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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Deborah Levine (voce) e Greg Colaizzi (basso) formano i Lady Beast all’inizio del 2009. Completata la formazione con l’aggiunta di Twiz alla chitarra ritmica nel 2011, la band americana registra finalmente il primo album all’insegna di un NWOBHM influenzato da Judas Priest ed Iron Maiden, che sarà pubblicato l’anno successivo nel solo formato in vinile ed oggi riproposto, su CD e musicassetta (!) dalla francese Inferno Records. La presentazione dell’intero pacchetto non trasuda esattamente qualità, nonostante il fragrante alone di genuinità che la pervade: l’artwork è confuso, uno dei membri della band indossa orgogliosamente una maglietta che pubblicizza un locale negozio di biciclette e la cartella stampa -in un inglese impreciso che neanche noi italiani- fa riferimento a materiali in realtà non disponibili sul ruspante e confuso sito dell’etichetta. La scelta migliore, non fosse altro che per mancanza di valide opzioni, risulta quindi quella di procedere fiduciosi all’ascolto di questa mezz’ora di musica, declinata in nove tracce dalla durata contenuta.
Quello dei Lady Beast risulta un assalto heavy/speed piuttosto fisico, sostenuto dall’inderogabile doppio pedale di Adam, dal basso grezzissimo di Greg e dai brevi ma per nulla memorabili assoli di Tommy; Deborah, dal canto suo, dimostra una discreta attitudine, brava nell’ostentare -senza rinunciare alla corretta intonazione- un piglio da navigata metal-queen, più interessata ad infondere energia che ad esaltare canzoni incredibilmente povere di contenuti. Non è tanto la produzione scarna a deludere (il disco suona molto diretto, ma questo potrebbe non essere necessariamente un male), quanto la linearità delle canzoni, che si limitano a proporre i bellicosi proclami della front-woman, talvolta intercalati da coretti “uoh-oh” di una inutilità che devasta, su basi dalla personalità semplicemente indecifrabile. A tratti si sarebbe forse preferito un disco ancora più brutto e scomposto, per conservarne almeno un ricordo nitido, mentre così com’è il debutto del quintetto a stelle e strisce si rivela irrisolto, improvvisato, irritante per la mancanza di quella ponderazione che richiede fatica e procura mal di testa, ma che gli avrebbe potuto assicurare almeno un minimo di profondità. Melodie poco ispirate, ritmiche che suonano ripetitive dopo averle ascoltate una sola volta, esecuzione senza un minimo di fantasia e tecnica non irresistibile raccontano di un disco al quale in realtà lo svolgimento di un racconto manca, nel quale la voglia di debuttare, di esserci e di proporsi hanno decisamente prevalso, come spesso accade quando si hanno i mezzi ma non la gavetta, sulla qualità effettiva dei contenuti. Appena migliore di un demo ed al di sotto della soglia qualitativa minima che all’epoca del primo heavy metal sarebbe stata richiesta per una pubblicazione discografica, Lady Beast si attesta pigramente su un’insulsa terra di mezzo, senza che sia possibile nemmeno immaginare la direzione di un auspicabile percorso evolutivo. La povertà più grave risulta essere quella delle idee, con passaggi scopiazzati dai riferimenti degli anni Ottanta ed una citazione alla rinfusa, quasi uno spizzicare fighetto e svogliato, che proprio non spiega cosa i Lady Beast vogliano aggiungere a passaggi già sentiti più di trent’anni fa, allora interpretati con piglio ed arrangiati con classe. Ai difetti di questo album aggiungiamo anche quello della superficialità con la quale viene trattata la materia che ne offre l’ispirazione: la basilare ritmica hard rock utilizzata per accompagnare la maggior parte dei brani sembra infatti un espediente comodo per semplificare le cose, svilendo la bontà della citazione stessa e dimostrando che i limiti della band non sono solo creativi, ma anche esecutivi. Ne sia prova una cover di Ram It Down che, ridotta in tutti i suoi aspetti fino a farla assomigliare ad un’improvvisazione fra amici in sala prove (più una fregatura che una “bonus” track), risulta tanto più squallida nel momento in cui si riesce finalmente a riconoscerla. Diventa una questione di rispetto, alla fine: leggere nella cartella stampa che i Lady Beast stanno creando “new metal masterpieces" suona tra l’ingenuamente ottimistico ed il brutalmente irriguardoso, e fa pure incazzare, rafforzando la diffidenza ed alimentando un distacco avvilente tra le aspettative create ed un risultato finale in grado di compromettere quel rispetto che si deve ad ogni band al momento di intraprendere un nuovo ascolto.
