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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2264 letture )
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Qual è la sottile linea di confine che separa una forte presa di posizione da una decisa presa in giro? È quello che ho pensato in maniera istintiva all'inizio di questo Waswas, quando i riff di I Am Devoted Father sono partiti con il livello del volume che ancora si stava alzando; quando quella manciata di riff grezzissimi mi hanno riportato, d'impatto, a Transilvanian Hunger e poi, ascoltando bene la batteria ripetitiva e con quel fastidioso effetto digitale (come se fosse stata composta con il vecchio Fruity Loop), mi sono spostato sui sentieri dei vari Blodulv, Hypothermia, Dödfödd... Eppure un prolungato ascolto a queste ripetitive reiterazioni (si, è una fastidiosa annominazione, ma sopportare due riff per cinque minuti è un tipo di noia che è concessa solo al capolavoro dei Darkthrone) ho pensato che siamo di fronte ad un gap qualitativo messo in discussione anche dalla proposta del messaggio/formato. Mi spiego meglio. Che senso ha proporre e produrre un tipo di black metal così grezzo e scarno, così minimale e gracchiante, se poi lo si rilascia in formato digitale? Sarebbe stata una goduria sentire la fastidiosa batteria di cui parlavo sopra, all'interno dello scorrere analogico della musicassetta e cercare di comprendere i riff, strizzando occhi e orecchie, nell'altalenarsi dei volumi su nastro, tentando di decodificare questo tipo di malignità. E questo è esattamente quello che si poteva ascoltare nei nastri degli svedesi sovra citati... in quel caso, però, c'era anche tanta qualità: c'era il periodo storico (che non è cosa da poco) e c'era tutto quel corollario fatto di fanzine, tape-trading, flyer fotocopiati ecc. che al giorno d'oggi, non hanno più senso di esistere (anche se sarebbe meravigliosamente nostalgico). Ma non solo: la cura nell'assegnare diversi tipi di filtri per le urla ci riporta, inequivocabilmente, al servizio del digitale, mondo che sembra avverso alla produzione delle sei corde. Eppure c'è qualcosa di buono che esce dalle viscere di Gustav (anche bassista dei Noctifer). Alcuni riff sono davvero ben composti e ricordano perfino le atmosfere di Det Som Engang Var (soprattutto in Fire in Darkness). Le seconde chitarre creano dei perfetti contraccolpi armonici e tutto andrebbe a vantaggio di questo progetto se non fosse per quella matematica, fredda e fin troppo distinguibile batteria, che suona esattamente come una drum-machine. Vorrei anche dire che i momenti particolarmente più ispirati sussistono nel momento in cui gli stancanti blast-beat frenano per lasciare più aria alle sei corde. Blood ha delle interessanti melodie che però muoiono presto sotto i colpi della veloce monotonia. Ravens and Brains avrebbe anche interessanti soluzioni, se non fosse che la distanza di volumi fra chitarre e batteria crea una sensazione di riff fuori tempo. Ci sono inoltre dei passaggi nei quali le due chitarre intrecciano melodie poco chiare e a dir poco confusionarie. In più la rara presenza di un tessuto vocale dà l'impressione di ascoltare un disco strumentale, fattore che non va proprio a vantaggio dell'assimilazione.
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dove si può ascoltar qualcosa?sul tubo non trovo niente..grazie!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Am Devoted Father 2. The Cyrcle of Baal 3. Fire in Darknes 4. Blood 5. Iblis 6. Ruins and Brains 7. Waswas
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RECENSIONI |
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