|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
Diluve - What the Hell...!?!
|
( 2005 letture )
|
Divertenti e bravi questi Diluve. La band pisana si forma nel 2006 ed inizia la classica gavetta girando per locali e festival (anche in Germania) per presentare la propria musica e trovare un assetto definitivo, il quale verrà raggiunto con l’attuale formazione. Dopo la promozione del primo EP What the Hell Is Diluve?, il gruppo si concentra sulla scrittura di nuovi brani fino a giungere al qui presente debutto What the Hell…!?!, autoprodotto. La musica della band si caratterizza per un energico ibrido di sonorità heavy e thrash dotato di una dinamicità non indifferente, ma capace di far anche velocemente presa sull’ascoltatore grazie ad uno spiccato senso dell’umorismo che caratterizza tutte le composizioni e le rende memorizzabili e riconoscibili. Da sottolineare anche un costante e riuscito uso della melodia, sia nel cantato che nelle parti strumentali e soliste, probabilmente il vero fulcro dell’intero lavoro: un approccio vincente, che nulla toglie all’impatto fisico delle canzoni, ma fa emergere una dote rara, specialmente in una band al debutto: la personalità. Non che le composizioni dei Diluve si facciano notare per una spiccata vena di originalità, marchiate a fuoco come sono da stilemi classici e familiari, ma questo non toglie che la band sappia donare ad un canovaccio conosciuto un’aura personale propria, che rende questo What the Hell…!?! godibile e riuscito, nonostante le inevitabili ingenuità e gli altrettanto inevitabili angoli da smussare.
Come sottolineato in apertura, i riferimenti a band quali Iron Maiden, Metallica ed Anthrax, sono evidenti sin da subito, grazie ad un approccio sincretico che porta alla costante contaminazione della base thrash del gruppo con abbondanti dosi di heavy classico. L’incessante lavoro delle chitarre dona infatti un flavour tipicamente ottantiano agli intrecci ritmici, con riff calibrati e fluenti tipicamente thrash sui quali si innestano partiture doppiate ed armonizzate di stampo heavy che aggiungono valore melodico ai brani senza appesantirli e senza togliere impatto; piacevolissime inoltre le numerose sezioni soliste, vera manna in questi aridi anni 2000. La voce di Andrea Volpi si caratterizza per un approccio melodico e pulito, che rifugge però gli stilemi power per un cantato che, con un po’ di benevolenza, si può paragonare come modus a quello di Joey Belladonna negli Anthrax. Certo, l’estensione e la levatura non sono proprio le stesse, ma il cantante si sa inserire ottimamente nel contesto ed il tono scanzonato e melodico delle linee vocali ha un suo perché nell’economia dei brani, donando spesso dei refrains semplici ma tutto sommato azzeccati, salvo qualche caduta di tono data forse da un eccesso di ricerca melodica di stampo “classico”. Molto buona ed assolutamente funzionale ai brani la prova della sezione ritmica, che senza strafare riesce sempre a calarsi perfettamente nelle strutture delle canzoni sostenendole e donando grande dinamicità, sia nelle frequenti galoppate che nei tempi medi sostenuti e ritmati che innervano What the Hell…!?!. Il disco si segnala infatti anche per la totale assenza di ballad o canzoni più melodicamente “spinte”, proprio alla maniera dei primi Iron Maiden, ma tale mancanza viene diluita nell’arco dell’album grazie alle citate aperture strumentali che donano sempre qualcosa alle strutture delle canzoni grazie ad un tasso tecnico complessivo lodevole e ad un certo gusto. Parliamo sempre di musica in qualche modo derivativa, ma resta il fatto che, proprio per questo, risultare piacevoli ed assolutamente non stantii, non è facile. Molto riuscite la thrashy opener Storm Attacks, la divertente e sfacciatamente maideniana Victim of Venereal, la veemente Heavy Machine Gun, la heavy Fatechild e la rabbiosa titletrack. Come detto, in alcuni casi i ritornelli decisamente scolastici penalizzano alcune canzoni di per sé buone come I Got All, anch’essa fortemente debitrice del verbo Iron Maiden, A Sign From Above e, in particolare, la conclusiva Scarecrows, Guardians of Hellfield, canzone strumentalmente molto valida ma, purtroppo, da questo punto di vista decisamente da dimenticare. Si tratta evidentemente dei problemi tipici di un disco di debutto, specialmente se si tratta di un autoprodotto. Ma in questo caso si può guardare con indulgenza a dei limiti senz’altro superabili.
I Diluve si caratterizzano quindi per una proposta senz’altro classica, ma grazie ad una prestazione strumentale di livello e ad un’attitudine assolutamente non seriosa, riescono ad elevarsi al di sopra della media delle proposte di settore, pur mostrando l’assoluta necessità di alcune migliorie interpretative e compositive. I margini ci sono e comunque non mancano già da subito un’evidente propensione all’impatto live e al divertimento coinvolgente, ma non stupido. Buona e senza sbavature invece la produzione dell’album, potente e chiara, dona spessore ai brani senza intaccarne l’evidente carica live. Nel complesso, niente di nuovo, ma fatto bene e con personalità. Sicuramente una band da seguire, anche in prospettiva futura.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Grazie Jek!  |
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. The King’s Rising 2. Storm Attacks 3. Victim of Venereal 4. I Got All 5. Heavy Machine Gun 6. Fatechild 7. A Sign From Above 8. What the Hell…!?! 9. Scarecrows, Guardians of Hellfield
|
|
Line Up
|
Andrea Volpi (Voce) Niccolò Riccomi (Chitarra) Paolo Oliveri (Chitarra) Alessandro Lupo (Basso) Michel ‘Hansjorg’ Agostini (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|