Pur spulciando volenterosamente all’interno della tracklist, risulta davvero impossibile concedere ad un brano in particolare l’onore di una menzione, impossibile raccomandare un ascolto e difficile, molto difficile, cogliere l’utilità di un disco del genere per un pubblico allo stesso tempo graziato e tramortito da un’abbondanza di proposte. “Troppo poco" e “troppo presto" sono tra le espressioni che caratterizzano, in senso così negativo da non potersi dire nemmeno negativo nel senso classico, una delle produzioni più brutte che Metallized mi abbia dato l’opportunità di ascoltare, e forte avverto in seno la valenza sociale del mio compito, nel consigliare di non dedicare tempo prezioso ad un’uscita dilettantesca senza arte né parte, che trova il suo unico pregio nella durata relativamente contenuta dell’irradiazione sonora (perché chiamare questa “musica” è un regalo che un’uscita commerciale non merita) alla quale espone il malcapitato ascoltatore. Ed ora, con permesso, me ne torno ad un Super Collider che al confronto è roba di un altro pianeta.
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7
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Anzitutto, direi che mostrare rispetto per le opinioni altrui, specialmente quando motivate, sia sinonimo di maturità e intelligenza. In seconda battuta, le tue sono solo illazioni, argomenti zero. Infine, hai tutto il diritto di non essere d\'accordo con l\'opinione altrii, ma chi recensisce o meno su questo sito non sta a te determinarlo. |
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6
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Amazza oh che frustrato il recensore! Sicuramente è un disco diretto senza tanti fronzoli, che colpisce nel segno. Molto probabilmente al recensore non piacciono nemmeno i Motorhead visto che anche loro sono diretti. Quindi un consiglio, lasciate recensire chi ne capisce e apprezza il genere.
Quanto a me un 70 non glielo leva nessuno a questo disco! |
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5
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Quoto Rada! In confronto a Super collider questo disco è un capolavoro del Metal tutto... ahahahahahaha |
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4
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Si, dal poco che ho ascoltato tanto per curiosità anche io dopo aver letto la rece direi una sufficienza minima...la cosa più imbarazzante (a parte il voto che si sa come viene visto ecc ecc) è l'ultima frase "me ne torno ad un Super Collider che al confronto è roba di un altro pianeta". Beh...penso che il peggior brano di questi qui sia meglio del migliore dell'ultimo Megadeth...ed è tutto dire! |
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3
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per curiosità ho ascoltato qualcosa...non è come si dipinge, mi spiace pckid ma non ci sta la valutazione e la recensione. sufficienza sicura, recensore bocciato (in simpatia nè)!  |
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2
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Ho sentito di molto peggio, ma pompato in sede di recensione perchè evidentemente non si poteva scontentare la big label di turno. disco onesto non così brutto come lo si dipinge. |
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1
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Nessun metal masterpiece, ma neanche da quaranta, è heavy metal senza fronzoli, derivativo al massimo con vocalmente lei che non è per nulla male, qualche assoli discreto lo contiene e non vedo perché martoriarili così, ok non è piaciuto, però io non lo trovo così scadente. Per me alla sufficienza c'arrivano. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lady Beast 2. Metal Rules 3. The Lost Boys 4. Armor 5. Bithrite 6. When Desire Is Stronger Than Fear 7. Hot Pursuit 8. Go for the Bait 9. Ram It Down (Judas Priest cover)
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Line Up
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Deb (Voce) Tommy (Chitarra) Twiz (Chitarra) Greg (Basso) Adam (Batteria)
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RECENSIONI |
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