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Max Stratos & The Border Radio - On the Road
( 2156 letture )
Capita piuttosto spesso nello svolgimento della nostra attività per Metallized che, assistendo a qualche concerto, qualcuno ci avvicini e ci consegni un cd -promo od ufficiale- sperando in una recensione che dia maggiore visibilità ad un gruppo o, nel migliore dei casi, smuova l'interesse verso quella realtà da parte degli addetti ai lavori. L'ultima mia esperienza di questo genere risale a poche settimane fa, quando è toccato a Max Stratos & The Border Radio affidarmi il frutto delle loro fatiche. L'ambito di appartenenza della band è quello del blues, scevro da influenze e contaminazioni esterne di particolare rilevo, che può essere avvicinato per atmosfere a quello del compianto Stevie Ray Vaughan, ma anche l'accostamento al nome di Mark Knopfler può servire alla bisogna, giusto per citare nomi cari a Max e conosciuti da quasi tutti; ne consegue che On The Road, uscito in realtà nel 2008, non inventi assolutamente nulla (ma è possibile nel blues?) e non sposti alcun equilibrio nel panorama musicale di settore, ma risulta suonato con grande e palese passione e, parlando di questo tipo di musica, questo è spesso tutto.

Andando ad analizzare la storia di questa formazione, attiva ormai dal 1996, mi sono poi imbattuto in alcuni nomi di mia personale conoscenza ed altri di dominio pubblico: Max ha collaborato con gente come la band di Antonello Venditti, con alcuni componenti dei Victrola (qui però bisogna avere una certa età, ed essere specialisti di un certo settore e di un certo periodo), Truvatura e molti altri. Il Nostro ha inoltre messo su uno studio di registrazione dove sono passati anche gli Schizo, un nome certamente più familiare alle orecchie dei nostri lettori. Il bassista ed ex chitarrista Lagrange ha invece preso a suo tempo lezione dal mio amico Gianfranco Fichera, suona occasionalmente nei Sindrome di Peter Pan ed altre formazioni, e, a quanto mi risulta, è anche un valente attore-cantante. Infine il batterista Kiko possiede una solida formazione rock, e collabora con Max Stratos fin dal '90. Come vedete, molti nomi già incontrati sulle nostre pagine.
Come detto On The Road si muove su coordinate assolutamente classiche, poggiando la propria proposta sul Blues più basico ed essenziale e perciò più diretto, che parte dalla pancia e si irradia diagonalmente verso la testa ed i piedi, per seguire un ritmo ormai antico, che -non dimentichiamolo- è alla base di gran parte di ciò che usiamo oggi ascoltare, come già accennato nel recente articolo sul proto-metal. Fin dall'opener I Can't No More si capisce bene con cosa si ha che fare: la passione. La passione per il blues, per ciò che dal Blues è venuto fuori negli anni 70, e per la voglia di suonarlo; a tutto ciò si mischiano alcune influenze più mediterranee: ad esempio in Someone Else e I Need Forever; con una vena talvolta più easy listenig, come in One More Time, o più aggressiva nel caso di Never Be Again, fino a giungere all'omaggio al già citato Stevie Ray Vaughan di Stevie (in memory of SRV). Le cose migliori -o almeno diverse dalla media dell'album-sono però in coda: inaspettata, ma piacevole, appare infatti Celebrate, ballad che ricorda ipoteticamente degli ipotetici Quireboys in versione base (ancora un nome a noi noto); una canzone che spezza leggermente il filo logico dell'album, ma introduce un elemento di variabilità nella tracklist, mostrando un lato della band adatto anche ad un potenziale airplay radiofonico. La conclusiva Train, oltre ad essere la canzone più lunga, è anche a mio avviso la migliore, mettendo in mostra un compendio delle possibilità della band, spaziando in maniera riuscita in tutte le sfaccettature della loro proposta musicale, e riuscendo ad essere coinvolgente con le variazioni su una linea ritmica ripetitiva.

Difetti? Certo: la mancanza di spunti particolarmente moderni ed originali, ed una eccessiva linearità delle composizioni, potrebbero lasciare indifferente una fetta di pubblico che col blues ha di norma poco a che fare (ma questo rientra nella loro cifra espressiva). A mio parere, inoltre, la prestazione vocale di Max offre margini di miglioramento, una maggiore cura della stessa darebbe senz’altro più equilibrio al tutto. Niente di rivoluzionario od epocale, un buon disco Blues suonato come si conviene al genere: con lo stomaco.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
21.17 su 17 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2008
Blue Art
Blues
Tracklist
1. I Can't No More
2. One More Time
3. Someone Else
4. I Need Forever
5. Never Be Again
6. Stevie (In Memory of SRV)
7. Celebrate
8. Train
Line Up
Max Stratos - Vocals, Guitar
Lagrange - Bass
Kiko - Drums

Guests
Tony La Malfa - Bass
Andrea Notti - Lead Guitar (2, 5, 7, 8)
Joe Pedros - Harmonica (3, 7, 8)
Giovanni Freni - Keys (2, 3, 4, 5, 6, 7, 8)
Oscar Consoli - Pedal Steel Guitar 7
Ketty & Puvvio Amato - (3, 5, 7)
 
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