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HIGHLORD - Hic Sunt Musicorum
17/09/2016 (1120 letture)
Presenti sulla scena dall’ormai lontano 1998, gli Highlord rappresentano una delle realtà più longeve e conosciute del panorama power metal e dintorni. Con l’uscita del loro ultimo lavoro intitolato Hic Sunt Leones, i piemontesi hanno raccolto molti consensi e qualche critica. Durante la nostra intervista, essi non si sono affatto sottratti alla discussione, chiarendo i nostri dubbi e discorrendo di molto altro. Ecco quanto ci siamo detti.

Francesco: Ciao ragazzi e benvenuti nuovamente sulle pagine di Metallized.it dopo tanti anni. Prima di addentrarci nell’analisi del vostro disco volete presentare ancora una volta ai lettori gli Highlord, reduci anche da nuovi cambi in formazione? Stavolta addirittura durante le registrazioni.
Andy: Ciao a te e prima di tutto grazie per le belle parole con cui Metallized ha recensito il nostro ultimo lavoro. Gli Highlord sono una power metal band piemontese attiva dal 1998, con otto cd all’attivo ed un bel po’ di storia alle spalle. È vero, abbiamo avuto diversi cambi di line up, non ultimo l’abbandono dell’ultimo membro fondatore rimasto, il chitarrista Sted. Che dire? È normale che ci siano degli avvicendamenti all’interno delle band, di qualunque tipo ed a qualunque livello, ed a volte, quando le aspettative non corrispondono ai risultati, ci si può scoraggiare fino al punto di lasciar perdere. Solo il tempo dirà se si sia trattato della scelta giusta o sbagliata da effettuare. Per quanto riguarda l’ultima rivoluzione in casa nostra, Marco Malacarne ha preso il posto di Francesco Lombardo alle chitarre, registrando di fatto tutti gli assoli che potete ascoltare sul CD, mentre Davide Cristofoli è invece entrato in formazione a CD terminato. Per quanto riguarda questi cambi, vale il discorso di prima: senza falsa retorica, se qualcuno non si trova più a suo agio, è giusto che si allontani (nessuno è mai stato “cacciato”). Personalmente, io sono troppo concentrato sull’eccitazione che ho verso la line up attuale che, senza nulla togliere alle nostre “MK” precedenti, è davvero iper-tecnica e cazzuta!!

Francesco: Hic Sunt Leones non presenta un vero concept, ma c’è un filo conduttore che lega i vari pezzi. Qual è l’argomento base dei testi?
Andy: Il titolo del CD cita l’avviso che gli esploratori dell’Impero Romano ponevano ai confini delle terre inesplorate: i “leones” del segnale erano ovviamente una metafora per l’ignoto che si estendeva al di là di quelle terre. Il tema portante del nostro lavoro è proprio l’ignoto, che fa parte costantemente della vita di tutti noi, che si ripercuote su ogni aspetto della nostra esistenza. Nei testi dell’album si trovano riflessioni sulla vita e la morte, sull’arte, sull’amore, sul ciclo del karma e della reincarnazione, e così via. In ogni sfaccettatura della vita umana ci sono forti connotazioni di indefinito, che fanno sì che le nostre esistenze siano costantemente sorprendenti ed in qualche modo imprevedibili, nel bene e nel male.

Francesco: Nel disco sono presenti anche alcuni ospiti. Potete spiegarci il loro ruolo e come li avete contattati?
Andy: Linnèa Vikström, figlia di Thomas Vikström dei Therion (ne abbiamo appena parlato all’interno di questo report - NdA) , era una vecchia conoscenza del nostro bassista Max dopo un tour insieme, per cui abbiamo pensato subito a lei per le parti femminili di One World At A Time. Linnèa si è subito dimostrata entusiasta, sottolineando che il pezzo sembrava scritto apposta per la sua timbrica vocale e si è anche resa disponibile per venire in Italia a prendere parti alle riprese del video che abbiamo girato per questo pezzo, che potete guardare tutti su YouTube. Devo dire che è stata davvero molto gentile, cordiale e professionale al contempo: davvero un’ottima cantante e persona! (Confermo - NdA).
Apollo Papathanasio, ex Firewind ed ora in forza agli Spiritual Beggars, canta su Let There Be Fire, ed abbiamo pensato a lui principalmente perché dotato di una timbrica completamente diversa dalla mia, ed in grado quindi di valorizzare ancora di più il contrasto che si crea in questo duetto, in cui credo abbia fatto un ottimo lavoro.

