|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
NECRODEATH + PATH OF SORROW + SINPHOBIA + MOLOSSO - 261, Genova, 22/05/2015
29/05/2015 (2749 letture)
|
Nelle orecchie genovesi risuona ancora la musica dei tre giorni del FIM, ma pochi giorni dopo l'evento una nuova serata metal mi attende, questa volta più estrema. Il luogo del concerto è il 261, piccolo locale del centro storico genovese situato al primo piano di una palazzina. Lo spazio è effettivamente poco, ma con alcune buone idee, come il palco sistemato su due livelli per aumentarne la profondità ed un sipario per nasconderlo alla vista durante i cambi. Come detto, la grandezza del locale è quella che è, ma è un problema di molti locali del centro storico di Genova, dove molto spesso si fa di necessità virtù. Le facce conosciute tra chi starà sul palco e chi tra il pubblico sono tante e questo è il bello (ed il brutto, da un certo punto di vista) della mia città.
MOLOSSO Ad aprire la serata sono i Molosso, gruppo genovese formatosi negli ultimi anni dalle ceneri dei Ritual Of Rebirth (tre quinti dei membri militavano nella band) con in aggiunta Leandro Scotto dei Synodik alla chitarra e Chris Parisi (Killers Lodge ed ex-Raza De Odio) alla batteria. Il gruppo propone un death metal dal taglio moderno, con la peculiarità del cantato in italiano. Dopo un breve intro registrato il sipario si alza ed i Molosso attaccano con La Sutura, traccia che apre anche l'EP di esordio Basta Noia (Solo Paranoia), diffuso in maniera gratuita ed indipendente lo scorso anno e che mantiene dal vivo il grande impatto, merito soprattutto della "pacca" del batterista Christian. Purtroppo entrambe le chitarre rimangono un po' nascoste all'inizio, non permettendomi di apprezzare a pieno i riff di Ermal Zaka e Leandro Scotto, che rappresentano uno dei punti di forza dei Molosso. L'EP viene passato in rassegna assieme ad un altro paio di pezzi, tra cui uno nuovo e il gruppo dimostra di essere migliorato come coesione ed amalgama rispetto a quando lo vidi un anno fa, mantenendo intatti (se non addirittura aumentandoli) il tiro e l'esplosività dello studio. Insomma, per quanto mi riguarda l'ennesima conferma per una formazione che, nonostante sia teoricamente all'inizio, ha già le idee chiare sulla strada musicale da percorrere.
SINPHOBIA Primo ed unico gruppo "forestiero" della serata, i veronesi Sinphobia salgono sul palco del 261 con il loro death/groove, a mio parere spruzzato anche da alcune influenze nu-metal, forti dell'omonimo debutto pubblicato in maniera indipendente lo scorso anno. Il timbro del cantante Conso mi ricorda quello di Dez Fafara dei Devildriver ed oltre a ringhiare cerca di fomentare il pubblico, il quale nonostante non si tratti di un gruppo di casa, pare gradire. Il chitarrista Vain ed il bassista Alessandro indossano delle maschere che ad una prima vista mi ricordano il caro vecchio Sub-zero di Mortal Kombat ed assieme al batterista Falsi creano il groove su cui si sorregge la band. Particolarmente sugli scudi il bassista impegnato con il suo sei corde nella parte rialzata del palco ed autore degli stacchi strumentali più interessanti del set, aiutato anche da dei suoni che hanno dato maggior risalto al suo strumento. Personalmente non sono un grosso amante di questo tipo di sonorità e devo ammettere che sono arrivato un po' provato alla fine della scaletta (durante la quale ho riconosciuto Respect e Sinphobia, forse i pezzi che mi hanno colpito di più), ma si tratta di una questione puramente soggettiva: i Sinphobia si sono fatti valere sul palco ed è questo ciò che conta.
PATH OF SORROW Penultima band ed un'altra vecchia conoscenza per il sottoscritto. Ho già infatti avuto modo di vedere in passato anche i genovesi Path Of Sorrow e li avevo lasciati in occasione della data con gli Epitaph dello scorso gennaio con una line-up appena rinnovata e a distanza di quattro mesi la principale curiosità è rappresentata dai progressi che il gruppo dovrebbe aver fatto con più tempo a disposizione. Progressi che effettivamente ci sono stati. Se la scorsa volta era molto migliorato l'impatto e la resa live come avevo raccontato, stasera i Path Of Sorrow hanno dimostrato di aver lavorato parecchio in sala, migliorando la coesione tra i vari componenti e aggiungendo qualche finezza nei pezzi. Nella scaletta troviamo i "vecchi" e rodati cavalli di battaglia come l'iniziale Lords Of Darkened Sky, Sea Of Blood e la conclusiva Under The Mark Of Evil, alle quali durante la serata verrà affiancato anche un pezzo nuovo dalla struttura più complessa, a dimostrazione di una costante maturazione. Insomma, pollice in su per i Path Of Sorrow, i quali, nonostante la stampella che ha tenuto bloccato il cantante Matia, hanno mostrato di essere ancora cresciuti. A questo punto manca solo la prova su disco per avere il quadro completo sul gruppo.
