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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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ULVER + ZWEIZZ - Bronson Club, Madonna dell'Albero (RA), 02/04/2011
06/04/2011 (3904 letture)
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L'Italia si è ormai affezionata agli Ulver: l'onore di avere due anni di fila la storica band norvegese sul nostro territorio non è cosa da poco e, se l'anno scorso ho purtroppo avuto modo di lamentarmi dell'accoglienza a loro riservata dal pubblico italiano, per la data del 2 aprile 2011 a Madonna dell'Albero (frazione di Ravenna) posso fortunatamente dirmi smentito dalla mia pessima impressione di un anno fa.
Per la calata italica del Wars Of The Roses Tour il Bronson Club era infatti discretamente pieno già diversi minuti prima dell'inizio dello show ad opera dell'opening act, per il quale non sprecherò molte righe.
ZWEIZZ
Potrei nascondermi dietro al fatto che il noise non rappresenta una delle mie specialità, dietro al paravento del "de gustibus", ma non intendo farlo. Voglio espormi e dire la mia: lo spettacolo della one-man band Zweizz è stato imbarazzante, noioso e patetico. Non confondiamo sperimentazione con pagliacciate senza senso -l'anno scorso quella di Attila come opener era sperimentazione, non questa-, soprattutto se condite da mezzucci che fanno un po' il personaggio: suonare sdraiati e parlare al pubblico solo attraverso una telecamera, sbiascicare cose senza senso e mostrare il culo ai presenti da solo l'idea che di fronte a noi ci sia un poveretto senza idee e musicalmente nullo. A qualcuno sarà forse piaciuto -viste le reazioni dei miei vicini, ne dubito- ma per me la sua performance è da bocciare senza pietà, e l'unico lato positivo è stata la sua brevità (apparsa comunque come un'eternità per chi se l'è dovuto sorbire).
ULVER
Passata questa trascurabile parentesi, la serata entra nel vivo. Dopo una lunga pausa -forse non del tutto sensata, dato che non si è reso necessario nessun cambio di palco- Garm e soci entrano sul palco e vengono accolti da un fragoroso applauso. Il pubblico italiano pende direttamente dalla bocca di un Kristoffer Rygg particolarmente loquace. Lo show dei norvegesi è interamente centrato sulla presentazione del nuovo disco Wars Of The Roses, e dopo una breve introduzione la band attacca con February MMX, brano di apertura già conosciuto al pubblico -presentato la prima volta in radio, e poi rilasciato sulle piattaforme Soundcloud e Spotify. I suoni, dalla mia posizione, appaiono piuttosto buoni, senza una particolare predominanza di alcuni su altri, e tutta la band piuttosto in forma; in particolar modo Garm è autore di una buona prova, e le sue linee vocali appaiono più varie che nella versione rilasciata fin'ora. Da qui in poi devo specificare una cosa per i lettori: nonostante in giro si trovi una versione illegale -tratta da vinile- del nuovo disco, personalmente mi rifiuto di ascoltarne la versione non originale: per questo potrei commettere alcuni errori nel descrivere le singole canzoni, ed ogni considerazione sulle canzoni eseguite è da considerarsi strettamente relativa a questo unico ascolto.
Il breve show (poco più di un'oretta) intavolato della band è di assoluta qualità: il prezioso contributo di Daniel O'Sullivan, entrato nella band da soli due anni ma fondamentale nell'alchimia totale, sembra aver dato molto alla continua svolta stilistica della band, ora ottima fautrice di una sorta di synth/pop che prende ed evolve momenti tanto da Blood Inside quanto dall'ultimo Shadows Of The Sun. Gli Ulver del 2011 mostrano una varietà stilistica incredibile, forse superiore anche a quella mostrata in passato (e che per molte band sarebbe già un'utopia): dall'ambient al synth/pop all'elettronica che rimanda al capolavoro Themes From William Blake's The Marriage Of Heaven And Hell (spettacolare la lunga coda di Norwegian Gothic).
Da citare assolutamente anche quello che per me si candida a capolavoro del disco in uscita: Providence, brano pieno di suggestioni elettro/ambient ma condito da sferzate rock che gli conferiscono una potenza notevole; ultima menzione particolare per Stone Angels brano interamente cantato -e, se ho capito bene, scritto- da Daniel O'Sullivan, della durata di un quarto d'ora, più recitato che cantato, basato su una splendida melodia di piano e davvero toccante, anch'esso con varie reminescenze degli Ulver che furono ai tempi di Themes.
