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Red Hot Chili Peppers - Mother`s Milk
( 7978 letture )
Crossover. Per alcuni, che magari preferiscono ascoltare generi più lineari e diretti, questa parola fa rima con sconclusionatezza, con disordine; per altri, che invece magari non amano la linearità, trovandola ripetitiva e poco attraente, crossover fa rima con sperimentazione, temerarietà. Chi sperimenta, del resto, da sempre sa cosa lascia, ma non sa quel che trova, per usare un celebre modo di dire. Eppure, la storia ci insegna che è proprio chi si allontana dalla diretta via che, a volte, riesce a trovare un tesoro più grande di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Benvenuti, signore e signori, nel mondo del crossover musicale, della sperimentazione che ha portato molti musicisti ad innovare, mescolando elementi di vari generi per tentare di creare qualcosa di completamente nuovo o, comunque, per uscir fuori dagli schemi più consolidati. Fra fine anni 80 ed inizio anni 90, in particolare, abbiamo assistito a numerosi tentativi di contaminare fra loro generi più crudi come l’hard rock o lo stesso heavy metal con altri più morbidi, ma non per questo meno interessanti, come l’hip-hop o il funk. Da queste commistioni sono nati un po’ a sorpresa alcuni dei gruppi più influenti del tempo, che hanno successivamente influenzato praticamente qualunque gruppo rock ed alternative degli anni 90. Uno di questi è indubbiamente il quartetto losangelino dei Red Hot Chili Peppers.

Nati nel 1983, questi ragazzi trascorsero un quinquennio sperimentando prevalentemente commistioni fra musica nera, rap e funk, producendo tre album dei quali il terzo in particolare, The Uplift Mofo Party Plan, lasciava intravedere enormi possibilità per il futuro della band. Sfortunatamente, la tragedia era dietro l’angolo: nel 1988 il chitarrista Hillel Slovak morì, all’età di soli 26 anni, per una fatale overdose di eroina. L’evento gettò nella disperazione i suoi amici e compagni di band, dal talentuoso bassista Michael Peter Balzary, meglio noto come Flea, al singer Anthony Kiedis, anche lui peraltro tossicodipendente abituale, passando per il batterista Jack Irons, che lasciò addirittura la band. La promettente carriera dei Red Hot Chili Peppers sembrava essere sul punto di terminare, eppure, solo pochi mesi dopo, Kiedis e Flea riuscirono a mettere assieme quella che sarebbe stata la loro line-up storica, arruolando in formazione John Frusciante e Chad Smith e producendo il primo, vero grande album della formazione, Mother’s Milk. Cosa rende speciale quello che in fondo è il quarto album pubblicato dai losangelini? E’ semplice, con l’ingresso dei due nuovi membri (e con il non trascurabile intervento del produttore Michael Beinhorn) i nostri rinunciarono a parte del loro esplosivo mix funk/hip-hop, innestandovi elementi che si rifacevano tanto al caro, vecchio rock, quanto anche all’heavy metal. Proprio questo mix di funk e rock consentì ai quattro di trovare la quadratura del cerchio, dando vita ad una formula che, arricchita da una sapiente spruzzata di pop, li avrebbe consacrati, con i successivi Blood Sugar Sex Magik, One Hot Minute e Californication, come uno dei gruppi più celebri e venduti degli anni 90. Nonostante il successo planetario di questi tre lavori, tuttavia, Mother’s Milk è più grezzo, meno venato del suddetto pop e per questo probabilmente risulterà più gradito agli amanti di sonorità più pesanti. Il platter inizia con Good Time Boys, aperta dal basso bene in evidenza di Flea, che qui e là piazza alcuni dei celebri ghirigori funkeggianti per cui sarebbe divenuto famoso. Il brano si muove fra strofe hip-hop e ritornello da stadio, creando un curioso, ma accattivante ibrido sostenuto dai riff di Frusciante e dalla batteria granitica e potente di Smith. Higher Ground è una interessante cover di Stevie Wonder, dominata in tutto e per tutto dalla chitarra di Frusciante; al riguardo, è curioso pensare che il nostro abbia enormemente aiutato la band portandovi un senso della melodia più sviluppato, ma che abbia continuamente avuto contrasti con il produttore Michael Beinhorn per via della pressione di questi (poi rivelatasi azzeccata) affinché