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Thurisaz - Re-Incentive
07/12/2020
( 572 letture )
Un esempio di costanza ed onestà invidiabile quello dei belgi Thurisaz, da ben ventitré anni presenti sulla scena metal internazionale muniti solamente della propria dose di black e death metal in salsa prog e un sano attaccamento all’autoproduzione. Già questo basterebbe per rispettare la band, ma la proposta musicale di Mattias “Spiere” Theuwen e soci merita l’ascolto a prescindere da queste premesse.
Re-Incentive è il sesto album in studio dei Thurisaz e, come i precedenti dischi, ha l’intento di portare avanti quel discorso che è stato inaugurato in Scent Of A Dream nel 2004, ovvero comporre brani di ampio respiro e dal sapore tipicamente europeo, rimanendo legati a quel mondo ibrido che guarda da una parte al death metal più atmosferico e dall’altra al black metal sinfonico anni ’90, unendo il tutto attraverso partiture progressive che, in questo disco, risultano essere croce e delizia nella riuscita dei singoli episodi.

Le ambizioni dei nostri sono alte –dopo 23 anni non è nemmeno così scontato– e la volontà di raggiungere le vette di band come Enslaved e Katatonia, esplicitamente manifestata lungo tutta la carriera del gruppo, è ancora presente, ma lo svolgimento di questo album presenta alcuni dettagli che fanno sì che la musica dei belgi non riesca a convincere fino in fondo: l’iniziale In-Balance ad esempio si pone fin da subito come il brano più complesso in scaletta e nei suoi dieci minuti alterna soluzioni che prese singolarmente risultano buone, ma che unite nello stesso contesto non sempre collimano in maniera armoniosa; soprattutto a livello vocale sia Spiere che Peter Theuwen, supportati dai cori e dalle harsh vocals di Hannes Leroy e Kobe Canniere, risultano poco convincenti, muovendosi discretamente sulle melodie in clean, ma suonando fin troppo forzate e mal eseguite quelle in growl e scream. Se poi aggiungiamo il fatto che le voci più aggressive vengono impiegate nei momenti più sinfonici e quelle pulite in quelli più aggressivi, si crea un cortocircuito sulla carta interessante, ma nei fatti fin troppo disorientante. Apprezzabili comunque gli interventi di Canniere ai synth e alle tastiere, non solo in questo brano, ma in generale in tutto l’album.
Intrigante ed ardita anche la scelta di collegare tutti i brani tra loro come se si stesse ascoltando un’unica composizione: un espediente prog sotto tutti i punti di vista, ma che penalizza talvolta l’ascolto complessivo, offrendo pochissimi momenti di respiro.
Molto meglio i momenti più contenuti e diretti come Monologue, senza dubbio l’apice dell’album insieme alla seguente Illuminight: qui l’approccio è meno estremo e più riflessivo e gli echi degli Opeth di Blackwater Park, insieme a qualche reminiscenza degli Anathema periodo Alternative 4, si fanno sentire chiaramente; saggia la scelta di affidarsi solo alle voci in clean, che nel coro finale del primo brano menzionato raggiungono livelli di intensità ammirevoli. Lo stesso ragionamento vale anche per il momento acustico seguito dall’ottima coda sinfonica del secondo pezzo, che punta ancora sul piano emotivo grazie al sempre puntuale Canniere, protagonista assoluto con i suoi synth.
È curioso notare come Re-Incentive segua uno sviluppo “discendente”, che porta i brani ad essere sempre meno estremi e più atmosferici ed avvolgenti, tanto che la componente prettamente metal presente nei primi due episodi in scaletta arriva a scomparire del tutto negli ultimi brani. Exemption infatti è un altro bel momento, quasi ambient nella sua prima parte, che esplode poi in una coda strumentale che a questo punto è puro post rock. Se si torna indietro ai dieci minuti di In-Balance sembra di aver cambiato disco. Isle Of No-Man esagera ancora di più con la componente ambient, peccato che lo svolgimento del brano segua quasi didascalicamente quello di Exemption. Qui siamo dalle parti dei Porcupine Tree più sognanti e va benissimo, però all’inizio abbiamo parlato di black e death metal e ora invece stiamo prendendo in ballo Steven Wilson; qualcosa non torna del tutto.
Non vale la pena parlare dell’ultimo brano in scaletta, perché ancora una volta vengono impiegate le stesse soluzioni dei due brani precedenti e il risultato finale – che preso singolarmente rimane comunque valido – a questo punto è ormai irritante.

I Thurisaz, come detto in apertura, sono una band onesta e che sa suonare e comporre, facendolo anche molto bene in certi casi; il fatto che i cinque belgi continuino a sfornare album in maniera autoprodotta investendo così tanto (ascoltando questo disco lo si capisce chiaramente) e ottenendo presumibilmente poco, gli fa onore ed è anche per questo che meritano di essere trattati su queste pagine, ma dal punto di vista strettamente musicale ci sono alcuni punti che purtroppo mantengono la band lontanissima dai vertici del genere. Quale genere poi, considerato che In-Balance parte come un disco black/death fortemente sinfonico e si conclude, estremizzando, come una compilation new age? Questo è il primo problema: la ricerca di un’identità salda, che manca in questo album; la band si muove decisamente meglio su territori lontani dal metal estremo, questo è appurato, ma in questo caso quello che deve migliorare è il songwriting, che risulta fin troppo monotono e producendo un effetto noia irreversibile che fa passare la voglia di riascoltare il disco. Altro aspetto cruciale riguardo l’impiego delle voci, anch’esse molto più convincenti nei momenti in clean piuttosto che in quelli estremi, ma comunque carenti di personalità. Questo è l’ultimo aspetto che penalizza i Thurisaz, ovvero la mancanza di una personalità riconoscibile; troppi sono i riferimenti a band importanti e quando i cinque musicisti provano ad azzardare qualcosa di più creativo rischiano di risultare poco incisivi e impersonali.
In definitiva i brani di Re-Incentive sono gradevoli se presi singolarmente, ma convincono molto meno inseriti nel contesto dell’intero album. L’ascolto rimane comunque consigliato, perché alcuni episodi sono sopra la media, ma se la band vuole puntare a qualcosa di concreto il consiglio è quello di abbandonare il death e il black metal del tutto e concentrarsi sulla scrittura in maniera più incisiva. I presupposti ci sono, i risultati non ancora.



VOTO RECENSORE
61
VOTO LETTORI
87.5 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2020
Autoprodotto
Prog Metal
Tracklist
1. In-Balance
2. The Veil
3. Monologue
4. Illuminight
5. Exemption
6. Isle Of No-Man
7. Eternity Expires
Line Up
Mattias "Spiere" Theuwen (Voce, Chitarra)
Peter Theuwen (Voce, Chitarra)
Hannes Leroy (Basso, Cori)
Kobe Canniere (Tastiere, Cori)
Pepijn ‘Pino’ De Raeymaecker (Batteria, Percussioni)
 
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