Francesco: Il tratto principale di Hic Sunt Leones è rappresentato da un cambio di direzione musicale, ora più asciutta, aggressiva e diretta. Molto spesso, ed in qualsiasi ambito musicale, andando verso la maturità si nota che la scrittura si evolve “per sottrazione”, arrivando a forme espressive più semplici e ricorrendo meno ad effetti speciali, per così dire. È così anche nel vostro caso?
Andy: La premessa principale da fare per quanto riguarda la composizione dei nuovi pezzi è che, mentre negli ultimi lavori il compositore principale della musica era il nostro ex chitarrista Sted, per il nuovo lavoro è stato il nostro bassista Max ad occuparsi del grosso del lavoro di scrittura. Naturale quindi riscontrare un netto cambio di impronta, sarebbe stato preoccupante se così non fosse stato, hahaha! Detto ciò, non sono sicuro che applicare il concetto del “less is better” sia stato un processo conscio, anzi, a dire il vero, per quanto riguarda i nuovi pezzi, ho già letto ogni tipo di parere a riguardo. Secondo qualcuno abbiamo accantonato gli elementi prog per tornare ad essere più direttamente power, per qualcuno abbiamo aumentato la componente sinfonica e le parti di tastiera, aggiungendo quindi fronzoli e barocchismi. Penso, in tutta sincerità e senza alcuna necessità di “mettere d’accordo” tutti quanti, che ognuno di questi pareri sia corretto. Nella nostra musica sono sempre stati presenti elementi prog, power, heavy ed in parte anche sinfonici (oltre ad una vena hard rock che ogni tanto affiora decisa), per cui... gli ingredienti sono quelli, possono cambiare le dosi o la maniera di mescolarli, ma, pur avendo una forte impronta personale, la nostra musica non verrà mai meno a certi capisaldi che la caratterizzano. Quello che io consideravo forse una sorta di obbiettivo sempre sotteso alle composizioni, era piuttosto quello di comporre pezzi in media piuttosto brevi. Volevamo “arrivare” alle orecchie, cuore e cervello degli ascoltatori velocemente e con il maggiore impatto possibile!

Francesco: Anche gli arrangiamenti sono stati pensati di conseguenza?
Andy: Il discorso degli arrangiamenti va di pari passo con quanto detto un attimo fa: nel momento in cui ci si trova per le mani l’ossatura delle composizioni, sta all’ispirazione del momento, così come al gusto personale del compositore, inserire o sottrarre, privilegiare o mettere in secondo piano questo o quell’altro elemento. Con questo lavoro abbiamo voluto inserire molti elementi di presa ed eleganti, che arricchissero i pezzi ma li rendessero fruibili ed accattivanti, senza ovviamente sacrificare la “forma canzone” che forse mai come per Hic Sunt Leones abbiamo privilegiato.

Francesco: Alcune critiche riguardano la produzione dell’album ritenuta poco incisiva e della quale si è occupato, come per molte altri aspetti (cover compresa), Massimiliano Flak. Cosa rispondete in merito a tale questione? Anche in questo caso necessità dettate dal nuovo corso? Budget limitato? O ritenete semplicemente che siano ingiustificate?
Max: Eccomi, rispondo direttamente io a questa domanda. Con i tempi che corrono, il budget a disposizione di una band per la produzione di un disco è sempre più risicato. Per questo album il nostro budget era quasi del tutto inesistente e così abbiamo cercato di aggiustarci con quello che avevamo in casa, cioè il mio studio. Questo non vuol dire che il disco sia stato registrato in maniera non consona o scadente, anzi, proprio perché abbiamo potuto lavorare in un ambiente “familiare” abbiamo dato il massimo, facendo e rifacendo più volte le parti che non ci convincevano. Il mix dell’album è oggettivamente ben fatto, suona diverso da ciò che ci propongono oggigiorno, quello si. Oltretutto vorrei aggiungere che il disco ha ricevuto molte, molte recensioni in giro per il mondo e solo un piccola percentuale di queste ha dato giudizio non pienamente positivo ritenendo la produzione non adeguata. Vorrei spendere ancora un paio di righe per quanto riguarda il mastering dell’album. Come già detto l’intero processo di mastering del disco è stato affidato alle sapienti mani di Tony Lindgren (Fascination Street) che ha svolto un lavoro eccelso ed ha reso il nostro sound più cattivo ed immediato. Concludo dicendo che alla fine questo è il sound più moderno che abbiamo mai avuto gli Highlord e che abbiamo già in mente una direzione precisa da seguire per i nuovi futuri capitoli e probabilmente anche una produzione migliore, ahahahaha.

