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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 3297 letture )
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Padre, perdonali per quello che fanno. Loro non conoscono la verità. Il mio sangue è stillato goccia a goccia. Ho misurato questa sofferenza, la tua oscenità mi perseguita.
Note di piano ben presto seguite da chitarre distorte armonizzate. Seguono la melodia, sostenute dalla sezione ritmica. Voci pulite increspano l’acqua, growl tonanti scuotono le anime. 1995, Grecia, due ragazzi che dopo un demo decidono di osare qualcosa di più rispetto al pubblicare un album canonico. Scrivono Adelain, sulla copertina, partoriscono un artwork a cui sono concesse tutte le vie ermeneutiche possibili, vergano liriche criptiche, le quali occhieggiano al cristianesimo, prima di scivolare in descrizione di stati d’animo che fin troppo conosciamo. 8 tracce per quello che, nonostante l’ombra del Lete che calerà nel futuro sulla band, è senza dubbio un capolavoro della scena black metal ellenica. Strutturato, come evidente dall’introduzione, sul binomio aggressività-melodia, accostabile oggi alle intuizione di personaggi quali Dis Pater (Midnight Odyssey), il primo inarcarsi della parabola artistica degli The Elysian Fields (conclusa, ahimè, nel 2005, complici impegni alieni alla musica) sembrava spalancare ai giovani la possibilità di diventare riconosciute pietre miliari. Così non accadde: relativamente poco interesse da parte di grosse etichette, una direzione artistica capace d’essere eclettica, ma discontinua, le già menzionate incombenze lavorative o di studio, la scarsa volontà di suonare live e l’attitudine a vivere la propria passione come nulla più di un divertente passatempo, ha affossato definitivamente le speranze di un riconoscimento durante la carriera “attiva”. Ciò non toglie che il soggetto della presente recensione sia un disco di assoluto valore, assai vicino alla sperimentazione dei più fini interpreti norvegesi, portando il gruppo in prossimità della perfezione formale. Adelain si apre con melanconia, I Of Foverever, introduzione degli 88 tasti, delicatissima sugli accordi minori solo rabescati da leggeri tocchi di sintetizzatore, voce trasognata, il freddo eterna nel profondo. La nebbia diradata dalla doppia cassa inseguitrice mai paga, un abisso strappato alla terra conosciuta dalle disperate linee in scream. La terra del terrore eterno.
As One sembra un prestito artistico degli Immortal: travolgente, violentissima, acida, velenosa. Nessuna tregua è concessa, benché, a rinforzare il tessuto sonoro, giunga una seconda chitarra meno ruvida della compagna: un tremolo picking estenuante a tessere trama ed ordito della melodia. Un Sentiment-I Was Dying Once Again, offre un tema immediatamente memorizzabile, basamento di una degli episodi meglio riusciti del lotto. Dolorante e svuotata d’ogni residua illusione, scarnifica la certezze dell’ascoltatore, evocando attorno a lui un paesaggio musicale asettico, desolato. Un paziente narcotizzato steso su un letto d’acciaio, dimenticato, è un’immagine associabile: un’inquietudine striscia sul fondo della traccia, impedendo una comunicazione limpida. Gelo che attanaglia le viscere: esempio di come un approccio meno “in your face” non sia antitetico al disagio. Straziante la chiusura, affidata ad un piano segnato dal sangue. La strumentale Of Purity And Black riprende uno scontro fra concetti antico quanto l’universo: le danze sono condotte dalle tastiere nella duplice veste ritmica e solista, mentre la solita catena di riff perfettamente cesellati negli accordi pianistici accompagna la batteria dietro le quinte. Gronda di ira repressa Foredoom Elegy, che regala un’emozione ambigua, intrecciando clean e growl. Anche una volta, la scala di tonalità su cui è composta la canzone è vivificata dai continui scambi di battute fra pianoforte e sei corde, pesantezza e levità. Massiccio l’accompagnamento ritmico in palm-muting, più attinente ad un contesto death che ad un album nei cui solchi scorre il sangue nero. La semplicità apparente, , a volte disarmante, nasconde un’architettura varia e soprattutto né autoreferenziale né lapalissiana. Father Forgive Them (For They Do Not Know) inscena la passione: che sia di Gesù Cristo o di un normale individuo, non è argomento cruciale. Padre, chiede la voce, illumina la via. L’ultima serenata sta diventando canuta. Magnifico l’attacco, arpeggiato sugli accordi del verso da parte delle imprescindibili keys, quasi epico il serrato dialogare delle chitarre. Impenetrabile il muro eretto dalle pelli, la cui malta è un indomito doppio pedale. La voragine accoglie il perituro, Elysian Fields pone all’ordine del giorno molteplici dubbi: la voce della razionalità, il pulito, descrive le prime incertezze, l’angelo della morte, Thanatos, abbraccia le ceneri del trapassato. Un riff pungente, rigido come il rigor mortis, il più simile ad un black metal tradizionale occupa gradualmente il sipario. L’ultima alba è sorta: Deicide\Auspice suggerisce uno scenario in veloce mutamento, squassato da quello che durante il disco sarà il pattern in grado di ricordare meglio un canonico blast-beat. Nel frattempo le caratteristiche della release non cambiano affatto: trascinanti suggestioni ad opera della chitarra solista, pachidermici, quasi doom, colpi di plettro, rauco ed ansiogeno growl. Lentamente però, sfuma la rabbia, allontanandosi dal quotidiano. La disperazione di un mito empie la mente di scoramento. Ma il secreto di essa rimarrà tale.
