagli anni settanta non è del tutto vero, ascoltando "Eclipse" che è del 2006 e Laine era fuori già da un lustro a me non pare che gli anni Settanta siano andati del tutto fuori scena. La personalità non è solo l'inventare qualcosa è anche interpretare il genere offrendo delle varianti che abbiano un gusto personale e questo invece per quanto mi piaccia e sono convinto che potrebbe essere il percorso degli Amorphis se Laine fosse ancora in line-up, porta un altro monicker su, se voglio ascoltare gli Amorphis vado su quelli, se devo ascoltare musica che subisca influenze continue da questo o quello, metto su gli originali, poi che siano ancora in fase di maturazione e che col terzo magari completando questa gestazione arrivino a far centro, ci posso e ci voglio sperare ma dare quasi 90 a sto disco sa di sparare alle papere su nel cielo non beccandone una. |
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Ma quando si parla di personalità, in concreto cosa s'intende? Perché, nella fattispecie, è un dato di fatto che gli Amorphis abbiano abbandonato quasi del tutto le influenze prog anni '70 dopo l'uscita di Laine. Atmosfere e sonorità che, a maggior ragione, il Nostro sta riproponendo nei Barren Earth, a mio avviso ribadendo con forza la propria personalità, piuttosto che nasconderla timidamente. Siamo d'accordo che il primo album era poco più che piacevole, ma sto ascoltando il promo di "The Devil's Resolve" da oltre un mese e la mia sensazione è che si tratti di un passo avanti enorme. |
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Ho sempre il dubbio che il nome dei personaggi coinvolti in certi progetti conti più della musica stessa, questo è uno di quei casi, il primo è piacevole ma sufficiente e mi allineo con ciò che diceva Bloody Karma, quest'ultimo invece è un po' meglio ma quasi novanta, cioè al limite col capolavoro è assolutamente fuorviante, inoltre la personalità è veramente poco esposta, sono molto più palesi i rimandi ad altre band che la loro consistenza in quanto Barren Earth. Sul lavoro di Swano poco da ridire ma nel complesso non vado oltre il 70-75. |
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avevo ascoltato il debut e non mi aveva detto nulla...in questo la mano di dan swano potrebbe riservare qualche sorpresa...in futuro vedremo di darci una chance... |
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Il primo non mi aveva preso per niente, ma viste le opinioni su questo nuovo album penso che una chance gliela darò... |
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D'accordissimo sulla bellezza del disco, un po' meno sulle influenze del gruppo. Passi per i "prezzemolini" Opeth, comunque nemmeno loro tra le principali fonti d'ispirazione, ma trovo decisamente tirato per i capelli un gruppo come i Vintersorg, che nemmeno esisteva quando Olli-Pekka Laine e Kasper Martenson erano già all'apice della loro carriera. Sto parlando della prima incarnazione degli Amorphis, con cui questi due signori hanno inciso e contribuito a comporre/arrangiare capolavori sempiterni come 'Tales From The Thousand Lakes' (entrambi) ed 'Elegy' (solo Laine), di cui i dischi dei Barren Earth rappresentano un'ideale continuazione stilistica ben più evidente. |
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Devo colmare subito questa lacuna di Viola Valentino!!  |
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il grupo di viola valentino.... COMPRAMIIII IO SONO IN VENDITAAAAAAAA |
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E chi sarebbero sti Viola??  |
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e non dimenticate i Viola..... ocio eh ?? ih ih ih ciao ragazzi alla prox  |
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Porca pu**** dimenticavo gli Amorphis, altra band da leccarsi i baffi  |
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Giusto Billo! Poi per quanto riguarda la Finlandia, tanto per citare qualche pezzo grosso, direi Moonsorrow, Finntroll, Nightwish, Thy Serpent, Ensiferum, Impaled Nazarene, Norther, Turisas e la lista si allunga  |
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Quoto il grande BILLOROCK fci. . |
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Bhe la patria del vero heavy metal, è l inghilterra, per quanto concerne i generi sviluppatesi dopo può essere la scandinavia.. |
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Sono 10 anni che mi dico che la finlandia è la patria del metal europeo(sentenced immensi,r.i.p.)seguita a ruota da svezia(entombed rules)e norvegia(grandi darkthrone).Gran bel disco....eh si' evidentemente c'è qualcosa in piu' nell'aria dei paesi nordici  |
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ascolto ascolto e dico... ma questi mi ricordano un insieme tra opeth, amorphis e del buon doom... guardo i componenti e strabuzzo gli occhi....mai ascoltati prima, lodevole come album. l'unico problema ora sarà poterlo recuperare in versione fisica. |
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@luci di ferro grazie mille!!  |
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"Thestralblack" 6 un grande, complimenti per la rece... |
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Bella Recensione...album onesto probabilmente superiore al precedente''Curse of the Red River'' 85 più che meritato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Passing of The Crimson Shadows 2. The Rains Begin 3. Vintage Warlords 4. As it is Written 5. The Dead Exiles 6. Oriental Pyre 7. White Fileds 8. Where All Stories End
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Line Up
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Mikko Kotamaki: voce Janne Perttila: chitarra Sami Yil-Sirnio: chitarra Olli-Pekka Laine: basso Marko Tarvonen: batteria Kasper Martenson: tastiere
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RECENSIONI |
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