Francesco: Siete recentemente passati ad una casa discografica importante come la Massacre Records. È una cosa che ha influito in qualche modo sulle scelte artistiche?
Andy: Siamo davvero molto emozionati ed orgogliosi che una realtà discografica solida e seria come la Massacre abbia deciso di inserirci nel proprio roster, per noi è una vera gratificazione e la prova che, nonostante tutte le difficoltà di cui sopra, stiamo operando nella maniera giusta. Fatta questa opportuna premessa, devo dire di no, non abbiamo avuto alcuna pressione. Infatti, al momento della firma con l’etichetta, i pezzi erano già composti e registrati al 90%, per cui i ragazzi della Massacre hanno ascoltato delle preview ed approvato totalmente quello che avevamo fatto fino a quel punto. Ed anche questo, ovviamente, è stato motivo di enorme soddisfazione.

Francesco: Personalmente ho individuato due difetti più o meno importanti contenuti in Hic Sunt Leones: il growl migliorabile di Luca Pellegrino e la mancanza di un altro paio di pezzi più in grado di “arrivare” subito (o quanto meno prima degli altri), oltre a Hic Sunt Leones e Wrong Side of Sanity. Per quanto riguarda il primo mi piacerebbe sentire il parere dell’interessato, mentre circa il secondo si tratta di un “effetto collaterale” del nuovo stile e quindi di un aspetto calcolato?
Luca: Eccomi , innanzitutto ciao a te Francesco e ciao a tutti i lettori di Metallized. Bè, come rispondere, se non che ovviamente farò tesoro delle tue parole e cercherò per quanto mi è possibile di migliorare il mio growl/scream. Non sei il primo che lo fa presente, ho ricevuto personalmente molte critiche per le mie parti di voce in questo disco. Ovviamente io non sono un cantante né tanto meno un cantante death metal, nel corso della carriera discografica degli Highlord, però, ho sempre provveduto io alla registrazione delle parti “cattive”, escluse quelle registrate su Tears Of Darkness, suite contenuta in When The Aurora Falls. Abbiamo sempre deciso di farle registrare a me per cercare di mantenere più fedele la live session, dove ovviamente sono sempre io a cantare tutte le parti vocali scream e growl ed anche tutte le armonizzazioni e gran parte dei cori. Ho letto cose strane da parte di alcuni recensori per Hic Sunt Leones, che hanno scritto che “questa novità dei growl non funziona”. In realtà in tutti i dischi degli Highlord sono sempre stati presenti dei brani con parti vocali più cattive, ribadisco sempre registrate da me. Torino ha, come forse noto a tutti, una cultura black e death metal che si fonde proprio con l'anima nera stessa della città. Ci sono molti gruppi del genere validissimi e molti cantanti davvero talentuosi, ma ripeto: solo ed esclusivamente per cercare di non stravolgere l'impatto live abbiamo sempre optato per la mia persona. Suonare la batteria e cantare cosi tanto dal vivo è una cosa davvero faticosa ve lo posso assicurare, eheheh , ma a me piace soffrire e quindi non mi tiro mai indietro. Ti ringrazio nuovamente per la tua sincerità nel propormi questo, chiamiamolo difetto e ripeto che cercherò in futuro di fare un lavoro migliore. Stay High!!
Andy: Devo essere sincero? A mio parere, quelli che tu hai citato sono i pezzi che richiedono più ascolti per essere meno apprezzati, hahaha! Sono onesto, non lo dico per fare il bastian contrario: credo che tutto ciò si riconduca a quanto dicevamo prima sul fatto che ogni ascoltatore stia percependo e “vivendo” il nostro nuovo lavoro in maniera e con impressioni, totalmente differenti; e questo è fantastico! L’arte dovrebbe sempre far discutere, aggregare, ma anche scatenare opinioni differenti, portando al confronto, e, tramite quest’ultimo alla crescita. Alle mie orecchie, One World At A Time (non a caso scelta come singolo) e l’hard rock ruspante di I’ve Chosen My Poison sono le canzoni più immediatamente fruibili, ma, come detto un attimo fa, non esiste un concetto di “giusto” o “sbagliato” nel godere della musica e dell’arte, solo una diversa maniera in cui le nostre sensibilità vengono stimolate.