Grazie ad una produzione morbida i quarantuno minuti di Adelain possono essere vissuti ed interiorizzati armati solo di pazienza (e non anche di “orecchio interpretativo”!). La soavità in cui è avvolta la strumentazione conferisce il senso dell’etereo, che oltre a rappresentare un punto fisso nella tradizione estrema greca, costituisce il cardine dell’intera opera. Una perla costretta a non splendere, sommersa da torbide sabbie tumultuose. E la mia volontà, e spero anche vostra, è di levare lo spesso strato di polvere ed oblio in cui Adelain è sprofondato.
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15
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Ha detto tutto il commento precedente. Gioiello \"nascosto\", band e disco di culto. |
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14
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Bellissimo disco di grande atmosfera. Songwriting ispirato e ricco di idee. Eccellente anche il successivo We... The Enlightened. Una band veramente notevole. Chapeau per la scelta e la recensione. Au revoir. |
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13
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Si Gianmarco, sono ancora attivi. Ultimo album nel 2019. |
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12
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ho ascoltato We .... The Enlightened su Spotify e merita . |
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a quando le recensioni di We..... The Enlightened (1998) , 12 Ablaze (2001) e infine Suffering G.O.D. Almighty . |
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10
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Un capolavoro della scena Greca , un disco Black Metal che costiusce un vortice di emozioni . La batteria spinge,quando c’è da spingere e rallenta quando c’è da rallentare . Esiste anche il piano ,le chitarre creano riffs imponenti .Cantato disperato ,narrato a volte pulito . 0 Tematiche sataniste .I testi narrano della vita, del disagio ,del deicidio / auspicio ,richiesta del perdono . Me lo sono poi ascoltato 3 volte su Youtube . L’ultima oggi . Voto 9 per questa gemma riscoperta Greca. |
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9
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mi pare che siano ancora attivi |
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8
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ritorno con piacere a ri rispolverarlo . |
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7
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lo sto risentendo dopo + di un anno mi continua a piacere |
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6
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scusate se ricommento ma confrmo il 9 stavolta neel totale . |
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5
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Qui non c'è il mezzo, questo è un capolavoro  |
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4
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voto 9 x quello che stò sentendo. |
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3
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sto sentendolo . Tanta roba. |
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2
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Quoto vichingo...come dice Ahti, disco sconosciuto ai più, lo scoprì all'epoca per un' entusiasta recensione su metal shock e lo presi...assolutamente un gran bel disco!! |
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1
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Possente Iddio... hai rispolverato un dischetto, mio buon Ahti, che per il sottoscritto è un mezzo capolavoro. Ben fatto!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Of Forever 2. As One 3. Un Sentiment \ I Was Dying Once Again 4. Of Purity And Black 5. Foredoomed Elegy 6. Father Forgive Me (For They Do Not Know) 7. Elysian Fields 8. Deicide / The Auspice
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Line Up
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Bill A. (Voce, Chitarra) Michael K. (Chitarra, Basso, Piano, Tastiera. Cori)
Musicisti Ospiti John (Violino, Tastiera) Jim (Batteria)
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