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Dwail - The Human Concern – Part One
( 1929 letture )
Da una band ormai attiva sin dal 2006, con decine di concerti alle spalle nella loro terra natia e che si prodigano nel tentativo di suonare un misto non convenzionale di rock, metal e hardcore dichiarando Gojira, Pantera e Tool come principali influenze per le loro sonorità, non si può che avere un’alta aspettativa. È questo il caso dei Dwail, quartetto francese ormai attivo da sette anni e pronto alla pubblicazione di questo EP che precede l’uscita prossima del loro secondo album intitolato The Human Concern. I concetti e gli argomenti su cui i testi vanno (e andranno) a vertere in queste due pubblicazioni sono racchiudibili in una piccola categoria che presenta milioni di sfaccettature diverse e non facili da maneggiare: “la preoccupazione umana” narra dell’introspezione psicologica e delle reazioni istintive della popolazione mondiale conseguenti a un’invasione aliena (una sorta di Guerra dei Mondi in salsa metal). Non essendoci, in questa registrazione, nessun Tom Cruise caratterizzato dal duro rapporto con il figlio, dovremo abbandonare ogni tentativo di digressione cinematografica e basarci giustamente su ciò che viene messo in campo dal quartetto francese.

L’EP si apre con A Ray of Light, brano che mostra già buona parte delle sonorità e dello stile di cui i Dwail si fanno portavoce. La chitarra di Julian Gretz si alterna tra riff lenti e gravosi, dal sentore vagamente thrash quando non è invischiato in uno dei classici breakdown che tanto caratterizzano il metal-core proposto dal quartetto; la voce di Yannock Sans è intensa nel suo scream, anche se già da questo brano d’apertura appare decisamente monocorde e poco incline a variare il suo stile a seconda del ritmo imposto da basso e batteria; è proprio quest’ultimo strumento che merita un discorso a parte: appare infatti interessante il lavoro alle pelli di Lea Costantino, la quale sembra cambiare ritmo e velocità con molta semplicità nei vari passaggi, dimostrando una buona tecnica e una buona qualità esecutiva; il basso di Mateo Arrestier, invece, si accontenta di sostenere il ritmo quando la chitarra di Gretz si prodiga in riff più acuti, riempiendo il sound generale ma senza osare più di tanto nel novanta percento della registrazione. Stesso discorso può valere per il brano successivo Under the Bombs e per quasi tutti quelli che ne conseguono: è indubbio che il quartetto sia in grado di pestare e di creare un buon muro sonoro che colpisce l’ascoltatore in più modi, a seconda dell’intensità e della velocità imposte dalla batteria; tuttavia, per rendere grande e innovativo un album, non basta mostrare una buona propensione e discrete capacità nel cambio di tempo e nella costruzione di riff dediti all’headbangin’. La sensazione che accompagna tutta la riproduzione di questo The Human Concern (Part One) è l’incompletezza: si trovano buoni riff, qualche idea valida sparsa qua e là, ma tutto pare essere lasciato abbastanza al caso, come se i nostri quattro francesi non avessero un’idea chiara su cosa suonare ma si limitassero a dedicarsi a dettagli tecnici per rendere il tutto più caotico e d’impatto. I Tool, i Pantera e i Gojira non hanno costruito la loro compattezza sonora sul caos e sul mero utilizzo di cambi di tempo e breakdown, ma si sono prodigati in sperimentazioni ben studiate e dal grande sapore sonoro che non è mai venuto a mancare a scapito della violenza complessiva. L’unico brano che necessita di un discorso a parte, nel quale spicca Mateo Arrestier con il suo basso, è The Human Concern: si tratta quasi di un intermezzo di poco superiore ai due minuti ed è l’unico baluardo che rende evidente che i Dwail possano avere le carte in regola per sperimentare e per rendere il loro sound valido e personale, in futuro; purtroppo due minuti interessanti su venticinque di registrazione poco dissimile nella sua caoticità, non sono abbastanza per ottenere una valutazione sufficiente, tuttavia si possono intendere come una piccola speranza per il futuro e per la seconda parte di questo concept album che, dal punto di vista testuale, continua a risultare decisamente interessante.

In conclusione, tenuto conto delle alte aspettative messe in campo dalla band con la citazione delle loro influenze e tutto ciò che ne consegue, The Human Concern – Part One è una delusione. Il sound, che dovrebbe essere almeno parzialmente innovativo e fresco, risuona e ripropone un metal-core di medio/bassa qualità edulcorato solamente da qualche piccolo accenno ad altri generi come il thrash/groove (che continua ad essere, in ogni caso, l’influenza più udibile nella loro registrazione), l’hardcore e il prog. La prova tecnica è sostanzialmente valida, ma non è supportata da un songwriting che possa rendere giustizia a queste loro capacità; solamente la breve title-track spicca nettamente sugli altri, grazie a una buona sperimentazione bassistica e a una valida prova di Lea Constantino alle pelli, di gran lunga la più ispirata del quartetto con i suoi cambi di tempo e i suoi ritmi variabili di doppia cassa. Dopo questo mezzo passo falso non si può che attendere e sperare che la seconda parte di questo concept album sia più ispirata e caratterizzata da qualche tentativo coraggioso in più, partendo proprio dalla base della title-track. Se siete appassionati di metal-core e volete trascorrere una ventina di minuti in compagnia delle classiche sonorità del genere condite da qualche timido excursus musicale, allora potete offrire una possibilità ai Dwail che, in futuro, potrebbero offrire delle soddisfazioni a molti ascoltatori; se invece siete qui sperando di trovare forti richiami a Gojira, Pantera e Tool, allora potete comportarvi alla stregua degli alieni nei confronti del pianeta terra fino a questo momento: tenervi alla larga.



VOTO RECENSORE
53
VOTO LETTORI
33.33 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2013
Klonosphere Records
Metal
Tracklist
1. A Ray of Light
2. Under the Bombs
3. District One
4. LD50
5. The Human Concern
6. Gang Rape
Line Up
Yannock Sans (Voce)
Julian Gretz (Chitarra)
Mateo Arrestier (Basso)
Lea Costantino (Batteria)
 
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