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EDGUY - Il nostro segreto? Parlare e ascoltare!
23/05/2014 (1776 letture)
Con l’ultimo album gli Edguy, una delle band più chiacchierate di questi tempi anche a causa del sempre più celebre side-project del frontman Tobias Sammet, gli Avantasia, hanno tappato la bocca ai detrattori: non solo hanno dimostrato di essere ancora perfettamente in grado di suonare del classico power, pur senza rinnegare le loro sperimentazioni più recenti, ma hanno anche sfornato un lavoro più che valido che li mostra in splendida forma. Abbiamo dunque colto l’occasione per scambiare due chiacchiere con il chitarrista del gruppo, il simpatico e disponibile Jens Ludwig. Volete sapere qual è la formula segreta del successo degli Edguy? Siete curiosi di ascoltare le differenze fra la band e gli Avantasia direttamente dalla bocca di uno dei musicisti? Allora questa è la lettura che fa per voi!

Barry: Ciao Jens, benvenuto su Metallized! Come stai?
Jens: Tutto a posto, grazie. E tu?

Barry: Anche io bene e felice di poter scambiare quattro chiacchiere con te. Se ti va, inizierei questa intervista con uno sguardo al passato: sono trascorsi tre anni dalla pubblicazione di Age of the Joker, quindi vorrei domandarti se ne sei ancora soddisfatto o se, a mente fredda, cambieresti qualcosa.
Jens: Sono tuttora molto soddisfatto del risultato finale di Age of the Joker. Sai, se domandi a molte altre band che ne pensano del loro precedente lavoro, ti rispondono spesso che cambierebbero qualcosa e che nell’album più recente hanno cercato di correggere qualche difetto riscontrato nei più vecchi; per me invece è diverso, amo tutti gli album che abbiamo pubblicato! Naturalmente può capitare che, ascoltando un album a qualche anno di distanza dalla pubblicazione, ci sia qualche passaggio che non ti convince più al 100% e che magari modificheresti un po’, ma alla fine gli album che abbiamo prodotto rappresentano gli Edguy in un determinato momento della loro e della nostra storia; di conseguenza Age of the Joker raffigura esattamente ciò che eravamo nel 2011 ed il nuovo album, Space Police: Defenders of the Crown raffigura ciò che siamo nel 2014.

Barry: Ogni album rappresenta un capitolo della vostra storia, in sostanza; venendo al nuovo lavoro, come mai questo doppio titolo?
Jens: Ovvio, per via del prezzo! Così la gente può comprare due titoli al prezzo di uno! (risate, ndr) No, a parte scherzi, la prima idea che ci è venuta in mente è stata Defenders of the Crown, che ci sembrava possedesse il giusto feeling per essere il titolo di un album heavy metal, con canzoni epiche e cose del genere. Anche la compagnia discografica ha apprezzato molto il titolo, ci hanno detto: Wow! Defenders of the Crown è un titolo splendido! Si adatterà alla perfezione a canzoni ambientate nel Medioevo. Lì è stata la prima volta in cui abbiamo pensato: Oh oh, forse dobbiamo trovare un altro titolo! perché scrivere canzoni di quel genere non era assolutamente nelle nostre intenzioni! Abbiamo quindi momentaneamente messo da parte Defenders of the Crown, pur continuando a ritenerlo un buon titolo ed abbiamo iniziato a cercarne un altro. Ci è allora venuto in mente Space Police e, benché non si adattasse bene come Defenders of the Crown ad essere il titolo di un album heavy metal, abbiamo pensato che potesse comunque essere una scelta interessante per gli Edguy. Successivamente è stato il nostro produttore Sascha Paeth a suggerirci di utilizzare entrambi i titoli; inizialmente credevamo scherzasse, poi ci abbiamo pensato ed in effetti abbiamo convenuto sul fatto che potesse essere una buona idea. Suonava molto filmistico, tipo Indiana Jones e l’ultima Crociata! Oltretutto ci lasciava aperta la possibilità di dar inizio a qualcosa di più grande, magari una trilogia. Col senno di poi credo sia stata una scelta perfetta, perché rispecchia i due volti degli Edguy: Defenders of the Crown rappresenta la parte più tipicamente heavy metal, più seriosa e più profonda, mentre Space Police rappresenta la parte più sperimentale, più scanzonata e non strettamente metal!

