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Firewind - Few Against Many
( 4127 letture )
Chi si aspettava che i Firewind fossero ormai un gruppo perso, un mero divertissment per i loro stessi membri, ovverosia un Gus G. troppo preso dai suoi impegni con Ozzy Osbourne ed un Apollo Papathanasio perso dietro agli Spiritual Beggars, può davvero tirare un sospiro di sollievo. Non solo infatti Few Against Many mostra una band assolutamente in forma, ma si nota come dietro a questo album ci sia un lavoro preparatorio molto attento, che non ha lasciato granché al caso ed alla faciloneria di chi ha la testa altrove. Cominciamo intanto ad osservare un indurimento del sound tutt’altro che secondario, che senza portare la band a lambire le coste del thrash, ne assesta l’attuale incarnazione attorno ad un heavy/power decisamente roccioso e potente. Non mancano i momenti più dinamici e veloci, come anche le sfuriate chitarristiche del buon Gus, ma i brani appaiono decisamente strutturati e quasi tutti incentrati su riff tutt’altro che arrendevoli o ipermelodici. Siamo invece al cospetto di una band che picchia duro e raccoglie diverse influenze all’interno del proprio sound, nel quale fanno capolino sia un mellotron che gli archi degli ospiti Apocalyptica, per un risultato conclusivo decisamente più cattivo e connotato di oscurità che in passato. Non che i Firewind si siano improvvisamente dimenticati la propria identità, anzi, al contrario sembra di poter dire che finalmente “la bella addormentata” si è svegliata e comincia a mostrare chiari segni di personalità, seppure ancora legata indissolubilmente a quella che è stata l’evoluzione fin qui compiuta. Il passo in avanti c’è, ma ancora il salto verso un livello superiore è rimandato e questo, giunti al settimo disco in studio, è un limite che appare ormai insormontabile, per quanto non sia praticamente possibile muovere una vera critica al gruppo, se non quello di essere una eterna promessa mai del tutto mantenuta. Da segnalare, infine, l’ingresso di Joe Nunez (Soulfly) alla batteria che rileva Michael Ehrè, presente sul precedente Days of Defiance: una presenza importante la sua, anche se non in evidenza come ci si poteva aspettare.

Veniamo dunque al contenuto di questo Few Against Many, disco solidissimo e dotato di canzoni di ottimo livello e respiro, con una prestazione collegiale davvero encomiabile e la solita, inesauribile punta di diamante costituita dal chitarrismo torrenziale, scintillante e decisamente ispirato di Gus G., leader imperante ma mai sopra le righe. Ascoltare un talento del genere è davvero un’esperienza che può da sola valere il prezzo del CD, vista anche l’umiltà con la quale il chitarrista si mette al servizio della band, proponendo con generosità riff tutt’altro che semplici o scontati, sui quali i Firewind creano brani estremamente strutturati e ben sviluppati, che consentono a tutti di mettersi in mostra. Accade spesso che l’assolo sia poi il momento di più elevato spessore delle canzoni, ma questo solo per le qualità superiori del chitarrista e mai per “demerito” delle composizioni. Come detto in precedenza, il disco nel suo insieme rinuncia forse a qualcosa in termini di velocità, per assestarsi su tempi medi sì elevati, ma decisamente più duri ed incalzanti: l’opener Wall of Sound mostra bene questo approccio, nel quale le pulsioni heavy/power della band sono tenute sotto controllo da un riff arcigno che si sublima in un refrain piacevole ancorché non epocale ed in una sezione solista a dir poco entusiasmante. Sicuramente annoverabile tra gli highlights dell’album la successiva Losing My Mind, intrigante e dotata di un riff portante che le dona un andamento malinconico e potente. Più anonima la titletrack, che col suo ritmo forsennato, al limite del thrash, non riesce a lasciare il segno pur restando su un livello buono anche grazie al solito inesauribile apporto solista. Decisamente di altro livello la doppietta seguente: The Undying Fire e Another Dimension, in particolare quest’ultima, probabilmente il brano più riuscito dell’intero platter, seppure ancora una volta vada rilevato come i refrain manchino l’obbiettivo pieno finendo per essere il vero tallone d’Achille dell’album. Molto buono anche l’epico lento Edge of a Dream con gli ospiti Apocalyptica che donano un bordone drammatico ad un brano di per sé riuscitissimo, anche grazie alla prestazione di Papathanasio, il quale sembra ricordarsi bene quanto fatto in Spirit of the Wind degli Spiritual Beggars. Gli amanti della velocità troveranno pane per i loro denti con Destiny, mentre le due canzoni in conclusione Long Gone Tomorrow e No Heroes, No Sinners, confermano l’ottimo status compositivo del disco, che nella sola scontata Glorious mostra qualche crepa a livello di ispirazione.

