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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 2652 letture )
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Gli Haarp sono vivi, il loro sludge è tornato e la vena più marcia di New Orleans, che li vede in compagnia di band come Eyehategod, Crowbar e Soilent Green (tutte prodotte da Phil Anselmo), è più vibrante che mai. Nonostante la poca fama goduta in Europa, nella scena sludge americana il quartetto spicca non solo tra i migliori, ma tra i maudit del genere stesso, complice non solo la loro verace proposta musicale, ma anche la protezione e la spinta propulsiva data da Phil Anselmo alla scena stessa, grazie alla sua etichetta Housecore Records, con la quale ha raccolto e corroborato le promesse del genere. The Filth, (2010), album d’esordio degli Haarp, era infatti uscito per l’etichetta di proprietà del cantante dei Down, ed era stato in grado di balzare all’attenzione degli addetti ai lavori proprio per la generosità delle risorse creative, ben ripartite tra audacia e cattiveria; doti decisamente non da tutti.
A questo punto è lecito interrogarsi se questo nuovo lavoro possieda le carte in regola per eguagliare o addirittura sorpassare la prova precedente. Con i suoi soli tre brani, Husks è un disco che scalpita, uno stallone praticamente impossibile da cavalcare, la cui testa potrebbe essere riconosciuta nell’opening track Deadman/Rabbit, il corpo in Bear e le zampe in Fox, e i titoli stessi delle composizioni non sono certo stati scelti in maniera casuale. Deadman/Rabbit, con la sua partenza accellerata e roboante, quasi paragonabile alla Dodge Challenger di Vanishing Point, è una testa di serie del doom più cristallino (perdonate l’ossimoro), sposato occasionalmente ai ritmi del black metal, capace tuttavia di far cadere l’ascolatore in momenti mid tempo assolutamente imprevisti e quasi non sense, abbracciando, in tal modo, vertiginosi rallentamenti tipici del doom stesso. Al termine dei suoi diciotto minuti ci aspetta Bear, massiccia e prepotente, con sferragliate death metal che pure avevano fatto capolino nel brano precedente, per poi sfociare nell’intrigante Fox, step back al doom ma contaraddistinta da parti eccezionalmente dedite al marciume tipico dello sludge più oltranzista. La voce rabbiosa di Shaun Emmons si mescola alla perfezione con l’humus creato da Brett Davis al basso, dalla batteria di Keith Sierra e dalla chitarra di Grant Tom, riuscendo a risultare convincente anche nei (pochi) momenti di ripetività presenti del disco, come nella prima traccia. Nonostante questa doverosa precisazione, a mio avviso, Husks rimane un disco da avere.
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2
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io sono fra voi due e dico 80 un bell'album, brava Lynda, come sempre..... |
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Da un lato piacevole, dall'altro "faccio casino" e mi piace casino , trovo che siano ancora in fase di gestazione, c'è poco equilibrio e troppa foga in alcuni frangenti che ne rendono l'ascolto instabile, eliminano sì la ripetitività come giustamente dici Lynda, però mi pare incalzino esageratamente in alcune occasioni, non a caso e ti cito : "capace tuttavia di far cadere l’ascolatore in momenti mid tempo assolutamente imprevisti e quasi non sense, abbracciando, in tal modo, vertiginosi rallentamenti tipici del doom stesso" sono le parti che garantiscono l'efficacia di un disco bello ma in alcuni momenti privo di collante. Comunque sto realmente di poco sotto, ed essendo indeciso fra il 75 e l'80, voto 78. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Deadman/Rabbit 2. Bear 3. Fox
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Line Up
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Shaun Emmons (vocals) Grant Tom (guitar) Bret Davis (bass) Keith Sierra (drums)
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RECENSIONI |
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