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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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Shores of Null - The Loss of Beauty
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26/05/2023
( 1433 letture )
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Come la perdita della bellezza, ma in realtà un grande lutto, in un processo di metabolizzazione velocizzato dalla brezza primaverile che protesa verso il caldo sole estivo rinfranca l’animo umano.
Questa è la sensazione che viene trasmessa dall’ultimo album dei romani Shores of Null reduci da Beyond the Shores (on Death and Dying), disco summa che ne aveva esposto i pregi e le caratteristiche in maniera definita. The Loss of Beauty ne è il continuatore spirituale –non solo per essere il frutto della stessa sessione di registrazione– ma soprattutto per la potenza trasportatrice di quel messaggio emotivo che ne ha realizzato un vero è proprio climax.
Suoni di chitarra malinconici esaltati nelle fasi più tirate dall’elemento blackened, con una sezione ritmica compatta che ne incupisce maggiormente le sonorità, rese ancora più aspre dalla voce di Davide Straccione, eccellente con il suo pulito e con il suo growl ad esprimere il dolore e la passione. Per quanto, inoltre, venga ribadita l’appartenenza al doom delle loro composizioni, l’emotività del disco li trasporta sul gothic più spinto, reso orecchiabile dalla dovizia tecnica e dalla unitarietà di suono.
E così accanto al tiro di Destination Woe introdotta dalla strumentale Transitory abbiamo la melodia malinconica di brani come The Last Flower e Nothing Left to Burn, per poi tingere di nero ogni sentimento con Darkness Won’t Take Me e Old Scars. Ma poi la luce, con il pianoforte e gli archi di The First Son, ed il pianto di un bambino a ridare speranza a quelle vecchie cicatrici. La forza della natura in incognito con l’ottava traccia, in cui rileva l’abilità vocale del vocalist, in grado di ricordare con il suo pulito –ma senza forzarne il paragone- Myles Kennedy. La linea vocale esplode poi con potenza demoniaca, cambiando verso il finale la direzione sonora del brano, accompagnata da una sezione strumentale adeguata. Segue la martellante My Darkest Year, con quegli echi melodic black di cui i Dissection furono portatori. Una delle più belle tracce è sicuramente Fading as One, emotiva dalla prima all’ultima nota, una tempesta da cui l’ascoltatore ne esce rafforzato, pronto ad affrontare l’ultimo ostacolo della rinascita della morte nell’epica A New Death Is Born. La degna conclusione viene data da una delle due bonus track, Blazing Sunlight, un respiro di sollievo al termine di un travaglio emozionale, mentre risulta discreta, ma non eccezionale Underwater Oddity.
La produzione curata da Marco Mastrobuono del Kick Recording studio, dà lustro al sound degli Shores of Null, risultando –come al solito- di ottima qualità. L’unica pecca del disco, ma rientra in una valutazione estremamente soggettiva, è la prolissità di alcuni brani della band, che con un minutaggio inferiore avrebbe reso sicuramente al meglio, mantenendo alta l’attenzione dell’ascoltatore che potrebbe perdersi nella ripetitività di alcuni passaggi. Questa piccola constatazione non è atta a sminuirne il contenuto, in quanto The Loss of Beauty è un album di altissimo livello, degno di essere apprezzato in ogni sua parte, anche quella più imperfetta.
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17
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Un bellissimo album composto da un grande gruppo! Li ho scoperti da poco,grazie al singolo \"The last flower\",che mi ha \"catturato\" ed emozionato. Pochi giorni fa,il 9 settembre,mi sono recato da Arezzo in direzione Contigliano,nella provincia di Rieti,per assistere al \"Death of summer festival\",a cui partecipavano anche loro e devo fargli i complimenti perché sono davvero bravi! (E ne approfitto per fare un applauso anche alle altre band presenti,ottime anch\'esse). |
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16
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E\' vero che \"de gustibus ..... \", ma francamente mi ha stupito il voto.
L\'album dei ragazzi è una delle cose più azzeccate dell\'ultimo periodo.
Insieme ai Messa sono una delle realtà musicali italiane che meritano un palcoscenico mondiale.
In loop sul mio giradischi da settimane.
Voto 4 al recensore.
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15
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Altro che perdita della bellezza, con questo disco gli SHORES OF NULL la trovano eccome …
I singoli estratti sono di altissimo livello “My Darkest Years” per esempio è micidiale, ma non solo, è l’intero album che mi affascina. Rabbia, malinconia, eleganza (The First Son è addirittura commovente), abbinate alla tecnica impeccabile della band, fanno di questo disco una delle uscite top dell’anno.
Straccione al microfono è perfetto in ogni sua sfumatura.
Qualche richiamo ad altre band nordiche c’è, questo è fuori discussione, ma se vogliamo fare un paragone con le uscite degli ultimi mesi, apprezzo di più il lavoro dei ragazzi romani piuttosto che l’ultimo Katatonia (bello, ma senz’anima) o “Halo” degli Amorphis che dopo lo splendido “Queen of Time” preferiscono viaggiare con il pilota automatico.
Complimenti infine per la recensione, direi perfetta in tutto tranne che nel voto finale.