lo stesso Frusciante scrivesse riff di stampo metal. Subway to Venus, imbevuta di funk fino al midollo, esalta al contrario le doti della sezione ritmica, che ha verosimilmente il suo punto di forza proprio nella dicotomia fra l’estrosità di Flea e la maggior staticità di Smith; inoltre beneficia del curioso, ma simpatico inserto di tromba, suonata dallo stesso bassista. Magic Johnson è uno degli episodi meno interessanti dell’album, a dispetto di una sezione ritmica sugli scudi, a causa di linee vocali che paiono richiamare i cori delle cheerleader; poco male, perché la terremotante Nobody Weird Like Me, introdotta da una micidiale parte di basso, è indubbiamente uno degli episodi migliori di tutto Mother’s Milk e potrebbe ricordare, seppur con un volo pindarico non di poco conto, una cavalcata degli Iron Maiden. Knock Me Down, primo singolo dell’album, adempie perfettamente al suo ruolo con linee vocali complessivamente abbastanza morbide, ma sorprende il fatto che il suo testo sia tutto tranne che un testo "da singolo": si tratta infatti di un omaggio ad Hillel Slovak e, naturalmente, l’allegria non può essere di casa. Il funk domina anche in Taste the Pain, mentre i ritmi schizzati di Nobody Weird Like Me fanno nuovamente capolino con la piacevole Stone Cold Bush. Che il titolo e la sua ritmica muscolare siano ispirate a Stone Cold Crazy dei Queen? Non ci è dato saperlo. Passate l’intrigante cover di Fire del Dio della Chitarra Jimi Hendrix e l’ammaliante strumentale Pretty Little Dirty, i nostri puntano ancora sulla rottura degli equilibri inserendo una traccia molto più veloce, qual è Punk Rock Classic: pur essendo una buona traccia, non è annoverabile fra le migliori dell’album, ma si fa comunque ricordare per un riff di chiusura che cita in maniera pressoché identica il celeberrimo riff di apertura di Sweet Child O’Mine dei Guns ‘N Roses. Siamo ormai arrivati alla conclusione di questo lungo viaggio ed i nostri piazzano prima la gradevole Sexy Mexican Maid, che beneficia di linee vocali di facile presa e poi Johnny, Kick a Hole in the Sky, onestamente non eccezionale a dispetto della solita, invidiabile abilità di Flea con il suo strumento.

Mother’s Milk, come detto, è ancora grezzo rispetto ai colossi del rock moderno che i Red Hot Chili Peppers daranno alla luce negli anni successivi; del resto, la line-up era troppo nuova per poter ancora essere integrata alla perfezione ed è già incredibile che i quattro, in così poco tempo, siano riusciti a produrre un lavoro di questa qualità; inoltre, come abbiamo avuto modo di vedere, qui e là c’è qualche episodio un po’ debole, che, pur non inficiando la resa complessiva dell’album, non gli permette di assurgere pienamente al livello di capolavoro. Tuttavia, è anche la sua imperfezione a renderlo affascinante, unitamente ad alcuni brani che non sfigurerebbero comunque in un best of della band neppure se messi a confronto con una Scar Tissue. Si tratta, in conclusione, di un album ancora non pienamente maturo, ma già estremamente valido e fondamentale per la comprensione di un determinato tipo di crossover musicale. Naturalmente, si tratta anche di un album fondamentale per capire l’evoluzione di quattro ragazzi che passarono in alcuni anni dall’emulare i grandi del funk ad essere etichettati a loro volta come grandi del rock, modelli di riferimento per un’intera generazione.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
81.78 su 19 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Domenica 25 Settembre 2022, 16.16.10
22
Una curiosità: come mai di questo Gruppo sono recensiti solo Due Album? Grazie..
Galilee
Domenica 25 Settembre 2022, 15.47.07
21
One hot minute è il loro miglior disco a parer mio. Questo secondo, terzo Blood sugar.
DëZ
Domenica 25 Settembre 2022, 15.18.50
20
L'inizio della "prima Era" Frusciante, secondo me la migliore. Californication era ottimo ma dopo si salva poca roba. Ad ascoltarli ora si rimpiange anche One Hot Minute con Navarro
ldn
Martedì 17 Maggio 2022, 17.03.06
19
Rispolverato stamattina, lo tengo "caldo" per il fine settimana. Oggi, in Sicilia ci sono 30 gradi (ormai da settimane in verità), sabato barbeque, birra (a fiumi) e.... Mother`s Milk.
