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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Darkend - Grand Guignol (Book I)
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Tutto ciò che è profondo ama la maschera, e le cose più profonde nutrono addirittura odio per quel che è immagine e somiglianza. Non è l'opposto il solo giusto travestimento in cui può incedere il pudore di un dio? (Friedrich W. Nietzsche)
Si apra il sipario: va in scena una delle più complesse ed elaborate rappresentazioni mai concepite dall'umana mente, ad opera della compagnia italica conosciuta sotto il nome di Darkend. Il biglietto per il primo dei due atti di cui si compone lo spettacolo concepito dalla mente del cantante Animæ, è reperibile in questi giorni sotto il nome di Grand Guignol (Book I) e si articola in dieci capitoli, comprensivi di preludio, attraverso i quali si compie un incredibile percorso di formazione di cui la musica si fa vettore, ma non canale esclusivo. Ridurre quest'opera al mero disco sarebbe infatti imputabile di vilipendio nei confronti di un'elucubrazione che trascende la dimensione stessa della musica, toccando simbolismo, arte ed esoterismo al fine di potenziare la portata del messaggio di fondo. Per addentrarsi in questa selva concettuale con la giusta predisposizione d'animo è necessaria qualche spiegazione sull'entità della creazione con cui ci si andrà a rapportare, possibile solamente grazie ad alcune delucidazioni gentilmente fornitemi dall'ideatore di questo concept degno del teatro degli orrori.
I princìpi primi alla base di una corretta interpretazione del lavoro sono due: il percorso iniziatico attraverso le manifestazioni dello Spirito (da intendersi come le emozioni: accolte, sublimate ed incanalate in un percorso di autodivinazione) e la Magia nel suo significato primordiale di consapevolezza della propria volontà, al fine di concretizzare ciò che si desidera. In questo primo atto è l'evoluzione attraverso il percorso emotivo ad essere al centro del palcoscenico, attraverso le storie antitetiche ma al contempo parallele di due figure che hanno fatto la storia con le loro azioni. Il primo dei due attori principali è la figura dell'ufficiale nazista Heinrich Himmler, spietato antieroe che si macchiò le mani dei peggiori crimini nel percorso della propria ascesa. Il secondo protagonista non necessita di presentazioni, in quanto stiamo parlando della figura di Cristo. Tralasciando per un attimo il lato più conosciuto delle due sagome, la riflessione s'inserisce nei sentimenti in comune che hanno portato allo sviluppo di tratti diametralmente opposti nelle figure prese in considerazione, ovvero quanto si può considerare valida la categorizzazione in bene e male se sono le stesse pulsioni a determinare la scelta di strade così differenti? Ogni pagina del booklet rapporta un evento storico che ha segnato profondamente la vita delle due allegorie del bene e del male qui prese in considerazione, con lettere del comandante delle forze di polizia del Terzo Reich contrapposte a passaggi evangelici della vita del Cristo adulto. Il primo dei capitoli costituenti di Grand Guignol si sviluppa sulla ricerca della soluzione all'enigma più profondo della storia umana, l'inesauribile ricerca di un modo per trascendere la propria mortale condizione, attraverso un percorso di discesa nelle emozioni fondanti la natura umana articolato in dieci gironi infernali rappresentati nell'icona triangolare con il vertice rivolto verso il basso, ognuno precisamente identificato da una chiave interpretativa fino al raggiungimento del fondo: la fine della vecchia esistenza e la rinascita spirituale simboleggiata dal circolo.
Ma, consci finalmente della complessità a cui andiamo incontro, procediamo con un'analisi del contenuto “tangibile” del platter. Abbiamo a che fare con del black sinfonico in grado di spaziare tra atmosfere solenni ed epiche e frangenti gotici con altrettanta abilità, costruito sul contributo di tutti i componenti della band. In primo piano i tre elementi che fanno la differenza: voce, tastiere e batteria. Animæ, attraverso un range di tonalità che si muove dallo scream più arcigno fino a linee mid-growl, scolpisce indelebilmente il ricercato verbo utilizzando inglese, italiano, latino e persino ebraico, ricalcando nei testi dei veri e propri passaggi biblici:
Eloi, Eloi, lema sabachthani?
