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Stroker Ace - Hit the Gas
( 3174 letture )
“Fuckin’ classic hard rock”: è questa la singolare definizione dei tedeschi Stroker Ace contenuta nel file informativo allegato alle undici tracce qui presenti. Ormai non ci si stupisce più di nulla, ed è questo il pensiero principale che mi passa per la testa durante l’ascolto del disco. Magari un tempo (intendo almeno trent’anni fa) avrebbe destato un qualche interesse la musica sbarazzina propostaci dal gruppo in questione, ma ora proprio no, non c’è davvero motivo per approcciarsi con interesse alla qui presente nuova release discografica, dopo che la band, formatasi nel 2006, ha già potuto sondare il mercato con alcune pubblicazioni altrettanto anonime. Ma nell’era in cui a tutti è concesso tutto, in cui chiunque può creare ciò che vuole (con tutti i limiti del caso), non è certo strano che un gruppo del genere abbia la sua opportunità, e così, sotto l’ala protettrice della SAOL, gli Stroker Ace ci propinano questo Hit the Gas, album che sprizza hard rock da tutti i pori, ma che lo fa in un modo che definire banale equivale ancora a fargli un complimento. Iniziamo a capire però meglio la questione. Cosa c’è di sbagliato, o anche solo di non apprezzabile, in questo specifico album? Non saprei nemmeno da dove partire a dir la verità. La musica, strumentalmente parlando, è sempliciotta e priva di finalità elevate: soliti riff che girano e rigirano per tutto il pezzo, ritornello solo lievemente più interessante e solo in alcuni casi, sezione ritmica che deve tutto a gruppi come AC/DC e Twisted Sister (per fare i primi due nomi, ma potrei elencarvene a centinaia...), quindi non estremamente ricercata ma perlomeno sempre efficace. Il punto veramente debole, più che mai evidente proprio durante i vari ritornelli, è la voce. Quella dannata voce. Non ho nulla contro chi vuole fare un hard rock grezzo e sporco, per creare un tipo di musica diretta e facilmente assimilabile da un pubblico medio, ma a volte ci sono dei limiti da non superare: se non sai fare una cosa, non farla. Sentite la titletrack (un esempio tra tanti) e poi ne riparliamo.

Dopo un incipit (Start the Fire) che certo non vuole essere la hit del secolo, ma che si lascia ascoltare piacevolmente e che ci propone un primo buon assolo di chitarra, inizia già a saturarsi l’aria, prima piano piano e poi sempre più pesantemente. Mai come in questo caso si rivela essere assolutamente inutile un’analisi track by track, in quanto mai prima d’ora mi era capitato un disco tanto omogeneo, e non è purtroppo un complimento. Qualche sprazzo d’interesse lo si può rivolgere verso canzoni un poco più riuscite della media, come White Line, Daredevil o Backseat Rhytm (che può ricordare lo stile dei Ramones), ma nulla più. Dispiace dirlo, ma un cantante con una voce che sembra perfetta per il punk più che per l’hard rock, è del tutto fuori posto, e molto probabilmente influisce negativamente più lui di qualunque altro difetto che si possa riscontrare nell’album. Dal punto di vista della produzione, dei suoni, non ci sarebbe nulla da obiettare, anche se leggo sempre nel file informativo che le registrazioni di Hit the Gas hanno occupato appena una settimana e mezza di tempo, che sembrano anche troppe se pensiamo a cosa c’era effettivamente da suonare. Vi sembrerò troppo cattivo nei loro confronti, ma se si concedesse il famoso “tutto a tutti” si correrebbe presto il rischio di non avere più prodotti di qualità, ma solo meri tentativi di emergere da parte di una qualunque piccola realtà presente nell’underground musicale mondiale.

A conti fatti, Hit the Gas è un disco che può essere accettabile ascoltare solo se si sta viaggiando per le strade soleggiate di Miami a bordo di una decapottabile e con una bionda formosa seduta sul sedile di fianco. E non credo che ci sarà così tanta gente che risponderà a questo tipo di profilo. Per fortuna, mi viene da dire, sennò si correrebbe ancora il rischio di far credere agli Stroker Ace di aver fatto il passo giusto con quest’album. Un tentativo di rifarsi però è concesso a tutti e probabilmente con l’innesto di qualche elemento musicalmente più dotato (nel loro caso basterebbe che trovassero un buon cantante) non è ancora detta l’ultima parola. Ma al momento la strada fin qui percorsa non pare così rosea.



VOTO RECENSORE
56
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
Radamanthis
Domenica 21 Ottobre 2012, 12.24.25
5
Ah, il porn-metal con le sue ballads scopower... Comunque gli ho dato un ascolto...la streepcopertina è veramente l'unica cosa valida di questa band!
Theo
Sabato 20 Ottobre 2012, 18.52.01
4
Confermo, la copertina è tra le più belle in ambito pornogr... Ehm... Musicale...
xXx
Sabato 20 Ottobre 2012, 14.00.06
3
Affascinato dalla copertina...ho dato un ascolto veloce in mattinata e devo dire che la copertina è davvero la cosa più riuscita!
Witchcraft
Sabato 20 Ottobre 2012, 13.41.48
2
ahahaha è vero ma è l'unica cosa bella di questo disco...rece azzeccatissima Flight.....
Radamanthis
Sabato 20 Ottobre 2012, 9.58.08
1
...molto bella ed evocativa la copertina...
INFORMAZIONI
2012
SAOL / H’Art / Zebralution
Hard Rock
Tracklist
1. Start the Fire
2. Wack Out
3. White Line
4. Steamy Women
5. Hit the Gas
6. Destruction
7. Stiff for Life
8. Daredevil
9. Backseat Rhythm
10. Get Out of My Way
11. Filthy Stunning Woman
Line Up
Julian Wiedenhöfer (Voce, Chitarra)
Marko Riek (Chitarra)
Timo Heide (Basso)
Armin Kohler (Batteria)
 
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