Barry: Un bell’insieme dunque! So che solitamente è Tobias Sammet a scrivere le canzoni per la band, quindi immagino sia accaduta la stessa cosa per questo album, ma mi piacerebbe sapere come avete lavorato, successivamente, per arrangiare i brani e giungere alle versioni definitive.
Jens: E’ vero ciò che tu dici, ma stavolta un paio di canzoni le ho scritto anche io, eheh! Comunque, indipendentemente da chi abbia l’idea per un nuovo brano, il nostro modo di lavorare è ormai consolidato: andiamo in sala prove con tutta la band e ci mettiamo a lavorare sull’idea di base, cercando di tirarne fuori il meglio e di giungere ad un brano organico e valido. Ci rechiamo in studio solo dopo aver lavorato a fondo su ogni idea ed aver tirato fuori delle bozze di quelle che saranno le canzoni finali. Per questo album le cose sono andate in maniera leggermente diversa, dal momento che abbiamo impiegato più tempo del previsto per mettere assieme le idee e, quando siamo andati in studio, alcune canzoni ancora non erano state arrangiate alla perfezione. Da un certo punto di vista, però, posso dire che è stato meglio, perché non abbiamo avuto il tempo di pensarci troppo. Molte canzoni presenti sull’album, quindi, suonano molto spontanee proprio perché non abbiamo avuto occasione di arrovellarci troppo: siamo andati lì, abbiamo suonato, abbiamo registrato ed ecco che è nato l’album!

Barry: Un modo molto istintivo dunque! E’ un buon modo anche questo di lavorare. Perdonami, però, perché a questo punto devo lanciare una piccola provocazione: penso che questo album, che peraltro trovo uno dei più pesanti della vostra carriera, sia anche il più Avantasia della vostra carriera. Sei d’accordo con me?
Jens: No, a dire il vero. Penso che Age of the Joker fosse più vicino allo stile musicale degli Avantasia rispetto al nuovo lavoro. E’ normale, comunque, che vi siano molte somiglianze fra i due gruppi, dato che condividono lo stesso compositore principale e lo stesso team di produzione. La maggiore differenza fra i due gruppi, che peraltro è importante, sta nel fatto che gli Avantasia sono un progetto, un qualcosa che cambia membri in continuazione, mentre gli Edguy sono una band vera e propria: siamo cresciuti col tempo e suoniamo in un modo più originale, che è frutto di tante esperienze passate. Ripeto, è normale che ci siano e ci saranno sempre somiglianze, essendo Toby il cantante ed il compositore di entrambi i gruppi, ma, per quanto riguarda Space Police: Defenders of the Crown, penso invece che siamo riusciti ad allontanarci da quegli aspetti di Age of the Joker che risultavano troppo simili al sound degli Avantasia. Ed è una cosa che mi fa molto piacere!

Barry: Ok, perfetto. Sai come si dice, no? E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!
Jens: Ahah tranquillo! Ci fanno sempre domande anche sugli Avantasia, siamo abituati!

