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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2386 letture )
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Le premesse per un lavoro interessante ci sarebbero tutte. Un gruppo nord europeo dedito a sonorità a cavallo tra lo psych, il doom e l'hard rock in stile primi anni 70, una registrazione annunciata come adatta allo stile e rispettosa dell'epoca che lo ha generato, ed una cantante donna con l'incarico di fare da sacerdotessa di un rito, più che dettare linee vocali vere e proprie. Altro fattore da tenere presente è il cantato in finlandese, non esattamente la lingua considerata più adatta alla bisogna, ma dalla musicalità strana e per certi versi intriganti. Già venuti alla ribalta lo scorso anno con un controverso album intitolato Seremonia, i cinque musicisti avevano scoperto da subito le proprie carte. La parte più hard rock faceva riferimento ai gruppi proto-metal di fine anni 60/inizio 70, la parte psych era tipicamente sud europea, quella doom immancabilmente debitrice verso i pochi gruppi che hanno dettato le coordinate del genere nello stesso periodo, ed i testi oscuri e votati all'esoterismo erano del bassista Ilkka Vekka. Su tutto si stagliava prepotente una attitudine D.I.Y. che faceva pensare al punk. Con questo nuovo Ihminen, i Seremonia non fanno che proseguire sul sentiero intrapreso, confermando sia alcune qualità già prima evidenziate, che i molti limiti intrinsecamente contenuti dalla loro proposta.
Quello che viene fuori prepotentemente da Ihminen ("umano" in finlandese), sono le due caratteristiche peculiari della band, ossia la qualità dell'incisione e la voce della cantante Noora Federley. In ossequio all'epoca ormai lontana cui i Seremonia fanno riferimento, la ricerca di un suono Lo-Fi è portata all'esasperazione, fino ad arrivare addirittura all'eccesso, tanto che le chitarre di Markkula e Pirinen ed il basso di Vekka sono sempre molto ronzanti e poco definite nei particolari quando suonano insieme. Se a ciò aggiungiamo il fatto che il batterismo di Erno Taipale -impegnato anche al flauto in taluni passaggi più sognanti e/o spaziali- è assolutamente selvaggio, pieno di fillers e, oltretutto, in fase di mixaggio è tenuto talvolta molto in evidenza, tal’altre troppo in retroguardia, si arriva ad una situazione in cui il suono è sicuramente molto retrò ed in linea con lo spirito del gruppo, ma anche difficile da scomporre per analizzare le prestazioni dei singoli. Sempre per ciò che attiene alla batteria, si arriva ad un suono dei piatti che, non contestualizzato all'interno della proposta filosofica dei Seremonia, è a tratti addirittura osceno. L'altra particolarità della musica che si staglia su tutto è la voce di Noora Federley. Questa, in ossequio all'attitudine mostrata, non è una interprete, ma una vera maestra di cerimonia che per l'intera durata di Ihminen mantiene un tono algido, distaccato, monocorde, volutamente non interpretativo. Inoltre, l'effetto riverbero è usato a profusione, in modo da generare -nelle intenzioni- una sorta di trip continuo, con la Federley a fare da guida all'interno di paesaggi acido/spaziali, in qualche caso integrati dal inserti di tastiera. Il disco, una volta accettato il loro modo di fare, parte abbastanza bene, riuscendo a tenere desta l'attenzione almeno da Noitamestari a Painajaisten Maa, poi, virando verso suoni sempre più doom e senza mantenere una coerenza all'interno della tracklist, diventa troppo ripetitivo e dispersivo, rendendo fastidiose le nenie incolori con cui la Federley marchia ogni brano.
Alla fine dell'ascolto, più che le canzoni, sono proprio le due prerogative prima segnalate a rimanere impresse. Visto quanto ciò incide, è probabile che una scelta più di basso profilo, magari in forma mini album, avrebbe contribuito a focalizzare maggiormente l'attenzione sulla musica e non su singoli elementi che contribuiscono a formarla, che da soli significano poco. Ihminen è un lavoro piuttosto discontinuo, che oscilla tra momenti hard rock, psych, doom, talvolta con un palese retrogusto space rock, senza una logica apparente. In linea generale questo atteggiamento potrebbe anche essere interpretato come valore aggiunto, ma inserito in un contesto che presta il fianco a parecchie critiche, contribuisce a rendere ostico l'ascolto completo dell'album. Quella dei Seremonia è la classica proposta destinata a dividere: da un lato quelli avvinti dalle loro atmosfere stranianti, fredde e malsane, disposti a mettere in secondo piano la fruibilità in quanto tale, dall'altra quelli che rimarranno sopraffatti dal senso di repulsione non tanto verso il suono (volutamente di bassa qualità), quanto verso la voce glacialmente inespressiva di Noora. A prescindere da tutto ciò, è la qualità della musica a dover essere valutata. Questa mostra ancora delle lacune in fatto di personalità ed espressività che devono essere profondamente limate. I Seremonia evidenziano dei miglioramenti rispetto al recente passato, ma rimangono ancora in un limbo espressivo che li rende troppo fragili musicalmente, a dispetto delle potenzialità intuibili.
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mi sembra un voto un po' severo, certo non e' un classico del genere ma si fa ascoltare e trasuda onesta' da tutti i solchi. Se siete appassionati dello stile in questione dateci un ascolto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Noitamestari 2. Itsemurhaaja 3. Ovi 4. Suuri Valkeus 5. Painajaisten Maa 6. Luonto Kostaa 7. Ihminen 8. Itsemurhaaja II 9. Vastaus Rukouksiisi 10. Tähtien Takaa 11. Hallava Hevonen
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Line Up
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Noora Federley (Voce) Teemu Markkula (Chitarre, Synth, Cori) Ville Pirinen (Chitarra elettrica, Synth, Cori) Ilkka Vekka (Basso, Synth) Erno Taipale (Batteria, Flauto)
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RECENSIONI |
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