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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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LUCA TURILLI`S RHAPSODY - L'energia della creazione
01/08/2015 (2985 letture)
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La sua uscita dai Rhapsody of Fire, seppur avvenuta in termini assolutamente amichevoli, ha colto totalmente di sorpresa i fan della band e del loro storico mastermind, il chitarrista e compositore Luca Turilli. A stretto giro di posta, però, il musicista triestino ha messo su i Luca Turilli’s Rhapsody, sua intrigante opera rock nel quale riprende ed amplia il discorso già incominciato con il suo gruppo storico. Lo abbiamo dunque raggiunto in occasione della pubblicazione del secondo album di questo nuovo progetto ed abbiamo scoperto, se mai ce ne fosse stato bisogno, un artista straordinariamente entusiasta, disponibile e loquace; eccovi dunque il resoconto della nostra lunghissima chiacchierata, della quale vi risparmiamo le battute iniziali, incentrate sul caldo micidiale che sta sferzando la nostra penisola. Buona lettura!
Barry: Allora, Luca, per inaugurare quest’intervista inizierei subito con una domanda rivolta al primo album di questo tuo nuovo progetto: a distanza di tre anni dalla pubblicazione di Ascending to Infinity, ne sei ancora soddisfatto o cambieresti qualcosa, avendone la possibilità? Luca: Guarda, noi siamo sempre stati molto fortunati in tal senso: mi ricordo che soltanto nel 1997, all’epoca del primo album dei Rhapsody, Legendary Tales, ci rendemmo conto di una mancanza; scoprimmo, soltanto alla fine delle registrazioni, che ci mancava un ritornello, per la precisione nel brano Lord of the Thunder! Non mi ricordo neppure perché alla fine ci ritrovammo con questo buco, anche perché comunque eravamo tutti eccitati dal momento che si trattava del primo lavoro in assoluto, poi avevamo finito il budget e non era possibile far tornare Fabio su solamente per quel passaggio…tant’è che, per ovviare, pensammo addirittura di rivolgerci ad uno special guest! Però ecco, è stata davvero l’unica mancanza in un nostro album che avrei voluto colmare e siamo stati comunque fortunati, perché la nostra casa discografica credeva in noi ed avevamo già trascorso tre mesi in studio, un tempo molto ampio per una band esordiente. Da quella volta –evidentemente siamo rimasti traumatizzati!- non abbiamo più avuto problemi del genere: trascorriamo sempre in studio dai due ai quattro mesi e, quando ne usciamo, è solo perché siamo davvero soddisfatti al 100% di ciò che abbiamo realizzato. Per Ascending to Infinity, effettivamente dopo aver consegnato il master alla Nuclear Blast mi son reso conto che mancava un passaggio, quindi li ho avvisati ed ho spedito loro un nuovo master, il che ha fatto slittare l’uscita di un paio di settimane! Però ecco, anche in questo caso si è trattato di un’eccezione, che peraltro può capitare quando si ha a che fare con una musica complessa e ricca di sfaccettature come quella che proponiamo. Per questo nuovo lavoro, invece, mi sono chiuso in studio a partire da marzo del 2014 e, per sfatare il mito del musicista che compone una volta ogni tanto, posso dirti che da allora non ho avuto davvero una domenica libera! Per fortuna, vivendo a Trieste, ho avuto la fortuna di poter ammirare almeno dalla finestra un paesaggio stupendo, altrimenti non sarei sopravvissuto! Per un maniaco della perfezione come me, gli ultimi giorni sono davvero stressanti, perché li trascorro praticamente senza dormire –stavolta mi è accaduto per 72 ore- per ascoltare i mix e terminare gli arrangiamenti…c’è sempre qualcosa da sistemare, perché magari la chitarra ruba frequenze ai violini o viceversa. E’ vero che un anno di tempo è tanto, ma d’altro canto avere tanto tempo ti porta anche a voler fare sempre più cose, ad mpiegare tutto quel tempo nel miglior modo possibile!
