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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Eibon La Furies - The Immoral Compass
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( 2193 letture )
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Il troppo stroppia.
Ci avevano provato tre anni fa con The Blood Of The Realm, lasciando più perplessità che convincimento nella critica. Ora nuovamente le ambizioni degli Eibon La Furies ci vengono presentate sotto l'etichetta di victorian metal, con il secondo full length, intitolato The Immoral Compass. Occultismo, immagini in bianco e nero, episodi storici dall'ambientazione suggestiva (come la storia di Jack lo squartatore, trattata nelle precedenti uscite), tutti ingredienti dal fascino assicurato. Ma è sufficiente portare un visitatore a spasso per le vie più malfamate di un'ottocentesca Londra per convincerlo della validità della proposta di Lord Eibon e soci? O meglio, quanto può essere accurato nella ricostruzione ed avvincente per l'intrattenimento un viaggio sulla carrozza degli Eibon La Furies? La risposta è poco. Seppure la direzione del songwriting di The Immoral Compass prenda le distanze da The Blood Of The Realm, lasciando da parte i campionamenti industrial e le orchestrazione per spostarsi talvolta su lidi più affini all'heavy, la confusione continua a fare da padrona nelle composizioni del quartetto, che mescola una manciata di riff interessanti, con spunti ad effetto sorpresa e trovate bizzarre alla rinfusa, condendo il tutto con un coefficiente tecnico di per sé abbastanza elevato, ma completamente senza briglia, quando non votato all'autocompiacimento. L'imprevedibilità dell'ascolto, carta vincente per la longevità di molte uscite, in questo platter si trasforma in una forte discontinuità tra brani più ritmati (Astronomy In Absences), ballad (Flames 1918) ed episodi al limite del neofolk (The Vanguard, The Compass Remains), quando non tutto ciò non accade all'interno di una singola, caotica, traccia (Imperial Jackals Head, An Enigma In Space And Time). Alternanze tra sezioni atmosferiche recitate e passaggi cromatici delle sei corde, rallentamenti e brusche accelerazioni seguite talvolta da soluzioni armoniche ben poco armoniose, ma lasciando anche intravedere accompagnamenti evocativi nella loro semplicità, come in Who Watches The Watchers. Anche la lineare Flames 1918 riesce rimanere impressa grazie ai suoi arrangiamenti minimali, riuscendo a mostrare nel finale un lato più raffinato grazie alle armonie di chitarra. Altra forte difficoltà presente in The Immoral Compass, è la tangibile fatica della band a trovare dei temi memorabili o melodie non dozzinali, aggravata dalla necessità di riempire il minutaggio a tutti i costi, anche solo con lunghi di pattern recitati. Questa forzatura si riflette perfettamente in Conjure Me, la traccia più debole dell'intero platter: costruita su riff di scarsa ispirazione, deboli vocalism femminili e ostinate ripetizioni di refrain dallo debole mordente, fatta eccezione per la sezione solista sul finale. Per quanto gli arpeggi, gli inserti di synth e l'effettistica possano fare, i richiami alla maestosa età della regina Vittoria in The Immoral Compass sono ben pochi e localizzati soprattutto nelle liriche e nell'abbigliamento dei musicisti, mantenendo uno spettro compositivo che di quegli anni incarna solamente le profonde contraddizioni.
Si sa, l'Inghilterra non è nuova a questo genere di proposte e l'epoca vittoriana è stata fonte d'ispirazione per più di una band albionica, pure con ottimi risultati. Si potrebbero nominare Akercocke, A Forest Of Stars e Imperial Vengeance per affinità, ma nessuno dei tre termini di paragone consentirebbe agli Eibon La Furies di uscire vincitori da un confronto. Seppure le potenzialità si intravedano nel corso di tutto The Immoral Compass, il lavoro da fare per potersi assicurare una fetta di mercato così ristretta è ancora molto e deve necessariamente passare per una fase di organizzazione del metodo di composizione o quantomeno per un raffinamento necessario per mantenere una certa coerenza con il filone a cui si attinge. Lord Eibon ha ancora davanti a sé la possibilità di riprendere le redini della propria carrozza e condurla ad un rifugio sicuro, ma è necessaria una virata decisa ed una guida più solida per evitare di interrompere bruscamente la propria corsa, perché le strade di Londra brulicano di vita e di creature famigerate, che non esitano ad azzuffarsi con un gentiluomo per un tozzo di pane.
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Non concordo per nulla sul voto e la rece,secondo me è un gran bel disco,certo difficile,forse caotico ai più,o direi mal compreso,ma prosegue il discorso iniziato esasperandolo al massimo per imprevedibilità ed estro,cosa che secondo me ha sempre avuto questa band.I paragoni che hai fatto certo che ci stanno,ma nessuno secondo me nell'espressione musicale deve "vincere"perchè secondo me non c'è nulla da vincere,c'è solo da esprimere sentimento e passione,e per me Lord Eibon ne ha da vendere,voto 78,cmq sia ovvio è che ognuno ha i suoi gusti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Compass Awakes 2. Immoral Compass to the World 3. Astronomy in Absences 4. Imperial Jackals Head 5. Flames 1918 6. An Enigma in Space and Time 7. Who Watches the Watchers 8. Conjure Me 9. Ascending Through Darkness 10. The Vanguard 11. The End of Everything 12. The Compass Remains
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Line Up
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Paul D Sims “Lord Eibon” (Voce, Chitarre, Tastiere) Neil Purdy (Chitarre) Matt Cook “The Furious Host” (Basso) Jamie Batt “Battalion” (Batteria)
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RECENSIONI |
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