|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Arjen Anthony Lucassen - Lost In The New Real
|
( 3956 letture )
|
Arjen Lucassen torna, presentato e sbandierato in pompa magna, dando alle stampe un nuovo disco solista; lasciate da parte quindi gli altri suoi progetti zeppi di ospiti, munitevi del fido Ed Warby alla batteria e di Rutger Hauer come narratore e il gioco è fatto! L’artwork è onestamente bruttino e sembra una produzione settantiana di fantascienza low cost, ma non fatevi fuorviare: il disco è veramente piacevole. Dovete però partire dal presupposto che qui si suona prog rock e neoprog; il metal e le assonanze con le precedenti produzioni del poliedrico olandese sono veramente poche. Non è comunque un difetto, se la musica è buona, andiamo a spulciare il tutto.
Lost In The New Real è un concept che narra la storia di Mr. L.: un uomo deceduto a causa di un cancro, criopreservato e riesumato in un futuro indefinito. Ci si addentra quindi in un viaggio in questo futuro e si assiste musicalmente a tutte le vicissitudini del personaggio. Ogni traccia delle 15 del disco è introdotta da una parte narrata da Rutger Hauer (Blade Runner vi dice qualcosa?), scelta azzeccata e divertente. Evitiamo però di trascrivere la storia (sia per non tediare che per non rovinarvi le sorprese) e concentriamoci esclusivamente sulla musica.
The New Real: L’opener del disco è abbastanza fuorviante e sembra una contraddizione con quanto scritto fino adesso. E’ un pezzo che sarebbe tranquillamente potuto essere nell’ultimo Ayreon: la vera sorpresa sono le voci totalmente ad opera di Arjen. Gli scetticismi vengono fugati da una prestazione ottima in tutte le tracce del lotto; ovviamente non è un fenomeno, ma è sempre inquadrato benissimo con ciò che si sta suonando, funziona insomma. Il pezzo è un prog rock con attributi notevoli: ottimi i cambi dalle tastiere invadenti (uno dei marchi di fabbrica del nostro) agli intermezzi acustici; c’è anche tempo per una sfuriata di psichedelia e un flauto traverso su un tappeto distorto. Decisamente ottimo.
Pink Beatles In A Purple Zeppelin: Eccola la dichiarazione d’intenti! Il precedente disco dell’olandese (Star One, Victim Of The Modern Age) conteneva due pezzi stratosferici che facevano disco da soli (la titletrack e Cassandra Complex), questo per impiegare due righe ad elogiare la capacità di Arjen di tirare fuori dal cilindro canzoni killer, di facilissima presa e irresistibili. Pink Beatles In A Purple Zeppelin è una di queste, provare per credere! Sa di Beatles lontano un chilometro ed è semplicemente splendida, crea dipendenza! Fantastica nella sua semplicità.
Parental Procreation Permit: Le tinte si fanno più oscure ed è convincente al massimo lo spingere sulle tastiere in assenza di voce e viceversa. Molto bello l’intermezzo arabeggiante che conduce al ritornello. Dopo un intermezzo che ricorda molto quello sul finale di Cassandra Complex la struttura del pezzo si ripete per poi chiudere con qualche growl (si è concesso anche questo!).
When I’m A Hundred Sixty-Four: Fantastico. Due minuti e mezzo di chitarra acustica e un pezzo folk che rimanda tantissimo ad alcuni momenti di The Human Equation. Scomodare il nome di un capolavoro è già abbastanza per rendere l’idea.
E-Police: Si canta sempre su un tappeto di chitarra acustica ma questa volta la batteria è presente. Che dire? Un altro pezzo che vi ritroverete a cantare probabilmente al primo ascolto. Funziona dannatamente bene e il disco prosegue in maniera sorprendente.
Don’t Switch Me Off: Molto buona la strofa con la batteria effettata, il crescendo del pianoforte e l’ariosità del ritornello: le due cose contrastano ma la resa è buona. Una parte di tastiere 100% Arjen fa da ponte e il pezzo viene concluso da un’ottima accoppiata voce tastiera. Non siamo ai livelli delle tracce precedenti ma nemmeno di fronte ad un filler; pezzo discreto.