Finita Stone Angels la band ringrazia e lascia il palco, ma dopo le invocazioni di rito torna per un'ultima sorpresina: Garm si posiziona al microfono e dice: "Come saprete, nel 1997 abbiamo fatto un album intitolato Nattens Madrigal..." A questo punto il Bronson Club esplode in un boato incredibile, ma il sorrisino di Kristoffer spegne tutte le aspettative, continuando così: " Ma quello che suoneremo arriva da un disco fatto nel 2000...": si tratta di Hallways Of Always, splendido brano di Perdition City che ci riporta l'elettronica più cruda ed intransigente della prima svolta radicale della band. Spettacolo puro, certo, ma l'amaro in bocca per lo scherzetto di Garm rimane...
Dopo poco piú di un'oretta lo show è finito, tra gente estasiata ma anche molte lamentele -riferite alla breve scaletta fatta (quasi) solo di pezzi nuovi; personalmente mi ritengo incredibilmente soddisfatto da un altro incredibile spettacolo da parte di una delle mie band preferite, che ha aumentato a dismisura la spasmodica attesa per Wars Of The Roses.
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7
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Io c'ero....Gran concerto Il pezzo Finale Hallway of always semplicemente pauroso. Grandi Artisti |
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6
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Concordo praticamente su tutto. Zweizz l'ho ascoltato per poco ma non mi è sembrato per nulla interessante (il noise non mi dispiace se fatto in un certo modo). Ulver bellissimi invece. Nonostante non conoscessi le canzoni sono riusciti a farmi venire la pelle d'oca in più di un occasione (le "ballad" sono qualcosa di eccezionale). Inoltre il giorno dopo mi sono ascoltato il disco e devo dire che hanno anche sperimentato parecchio, dando quasi una impressione di jam-session durante il live. Garm poi era molto più a suo agio sul palco, questi due anni on-stage gli hanno fatto bene. E superbo O'Sullivan. Non so neanche che dire, salta dal basso al piano alla chitarra con semplicità disarmante. |
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5
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Non erano gli Ulver che rifacevano Bergtatt.. era il gruppo d'apertura del live ad Atene. Dissero a Garm se era disponibile a cantarla mentre loro la suonavano e lui ha accettato. Dal vivo ha detto "Questa sarà la prima e unica volta" |
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4
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Ah no scusa,è quello che intendi te allora,si vede che non ho visto la data.Comunque davvero che invidia D: se magari ogni tanto facesse qualche pezzo di Kveldssanger mi andrebbe bene lo stesso... |
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3
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Recente? Io so che lo ha fatto al tour dell'anno scorso ad Atene (che invidia...) non mi risulta anche in questo tour |
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2
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Aahahah bello scherzo Garm,ma comunque un giorno un eccezione la fece.Su youtube ho visto un live recente dove canta il Capitolo 1 di Bergtatt O.o |
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1
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Grande Nicolas. dico la mia quotandomi dal forum di OndaRock:: bel concerto si; sono riusciti a trasmettere un livello di calore che con tour precedente non era venuto fuori. Tutto era molto avvolgente e vellutato. Ottime anche le soluzione video/grafiche. Chi è stato al live avrà sentito come sono riusciti a potenziare la sezione ritmica e i synth. L'interludio fra February Mix e Norwegian Gothic è stato strepitoso, sembrava di sentire quasi i Royksopp (si, Garm ha fatto un minutino di dance con tutti quegli arpeggiatori in stile Knife). Il live si è scoperto come una bellissima e calda dimensione; le differenze rispetto all'anno scorso sono notevoli. L'anno scorso era il primo tour mondiale in assoluto, quindi vederli equivaleva ad assistere ad un miracolo. Ora, con un po' di idee riordinate, mi viene da ripensare che quel live, per quanto spettacolare e attingente a gran parte della loro discografia, era abbastanza asettico; inoltre i video in sottofondo non aiutavano visto che erano tutti in b/n in stile espressionista. Questa volta le luci erano calde, i vocalismi di Garm si sovrapponevano continuamente creando qualcosa di molto avvolgente e morbido. I video hanno aiutato molto grazie a bellissime immagini blu/bianche/rossastre... Diciamo che quando li vedi a teatro ci sono varie sonorità e appeal che dai per scontate; vederli al Bronson ha fatto in modo che portassi attenzione al risalto del pianoforte e al forte contrasto con le parti elettroniche. Bellissimi. Sono riusciti a coniugare perfettamente freddezza (del digitale) e calore. |
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