GRC
Lunedì 21 Maggio 2018, 18.59.51
18
Che album, tra questo e Blood Sugar Sex Magik non so quale preferire. Altro gruppo da californication in poi.
Shadowplay72
Venerdì 1 Dicembre 2017, 18.32.46
17
Quando i red hot si potevano prendere sul serio.questo e blood sugar sex magik 2 capolavori.da by the way si sono persi completamente!
Tommaso calvino
Mercoledì 28 Dicembre 2016, 8.54.50
16
Pietra miliare. Molto meglio dei primi 3
Rob Fleming
Sabato 6 Febbraio 2016, 18.19.06
15
Non è il mio genere, ma questo cd l'ho anch'io
VomitSelf
Sabato 14 Dicembre 2013, 18.28.09
14
Si, si tratta di Drone-Doom, nulla a che vedere con Paradise Lost ecc...Si, anche i Clawfinger erano una buonissima band. Li avevo rimossi
Nu Metal Head
Venerdì 13 Dicembre 2013, 17.22.41
13
beh dei downset conosco do we speak a dead language? e universal... inoltre ci aggiungerei anche i pazzoidi clawfinger, da me sempre considerati come una sorta di versione crossover dei rammstein (d'altronde il produttore è lo stesso), con deaf dumb blind e use your brain, e gli imprescindibili biohazard con urban discipline... non sapevo che il tuo nick avesse queste origini... se si tratta del doom più pesante, lento e sfibrante allora no, il mio concetto di doom si limita a paradise lost, katatonia e my dying bride... comunque si chiamano (hed)pe, e non hed(pe)!
VomitSelf
Venerdì 13 Dicembre 2013, 14.58.42
12
@Nu Metal HEAD ahahah il primo non era malaccio, degli Hed(PE), da come me lo ricordo! Poi non so, magari se lo rimetto su ora mi farà cagare a spruzzo. Dei FNM ti consiglio King For a Day, secondo me ti garberà ancora di più! Poi vabbè, i Primus, mi inchino. I RATM, anche. Da un ascolto anche agli Urban Dance Squad, olandesi, i RATM si ispirarono a loro, anche se pochi lo sanno oggi, oppure i Downset. Comunque, non ti chiamerò più Nu Metal Hed(PE), promesso! Vomitself comunque è un brano dei BORIS. Band giapponese ultrapesante. Ma non credo possano garbarti, se non ti garba il doom più pesante, dronico e alieno.
Nu Metal Head
Giovedì 12 Dicembre 2013, 15.46.01
11
@quellochesevomitaddosso: dei peperoncini piccanti dei primi 3 album conosco solo true men don't kill coyotes, fight like a brave e behind the sun, ma solo perchè ho visto i video in televisione... però come ho già detto, non è mai stato un gruppo che mi ha fatto impazzire e quindi di conseguenza non sono nemmeno molto portato a scoprire i loro vecchi pezzi... ciò che penso è che anche quando erano meno commerciali non mi piacevano lo stesso, troppo grezzi... e anche lo stesso BSSM, che ho originale, ce l'ho più che altro solo per "cultura", e quando lo ascolto salto parecchie tracce... quando dico che secondo me il vero crossover sta da altre parti mi riferisco soprattutto ai RATM, ai divini living colour e agli incredibili primus... dei FNM ho the real thing, e anche loro sono sicuramente meglio dei RHCP secondo me... i jane's addiction invece non mi piacciono... p.s.: visto che mi chiami "nu metal (hed)pe" ti dico che a me gli (hed)pe fanno leggermente cagare... anche nella canzone dove ci sono ospiti serj tankian e morgan lander delle kittie li reputo uno dei gruppi più indegni del genere... quello non è crossover o nu metal, quello è solo hip hop di quarta mano accompagnato da un tiepido contorno rock... da evitare come la peste.
Elluis
Giovedì 12 Dicembre 2013, 12.01.24
10
Grande @Barry !! Finalmente la prima rece su un disco dei RHCP, gruppo inspiegabilmente sempre ignorato da Metallized, ma che invece secondo me merita un enorme tributo al rock made in USA. Aspetto a breve quelle di altri dischi: questo purtroppo non ho mai avuto occasione di ascoltarlo, ma mi riprometto di farlo nel futuro.