Dr Slumber’s Eternity Home: “The doctor is in”. Si ha quasi la sensazione di aver inserito nel lettore cd Goremageddon degli Aborted! Una chitarra acustica fuga presto i nostri sospetti e il disco ritorna prontamente a livelli di eccellenza: siamo sulla falsariga folk di qualche pezzo fa e ci ritroviamo ad ascoltare un altro grandissimo brano! Astenersi i depressi perché siamo di fronte al massimo della solarità; sembra quasi la sigla di un cartone animato e la controprova è un assolo scanzonato e divertente. Vince e convince. Chapeau.
Yellowstone Memorial Day: L’inizio è anni ottanta lontano un chilometro! La linea vocale si mantiene sullo stesso timbro anche durante il successivo pezzo distorto. Il ritornello, inutile dirlo, lo state già cantando. Un altro pezzo ottimo su tutta la linea; magnifica la sfuriata prog nel finale.
Where Pigs Fly: I Beatles rosa in un dirigibile fucsia, dove i maiali volano; e io che pensavo che Bulgakov fosse un pazzo! Che titoli assurdi! Chiusa parentesi e vai coi violini! Accompagnano benissimo la voce effettata e si alternano parti folk a cantati ottantiani. Intermezzo stratosferico di flauto traverso e assolo di chitarra su batteria effettata. Un tripudio. Un fottuto tripudio. L’agente speciale A.X.L. Pendergast direbbe: “Eccellente”.
Lost In The New Real: Chiude il disco una minisuite di dieci minuti che è un po’ un sunto di tutto ciò ascoltato fino adesso: passaggi settantiani, ottantiani, acustici, strumenti classici e via dicendo. Alla fine si ha solo voglia di ripremere play e riascoltare il viaggio di Mr.L. Un’opera pregna di positività in cui tutto è al suo posto e che scorre via come un grande piacere.
Doverosa ora una piccola parentesi: il primo disco è ormai archiviato e il concept sembra concluso. Ci sbagliamo, perché il secondo disco ne contiene altri cinque pezzi assieme ad altrettante cover. Scelta fatta per mancanza di spazio. Si è quindi optato per una soluzione in doppio disco, le cover fanno da bonus tracks e sono semplicemente pezzi che hanno ispirato il concept e, secondo l’artista olandese, inerenti ad esso. Stiamo parlando di Welcome To The Machine, Veteran Of The Psychic Wars, Battle Of Evermore, Some Other Time e I’m The Slime. Non conosco molto bene le originali e scelgo quindi di non giudicarle lasciando l’incombenza agli ascoltatori. Concentriamoci quindi sugli ultimi cinque momenti del disco vero e proprio, anche se l’assenza del narratore fa pensare ad una mancanza di filo logico.
Our Imperfect Race: Introdotto da tastiere e chitarra, il pezzo è piuttosto complesso per poter essere descritto adeguatamente e si discosta dalle strutture del primo disco. Le atmosfere sono più ricercate e meno easy listening, si punta di più sull’epicità ottenendo un buon risultato.
So Is There No God?: Altra traccia ottima con chitarre acustiche e violini. E’ stranissima ma colpisce a livello di arrangiamento. Un ritornello più ispirato l’avrebbe resa un capolavoro. The Social Recluse: >Discreto ma niente più, siamo sulla falsariga del pezzo precedente e il tutto non decolla. Sorge spontaneo il dubbio che siano bonus tracks anche questi pezzi: la differenza di qualità e ispirazione si sente parecchio.
The Space Hotel: Traccia di buon livello e sicuramente superiore alle tre precedenti per intensità, linee vocali e ispirazione. Il ritornello è di facile presa e il tutto risulta ben congegnato,
You Have Entered The Reality Zone: Questa canzone sarebbe dovuta essere ne primo cd: riprende le tematiche solari ed è davvero molto bella: il solito ritornello killer e arrangiamenti acustici piacevolissimi.