NECRODEATH Mancano solo gli headliner per chiudere la serata e stiamo parlando di un pezzo grosso del metal italiano, dato che i Necrodeath quest'anno compiono trent'anni. È la quarta volta che li vedo dal vivo, ma è dal 2012 che non assisto ad un loro concerto, quindi in linea di massima so cosa aspettarmi, con l'incognita però dell'ultimo disco The 7 Deadly Sins in più rispetto all'ultima volta. L'apertura è affidata a Church's Black Book, introdotta dalla registrazione della parte conclusiva di Black As Pitch, dove vengono elencati gli orrori e i crimini della Chiesa. Un inizio non proprio convenzionale, ma sicuramente d'effetto al quale segue Lust, primo estratto dal nuovo disco. Un classico e collaudato momento spaccaossa di un concerto dei Necrodeath è la voce di Cronos registrata nell'intro February 5th, 1984 che introduce Forever Slaves, unita a Necrosadist che assieme fomentano il pubblico. Il gruppo è come al solito una macchina inarrestabile e suona il suo furioso thrash in maniera anche più veloce rispetto al disco in alcuni casi, come Wrath, primo singolo estratto da The 7 Deadly Sins, ma sa anche alzare parzialmente il piede dall'acceleratore su At The Root Of Evil. C'è anche l'occasione di rendere omaggio ai maestri Venom con Countess Bathory, accolta con l'entusiasmo che merita un grande classico dell'heavy metal, lo stesso che suscita la mitica The Flag Of The Inverted Cross sin dall'intro Agony. I suoni mi sembrano ben calibrati e il gruppo è in palla: Peso è il solito treno che gioca talvolta con le percussioni per creare passaggi atipici, Pier macina riff lottando a volte con i capelli che gli coprono la vista quando è piegato sullo strumento, Gl suona, incita il pubblico e si occupa anche della seconda voce in alcuni passaggi. Flegias con la maglia smanicata con la croce rovesciata (anche questa oramai un must) sovrasta il pubblico grazie anche alla sua altezza e ironizza sul fatto che per la prossima canzone ci vorrebbero un paio di infermiere, proprio come nel video realizzato il brano, ovvero Master Of Morphine, forse l'ultimo momento relativamente calmo della setlist, il tutto mentre alle mie spalle si sta verificando una mezza rissa tra due disturbatori e i buttafuori. Da qui in avanti la band ripescherà qualche segmento delle Part di Idiosyncrasy, la parte finale di 100% Hell che darà occasione a Peso di cimentarsi in un breve assolo, bissato anche da Pier, al quale verrà lasciata brevemente la scena e infine Fragments Of Insanity, il tutto quasi senza sosta. La chiusura è ovviamente col botto con la gloriosa Mater Tenebrarum e una cover di Black Magic, altro tributo a chi ha tanto influenzato i Necrodeath ma anche migliaia di thrasher incalliti e per la quale Flegias ricorda il compianto Jeff Hanneman.
Alla fine, dopo circa un'oretta di show senza cali di tensione, i Necrodeath lasciano il palco soddisfatti e pure il pubblico pare esserlo. La scaletta non è stata lunghissima ma sicuramente intensa, personalmente lamento solo l'assenza di Hate And Scorn, più per questioni affettive che per altro, ma va benissimo così. Chi ha già visto i Necrodeath sa bene o male cosa aspettarsi in termini anche di scaletta, dato che alcuni blocchi/medley sono usati più o meno sempre, tagliando ed accorciando brani, ma sono comunque funzionali ad un repertorio vasto come quello dei genovesi. La conferma più importante è comunque la professionalità e la furia con cui i Necrodeath suonano, una garanzia per chi li apprezza. Arriva dunque il momento di tornare a casa mentre il dj set ha inizio, la notte è giovane sicuramente ma il sottoscritto ha ancora parecchie tossine accumulate dalla maratona distruttiva del FIM, quindi con le orecchie piene di metallo archivio l'ennesima serata underground genovese, soddisfatto di quello che ho visto e sentito.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Necrodeath visti sette volte e sempre grandi . |
|
|
|
|
|
|
1
|
grandi necrodeath. li si vede sempre con piacere. |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|