Barry: Meglio così! Continuando a parlare del vostro stile musicale, voi avete incorporato diverse influenze nel vostro sound, quindi ti chiedo: come definiresti tu il vostro stile?
Jens: Credo di poterlo definire hard rock, ma anche heavy metal, rock ‘n’ roll…è un po’ un mix, ma alla fine presenta caratteristiche basilari comuni a tutti questi generi: si tratta di musica basata sulle chitarre, che le conferiscono un sound potente. Secondo me, uno degli punti di forza della musica degli Edguy sta proprio nel fatto che è difficile da inquadrare in una categoria precisa. Se fai ascoltare la nostra musica a qualcuno che non ci conosce, scoprirai che ogni volta quella persona proverà a dare una definizione diversa: magari ascolta una canzone e pensa: Oh! Power metal! Poi ne ascolta un’altra e dice: Ah beh, ma qui si parla di classico heavy metal! Poi un’altra ancora e scopre ulteriori, differenti elementi. Magari troverà persino qualche canzone pop metal che non gli piace, ma potrà anche ascoltare qualcosa che spacca! (risate, ndr) Credo in sostanza che la diversità sia uno dei cardini non solo degli Edguy, ma dell’heavy metal in generale: proviamo sempre a realizzare in modo creativo ed interessante ciò che vogliamo, ci sentiamo liberi di sperimentare, di trasporre in musica i nostri sogni. Credo che ciò costituisca lo spirito stesso dell’heavy metal e credo anche che gli Edguy siano una delle poche band che possano permettersi di pensare fuori dagli schemi e realizzare musica fuori dagli schemi. E’ una cosa che mi rende molto felice.

Barry: L’evoluzione e la sperimentazione sono senza dubbio vitali per qualunque artista. Tornando al nuovo album, cosa mi dici dei testi? Avete tratto ispirazione da qualcosa in particolare?
Jens: Toby in questo periodo scrive testi basandosi su eventi che accadono, cose che ha in mente, che lo preoccupano o catturano la sua attenzione in un determinato momento; su questo album ad esempio puoi trovare canzoni riguardanti la band, la sua attitudine, ma anche i suoi critici, come Sabre & Torch o la stessa Space Police; da un altro lato puoi trovare alcuni brani dal carattere molto personale, come Alone in Myself, ma anche una canzone come Do Me Like a Caveman, che parla di ciò che accade quando sei seduto sul letto di una stanza d’albergo, da solo ed il silenzio viene rotto da voci provenienti dalla camera accanto alla tua. Un modo molto interessante di trarre spunti per nuovi testi, peraltro! In sostanza non c’è un filo conduttore nei nostri lavori, non scriviamo concept album, ma ogni canzone ha una storia a sé. Questa, peraltro, è un’altra differenza rispetto agli Avantasia!

Barry: Non hai tutti i torti! (risate, ndr) Mi è piaciuta in particolar modo The Eternal Wayfarer, anche perché trovo che sia un sunto di tutta la vostra produzione: presenta parti epiche, veloci, lente, perfino qualche ispirazione orientale! Vorrei quindi chiederti se sei d’accordo e se ti va di dirmi qualcosa in più su questo brano.
Jens: Stavolta sono completamente d’accordo, è anche una delle mie canzoni preferite del nuovo album! Mi piacciono le canzoni lunghe, amo molto anche The Piper Never Dies di Hellfire Club, che dura sui dieci minuti; a volte sentiamo come la necessità di scrivere canzoni più ragionate ed epiche, con parti dalle sonorità differenti, alcune più veloci ed altre più lente. Naturalmente non puoi fare un intero album di canzoni lunghe dieci minuti, altrimenti verrebbe fuori una noia mortale! Ma trovo che una traccia del genere sia una conclusione eccellente per un album, perché, oltre a rappresentare come dici tu un sunto della nostra produzione, rappresenta anche un sunto dell’album stesso! Trovo che ascoltare una canzone di questo tipo sia come riascoltare da capo l’album e quindi mi piace concludere un album degli Edguy in questa maniera.