“The Loss of Beauty” è costantemente nelle mie cuffie e nel mio lettore e si merita un bel 84.
Bravi. |
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14
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I leoni da tastiera sono come sempre ridicoli, soprattutto quando fanno minacce a vuoto dietro ad uno schermo. In ogni caso sono d\'accordo col commento 12 che in definitiva è un buon disco di un buon gruppo. In alcuni passaggi ovviamente c\'è la sensazione di già sentito, ma in ambito metal è cosa piuttosto comune. La qualità però c\'è e anche una certa personalità, che anche in un gruppo con una decina d\'anni di vita alle spalle non è poco al giorno d\'oggi. |
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13
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@Uomo Tigre: ma quali Amorphis senti? Quelli che hanno seguito un percorso molto melodico dall\'entrata di Joutsen in poi? Quelli con Koskinen alla voce del periodo più gothic rock (Tuonela e Am Universum)? Quelli di Elegy? Quelli di Tales? Quelli di Karelian Ishtmus?
Te lo chiedo perché per parlare di Amorphis come riferimento per i Shores of Null, mi sembra che tu abbia messo un disco molto diverso da quello recensito. Quindi parafraserò i tuoi commenti: hahaahahahahahah, mai ha delle orecchie per ascoltare? hahahahahahahahahah. Questo per mettermi alla pari con i tuoi commenti. Ossequi |
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12
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Discone. Ascolto in loop da un mese. Grande band che finalmente ottiene il riconoscimento internazionale. Dal vivo sono superlativi |
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11
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Non so che album stai ascoltando tu, in quello che ascolto io in diversi punti il riffing mi ha ricordato i Dissection o comunque quel black/death melodico di cui erano i migliori interpreti, per esempio ascoltati il riff iniziale di a nature in disguise o la parte centrale (dal minuto 2) di the last flower o l\'approccio abbastanza evidentemente black di my darkest years o a new death is born . |
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10
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Addirittura i Dissection!?!?!? Ahahahahaha ma che disco state ascoltando? |
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9
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Il death/Doom malinconico e goticheggiante che propongono è ben riuscito e di buona qualità. Mi piacciono meno le parti in cui emergono le influenze vagamente black in quanto pur rendendo un po\' più varia la proposta non aggiungono originalità al sound e mi danno l\'idea di essere introdotte in modo un po\' forzato. Relativamente alla questione Amorphis io sinceramente non ci sento nulla più che (molto) vaghe somiglianze in alcuni passaggi... In alcuni punti ad esempio come indicato in recensione si sentono assonanze molto più evidenti ad esempio con i Dissection o in altri punti ci ho sentito alcuni echi del death Doom inglese più malinconico (tipo primi my dying bride). |
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8
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Il tuo primo commento recita: “scopiazzatura totale agli Amorphis….” ripeto io personalmente non ce la sento, se nel primo e nel secondo pezzo potrebbe esserci qualche richiamo e solo esclusivamente di stile, il resto non centra proprio un cazzo con gli Amorphis, che hanno echi orientaleggianti…E come gia’ detto fanno parte di un’altro pianeta! |
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7
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Ahahaha ti fai condizionare... forse invece sei tu che hai le orecchie da sturare, detto con affetto si intende. |
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6
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Non lo so forse ti fai condizionare, ma sinceramente tutta sta somiglianza non ce la vedo, anzi non ce la sento, e comunque stai facendo buona pubblicita’ tenuto conto che gli Amorphis sono altra roba! 🤘 |
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5
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La seconda è praticamente un plagio degli Amorphis dai ahahahaha |
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4
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Basta solo la prima canzone di questo disco per notare la somiglianza,anzi la scopiazzatura, con gli Amorphis, soprattutto nella voce pulita e nelle linee melodiche della stessa. Ma anche nella fase strumentale dai (ovviamente con le dovute distanze, siderali, dai finlandesi)...non so cosa avete ascoltato voi...ma è lì da vedere dai, anzi da sentire.
Poi oh non sono male se rapportati alla realtà italiana. Ma sono epigoni degli Amorphis. |
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3
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Visti a Londra di supporto ai Draconian e agli Swallow the sun, buon set. Disco discreto, anche secondo me centrano poco con gli Amorphis ma sai ognuno giudica per quel che ascolta. DOMANDA..che fine hanno fatto i Novembre anche loro romani se non sbaglio |
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2
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Ottimo album per una grande band. Gli Amorphis? Pochissima somiglianza. |
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1
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Scopiazzatura totale degli Amorphis. Versione venuta male però. Erano molto meglio prima. Peccato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Transitory 2. Destination Woe 3. The Last Flower 4. Darkness Won't Take Me 5. Nothing Left To Burn 6. Old Scars 7. The First Son 8. A Nature In Disguise 9. My Darkest Years 10. Fading As One 11. A New Death Is Born 12. Underwater Oddity (bonus track) 13. Blazing Sunlight (bonus track)
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Line Up
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Davide Straccione (Voce) Gabriele Giaccari (Chitarra) Raffaele Colace (Chitarra) Matteo Capozucca (Basso) Emiliano Cantiano (Batteria)
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