Tiriamo quindi le conclusioni. Il dubbio è semplicemente uno: tenere o no conto del secondo disco? La situazione è abbastanza interlocutoria: nel booklet sopra i testi dei cinque pezzi aggiuntivi sono presenti le note introduttive, ma musicalmente il narratore è assente e il filo logico si spezza. Inutile invece ribadire quanto sia spettacolare, ispirato e divertente il primo. Arjen offre quindi un’opera notevole, con (molti) alti e (pochi) bassi: dategli un’opportunità, non vi pentirete e sarà l’accompagnamento ideale per un viaggio in macchina durante queste prime giornate di sole. Straconsigliato, quindi, un po’ a tutti.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12
|
Ma i precedenti non possono essere usati come metro di paragone: questo è un altro genere! Si sente che è sempre lui, ma stiamo parlando di altre sonorità! @Rada: ascolta tranquillamente, poi dimmi che ne pensi! |
|
|
|
|
|
|
11
|
@ayreon: thanx, gli darò un ascolto!  |
|
|
|
|
|
|
10
|
da fan di Lucassen ti dico che è discreto e non certo a livello dei precedenti,ma alla pari con Guilt machine |
|
|
|
|
|
|
9
|
Sono molto incuriosito dalla rece, dal voto e soprattutto dal 92 dei lettori...gli darò un ascolto! |
|
|
|
|
|
|
8
|
sul fatto che sia un genio non si discute,ho tutto di lui e ancora piango di gioia quando mi sparo per la millesima volta il dvd di star one ,il problema è che questo disco l'ho ascoltato già più volte e non mi dà le stesse belle sensazioni dei precedenti,anche "0100" o "star one 2" suonavano di già sentito ma ancora adesso li ascolto |
|
|
|
|
|
|
7
|
Anche io penso sia un genio, ma onestamente questo cd non mi ha fatto impazzire come quando il buon arjen si mette alla guida degli ayreon (tra i capolavori citati,io ci metterei anche l'ultimo 01011001). Comunque va' detto che, minestra riscaldata o meno, e' sempre capace di tirare fuori musica degna di nota e soprattutto, a suo modo, con una forte impronta stilistica che lo rende subito riconoscibile...insomma,se pensiamo ai dischi fotocopia che escono oggi (metalcore ? prog-doom-sludge ecc ?) non e' cosa da poco, mi viene quasi da associarlo a un devin townsend come tipo di artista (ovviamente non stilisticamente,il buon devin sta' proprio fuori ! ) x essere cosi creativo e al di fuori di cio' che va' x la maggiore nella mmusica rock |
|
|
|
|
|
|
6
|
Mi è piaciuta molto la recensione,con le descrizioni canzone per canzone. Detto questo,io non faccio testo,adoro questo genio della musica e penso sia giusto il fatto,che con questo doppio cd,si sia allontanato dalle sonorità degli Ayreon. |
|
|
|
|
|
|
5
|
@ayreon: Non è che gli special guest facciano sempre un disco.. Guarda, anche io ho tutto di Arjen e al primo ascolto avrei detto 65, poi il disco è cresciuto e si è lasciato scoprire dando parecchie soddisfazioni..Ovvio, se si vuole un Arjen tipo Ayreon o Star One è meglio soprassedere! |
|
|
|
|
|
|
4
|
diciamo che questa è minestra riscaldata per chi ha già tutto di Lucassen : prog,space rock,folk,beatles ci sono sempre ,ma si è persa la magia,la magniloquenza,la sorpresa di avere tutti gli special guests (cantanti e strumentisti),ho preferito di più la seconda parte di "Star one" |
|
|
|
|
|
|
3
|
Il progetto Ayreon era emglio, nettamente! |
|
|
|
|
|
|
2
|
mi sono piaciuto meno stavolta :troppe parti parlate,un pò di brani poco trascinanti ( parlo del primo disco) forse sarebbe venuto meglio con dei singer special guest,fatto sta che assieme a "Guilt machine" è un altro passetto falso ,peccato |
|
|
|
|
|
|
1
|
un pò minestra scaldata ma del resto anche la creatività raggiunge i suoi limiti. Buona musica ma niente di sconvoglente (ultimo OSI invece si che sconvolge). Per me è un 70 |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
Disc I:
1. The New Real 2. Pink Beatles In A Purple Zeppelin 3. Parental Procreation Permit 4. When I’m A Hundred Sixty-Four 5. E-Police 6. Don’t Switch Me Off 7. Dr Slumber’s Eternity Home 8. Yellowstone Memorial Day 9. Where Pigs Fly 10. Lost In The New Real
Disc II:
1. Our Imperfect Race 2. Welcome To The Machine (Pink Floyd Cover) 3. So Is There No God? 4. Veteran Of The Psychic Wars (Blue Öyster Cult Cover) 5. The Social Recluse 6. Battle of Evermore (Led Zeppelin Cover) 7. The Space Hotel 8. Some Other Time (The Alan Parsons Project Cover) 9. You Have Entered The Reality Zone 10. I’m The Slime (Frank Zappa Cover)
|
|
Line Up
|
Arjen Anthony Lucassen (Chitarra/Basso/Keyboards/Voce) Rutger Hauer (Narratore) Ed Warby (Batteria) Rob Snijders (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|