Barry: E’ vero, permette anche di tirare le somme di tutto l’album. Un’altra canzone interessante e particolare è Rock Me Amadeus, cover dell’artista pop austriaco Falco: come mai avete scelto proprio un brano del genere da coverizzare?
Jens: Amiamo le sfide e questa canzone ci sembrava una sfida interessante; tutti noi siamo fan di Falco, è stato un grandissimo artista e credo che in qualche modo ci sia sempre stata una connessione fra lui e noi. L’idea di realizzare una cover di Rock Me Amadeus è maturata nel corso del tempo, ci avremo pensato per almeno cinque o sei anni…poi finalmente in questo album abbiamo avuto le palle di farlo! (risate, ndr) Quando abbiamo preso la decisione, la prima cosa che abbiamo fatto è stato cercare su internet altre cover del brano, per trovare ispirazione, ma ci siamo resi conto che ne esistevano davvero poche, quindi abbiamo dovuto rimboccarci le maniche. Non è stato facile lavorarci, perché è una canzone davvero difficile, soprattutto per ciò che riguarda la parte cantata: anche per Toby, che pure è madrelingua tedesco, come del resto tutti noi, è stato piuttosto arduo rendere bene il particolare accento di Falco; oltretutto, per quanto ci piacciano le sfide, era indubbiamente molto alto il rischio di venir fuori con una cover ridicola! Il nostro intento era quello di omaggiare il brano ed il suo ideatore, ma anche di renderla in stile Edguy, quindi abbiamo dovuto muoverci con attenzione: alla fine, in sostanza, siamo partiti dalla canzone originale, vi abbiamo aggiunto chitarre heavy metal ed abbiamo reso particolarmente epico e potente il ritornello. E’ stata davvero una bella sfida, ma sinceramente sono contento del risultato finale.

Barry: Insomma non amate le cose facili! Una delle caratteristiche più interessanti degli Edguy, oltre a quelle che ci hai detto tu, sta anche nel fatto che in tanti anni di carriera non avete mai cambiato un membro della band. Se non sbaglio è dal 1998 che la vostra line-up è stabile, quindi te lo devo chiedere: qual è il vostro segreto?
Jens: Semplice: abbiamo superpoteri! (risate, ndr) Tutti i membri degli Edguy possiedono due straordinari superpoteri, che pochi altri esseri umani al mondo hanno: sappiamo parlare ed ascoltare. E’ normale che, quando sei in una band per tanti anni, hai a che fare con cinque persone diverse che hanno opinioni diverse; il trucco, secondo me, sta proprio nell’essere in grado di parlare di tutto, senza tenersi dentro nulla ed allo stesso tempo nell’esser capaci di ascoltare ciò che gli altri hanno da dire. In definitiva, è questa la chiave della compattezza degli Edguy ed il motivo per cui siamo rimasti assieme così tanto tempo!

Barry: Un’ottima risposta! Nel 2009 vi ho visti dal vivo al Gods of Metal e, in quell’occasione, un amico mi disse che, quando siete in Italia, non mancate mai di suonare Babylon perché una volta, a Milano, il pubblico italiano vi chiese espressamente quella canzone…è una storia vera o è solo una delle tante leggende del mondo metal?
Jens: No no, è tutto vero: era il 2004, avevamo in programma uno o due concerti dalle vostre parti ed inizialmente Babylon non era compresa nella scaletta; poi, però, ad una delle date il pubblico iniziò a scandire ad alta voce il titolo…e, insomma, certe volte il pubblico va accontentato! Da allora, quindi, Babylon rappresenta un momento fondamentale dei nostri concerti italiani.

Barry: Grazie della delucidazione! Spero allora che non vi siate stancati di suonarla!
Jens: Ma no! Chiaramente ci sono canzoni che finisci per suonare centinaia di volte e che quindi alla lunga ti stancano un po’, però trovo che un aspetto fondamentale di uno show dal vivo sia l’interazione fra band e pubblico: un buon concerto non dipende mai soltanto dalla performance della band o dall’esaltazione degli spettatori, ma proprio dalla loro interazione! Ci sono canzoni che creano un legame ed un’energia particolari fra noi ed il pubblico, quindi non importa quante volte le abbiamo suonate e quanto ci annoi farlo! Per noi è sempre come la prima volta, proprio a causa dell’energia che riceviamo in cambio da chi viene ad ascoltarci.

