|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
|
( 2243 letture )
|
Quale elemento sposta maggiormente la bilancia della giustizia quando il giudice è chiamato, data la sua funzione, a pronunciarsi su una spinosa questione? Saranno giudicati colpevoli coloro che, privi di una visione musicale ad ampio respiro si affidano unicamente alle proprie doti di imitatori oppure meriteranno una piena assoluzione per l’impegno con cui diffondono, indefessi, il loro abusato verbo?
Mettiamo immediatamente le cose in luce chiara: i Malmort sono gli imputati di oggi. Il loro “reato” è di aver dato alle stampe, in successione ad una discreta produzione precedente, in cui spicca uno split album con la piuttosto nota band greca dei Sad, il primo full-lenght della loro carriera. Pur provenendo da un paese, la Francia, che come già evidenziato in altre sedi, vanta una scena estrema di notevole valore, in prima fila nella ricerca di un nuovo tipo di suono che ben si sposi con il mutare ineluttabile dei tempi, i nostri tre musicisti offrono all’ascoltatore uno disco-stereotipo. Se da un lato, il potere dell’antico conquista sempre (non per nulla è su questo meccanismo che i classici di qualsiasi tipo fondano le loro eterne fortune) dall’altro una connotazione visibilmente derivativa concorre ad influenzare una valutazione la quale, per forza di cose, non potrà essere molto più che stentatamente sufficiente. Ciò in quanto percorrere il sentiero già tracciato da altri è semplice, in primis se la personalità e l’ispirazione generale non fanno presagire nulla di rivoluzionario all’orizzonte che possa svincolare il gruppo dalle pesanti influenze che gravano sulle sue, per ora fragili, spalle. Fondamentalmente, è bene specificarlo, i francesi tengono la linea senza sbavature evidenti, appellandosi ad una tecnica strumentale che non fa difetto, benché alcune soluzioni adottate non siano azzeccate o trascinanti nella realtà come invece dovevano esserle nell’immaginazione dei transalpini. Un punto a loro favore, tuttavia, è la relativa semplicità con la qualeVox In Excelso scorre, quasi fosse un calmo fiume sudamericano, scevro quindi, da sussulti, cambiamenti di velocità, momenti degni d’esser menzionati. Valutato con abbraccio complessivo Vox In Excelso è un insieme di riempitivi caratterizzati da una dimostrazione di mestiere, di capacità di replica interessante, come se i Malmort fossero una cover band dedita a riproporre, con qualche aggiustamento, il suono dei primi anni ’90 provenienti dalla gelida Norvegia. Fin dal principio, né XIII October MCCCVII, né le seguenti Cruciatus e Templi Secretum (nonostante il riff in apertura accostabile al thrash ed il ritmo incalzante della batteria non demeritino) riescono nell’impresa di risvegliare un’attenzione che probabilmente avrà deposto le armi a metà dell’opener, vedendo, con crescente afflizione, collassare le sue aspettative e scontrarsi con una fattualità avversa. Sovente, saltando da una traccia ad un’altra si nota, come se si trattasse di un tributo obbligato, la supina accettazione della forma canzone connaturata al black, nella quale a rallentamenti sorretti dall’immancabile palm-muting seguono pedissequi feroci blast-beat, frenati però nel loro incedere dalla struttura stessa degli episodi, che presuppone ogniqualvolta uno sforzato mid-tempo. Poco, di conseguenza, il salvabile, eccezion fatta per quanto è già stato analizzato. Le due chitarre si rincorrono spartendosi drasticamente le parti: solista in primo piano, impegnata nel fornire la linea principale in tremolo picking, ritmica subito dietro, occupata semplicemente a seguire le divagazioni della sorella più in vista. In sostanza, nulla che non sia presente in due terzi dei dischi venuti alla luce negli ultimi anni. La batteria, ondivaga, oscilla fra uno stile pesantemente antiquato e qualche sporadica accelerazioni di pregio, ma l’impressione è che le varianti ritmiche in possesso dello strumentista non siano affatto cospicue. Parzialmente promossa la voce, purché si accetti la sua quasi totale anonimità, essendo essa un canonico, velenoso, scream, il quale, tuttavia, non distorce a tal punto la pronuncia da impedire al fruitore di seguire almeno il filo logico delle liriche proposte, tutte riguardanti l’Ordine dei Cavalieri Templari, di cui il gruppo, partendo dalla dissoluzione del gruppo di monaci-cavalieri il 13 ottobre 1307, ripercorre la storia fino all’umiliante processo per eresia voluto dal re Filippo il Bello di Francia, ingolosito dagli ingenti tesori accumulati dai guerrieri dalla tunica crociata in Terra Santa. Sviluppo della trama che non segue un ordine storicamente preciso: all’episodio narrante l’arresto segue per esempio De Laude Novae Militiae, che si riferisce al testo redatto dal santo Bernardo di Chiaravalle nel 1218, frammentando così la continuità temporale. Esente da difetti è la produzione, anche se la seconda chitarra ed il basso non godono dello stesso, “lussuoso”, trattamento riservato al trittico voce-chitarra solista-batteria: imperiosi, superbi, protagonisti del platter. Una resa sonora limpida però evidenzia, contro le leggi del pragmatismo, la pochezza di idee del gruppo francese: ben più di sporadicamente, emergono progressioni armoniche atte, in senso lato, a minimizzare i danni, andando queste ad accarezzare paradigmi di genere compresi e apprezzati dalla stragrande maggioranza del pubblico.
È giunto, con la sua malcelata carica di tensione, il momento del verdetto finale: ebbene, visti tutti gli elementi, concesse le attenuanti generiche (esordio sulla lunga distanza, inesperienza), non vi sono, purtroppo, le basi per valutare Vox in Excelso positivamente.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Peccato "MCDXXXI - MCDXL" non era male per nulla, qui puzza tanto di occasione persa... monotonia portami mia. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. XIII October MCCCVII 2. Cruciatus 3. Templi Secretum 4. De Laude Novae Militiae 5. Faciens Misericordiam 6. Roi De Marbre 7. Considerentes Dudum 8. Finis Regni Et Funereus Successiones
|
|
Line Up
|
Oldar (drums) Dalgrin (guitars, bass) Reicheran (vocals)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|