Carmine
Giovedì 12 Dicembre 2013, 11.39.26
9
Per me il migliore dei RHCP. Voto 85!
herr julius
Giovedì 12 Dicembre 2013, 11.30.16
8
nei primi anni 90 i RHCP sono stati fondamentali per la deriva stilistica in chiave funky di molte band dell'epoca, loro soprattutto ma anche i fantastici e mai troppo osannati Living colour. Questa deriva funky metal (allora lo chiamavamo così nn alternative), contraddistinta anche da inserimenti di fiati, di melodie, di giri di chitarra ma soprattutto di basso (flea è una colonna portante della band) ha portato alla ribalta anche un certo Robert Trujillo nel cambio di stile dei Suicidal Tendencies. Altre band che hanno subito quest'influenza all'epoca sono state Mordred, Scatterbrain (ex Ludichrist), Sacred Reich (31 flavor), Scat Opera, Faith no more... I RHCP hanno centrato nuovamente il bersaglio con lo stupendo Blood sugar, poi si sono secondo me imborghesiti e sono peggiorati. Per i faith no more bisognerebbe parlarne altrove, comunque sono una delle band più geniali e seminali di tutti i tempi, una specie di miniera d'oro.
VomitSelf
Mercoledì 11 Dicembre 2013, 23.21.57
7
@numetalhed un fan del crossover/nu metal come te DEVE assolutamente recuperare almeno anche The Uplift Mofo Party Plan dei peperoncini e naturalmente i Jane's Addiction e i F.N.M. se non li hai già tra i tuoi dischi
VomitSelf
Mercoledì 11 Dicembre 2013, 23.18.23
6
ahhhh, bei tempi! disco che ho consumato ai tempi delle superiori, quando i Red Hot erano ancora belli fatti, felici e col pisello all'aria...e comunque, a me One Hot Minute, tanto odiato n'se sa perchè, piaceva, e non poco..i casini semmai inizieranno proprio col rientro del Fruscio. Della quale il primo disco solista (Niandra LaDes eccecc) è un qualcosa si di alienante e a tratti doloroso da ascoltare ma pure quello secondo me bellissimo assai ahahah...
herr julius
Lunedì 9 Dicembre 2013, 23.42.21
5
Fantastico disco questo dei peppers, il mio preferito in un epoca in cui il funky aveva già contaminato l'hard rock. Un disco veramente geniale e trascinante,secondo secondo me solo a lo stratosferico vivid dei living colour. La cover di Stevie wonder è il top della album.
Giaxomo
Sabato 7 Dicembre 2013, 15.08.29
4
Vi amo Metallized. Vi amo. Grandissimo disco che per me sta alla pari del successivo
Nu Metal Head
Sabato 7 Dicembre 2013, 14.02.38
3
un disco a me totalmente sconosciuto, di loro ho solo blood sugar sex magik (oltre a conoscere lo scontatissimo californication... scontatissimo non perchè sia brutto, anzi, ma perchè lo conoscono pure i sassi...), che a detta dei più dovrebbe essere la vera pietra miliare del gruppo... una band che non considero tra le mie preferite in assoluto, troppo pop nel prosieguo della carriera e troppo grezza e immatura all'inizio... per me il vero crossover sta da altre parti... se la farete, aspetto la recensione di blood sugar sex magik per esprimere un parere più tecnico sulla loro musica... p.s.: dopo la bella e sensata introduzione, perchè mettere come genere "alternative rock" al posto che "crossover"?
marduk
Sabato 7 Dicembre 2013, 12.59.13
2
grandissimo gruppo...peccato che dopo californiacation poi poche canzoni degne....cmq il disco in questione merita
galilee
Sabato 7 Dicembre 2013, 11.30.49
1
A me piace molto questo disco. E' grintoso e dinamico e molto rock , aspetti che con gli ultimi dischi si sono persi definitivamente. Li preferivo da immaturi. voto:85
INFORMAZIONI
1989
EMI Records
Alternative Rock
Tracklist
1. Good Time Boys
2. Higher Ground
3. Subway to Venus
4. Magic Johnson
5. Nobody Weird Like Me
6. Knock Me Down
7. Taste the Pain
8. Stone Cold Bush
9. Fire
10. Pretty Little Ditty
11. Punk Rock Classic
12. Sexy Mexican Maid
13. Johnny, Kick a Hole in the Sky
Line Up
Anthony Kiedis (Voce)
John Frusciante (Chitarra)
Flea (Basso, Tromba)
Chad Smith (Batteria)
 
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