Barry: Beh, si tratta allo stesso tempo di un lavoro e di una passione, quindi è giusto dedicargli il tempo che merita! Luca: Assolutamente sì! Queste non sono cose che si fanno per soldi, specialmente tenendo presente il mercato discografico odierno, sono cose che si fanno principalmente per piacere: io compongo per i nostri fan, ma prima di tutto compongo un album che per primo gradirei ascoltare e riascoltare per un anno, due o tre…finché non me ne stufo insomma, ahah!
Barry: Ahah mi pare giusto, sei il primo fan della tua musica! Ascoltando Prometheus, in particolare, ho avuto l’impressione che abbiate aumentato la dose di cori e di orchestrazioni, cercando un sound complessivamente più epico rispetto all’album di esordio; sei d’accordo con me? E, se sì, è una scelta che hai maturato scientemente o ti è venuta naturale mentre componevi? Luca: Sicuramente il sound è più epico e grandioso, per vari motivi: innanzitutto tieni presente che un ruolo molto importante è stato giocato dal mio nuovo studio, che ho costruito di recente: dal momento che sto iniziando ad intraprendere una carriera parallela nell’industria dell’intrattenimento, per poter competere ai massimi livelli con i compositori di quella scena –ti parlo di Hollywood, per intenderci- avevo bisogno di un’attrezzatura che mi permettesse di comporre ed arrangiare in prima persona a quei livelli. Questo è anche uno dei motivi per cui fra Ascending to Infinity e Prometheus sono trascorsi ben tre anni, un intervallo temporale che prima d’ora non avevo mai raggiunto nella mia carriera! Non è mia abitudine far aspettare così tanto i nostri fan, ma la sola realizzazione di questo studio, che doveva richiedermi tre mesi, mi ha portato via un anno e mezzo! Devo però dire che ne è valsa la pena, perché ho potuto testare direttamente su questo nuovo album l’incredibile potenza e ventaglio di possibilità offerti da questa mia nuova attrezzatura! Ecco quindi che, ad esempio, i problemi che riscontravamo assieme ad Alex Staropoli all’epoca di Legendary Tales o Symphony of Enchanted Lands, come il dover inserire ogni singola nota nel sequencer della tastiera, sono diventati un ricordo! Adesso, invece, con questo supporto tecnologico è possibile concentrarsi più a fondo sulla composizione, senza bisogno di pensare ai suoni, che sono già fantastici fin dal primo momento! Io poi non mi sento assolutamente un chitarrista e basta, né un bravo tastierista, bensì un compositore a tutto tondo, quindi mi interessa porre gli strumenti offerti dalla tecnologia al servizio della composizione: mi interessa saperli suonare abbastanza bene da poter comporre senza limitazioni di sorta, ecco! Il risultato finale delle orchestrazioni di Prometheus, insomma, è dovuto sia all’evoluzione naturale del sound dei Rhapsody, sia a questa nuova tecnologia che ho a disposizione. Considera poi che con la mia musica ho sempre cercato di riprodurre il pathos e la profondità delle orchestrazioni dei grandi film, tanto degli anni 80 quanto delle grandi produzioni moderne; è sempre stato uno dei miei chiodi fissi, in quanto grande appassionato di cinema! Al tempo stesso ho sempre cercato di trasmettere un messaggio positivo, un inno all’amore ed al rispetto dei valori fondamentali, che trovo sia più facile veicolare tramite musica di questo genere, di grande impatto emotivo!
