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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 1925 letture )
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Cinque ragazzi del Nord Europa tra i quindici e i diciassette anni decidono di fondare una band per offrire una ventata d’aria fresca al metal mondiale. No, non stiamo parlando dei Children of Bodom, anche se sono numerose le caratteristiche generico-territoriali in comune; completamente differenti sono, invece, le influenze e il genere musicale che viene proposto. Stiamo parlando dei Contrition, “modern metal band” come si definiscono loro stessi, fondati a Copenhagen verso la fine del 2009. Dopo aver pubblicato l’EP Oath of Iniquity nel 2010 e il singolo Lycanthropy l’anno seguente, si presentano nel 2013 con l’album di debutto Reflections. Il termine modern metal band non può che rimandare immediatamente a un tentativo di mescolare più generi musicali, che è sempre stato un’arma a doppio taglio: un utilizzo certosino e preciso nella sua gestione può comportare un lavoro ottimo e innovativo, in grado di trasformare seduta stante un gruppo esordiente in una macchina da composizione seguita da tutti quei fans che ricercano innovazione e sonorità fresche; invece, un utilizzo spassionato e grossolano senza bilanciare le varie influenze, può assemblare delle idee buone in un’accozzaglia sonora dal dubbio gusto e dal sapore indefinibile.
Per smistare i Contrition in uno dei due raggruppamenti sopra descritti, bisogna soffermarsi per un po’ di tempo su ciò che viene proposto dal quintetto. La prima cosa che colpisce dell’album è la copertina: il contrasto tra la figura umana disperatamente accovacciata e il riflesso nelle acque paludose, che si presenta in piedi e in una postura sicura di sé, è davvero piacevole e pregno di significati dalle molte sfaccettature psicologiche. Musicalmente, il disco si apre con In Distant Lights: l’inizio del brano offre già numerosi dettagli su quale sarà la sonorità del disco, presentando un riff granitico che si basa su uno dei classici breakdown tanto amato e ipersfruttato nel core. Sul muro sonoro costruito dalle corde di Andreas Koll, Josh Grant e Morten Andersen, in collaborazione con il drumming massiccio di Andreas Kleis Baarsoe, spicca la voce grezza, gridata e sporca del vocalist Nico Paidar. Così come nel brano d’apertura, anche nei brani successivi è innegabile la compattezza sonora che viene messa ottimamente in risalto da una produzione decisamente buona e adatta al genere. Malgrado questo aspetto possa rendere felici gli headbanger di più recente avvicinamento al genere, il primo difetto che si può riscontrare durante l’ascolto è l’omogeneità delle composizione, tanto che se non si bada alla riproduzione automatica del lettore, risulta difficile differenziare nettamente i primi tre brani; inoltre, per ascoltare una breve sezione solista degna di nota, bisogna aspettare sino ad [Al-Kuh-Hawl] dopo aver nuotato tra valanghe di breakdown e scream vocals. Ora, che il massiccio uso di questa tecnica dedita al mero headbanging sia ormai ovvio e ricorrente nella maggior parte del metalcore è cosa risaputa, tuttavia tale smodato utilizzo dei breakdown rende la registrazione meno longeva e più generatrice di noia. Chaos Reigns, con il suo intro secco e trascinante, sembra riuscire almeno inizialmente a cambiare un po’ le carte in tavola grazie alle clean vocals e al riff lontanamente ispirato ai Black Label Society e ai Machine Head; il mix tra sezioni brutali e i refrain in pulito funziona e rende Chaos Reigns uno dei brani più riusciti del lotto. Per trovare un altro brano che si differenzia sufficientemente dal resto delle proposte bisogna scivolare sino a Sunset Burns, miglior pezzo di questo Reflections: durante gli arpeggi iniziali è il basso di Morten Andersen a farla da padrone e ad accompagnare la bella voce di Nico Paidar, il quale si prodiga in un cantato clean che rende davvero giustizia al pezzo; certo, non manca il classico breakdown che spezza e rende il tutto più intenso, tuttavia la priorità viene data alle clean vocals e agli arpeggi melodici e ciò sembra funzionare più di tutto il resto che viene proposto nell’album.
Il fatto che i brani più riusciti e più memorabili siano quelli dove viene accantonata temporaneamente la furia e ci si concentra sulla melodia delicata, in una band modern metal dalle chiari ispirazioni metalcore, non è assolutamente un fattore positivo. Il disco è ben suonato, ottimamente prodotto e si sente il lavoro che si cela dietro le varie tracce, tuttavia non possiede quell’estro creativo necessario a spiccare sul resto delle proposte nel mercato metal mondiale; inoltre la quasi assenza di sezioni soliste, che sarebbero servite a variegare maggiormente il lavoro, rende questi cinquanta minuti abbondanti difficilmente digeribili per coloro che non sono avvezzi a sonorità del genere. Appare quindi evidente di come questo Reflections sia un disco che rasenta appena la sufficienza, soprattutto grazie ad alcuni spunti buoni, ad una produzione ottima e ad una copertina davvero piacevole. Le caratteristiche dei Contrition la rendono una band per ascoltatori dall’elevata apertura mentale e inclini alle sonorità metalcore: se siete amanti del buon vecchio thrash e non sopportate le contaminazioni moderne, allora potete tranquillamente evitare questo disco come la peste; allo stesso modo, gli amanti del metalcore puro non si aspettino un lavoro perfetto e completamente appagante, visto che ci troviamo lontani dai picchi del genere proposti da As I Lay Dying e Killswitch Engage. In conclusione, Reflections non è un buon disco per i canoni meramente thrash ma, purtroppo, non è un nemmeno buon disco per i canoni metalcore. Si pesta e si scapoccia ma la proposta non è né carne, né pesce.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In Distant Lights 2. Hypothermia 3. [Al-Kuh-Hawl] 4. Sensory Perception 5. Chaos Reigns 6. Nova 7. Surrogate 8. Sunset Burns 9. Drowning in Mirrors 10. Timeless
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Line Up
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Nico Paidar (Voce) Andreas Koll (Chitarra) Josh Grant (Chitarra) Morten Andersen (Basso) Andreas Kleis Baarsoe (Batteria)
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RECENSIONI |
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