Barry: Perfetto, meglio così. So che su Age of the Joker hai usato per la prima volta una chitarra resofonica; vorrei quindi sapere se hai replicato un esperimento del genere sul nuovo album e come mai hai provato questo tipo di strumento.
Jens: E’ una storia abbastanza interessante: quando stavamo lavorando su Age of the Joker avevamo questa canzone, Pandora’s Box ed avevamo anche in mente il suono che volevamo ottenere, questa sorta di country/blues. Quando però ci siamo recati in studio ci siamo trovati di fronte ad un problema, dal momento che avevamo perfettamente l’idea di cosa volevamo ottenere, ma non riuscivamo a capire quale strumento utilizzare materialmente. Il nostro produttore, Sascha Paeth, ci ha allora suggerito di provare ad utilizzare una chitarra di quel tipo, quindi mi sono subito informato al riguardo, ho iniziato a cercare su internet ed alla fine ho acquistato questa chitarra resofonica che ci aveva suggerito. Mi sono dovuto esercitare una settimana prima di riuscire a padroneggiare a dovere lo strumento, poi abbiamo registrato quella parte di Pandora’s Box che avevamo in mente fin dall’inizio ed è venuta alla perfezione. Devo confessarti che questa chitarra ha rappresentato una notevole sfida per me, non è stato per niente semplice padroneggiarla! Ma è stato anche molto stimolante e questa è la cosa più importante: se fai sempre le cose nello stesso modo, alla fine rischi di annoiarti, quindi penso che questa band ed anche il sottoscritto abbiano bisogno di questo tipo di sfide per andare avanti. Quanto al nuovo album, non c’è stata canzone che richiedesse l’impiego di una chitarra resofonica. Se avessimo usato una resofonica sull’album, lo avremmo fatto esclusivamente per impiegarla, capisci cosa intendo dire? Sarebbe stata una cosa fine a se stessa, non avrebbe aggiunto nulla all’album dal momento che nessuna delle canzoni necessitava di una partitura suonata con uno strumento di quel tipo. In compenso, ad esempio sulla traccia Defenders of the Crown, abbiamo usato una flat top box, che aggiunge a sua volta nuovi elementi al nostro sound. E’ molto interessante cercare sempre di proporre qualcosa di nuovo.

Barry: Torniamo quindi a quanto abbiamo detto prima, l’evoluzione e la sperimentazione sono vitali per una band come voi.
Jens: Esatto! E’ ciò che ci mantiene interessanti! Siamo sempre alla ricerca di nuove sfide, sia che comprendano il coverizzare una canzone di Falco, sia che comprendano l’imparare a suonare un nuovo strumento. E’ ciò che ci spinge a continuare.

Barry: Chissà, magari un giorno proverete un banjo o un mandolino!
Jens: Certo! Chi lo sa? Non si può mai sapere con gli Edguy!

Barry: Aspettiamo e vedremo, dunque. A questo punto, una domanda classica: quali sono i tuoi modelli come chitarrista?
Jens: Mi piacciono i chitarristi che abbiano un bel suono ed un buon feeling, mentre mi trovo meno a mio agio con gli shredder; voglio dire, rispetto musicisti come Yngwie Malmsteen per la velocità con cui riescono a suonare, ma preferisco di gran lunga chitarristi come ad esempio Paul Gilbert, che siano in grado di comunicarti qualcosa. Per me suonare la chitarra non ha mai significato suonare a grande velocità, ha sempre avuto a che fare con le emozioni che si è in grado di trasmettere.

Barry: Quindi sostanzialmente concordi con la famosa affermazione di Jimmy Page, che recita: La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni?
Jens: Non completamente, in realtà. A volte la tecnica può essere il mezzo tramite cui trasportare le emozioni: quando senti qualcosa, quando percepisci la musica che vuoi realizzare e trasmettere, devi poi necessariamente essere in grado di trasportare quel che senti sulla chitarra! Per questo in certi casi è fondamentale esercitare un certo tasso tecnico, anche se indubbiamente non è l’aspetto più importante e non deve trattarsi di una tecnica fine a se stessa.