Barry: Interessante…fra l’altro hai toccato molte tematiche su cui volevo rivolgerti domande più specifiche, quindi intanto ne approfitto per rivolgertene una: ho sentito tante definizioni sul genere musicale che hai suonato nella tua carriera, dal power al symphonic, passando per il noto Hollywood metal e per cinematic metal…se dovessi dare tu una definizione, che termini useresti? Luca: Ti direi che cinematic metal è probabilmente la definizione che più si avvicina a ciò che noi suoniamo, anche perché è la prima che ho coniato io: nel 1997, quando esordimmo, fu la casa discografica ad avere l’idea dell’Hollywood metal, anche e soprattutto a fini promozionali; quando poi cambiammo label, dopo Power of the Dragonflame, ci dissero che Hollywood metal non rispecchiava adeguatamente la nostra proposta, anche perché ad esempio per gli americani questa definizione si sposa più a band come i Motley Crue; ci proposero quindi di definirci una band di “film score metal”, ma già all’epoca non mi sembrava una definizione perfetta e proposi cinematic metal, che però a loro non piacque…per questo motivo, quando ho dato il via a questa mia nuova avventura, ho potuto finalmente attribuire alla mia musica la definizione che tanto mi piace, anche perché contiene in sé la parola cinema, che è essenziale se si vuol capire ciò che facciamo! La connessione fra i Rhapsody ed il cinema è strettissima!
Barry: Ed hai mai pensato –o ti hanno mai proposto- di comporre musica proprio per il cinema? Luca: Mi è stato proposto una decina di anni fa, ma all’epoca declinai perché volevo dedicare tutto il mio tempo ai Rhapsody; oggi, come ti ho detto, sto iniziando una carriera in parallelo nel mondo dell’intrattenimento, ma devi sapere che ci sono dei punti in chiaroscuro: innanzitutto considera che, quando ti trovi lì per la prima volta, il fatto che tu abbia avuto una carriera di successo in precedenza o che abbia venduto un milione e mezzo di album non conta assolutamente nulla; questo aspetto è anche giusto, a voler essere sinceri, perché sarebbe ingiusto vivere della gloria passata, però tieni conto che siamo davvero dovuti ripartire da zero, componendo quindi un demo, trovando un agente e cose di questo tipo…poi ho messo tutto in pausa per dedicarmi a Prometheus, ahah! Ora sono pronto per ripartire, ma, come ti accennavo, ci sono dei pro e dei contro in quel tipo di industria: forse ti ritroverai ad ascoltare una mia musica in un videogame o in un film, ma non saprai mai che l’ho composta io! Una cosa del genere è frustrante, perché magari componi un’intera libreria di brani, il tuo agente li dà in licenza a dei clienti e loro ne fanno più o meno quel che vogliono, perché la proprietà va a loro! Questo è il motivo per cui, al di là di tutto, considero e considererò sempre i Rhapsody come la mia priorità assoluta, perché qui ho la più totale libertà di comporre ciò che mi sento -altra differenza importante rispetto ad Hollywood- e, soprattutto, posso veicolare i messaggi che mi preme trasmettere.
Barry: Questo mi sembra giusto, sono la tua creatura! E se dovessi chiederti le tue influenze come chitarrista, ma anche come compositore a tutto tondo? Luca: A livello chitarristico, i miei tre album di riferimento sono gli stessi di trent’anni fa, anche dopo anni in cui ho suonato la chitarra per otto ore al giorno! I protagonisti di questi tre lavori sono Yngwie Malmsteen, Jason Becker e Marty Friedman; gli album sono Rising Force di Malmsteen, Speed Metal Symphony dei Cacophony, che è la mia Bibbia per quanto riguarda la tecnica che preferisco, lo sweep picking e Perpetual Burn di Becker, per la composizione e le atmosfere: anche su quell’album, fra l’altro, suona Friedman e si avverte una connessione fantastica fra loro, così come è possibile ammirare le splendide scale esotiche di Marty…molti chitarristi moderni non ci si soffermano più di tanto, quindi ogni tanto tocca farlo a me, ahah! Non capisco il perché siano così poco