Antarktica, utilizzando orchestrazioni variegate che toccano tutte le sezioni strumentali (specialmente archi ed ottoni), ricrea l'atmosfera necessaria ad ogni brano affinché il percorso proceda, incarnando sentimenti di disgusto, afflizione, serenità, onnipotenza ed estasi. Da elogiare la ricerca di un timbro sinfonico in grado di discostarsi sia dai nomi dei classici paragoni in questo settore (leggasi Dimmu Borgir e Cradle Of Filth pre nuovo millennio), che dai nomi più di nicchia (uno su tutti gli spettrali Carach Angren, per non spostare sempre lo sguardo sulla Francia). Infine Valentz: capace di esprimersi pienamente tanto nelle ritmiche lente, ricercando incastri e giochi sul set di percussioni, quanto nelle corse mozzafiato di doppio pedale e blast beat. Ma non merita di essere dimenticato nemmeno l'operato della restante triade che si occupa in modo egregio della sezione ritmica, in particolare le asce sono autrici di una performance di tutto rispetto arricchita da interventi melodici di gusto sopraffino. Per finire menzione d'onore per le presenze ospiti, su tutte le clean vocals di Fearbringer che in Spiritism: The Transmigration Passage riescono ad echeggiare le migliori performance di ICS Vortex per la tecnica di armonizzazione ed il timbro limpido. Buoni anche gli interventi solisti di Imajes, ex chitarrista della band che figura anche tra i compositori in molti brani, e le cesellature acustiche di Nick Savio in Bleakness: Of Secrecy, Haste And Shattered Crystals. Nello specifico le composizioni mantengono una certa lunghezza, caratteristica già presente nel predecessore Assassine ed imprescindibile per lo sviluppo di tematiche complesse e variegate come quelle alla base di Grand Guignol, che non risulta pesante o stirata da un riffing poco spontaneo ma si configura come dimensione naturale per la teatralità dei brani. La tracklist scorre fluidamente, consentendo un viaggio piacevole, connotato da alcuni istanti particolarmente intensi e struggenti come Grief: Along Our Divine Pathway, senza scendere mai al di sotto di livelli qualitativi che viaggiano su standard elevati.
Cos'altro aggiungere senza rischiare di compromettere il personale percorso di ricerca ed approfondimento di ognuno dei futuri ascoltatori con dettagli che toglierebbero la soddisfazione personale della (ri)scoperta della storia e della riflessione filosofica nella sua concezione più ampia? Nulla di più se non esprimere la soddisfazione di poter premiare un nome tricolore che si è distinto per l'impegno e la ricerca di una maturità compositiva in grado di tenere testa ai nomi d'oltralpe, a dimostrazione che ancora una volta in Italia abbiamo gusto e personalità esattamente come nel resto del mondo. E per questa volta, permettetemi l'ardire, forse anche un po' di più.
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Capolavoro. per me da 100! |
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Fa davvero tristezza notare, sotto agli album italiani, commenti che tradiscono invidia e critiche distruttive senza un minimo di fondamento (che senso ha attaccarsi ai capelli del cantante? Ognuno potrà pettinarsi come vuole.. ). Finchè saremo così, non ci sarà nessuna possibilità di emergere come scena consolidata all'estero e ci meritiamo di essere guardati come il popolo di idioti che siamo, anche in ambito metal. Detto ciò, massimo supporto per i Darkend che tirano fuori grandi album e si sbattono come voi "guerrieri della tastiera" manco immaginate di fare nella vita reale. Onore a loro, ai Novembre, ai Forgotten Tomb, ai Fearbringer e a tutti gli altri che stanno facendo fior di carriere all'estero mentre qui ricevono sempre i soliti commenti! Mah! |
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Quanta invidia che vedo!!! Gruppo della madonna. Astaroth spero tu non sia il poveretto degli altrettanto poveretti Kurgaal, si spiegherebbe il tuo commento da perfetto coglione  |
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Gran Gugiòl! Gran Porcata! |
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Rihanna fa musica più originale! |
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Una merda, come i capelli del cantante, e il bello è che pensa di essere bravo XD |
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Stupendo. E finalmente domenica me li vedo. |
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Ascoltato alcuni pezzi, bello. |
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Aaaah leggo solo or ORA codesta bella recensione di questo disco. Conosco i DARK END e sono davvero molto bravi, la recensione mi incuriosisce anche se tematiche/storie su Dio e nazisti ecc. mi hanno in generale un pò frantumato le palle , però sembra divertente per via del confronto tra le due parti . Ulteriormemte mi incuriosisce la presenza di Nicola Savio alle chitarre ACUSTICHE ia ha ha voglio ascoltare assolutamente. |
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Come ho fatto ad ignorare fino ad oggi un album del genere? Capolavoro!!! |
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Leggo ora la disamina di "aliceinhell"... a mio modesto avviso il solito specchietto per le allodole per attaccare una band nostrana che sta dimostrando di avere qualità immense (l'invidia che traspare è abbastanza evidente). Come se il disco che usi come nick (che sia chiaro, adoro) non derivi, a livello sonoro, da altri mostri del genere. E anche il discorso dei live è particolare in questo caso: non si tratta di "mettere in scena" cose che già facevano altri, si tratta del modo in cui le vivono (il singer in primis). Li ho visti suonare un paio di volte ed è quasi un'esperienza mistica che mi ha lasciato senza parole. Non è il cosa, è IL COME. |
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m'inchino, capolavoro! |