I Firewind sono stati capaci di realizzare un disco ambizioso, che inserisce nel loro sound alcune novità e sembra volerci mostrare un lato più oscuro e rabbioso, il tutto al servizio di un songwriting sicuramente solidissimo e tecnicamente pregevole, in particolare per quanto riguarda lo spettacolare lavoro di Gus G., il quale si conferma ancora chitarrista di elevato spessore. Few Against Many è un disco che farà la felicità di molti, anche perché si colloca all’interno di una discografia comunque di livello, apportandovi ulteriori migliorie. Certo, se da un lato chi temeva di aver perso questa band può tirare un sospiro di sollievo, dall’altro chi sperava che i Firewind riuscissero finalmente a spiccare il volo rimarrà ancora una volta deluso da un gruppo che non riesce ad andare oltre i propri limiti, per quanto potenzialmente in grado di regalare grandi soddisfazioni. Peccato perché album di questo livello non escono spesso in ambito heavy ed è frustrante non poterne decretare il trionfo, nonostante le buonissime intenzioni iniziali e l’accurato lavoro svolto.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
47.52 su 19 voti [ VOTA]
lux chaos
Martedì 3 Luglio 2012, 22.29.34
9
Concordo con pareri già espressi, album discreto, niente più. premonition il loro migliore in assoluto!!
Luca "Diablo"
Martedì 3 Luglio 2012, 19.01.18
8
Considero "premonition" il loro album migliore. A livello melodico questo album non mi dice proprio niente anche se hanno irrobustito il loro sound.
Radamanthis
Lunedì 2 Luglio 2012, 11.38.28
7
Disco che scorre via alla grande ma come detto da altri senza quella punta di genio / pazzia che lo renderebbe un grande disco. Bello, suonato bene, cantato egregiamente, prodotto altrettanto bene ma manca la scintilla...Voto 75
Lizard
Lunedì 2 Luglio 2012, 9.10.23
6
E' che manca totalmente quel fattore "sorpresa" che ti aspetti da un gruppo così. Le canzoni sono valide, ordinate, ben composte, ottimamente suonate, ma non c'è niente che le porti ad un livello superiore a livello compositivo: è tutto molto "normale" e non possono bastare i solos a fare la differenza.
Undercover
Lunedì 2 Luglio 2012, 1.37.00
5
Ciao fdrulovic , concordo su "Premonition", però quest'ultimo non è male, è la band in sé che sul lungo corso diventa banale.
fdrulovic
Lunedì 2 Luglio 2012, 0.49.48
4
Per me il migliore rimane "Premonition". Questo mi annoia un po. E poi Gus G. inizio a pensare sia sopravvalutato.
piggod
Venerdì 29 Giugno 2012, 14.54.20
3
Non li conosco, però dopo aver visto Gus G dal vivo con Ozzy, magari un'ascoltatina gliela do...
nerchiopiteco
Venerdì 29 Giugno 2012, 13.28.18
2
Spero proprio che Lizard abbia ragione; sempre stati miei pupilli ma negli ultimi anni se so ammosciati troppo, come gli iron savior e da quel poco che ho sentito sembra che l'inclinazione non sia cambiata molto
Radamanthis
Venerdì 29 Giugno 2012, 11.46.17
1
Credo proprio che a questo disco darò un ascolto...la rece di Lizard fa proprio ben sperare!
INFORMAZIONI
2012
Century Media Records
Heavy
Tracklist
1. Wall of Sound
2. Losing My Mind
3. Few Against Many
4. The Undying Fire
5. Another Dimension
6. Glorious
7. Edge of a Dream
8. Destiny
9. Long Gone Tomorrow
10. No Heroes, No Sinners
Line Up
Apollo Papathanasio (Voce)
Gus G. (Chitarra)
Bob Katsionis (Tastiera, Chitarra)
Petros Christo (Basso)
Joe Nunez (Batteria)
 
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