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Lucifer - Lucifer V
02/03/2024
( 1055 letture )
Quinto album in dieci anni per i Lucifer, band ormai da qualche tempo capitata dall’avvenente Johanna Platow Andersson, fondatrice del gruppo, assieme al celeberrimo marito Nicke Andersson Platow (Hellacopters, ex Entombed). Dall’ingresso del batterista in formazione, con il conseguente trasferimento a Stoccolma, il gruppo ha spinto decisamente sull’acceleratore, pubblicando quattro album in sei anni e accasandosi con Nuclear Blast, a sugello di una crescita continua. Proprio il tono della presentazione che la casa discografica rilascia in accompagnamento a questa quinta fatica, con una sorta di "punto della carriera" a oggi del gruppo, che può vantare tour prestigiosi, più di duecento date, nomination varie e via elencando allori, indica senza dubbio quanto il momento sia fondamentale, alla ricerca del definitivo salto di notorietà. Non sarà un caso, per i più attenti, leggere tra le note un doppio riferimento, tra gli altri espressi tra le righe: Blue Oyster Cult e Ghost.

Come da loro recente tradizione, i Lucifer non cambiano affatto i propri riferimenti, che restano saldamente ancorati a un hard rock che pesca dal proto-heavy metal settantiano, dall’occult rock e dal doom. Lucifer V mantiene salda l’identità del gruppo e cerca semmai di superare quel leggerissimo senso di affaticamento percepibile nel precedente disco, nel quale qualche filler -sempre ottimamente curato- sembrava emergere in mezzo al resto. L’operazione risulta perfettamente centrata e, anzi, probabilmente Lucifer V è il disco più equilibrato e meglio realizzato tra quelli pubblicati finora, con nove canzoni cesellate alla perfezione e prodotte al massimo livello. Chiaramente i riferimenti restano sempre gli stessi e se la timbrica da contralto, calda e lievemente roca di Johanna resta modellata su quella di Jinx Dawson e la sua interpretazione continua a far riferimento invariabilmente all’occult rock settantiano, una maggior propulsione dinamica di Lucifer v la spinge verso territori che nel passato recente non avevano trovato posto, con l’estensione della cantante messa a dura prova e un utilizzo del range più alto, che fa spesso comparsa. In effetti, la componente proto-heavy sembra in maggior risalto in alcuni passaggi del disco e anche la distorsione utilizzata dai due chitarristi risulta più piena e aggressiva, il che naturalmente non guasta, nel contesto di brani comunque rileccatissimi e carichi di arrangiamenti ricercati e stratificati, solo apparentemente semplici e immediati. Ottima la doppietta iniziale: Fallen Angel col suo riff marca Judas Priest e il refrain vincente è una introduzione perfetta al disco, con un gran lavoro strumentale e Johanna che inizia la sua opera incantatrice, con le consuete linee melodiche e, come detto, un registro mediamente più alto, che inevitabilmente si trova contrastare la veemenza della base ritmica. At the Mortuary con una maggiore inflessione horror e gotica rappresenta uno dei brani meglio concepiti e più ambiziosi del disco e qui il riferimento ai Ghost non è poi così fuori posto e se il refrain è un po’ telefonato e fin troppo "aperto", la traccia è di quelle che lasciano il segno, con organo in bella vista, campane a morto e una parte strumentale più sviluppata, che supera un po’ i vincoli del "brano radiofonico". Più scanzonata Riding Reaper, che cresce invece di intensità avvicinandosi al refrain e che viene sollevata dal lavoro strumentale e di arrangiamento, che ne fa un brano più interessante di quanto non sia in realtà. Decisamente un altro livello la successiva Slow Dance in a Crypt, pezzone blues travestito da ballata macabra gotica. Traccia di gran fascino, che ha il solo difetto di non presentare variazioni di nota dopo l’ottimo assolo e che nel complesso conferma una prima parte di disco molto valida, conclusa dal singolo Maculate Heart. Qua entriamo invece nel territorio dell’hard rock fracassone e chiassoso, con un accompagnamento di chitarra acustica, ma una ritmica rock’n’roll scatenata e Johanna che tira fuori le unghiette sul finale; mai troppo presto, in ogni caso. Cresce un pochino con gli ascolti A Coffin Has No Silver Lining, anche se il suo ripetere i pattern del gruppo non la aiuta in particolare ad emergere, finendo per risultare un po’ anonima di per sé, anche se praticamente perfetta da un punto di vista meramente compositivo. Anche in questo caso, qualche variazione sul tema non avrebbe guastato e per fortuna che questa ce la porta la successiva The Dead Don’t Speak. Gran bel riff portante, ottimi la linea melodica e il refrain e quando sembra che il brano debba concludersi sui consueti binari, ecco finalmente un’impennata di cattiveria, tra riff maligno e cori "sinistri" della cantante che alzano il livello del brano e lo portano fuori dalle secche della canzoncina piacevole e poco più. Ancora valida Strange Sister, anch’essa "liberata" da un cambio atmosferico sulla seconda parte che le dona appena più profondità emotiva, prima del solito più che valido assolo. In chiusura, i Lucifer piazzano il pezzone: Nothing Left to Lose But My Life è di nuovo di matrice blues, magniloquente e oscura come una Crying in the Rain versione originale, nella quale è tutto perfetto, dalla linea melodica, al doppio assolo, all’atmosfera sollevata. Bravissima Johanna in questo frangente e pezzo che fa decisamente la differenza.