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Io invece ho apprezzato moltissimo questo disco. Certo, se partiamo dal preconcetto che il duo Dimmu Borgir-Cradle of Filth possiede il brevetto del genere e tutte le altre band si limitano a copiare allora tanto vale tornare ad ascoltare For All Tid e Dusk and Her Embrance, ed ignorare qualsiasi uscita successiva. Purtroppo uno dei problemi principali del symphonic black è proprio questo: l'asserire continuamente che tutti i nuovi fotocopiano il trittico Emperor-Dimmu-CoF. Estendiamo un attimo questa concezione (a mio avviso totalmente errata) ad un altro genere, ad esempio il thrash metal. Possiamo dire che tutti i gruppi che vengono dopo i Metallica sono soltanto dei cloni che fotocopiano Kill em All? Ovviamente no, e così si può dire anche del Symphonic Black. E' una visione errata, in quanto è lapalissiano che qui non vi sono scopiazzature. Semplicemente il gruppo si ispira ai pionieri del genere, ma qualsiasi band esistente sulla faccia della terra si ispira, per forza di cose, a band che sono nate precedentemente e che hanno determinato una svolta proponendo una certa proposta musicale, quindi (mia opinione sia chiaro, non voglio vendere verità a nessuno) trovo questo discorso delle "fotocopie" privo di solide fondamenta. Tornando a Grand Guignol, sottoscrivo l'ottima disamina di Giomaster. Alcuni passaggi sono da perfezionare, ma il lavoro è palesemente ispirato e sopra alla media del genere. A questo punto sono ansioso di ascoltare il prossimo della band, che dovrebbe essere la loro consacrazione definitiva. Una boccata d'aria fresca che finalmente potrà far capire a qualcuno che la scena Symphonic Black italiana va ben oltre ai Graveworm o agli Opera IX, band che oramai hanno smesso da tempo di sfornare album degni di nota. |
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da come sono descritti ovunque pensavo di trovarmi davanti a una band mostruosa e convincente e invece la delusione totale..gruppo noioso,ripetitivo che fotocopia altri1000 gruppi del genere..è adatto questo disco a chi soffre di insomnia visto che a mi ha fatto addormentare dopo 2 minuti..per quanto riguarda le esibizioni dal vivo arrivano un po'tardi visto che le cose che fanno le facevano già altri gruppi 20anni fa.. |
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C A P O L A V O R O !!! Mi sono innamorato e sono rimasto sconvolto! Impatto devastante, atmosfera sacrale da brividi e melodie ora malinconiche, ora tetre, ora solenni... è IL disco che aspettavo da decenni. |
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è un genere che ascolto poco, però li conosco, sono delle mie parti, alcune volte li ho visti live e non mi hanno deluso, il disco non l'ho sentito. |
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Wow sembra veramente bello da come l'hai descritto,lo cercherò  |
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10
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Ottimo lavoro ragazzi, e' stato un piacere e un onore lavorare con voi!!!!! |
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Dimenticavo, complimenti non solo alla band ma anche a GioMasteR per la fantastica resa del contenuto  |
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@Brontolo: vai, indicaci dove i COF hanno già affrontato lo stesso concept e dove sono presenti i vari richiami sonori, visto che sembri conoscere così bene il presente album... senza contare che a livello live si avvicinano molto di più alla teatralità di King Diamond e Primordial piuttosto che alle pacchianerie tutto fumo e niente arrosto dei CoF. Mi sa che nei tuoi commenti ci troviamo di fronte all'ennesima dimostrazione di provincialismo italiano... quando una band nazionale fa qualcosa di molto molto buono ecco che puntualmente spuntano gli invidiosi a parlare male (il 99% delle volte senza neanche essersi dedicati ad un attento ascolto). Per fortuna all'estero sono già (e a parer mio, più che giustamente) ampliamente riconosciuti e seguiti. E a parer mio, per fortuna che dischi come questo ancora esistono. |
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Peccato che ste cose sia musicali, che di immagine lo abbiano fatto i COF 20 anni fa... |
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5
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Preso dopo aver sentito le prewiev in streaming. Album stupendo, artwork stupendo, concept avvincente. |
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Ho avuto la fortuna di assistere ad un loro show di supporto ai Samael durante un mio soggiorno in Romania... non è stato solo un concerto ma un vero e proprio rituale con fantastici accorgimenti scenici (corone di spine, turiboli e incenso, stani travestimenti..) e dall'impatto devastante. Quando mi sono accorto del loro essere italiani mi sono sentito davvero fiero! Cercherò questo disco sicuramente! |
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Bellissima rece, complimenti...una disamina avvincente, che mi ha fatto venire l'acquolina in bocca, evviva il metal colto!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Descent/Ascent (II Movement) 2. Æinsoph: Flashforward To Obscurity 3. Doom: And Then Death Scythed 4. Spiritism: The Transmigration Passage 5. Bereavement: A Multitude In Martyrized Flesh 6. Grief: Along Our Divine Pathway 7. Bleakness: Of Secrecy, Haste And Shattered Crystals 8. Pest: Fierce Massive Slaying Grandeur 9. Decrepitude: One Last Laugh Beside Your Agonies 10. Dawn: Black Sun Rises
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Line Up
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Animæ (Vocals) Antarktica (Keys And Orchestrations) Ashes (Guitars) Nothingness (Guitars) Specter (Bass) Valentz (Drums)
Guest: Fearbringer: La Fenice Nera (Clean Vocals On Spiritism And Dawn) Imajes (Guitar Solos) Nick Savio (Acoustic Guitars On Bleakness)
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