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Jeff Loomis - Plains Of Oblivion
( 4847 letture )
Strana la vita, a volte ti pone davanti a situazioni sorprendenti. Ero rimasto sorpreso, nel 2008, nello scoprire che Zero Order Phase, debut album solista dell'allora chitarrista dei Nevermore Jeff Loomis, si posizionava ampiamente al di sotto delle mie aspettative: mi immaginavo un album colorato, contenutisticamente vario, espressivo e caloroso, invece mi sono trovato di fronte ad un'opera fredda, tecnicamente impeccabile, in alcuni momenti coinvolgente ma qualitativamente altalenante. Un disco ben al di sopra della sufficienza, sia chiaro, ma comunque molto meno buono di quanto mi aspettavo. E' così che anche oggi, nel 2012, mi trovo ad essere sorpreso nello scoprire che Plains Of Oblivion, successore del discusso Zero Order Phase, sia in realtà un platter molto migliore di quello che credevo: non sono certo che siano proprio le aspettative che precedono l'uscita di un album a far girare del tutto l'ago della bilancia, ma di sicuro esse -se già completamente formatesi- hanno un'influenza importante su come poi quell'album viene vissuto in fase d'ascolto, e persino su come matura nel tempo.

Partiamo dunque con le precisazioni: a differenza di Zero Order Phase, Plains Of Oblivion non è un album interamente strumentale -al suo interno vi sono infatti alcuni brani cantati- e può vantare la partecipazione di alcuni illustri rappresentanti del mondo solista (Marty Friedman, Tony MacAlpine, Chris Poland). L'inizio del disco è atmosferico: quasi un minuto di rumori precede il riff d'attacco di Mercurial, un brano piuttosto veloce, dalle ritmiche serrate (prevalentemente in ottavi, palm muting sulla settima corda e note aperte sulla sesta), sezioni soliste al fulmicotone, in uno stile non troppo distante da quello esibito in brani come Shouting Fire At A Funeral. Nulla di originale, anzi, il primo pensiero è proprio quello del deja vu, ma ad un certo punto succede quello che non ti aspetti... il suo nome è Marty Friedman, ed il suo intervento cambia radicalmente il verdetto di una sentenza già scritta. Perchè con l'arrivo dello special guest varia anche la base ritmica ed armonica, che si fa aperta e quasi rilassata, tale da permettere al buon Marty di giocare coi suoi pre-bending e coi suoi pattern dispari nella massima libertà; il ritorno di Jeff, dopo il lungo shredding di Friedman, suona naturale, quasi come se il brano fosse stato scritto da entrambi i musicisti. La stessa formula si ripete più o meno immutata -anche se con minor successo- per i successivi due brani, ed è solo con Tragedy And Harmony, il primo brano cantato, che il disco si risolleva dalla monotonia in cui stava pericolosamente sprofondando: la voce appartiene alla brava Christine Rhoades, già nota ai fan dei Nevermore per esser stata la singer femminile dell'intermezzo acustico di Dreaming Neon Black; Tragedy And Harmony è un brano cupo ma a suo modo cantabile, in cui le chitarre si muovono su un tappeto fatto di sedicesimi, per aprirsi solo sotto il refrain, e comunque sempre in contrasto con il tenore ragionato delle varie parti vocali, molto spesso armonizzate con altre voci.
Il successivo Requiem For The Living vede la partecipazione del giovane chitarrista Attila Vörös, touring guitarist della band live di Warrel Dane ma anche di Jeff Loomis, e qui si ritorna su territori molto più vicini allo shred di stampo neoclassico, per quanto comunque pienamente inserito nello stile tipico di Loomis, quello fatto di riff di chitarra molto corposi, perennemente (e prevedibilmente) frazionati in ottavi o sedicesimi di battuta; di tutt'altro tenore la seguente Continuum Drift, canzone che vede la partecipazione di Chris Poland e che, a beneficio di tutta l'opera, ci fa quasi fare dare un'occhiata al mondo della fusion e del blues: dal punto di vista emotivo questo è certamente il brano più intenso di tutto il disco, anzi, credo proprio che Continuum Drift sia il brano più emozionante di tutta la (finora breve) discografia solista di Loomis. Surrender (che vede la presenza di Vegard Sverre Tveitan, ai più noto come Ihsahn, ex-leader degli Emperor) è il secondo pezzo cantato del lotto, ma qui non voglio rovinarvi la sorpresa... diciamo solo che l'alternanza tra la cacofonia delle strofe e la melodiosità del refrain è assolutamente degna di nota. Subito dopo troviamo Chosen Time, prima ed unica ballata romantica del disco, impreziosita dall'interpretazione convinta di Christine Rhoades, un pezzo questo che stilisticamente poteva benissimo stare sull'ultimo Nevermore, mentre non si capisce bene il perchè del pur gradevole intermezzo acustico, dal sapore spagnoleggiante, di Rapture: ripeto, si tratta di un bell'intervento, ma che mi pare un pò fuori luogo rispetto al tenore del resto del disco. Al di là di queste personalissime considerazioni, torniamo a parlare del CD e, quindi, della sua conclusione: a salutarci c'è Sibylline Origin, il momento shred più buono del platter insieme all'introduttiva Mercurial; ci troviamo in questo caso di fronte ad una canzone fatta di molte parti ritmiche e di altrettante parti melodiche, tutte legate tra loro in modo molto naturale e che, nelle poche sezioni acustiche, sa emozionare. In poche parole: molto più di un "compito ben svolto".