Come già rilevato in precedenza, la vera forza dei Lucifer è quella di saper scrivere delle belle canzoni. La caratterizzazione occulta e gotica è sincera e ben miscelata, ma risulta paradossalmente secondaria, seppur esibita in lungo e largo, di fronte a quella che è la natura rock del progetto. In tal senso, la mano di Nicke Andersson è inevitabilmente pesante e per tutto il disco, salvo le giuste eccezioni, si ha sempre la sensazione che manchi quel qualcosa che renda più profonda ed emotivamente coinvolgente la musica della band. Tutto ben fatto, a livello strepitoso professionalmente, ma fin troppo laccato e "perfetto", troppe poche volte capace di rompere i dettami del brano da passare in airplay e andare davvero a fondo. Quando questo avviene, il livello si alza notevolmente, ma la sensazione è che il gruppo si accontenti troppo spesso e che la rincorsa dello status, ancorché ampiamente meritato, stia togliendo loro delle possibilità evolutive. La solfa è più o meno la stessa da quattro dischi e seppure il livello resti sempre alto e l’ispirazione quasi sempre anche, tanto che Lucifer V nel complesso è senz’altro superiore al suo predecessore, sarebbe lecito pretendere qualcosa di più da tanto evidente talento. Ancora una volta, un buonissimo e piacevole disco, che manca i crismi della grandezza, con qualche rammarico di troppo.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
69.4 su 5 voti [ VOTA]
progster78
Giovedì 4 Aprile 2024, 14.45.47
5
Non conoscevo questa band ma l\'ascolto di questo album mi ha lasciato una bella sensazione...hard rock con influenze anni \'70 e una vocalist veramente talentuosa. Voto 80.
Doom Queen
Martedì 5 Marzo 2024, 18.08.38
4
Anche secondo me è nettamente migliore del capitolo precedente.
Altered
Lunedì 4 Marzo 2024, 13.51.36
3
A me è piaciuto molto! La band è in crescita, i pezzi sanno variare e non annoiano, atmosfere sempre miste al doom, l\'heavy e l\'hard rock Settantiano, debitamente rivisitati e resi moderni. Mi ha anche convinto la prestazione della vocalist, per cui è finito dritto nei dischi che sto ascoltando di più. 80
Barfly
Sabato 2 Marzo 2024, 17.28.33
2
Sono d\'accordo con la recensione, bel disco bei pezzi, ma manca qualcosa per definirlo un top album, però meglio del penultimo. Secondo me Johanna , che si autodefinisce , buon per lei,capo indiscusso del gruppo ,vuole tenere più piedi in una scarpa ...occult metal , vintage rock , pezzi orecchiabili, che di per sé non è affatto un male , ma tutto questo mix fa perdere identità alla band. I pezzi più riusciti secondo me sono proprio quelli commerciali tipo Maculate heart e Slow dance in a crypt. Voto 70
DaveHC
Sabato 2 Marzo 2024, 16.44.38
1
Bel disco... Un hard rock graffiante ma al contempo raffinato con venature heavy e stoner e un\'ottima vocalist.
INFORMAZIONI
2024
Nuclear Blast Records
Hard Rock
Tracklist
1. Fallen Angel
2. At the Mortuary
3. Riding Reaper
4. Slow Dance in a Crypt
5. A Coffin Has No Silver Lining
6. Maculate Heart
7. The Dead Don’t Speak
8. Strange Sister
9. Nothing Left to Lose But My Life
Line Up
Johanna Platow Andersson (Voce)
Linus Björklund (Chitarra)
Martin Nordin (Chitarra)
Harald Göthblad (Basso)
Nicke Andersson Platow (Batteria)
 
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