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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 2846 letture )
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Tante sono le band che hanno introdotto il contesto di natura all’interno del proprio sound, poche sono quelle che sono riuscite a trasmetterla, a renderla emozionante e viva all’interno della mente degli ascoltatori. Oggi parleremo proprio di un gruppo dotato di queste caratteristiche, più precisamente un duo, nato solamente da un paio d’anni e giunto nel 2012 al traguardo del primo full-length personale. Ovviamente mi sto riferendo ai Moss of Moonlight formati da Cavan Wagner e Jenn Grunigen, nuove realtà del cascadian black metal che non hanno esitato un istante ad inserirsi di diritto tra i rappresentanti del genere. L’intera opera è chiaramente ispirata alla Cascadia e ai suoi splendidi paesaggi: dai testi all’artwork, passando per le influenze folkloristiche sino a giungere agli effetti di stampo ambient, il tutto unito assieme per infondere una più che mai realistica sensazione di “naturalismo in musica”. Alla base di tutto ciò sono presenti fondamenta musicalmente legate al black metal, genere che si presta alla perfezione per questo contesto, essendo in grado di trasmettere sensazioni che nessun altro tipo di musica (più o meno estrema) può creare.
A livello di produzione il risultato è ottimo e permette un’immediata immersione all’interno delle note dei Moss of Moonlight, i quali si mostrano ispirati compositori durante tutta la durata dell’album. Quest’affermazione è provata dal fatto che l’ora abbondante di musica che costituisce Seed scorre con una facilità disarmante e senza stancare, fattore essenziale quando si presentano al pubblico dischi dal minutaggio elevato. Tutto ciò è reso possibile da una continua varietà dei brani e da un buon intrattenimento formato dalle liriche. Sin dai primi minuti è facile lasciarsi trasportare dalle note di Existent No More, dove possiamo immedesimarci in un black metal carico di atmosfera arricchito da richiami folkloristici e cori di sottofondo che accompagnano i ritornelli con assoluta delicatezza. L’entrata in scena della voce femminile in contrapposizione allo scream di Cavan aumenta di molto lo spessore del brano, il cantato pulito di Jenn è infatti in grado di infondere un calore e un senso di calma assoluta, oltre ad essere qualitativamente elevato. Mentre il disco scorre possiamo imbatterci anche in caratteristici passaggi di violino, come ad esempio in Together, United, oppure in momenti musicali dove delle lunghe e sognanti trame solistiche si alternano a ritmiche rapide e veloci (Zen), ma il tutto accade senza che i Nostri perdano quel tocco magico che li contraddistingue sin dai primi minuti. Anche il lato acustico del gruppo si accosta su livelli più che eccellenti: le combinazioni tra percussioni caratteristiche e tamburelli riesce alla perfezione, riuscendo a colpire l’ascoltatore più di quanto una serie di note di sintetizzatore (abusato tra i “folkettari” odierni) riusciranno mai a fare. Grazie a Follow the Owl veniamo immersi all’interno di veri e propri suoni naturali accuratamente registrati da Sean Carlson; oltre a questo abbiamo anche i flauti che si inseriscono alla perfezioni tra versi di gufi, vento, acqua e temporali.
Solitamente in album del genere la prima parte viaggia sempre su livelli eccelsi, per poi subito dopo crollare rovinosamente a causa di ovvie lacune compositive. Questo non è assolutamente il caso dei Moss of Moonlight, i quali nel finale incanalano una serie di canzoni sensazionali e assolutamente splendide (in particolare The Grand Parcel, il mio pezzo preferito del disco). Passeremo infatti da Call of the Mountain, che presenta un accostamento estremo con parti parlate e canticchiate che quasi potrebbero ricordarci la spensieratezza dei menestrelli medievali, a Cascadia, un brano particolarmente pacato ed emozionante, all’interno del quale duettano Jenn ed Erin Wood (nel ruolo di special guest); la voce acida di Cavan compare col contagocce e quasi esclusivamente nel ritornello per pronunciare il principio fondamentale dell’intera opera: “Long live Cascadia!”. Prima della grande suite conclusiva i Nostri non la smettono di stupirci con la già citata The Grand Parcel, dove l’alternanza vocale riesce alla perfezione in un sottofondo di melodie, coinvolgenti ritornelli, accelerazioni e pause ritmiche eseguite in maniera impeccabile, e Internal Epilogue, brano che riconferma la grande ispirazione che questo duo sta vivendo e in più ci introduce verso la grande botta finale costituita da The Trail Beyond the Dying Sun: quindici minuti dove è possibile ascoltare di tutto, a partire dagli strumenti popolari fino ad arrivare ai sottofondi creati dal sintetizzatore, oppure da sognanti trame di black melodico che sfociano in siparietti ambient-folkloristici, o ancora da una ritmica lentamente scandita da una base black metal che poi viene sopraffatta dalla pacatezza della voce femminile e dai fiati.