Che altro dire quindi a proposito di questo Plains Of Oblivion? Mi aspettavo una fotocopia di Zero Order Phase e mi sbagliavo (anche se lo stile è praticamente lo stesso). Mi aspettavo una produzione fredda ed invece, nonostante l'uso pesantissimo di tecnologia digitale, da questo punto di vista il risultato è ben più che soddisfacente. Mi aspettavo di stufarmi molto presto di ascoltare queste dieci canzoni ed invece alcune hanno preso fissa dimora nella mia testa. Certo, anche in questo caso non siamo di fronte ad un capolavoro, ma non penso che a questo punto nessuno si aspettasse questo tipo di album, e forse proprio questa condizione mi permette di vivere con maggior piacere l'esperienza di ascoltare Plains Of Oblivion, un'esperienza che consiglio anche a voi, soprattutto in cuffia, magari quando avete la possibilità di concentrarvi al 100% su ciò che state ascoltando. Perchè, aspettative o no, un musicista vince la sua sfida quando il suo lavoro raggiunge l'animo dell'ascoltatore; con me, in questo caso, ha funzionato, e spero che anche voi, il prima possibile, possiate dire altrettanto.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
55.31 su 22 voti [ VOTA]
Dio mononota
Lunedì 25 Febbraio 2013, 14.54.50
8
Gran bell'album, un sempre ottimo Loomis e grandi partecipazioni. Se posso vorrei aprire una parentesi su MacAlpine: come mai non è stato recensito l'ultimo album? no perchè è una mina a mio avviso!
Daniele
Giovedì 2 Agosto 2012, 22.39.24
7
Secondo me è uno spettacolo,l'avrò ascoltato 50 volte e devo dire,che in questo album,Jeff Loomis è perfetto
BILLOROCK fci.
Martedì 24 Aprile 2012, 17.37.37
6
azz.. è vero ho detto una cagata, ho guardato meglio la cover dei Korn e effettivamente non centra niente..
il vichingo
Martedì 24 Aprile 2012, 17.29.38
5
@Billo: mah non direi, sono completamente diverse . Comunque quello è l'ultimo disco (per me) ben fatto dei Korn, poi l'abisso della tamarraggine . Comunque non ho mai apprezzato molto Loomis ma dopo aver letto la recensione lo ascolterò sicuramente
BILLOROCK fci.
Martedì 24 Aprile 2012, 17.25.58
4
la cover mi ricorda quella di " Follow the leader" dei pop KOrn
Radamanthis
Martedì 24 Aprile 2012, 14.17.09
3
Bravo Khaine, ottima rece, complimenti; e complimenti anche a Jeff per il bell'album che ha fatto (da quel che ho ascoltato in rete...); bravi tutti ma ora...caro Loomis....beh, sai già che devi fare vero?
DIMMONIU73
Martedì 24 Aprile 2012, 14.11.41
2
Ignoro totalmente il predecessore, ma Plains of Oblivion mi è piaciuto un bel po'...se regge i primi 10 ascolti senza stufarmi sarà miooooo!!!
waste of air
Martedì 24 Aprile 2012, 13.41.03
1
Ciao Nick, bella recensione! Lo stavo ascoltando giusto ieri: i primi tre pezzi li ho trovati da ufo, stavo quasi per comprarlo ma il resto del disco mi ha poi annoiato..peccato!
INFORMAZIONI
2012
Century Media Records
Shred/Metal
Tracklist
1. Mercurial
2. The Ultimatum
3. Escape Velocity
4. Tragedy And Harmony
5. Requiem For The Living
6. Continuum Drift
7. Surrender
8. Chosen Time
9. Rapture
10. Sibylline Origin
Line Up
Jeff Loomis (Chitarra)
Dirk Verbeuren (Batteria)
Shane Lentz (Basso)

Musicisti ospiti
Marty Friedman (Chitarra su traccia 1)
Tony MacAlpine (Chitarra su traccia 2)
Attila Vörös (Chitarra su traccia 5)
Chris Poland (Chitarra su traccia 6)
Christine Roades (Voce su tracce 4 e 8)
Ihsahn (Voce su traccia 7)
 
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