Francesco: Siete sul mercato da molti anni ormai. Come è cambiata la scena attorno a voi? Parlo di distribuzione dei dischi e serietà delle etichette, locali dove suonare, webzine e della presenza sempre maggiore di internet con le conseguenze in termini di visibilità, ma anche di vendite più difficili dei CD. Già che ci siamo, però, come è cambiato anche il pubblico?
Andy: Tocchi un tasto per molti versi, triste... Ci sono tutto sommato molte etichette, ma quelle serie sono davvero poche, ed anche in questo siamo felici del salto di qualità che abbiamo fatto firmando con la Massacre. I dischi sono distribuiti in maniera diversa e sta alle singole persone scegliere se questo sia meglio o peggio. Oggi, nella maggior parte dei casi, si ascolta un’anteprima del CD su internet e, se piace, si acquista online. Io, da buon anziano, rimpiango i tempi in cui mi recavo ogni sabato al mio negozio di CD di fiducia e ascoltavo i dischi che mi interessavano discutendone coi commessi, i quali erano fan come me e portando a casa quello che per un motivo o per l’altro mi spingeva all’acquisto. Oggi che cosa dovrei fare, chiedere consigli al commesso di Media World?? Siamo seri... (Ne parlammo anni fa in questa serie di articoli - NdA). Per il resto, molti locali chiudono, e quelli che rimangono diventano molto più “difficili” nel decidere quali band far suonare. Spesso talento e critiche positive non contano, interessa solo il numero di persone portate, come se i musicisti, oltre a tutto il resto, dovessero anche lavorare come P.R. per i vari locali! Peggio ancora il discorso festival. Sono, fortunatamente, sempre più numerosi, ma, a parte qualche eccezione “sana”, è solo ed esclusivamente un discorso economico e nulla più. Il pubblico, almeno in Italia, purtroppo non è cambiato, o non più di tanto. Rimane l’odiosa tendenza esterofila a seguire, o comunque a preferire i gruppi stranieri in quanto tali a scapito della solidità, della serietà e della coesione di una scena che, per i vari motivi elencati fin qua, non può affermarsi più di tanto. Noi, comunque, come stiamo dimostrando, non molliamo ed andiamo avanti per la nostra strada, non certo per i soldi o la fama, ma per una passione che non è mai venuta meno, e perché crediamo fermamente nella nostra proposta musicale.

Francesco: Dopo tutti questi anni di carriera di solito si pensa ad un DVD o perlomeno ad un live. E voi?
Andy: È vero, un live sarebbe un ottimo modo per valorizzare gli otto album e gli anni di storia della band, ma, come ti dicevo prima, è proprio la situazione live in generale ad essere piuttosto scarsa allo stato attuale, e noi vogliamo essere sicuri di offrire un prodotto professionale al 100% nel momento in cui dovessimo immettere sul mercato una simile offerta. Chissà, forse ci sarà una sorpresa in questo senso per i vent’anni della band... l’unico modo per saperlo è restare sintonizzati, hahaha!

Francesco: Siamo ai saluti. Grazie per la vostra disponibilità. Potete aggiungere qualcosa, se volete, per salutare i nostri lettori.
Andy: Grazie ancora a te e alla vostra webzine per lo spazio che ci avete concesso. Per quanto riguarda tutti i fratelli che ci seguono, come dicevamo prima, noi Highlord siamo sempre qui, nonostante i casini e gli scazzi! Cercateci su YouTube, potete guardare il video di One World At A Time ed ascoltare tutto il CD in streaming e, se vi piacerà, investire il prezzo di due birre per supportare una delle realtà più longeve e costanti del nostro paese! Cercateci sul nostro sito ufficiale, mettete quel maledetto “mi piace” sulla nostra pagina Facebook, ma soprattutto venite ai nostri show. Il prossimo sarà il 17 settembre al Dagda Live Club di Borgo Priolo (PV) insieme a Vision Divine, Aevum e From the Depth! Sarà una serata fantastica per tutti gli amanti dell’heavy/power, per cui voglio vedervi tutti lì! Stay High!!!



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