Insomma, le cose da dire sarebbero veramente tante e forse non riuscirebbero neanche ad esprimere realmente la grandezza di questo debutto. Un disco perfettamente suonato e confezionato, che si prepara a girare spesso tra i lettori di ogni appassionato di musica. Senza pensarci due volte vi consiglio più che mai di procurarvi questo assoluto pezzo d’arte, non ne rimarrete delusi e non riuscirete farne a meno.
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14
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Vado un po' controcorrente, ma ho aspettato un po' prima di dire questa cosa... Secondo me questo disco subisce un bel calo dalla metà in poi (dalla traccia 6 inclusa diciamo)... Per dire, si perde un po' l'anima cascadiana e si sfocia in altri generi addirittura: traccia 7 per esempio, mi ricorda cose addirittura dei Nightwish o di altri gruppi symphonic (basta sentire lo stacco a partire dal quarto minuto in poi) o addirittura qualcosa degli ultimi Amorphis... Altre volte invece ci ho sentito parti addirittura riconducibili a Aelo dei Rotting Christ! Ciò non significa che non sia un bel lavoro, attenzione, solo che vive di due anime, una più "fedele al suo credo", l'altra un po' più farfallone e divagatoria; la seconda metà del disco non è fatta male, ma la trovo più scostante della prima, che segue comunuque un certo filo tematico e musicale, vivendo più di momenti e buone parentesi che di unità. Insomma, parlare di uno dei picchi più alti della Cascadia mi pare un filo esagerato, altri lavori meritano questa nomea molto più di questo "Seed" che, lo ripeto, seppur ben fatto (addirittura ottimamente fatto per metà) per quanto mi riguarda non si schioda da un 80-82! Al di là di tutto, grazie a voi che me li avete fatti scoprire, vanno tenuti d'occhio! |
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13
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Gran disco! alzo il voto a 90! |
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12
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Gran disco! alzo il voto a 90! |
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11
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saranno dunque le esternazioni folk non farmeli piacere, dato che è un genere che non ho mai sopportato? |
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10
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Io l'ho ascoltato stanotte. Era dai tempi di Natfodd e Jaktens Tid che un gruppo folk non mi colpisse così tanto... Voto giusto e bella recensione  |
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9
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ho ascoltato sul loro youtube il "singolo" existent no more però inaspettatamente non mi ha affatto preso... non ho ancora capito se proprio non mi è piaciuto o mi ha lasciato indifferente ma darò comunque loro delle altre chance dato che mi sembrano oggettivamente molto bravi. |
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8
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Di nulla  |
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6
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Disco che ascolto ormai da cinque mesi senza sosta, a mio avviso una delle migliori uscite del 2012 in ambito Black e probabilmente in futuro verrà ricordato come uno dei picchi più alti della scena Cascadian, ma forse è troppo presto per dirlo. Il voto? Alto, molto alto, sicuramente oltre la soglia dell'80. Caldamente consigliato. |
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5
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Denominazione geografica, la zona della Cascadia è tra l'Oregon e lo stato di Washington, le band del suddetto stile provengono tutte da lì in pratica. Mentre nell'immaginario di alcune band, come quella dei Moss Of Moonlight è una possibile oasi all'interno del territorio statunitense nel quale il naturalismo regna sovrano, una sorta di stato cuscinetto nel quale l'essere materiale viene messo di lato. In fin dei conti tale concetto è espresso in moltissime uscite del genere, il contatto con la natura è sempre una delle tematiche principali, consiglio vivamente di ascoltare anche gli Shroud Of Despondency attivi da una vita, ma non se li fila nessuno. |
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4
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Undercover mi spieghi cosa è il Cascadian?...ti preeeego. |
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3
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Preso da loro appena uscito, un discone della madonna e lo dice uno che non apprezza particolarmente lo stile Cascadian. |
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2
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Ma son curioso di ascoltare questo album e il prima possibile cercherò di comprarlo, comunque potrei chiedere cosa significa cascadian black metal? |
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1
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bellissima recensione e straordinario disco, per me questo seed si piazza di diritto tra i migliori album dello scorso album |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Faran 2. Existent No More 3. Together United 4. Zen 5. Follow the Owl 6. Call of the Mountain 7. Cascadia 8. The Grand Parcel 9. Internal Epilogue 10. The Trail Beyond the Dying Sun
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Line Up
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Cavan Wagner (voce, chitarra, basso, scacciapensieri, sintetizzatore) Jenn Grunigen (voce, batteria, percussioni)
Guests: Benjamin DeVore (violino nelle tracce 3, 7, 9) Erin Wood (voce nelle tracce 3, 5, 7, 8, 10) Sean Carlson (effetti sonori e ambientali nella traccia 5)
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RECENSIONI |
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