Barry: Hai ragione. Invece, per quanto riguarda la musica che ascolti abitualmente, che artisti prediligi? Intendo artisti di qualunque genere, non necessariamente rock o metal.
Jens: Ascolto musica molto variegata. Ovviamente mi piacciono i grandi classici dell’hard ‘n’ heavy, come Black Sabbath, AC/DC, Iron Maiden, Helloween, che hanno influenzato un po’ tutta la mia generazione. Ma ascolto anche musica più pesante ed anche generi più mainstream: ad esempio una delle mie band preferite al momento sono i Billy Talent. Non importa di che genere sia, a me piace la musica quando a realizzarla sono i musicisti, con le proprie mani; non amo, di conseguenza, generi come l’electropop, dato che mi piace sentire le chitarre, la batteria…mi piace sentire una vera band che suona, insomma! Una buona canzone è una buona canzone, sia essa pop, rock, persino death metal! L’importante è che catturi la mia attenzione e mi piaccia, il genere viene dopo.

Barry: Un approccio open-minded, in sostanza. So che avete già programmato alcune date live in Italia, quindi voglio chiederti se sei felice di poter tornare qui.
Jens: Certamente! Questa volta, in particolare, non vedo l’ora di suonare a Roma, dal momento che, se non sbaglio, l’ultima volta che ci abbiamo suonato risale addirittura al 1999, di supporto ai Gamma Ray. Sono dunque molto eccitato all’idea di suonare a Roma per la seconda volta nella mia vita e spero che entrambi gli show siano una festa, sia per noi, sia per i nostri fan italiani. Abbiamo sempre tenuto ottimi concerti nel vostro Paese e quindi spero che le due serate siano indimenticabili!

Barry: Beh, io abito a Roma, quindi mi raccomando, che sia davvero un grande show.
Jens: Ahah lo spero! Da parte mia farò di tutto perché lo sia!

Barry: Ti prendo in parola, eh? E’ una promessa!
Jens: Ovvio che lo è!

Barry: Va benissimo, allora ci vedremo là. Con questa promessa allora possiamo chiudere l’intervista. Ti ringrazio perché è stata una chiacchierata divertente ed interessante!
Jens: Grazie a te per avermi dedicato il tuo tempo. Ci vediamo ad ottobre con te e con tutti i nostri fan italiani che verranno ad ascoltarci!



JERICHO 2014
Venerdì 23 Maggio 2014, 18.42.52
3
Grandissimi gli Edguy!! il loro nuovo album è davvero una bomba,mi piace tantissimo! Molto bella l'intervista con Jens Ludwing,ottimo chitarrista e persona competente Lui (ma anche gli altri del gruppo) sono molto importanti ,a volte molti li sottovalutano x via dell' immensa presa mediatica che attira su di sè Tobias (anche x via di AVANTASIA) ma in questa band sono FONDAMENTALI !!! Bello il passaggio dell'intervista in cui (il bravissimo Barry) li domanda sulla longevità della line-up dal 98 ad oggi. Una risposta semplicissima : Basta parlarsi e ascoltarsi. Sempre,qualunque cosa si abbia da dire. Se lo avessero fatto pure Kiske - Hansen - Weikath a loro tempo avremmo ancora gli Helloween Idem con gli Angra
Barry
Venerdì 23 Maggio 2014, 16.57.39
2
Scrivere per Metallized regala questa e molte altre soddisfazioni peraltro lo scorso anno ho intervistato anche Toby per via dell'ultimo album degli Avantasia, se ti interessa leggila pure prenditi però un'ora di tempo perché non la finiva più di parlare ed è venuta fuori una chiacchierata chilometrica
HeroOfSand_14
Venerdì 23 Maggio 2014, 16.35.41
1
Le interviste agli Edguy sono le migliori che abbia mai ascoltato/letto. Tobi è uno dei leader più simpatici che ci sono nel mondo musicale e fa assolutamente morire dal ridere, ma pure Jens non scherza e segue la linea comica e ironica di questa band unica nel suo genere! Bella intervista, Barry, beato te che hai avuto la possibilità di intervistare un ottimo chitarrista di un grande gruppo
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