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Secrets Of The Moon - Seven Bells
( 2657 letture )
Che i Secrets of the Moon si stavano discostando dal percorso che avevano intrapreso e sviluppato anni fa era già chiaro dal precedente album, soprattutto se lo si paragonava ai dischi rilasciati appena prima.
L'abbandono delle tematiche più ortodosse di Antithesis in favore di un misticismo più universale e meno strettamente religioso - riscontratosi in Privilegium - aveva fatto perdere alla band notevole interesse da parte del pubblico più oltranzista; i nostri ci hanno guadagnato però in una certa corposità e in un trademark abbastanza personale, senza tener conto di un'abilità sempre più sopraffina per quanto riguarda il songwriting.
Lasciando la strada vecchia per la nuova, i Secrets of the Moon hanno abbracciato questa strana sfaccettatura del black metal che si tiene equidistante da un po' tutte le tematiche care alla fiamma nera (dal satanismo di impronta filosofica, all'intimista misantropia, toccando qualche accenno di naturalismo di tipo cosmico).

Musicalmente il problema non è poi tanto dissimile. Avvalorandosi dei prestigiosi servigi di Sir. Tom G. "Warrior" Fischer, presso gli Studio E, i nostri ci tengono a rimarcare la comune e passata lezione "frostiana" sfornando dei potenti ma poco convincenti minuti di thrash-black pompati dalla produzione e aizzati da analoghi vocalismi. L'omonima traccia di apertura e la seguente Goathead hanno questa doppia divisione del songwriting: se da una parte ci sono tutte le influenze più "classiche", soprattutto nelle sezioni ritmiche (dai Celtic Frost ai Venom ai Mayhem), dall'altra parte interessanti chitarre soliste riescono a svelare i vecchi trademark dei nostri sàssoni... Quello che sembra emergere però da questo Seven Bells è che (tanto per parafrasare simpaticamente il titolo) nonostante l'elevato numero delle campane, i rintocchi fanno fatica a differenziarsi, in favore di un caotico magma che non si sa bene dove vada a parare.
Le parti più atmosferiche di Goathead o di Serpent Messiah rischiano di cozzare pesantemente contro il background black-thrash e spesso si ha il sentore che la personalità dei Secrets sia stata un po' affossata da quella del nostro svizzero Tom: molte volte mi è tornato l'eco degli ultimi 1349, con la loro pompatissima inconsistenza; altrettante volte mi è sembrato di vedere perfino il gonfio fantasma degli ultimi Satyricon.
Eppure si sente che i nostri ce la mettono tutta per emergere, e spesso ci riescono anche (magistrali i riff più acuti di Blood into Wine che richiamano un panorama teutonico anche vicino agli ultimi Lunar Aurora) ma la fatica risulta pagata a metà: le prestazioni vocali di sG sono manieristicamente maligne e critiche verso non si sa chi; il tono e il timbro molto, più confacente ad una band come i Tryptikon o come i 1349, rischia di diventare fuori luogo quando i sentieri di Seven Bells raggiungono le zone più atmosferiche dell'opera (e ce ne sono un bel po'). Un brano come Worship, nonostante uno strano sentore di "pezzo riempitivo", poteva guadagnare ulteriormente con un' altra prestazione vocale.
Tuttavia sembra che i nostri lunatici mistificatori abbiano deciso di premiare gli ascoltatori più pazienti posizionando il meglio dell'album proprio in coda.
Nyx e The Three Beggars sono autentici capolavori che sembrano provenire dalla vecchia epoca secretsiana trasformati però con tutti i lati migliori della nuova produzione. I vaghi echi mistico-esoterici sono ben avvalorati da una serie di riff micidiali, arpeggi distorti, accenni di chitarre acustiche e screaming filtrati (che non conferiscono ai brani nulla di più, ma almeno non li fanno scadere a causa di quell'approccio fuori luogo di cui ho parlato sopra). A metà brano quasi si ha la sensazione di udire i richiami degli Ondskapt e nonostante la sofferta movenza del ritmo non siamo neanche lontanamente vicini da quella puzza di "riempi-disco" che si poteva udire qualche pezzo prima. Intrecci di chitarre soliste e cori a voce pulita non fanno altro che arricchire questa meravigliosa composizione fino al rintocco della campana finale.
Con Three Beggars i Secrets of the Moon sembrano percorrere la strada che avrebbero sempre voluto fondare gli odierni Satyricon. Il brano si alterna fra l'essere aggressivo e atmosferico, ma i riff di sG e di Ar riescono ad amalgamare in modo omogeneo le due strutture con tutti i crescendo e i decrescendo che servono per dare corpo al brano. Sviolinata finale (in tutti i sensi) con archi e chitarre soliste affiancate da ritmi tribali chiudono il sipario di questo noiosetto spettacolo che guadagna esclusivamente sul finale.

Se i Secrets of the Moon avessero fatto un EP coi soli due pezzi in chiusura si sarebbe trattato sicuramente di uno dei migliori EP di sempre; se invece avessero fatto un album solo con le prime cinque tracce, sarebbe stata la fine decisiva della band.
Avendo avuto il buon cuore di includere entrambi i format in questo platter, ci hanno deliziati da un lato ma annoiato dall'altro.
I primi cinque brani stentano a sfiorare la sufficienza, e solo grazie al lavoro delle chitarre soliste e della produzione "accattivante"; gli ultimi due pezzi toccano delle vette ben più auree, peccato solo che siano precedute da ciò che è noto.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
45.35 su 17 voti [ VOTA]
Moro
Sabato 14 Aprile 2012, 17.00.32
7
Non è affatto meglio di Privilegium. Privilegium aveva una specie di filo conduttore. Questo disco merita solo ed esclusivamente per le ultime due tracce.
piggod
Sabato 14 Aprile 2012, 0.27.22
6
Se mi dite che è decisamente meglio di Privilegivm magari gli do un ascolto, in caso contrario passo, dato che dire che ho mal digerito la svolta di Privilegivm è un eufemismo (anche Antithesis presenbtava parecchie differenze con Carved..., però era un gran bel disco).
DIMMONIU73
Venerdì 13 Aprile 2012, 8.29.13
5
beh, a me anche Antithesis e Privilegium son piaciuti un bel po', ma su questo concordo in pieno con Moro: la sensazione di nulla pompato a manetta fa capolino un po' troppo spesso
Undercover
Venerdì 13 Aprile 2012, 0.11.42
4
Perfetto, inserisco nell'infinita lista acquisti
Moro
Giovedì 12 Aprile 2012, 23.31.05
3
@Undercover: assolutamente Carved. Io ce l'ho anche in versione 2Cd. Anche Antithesis non è affatto male ma molti fan lo amano a metà.
il vichingo
Giovedì 12 Aprile 2012, 20.56.59
2
Album più che discreto anche se i fasti di Carved in stigmata wounds sono lontani un miglio. Confermo il voto del recensore.
Undercover
Giovedì 12 Aprile 2012, 20.51.24
1
@Moro qui mi serve un suggerimento, ho sempre voluto approcciare questa band ma per un motivo o l'altro ho rimandato, da cosa iniziare e cosa vale la pena acquistare, perché se mi capitano due lire preferirei sempre puntare l'originale?
INFORMAZIONI
2012
Prophecy Productions / Lupus Lounge
Black
Tracklist
1. Seven Bells
2. Goathead
3. Serpent Messiah
4. Blood Into Wine
5. Worship
6. Nyx
7. The Three Beggars
Line Up
sG (lead vocals, guitars & bass)
Ar (vocals & guitars)
Thelemnar (vocals & drums)
 
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