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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Shinto Katana - Redemption
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( 2635 letture )
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Troppo mosh ammoscia!
Sarà mica il periodo delle scoperte musicali anche per il sottoscritto? Forse, fatto sta che quella di cui si va a parlare oggi è l’ennesima band, seguente a non poche altre, delle quali non avevo avuto notizia fino a quando non mi è stata assegnata una recensione.
Gli Shinto Katana -moniker che richiama antichi furori nipponici- provengono da Sydney, Australia. I nostri cangurotti armati di spada, malgrado una nascita assai recente come gruppo, sono già arrivati alla terza uscita. Ignoro la qualità delle due proposte antecedenti a Redemption e per questo mi fido di quanto raccontato sui canali ufficiali dalla band. Il genere proposto, a detta loro, è mosh metal, definizione non riferita a particolari accenti in un ambito hardcore, metalcore o deathcore, bensì autoreferenziale. Essendo scettico di natura e dovendone ricavare un giudizio sul disco, ho dovuto verificare di persona. Ebbene, gli Shinto Katana suonano davvero quel che dicono, ovvero, solo ed esclusivamente mosh, dall’inizio alla fine. La cosa vi sembra strana perché sospettate che quanto prodotto potrebbe sfociare nella ripetitività più ripetuta? Bene, siete già arrivati alla conclusione. E’ proprio così, malgrado non ne sia felice, questa volta a vincere è il pregiudizio, e non perché sia giusto elargire decisioni su espressioni esteriori prima che sui contenuti, ma per il semplice fatto che costruire un intero lavoro su un mood ripetuto in continuazione quasi sicuramente porterà alla noia. Tutto ciò lo si ipotizza già prima dell’ascolto e, a meno che non si abbia a che fare con dei geni assoluti della composizione, va a finire che repetita non iuvant sed ammosciant, e pure tanto (latinisti, odiatemi).
Il disco l’ho comunque ascoltato più volte, proprio per verificare semmai fosse presente una variazione sul tema, uno stacco diverso, un’accelerazione improvvisa ma celata benissimo, un cambio lieve del timbro. Niente, nemmeno per finta o per scherzo, o comunque nulla in grado di provocarci un sussulto, uno spavento o un rutto. Niente, loro fanno mosh, solo ed esclusivamente mosh, “cazzu cazzu, iu iu iu” (Cit.).
Sia chiaro, i nostri cari australiani figli di una grandissima katana sono liberissimi di suonare quel che vogliono e come preferiscono, e spero per loro che tutto ciò porti beneficio e gente sotto al palco. Il problema però si pone per il sottoscritto, il quale dovrebbe raccontare per dodici volte dodici la medesima traccia. Infatti se è vero che inizialmente Redemption piaciucchia agli amanti dell’hardcore, andando avanti con l’ascolto difficilmente si riesce ad arrivare svegli al termine dell’album. Questo accade non perché gli Shinto Katana non sappiano gestire le sonorità proposte (anzi, l’unica e sola sonorità), ma perché ad un certo punto anche al più fanatico ascoltatore, di bandana e sneakers munito, con canotta vestito, si ammoscerebbero finanche i tatuaggi finendo poi per inciampare nelle proprie palle, nel frattempo scesegli al piano terra del corpo. Tutto questo sempre che il suddetto abbia prima ingurgitato ettolitri di redbull al gusto caffè ristretto al tritolo, perché in caso contrario potrebbe “vivere” le ultime tracce dell’album direttamente dal mondo dei sogni.
Concludendo, si può anche aggiungere che Redemption sia prodotto egregiamente per quanto attiene i suoni, che la voce si mostri adatta al prodotto così come determinati riff siano azzeccati, tant’è che mi stupisce questa voglia spasmodica di ridurre le proprie qualità, comprimendole nella medesima idea. Chissà, magari se la band invece che un full lenght avesse ricavato un EP di poche tracce il risultato sarebbe stato più semplice da assimilare. Pazienza, così non è stato. Fiat voluntas tua, avrebbero sentenziato gli antichi latini con un filo di protervia. Chi di katana ferisce, di katana perisce, avrebbero sussurrato i samurai giapponesi con rassegnato distacco. Troppo mosh m’ammoscia, avrei urlato io se nel frattempo non mi fosse venuto sonno.
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Grazie, sei troppo buono  |
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3
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Alex ogni tua recensione è una perla!!E per la centesima volta non posso che essere d'accordo con il tuo giudizio MITO! |
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@LAMBRU: non abbiamo la definizione Mosh nel database, quindi si è optato per Hardcore  |
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Sarò un gran rompicoglioni (dicono e non hanno torto) ma secondo me questi qua di hardcore ne hanno ben poco....dalle loro parti c'è una scena valida ed un gran gruppo sono i Pisschrist, altro che questa specie di roba nu/new/niu cosa??? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Redemption 2. Outlaws 3. Solitary 4. Rain 5. Blackguard 6. Ghost 7. Conditions 8. Internal Warfare 9. Corners 10. Unforgiven 11. Veritas 12. RJ
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Line Up
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Dave Naylor (Vocals) Joel Moon (Guitars) Mitch Posadas (Bass) Jamie Scerri (Guitars) Michael Tronskonski (Drums)
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RECENSIONI |
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