considerate, almeno per me sono sempre state il massimo! Oggigiorno ascolto chitarristi sempre più bravi tecnicamente e sempre più veloci, ma non sento in loro quella ricchezza compositiva che sentivo in quegli album leggendari! A livello di colonne sonore, invece, le prime influenze per me sono stati i film degli anni 80, quindi ad esempio tutti i film di Schwarzenegger e Stallone, da Terminator a Total Recall, passando per Robocop…tutti quei film, insomma, i cui effetti speciali all’epoca ti sembravano eccezionali ed oggi fanno ridere, ahah! Ovviamente poi ho amato i vari spaghetti western di Sergio Leone e musicati dal maestro Ennio Morricone, sempre per quella sensazione di epicità che vi ritrovavo! Molti, nel corso degli anni, hanno definito la musica dei Rhapsody eccessivamente pomposa, ma è proprio quella pomposità che a me regala emozioni! Già quando ascoltavo musica classica, ricordo che scartavo sempre i brani più minimalisti, per concentrarmi sulle sinfonie più complesse! Mi ha sempre attratto, per così dire, l’Apocalisse in musica, motivo per cui sono un grande amante dei cori, delle armonie incrociate e cose del genere. Per il resto, come ti dicevo, io sono un tipo abbastanza casalingo, ma l’unica distrazione che non cesso mai di concedermi –a parte le partite di Messi e della mia Udinese- è il cinema: spesso rivedo i film più importanti due volte, la prima per godermeli e la seconda per ascoltarne la colonna sonora…per studiarla e per conoscere i tuoi rivali, ahah! Amo tuttora compositori come Miklos Rosza che musicò Ben-Hur, gli imprescindibili Jerry Goldsmith e John Williams -che ho omaggiato all’inizio di Prometheus, Hans Zimmer, Danny Elfman. Amo poi particolarmente le colonne sonore ibride, quelle cioè che mescolano orchestrazioni tipiche delle grandi pellicole del passato a sonorità più moderne, elettroniche: ho adorato pertanto la trilogia di Matrix, sia a livello cinematografico che sonoro, Resident Evil e film di questo tipo. Nei primi album dei Rhapsody, dovendo rispettare la storia della nostra saga, non sempre mi era possibile sbizzarrirmi con tutte le mie influenze, adesso invece mi sento più libero in tal senso e non ho più limiti di creatività!
Barry: Ah beh, hai nominato alcuni dei miei compositori preferiti, quindi non posso che esser felice della risposta! Parlando ora in modo più approfondito di Prometheus, il titolo è ovviamente ispirato a colui che rubò il fuoco agli dèi per darlo all’umanità, ma poi i brani trattano argomenti fra i più disparati…c’è un filo conduttore, un concept che li unisce? Luca: Guarda, direi di più: c’è un concept che lega tutti i miei album dal 1997 ad oggi: posso fare una saga di dieci album, posso realizzare un mini-concept all’interno di uno o più album, ma al centro c’è sempre e comunque il tema dell’evoluzione spirituale, che è il trait d’union di tutta la mia produzione e non solo. Da diversi anni ormai pratico yoga e meditazione, il che mi ha donato una visione della vita particolare: c’è un primo momento che è quello dell’apprendimento, dove studi -sono un avido lettore- poi tenti di mettere in pratica ciò che hai imparato e, se ci riesci, ti avvicini davvero ad una certa comprensione della vita e di ciò che ti circonda; parlando più precisamente di Prometheus, si tratta di un lavoro che si ricollega tanto al mito, che hai citato, quanto al Prometheus di Ridley Scott ed in cui quindi non ci sono né passato, né presente, né futuro, ma una sorta di eterno presente in cui, dal punto di vista spirituale, ti puoi avvicinare alla comprensione del tutto. Quando parlo di spiritualità, ci tengo a precisarlo, non parlo assolutamente di religione: la religione è legata strettamente all’ego dell’uomo, parte da qualcosa di puro che poi si lega all’ego dell’essere umano e, quindi, può avere conseguenze nefaste. A me, quindi, interessava tutto ciò che c’era prima della religione ed ho studiato per diversi anni le civiltà antiche come gli egizi o le tradizioni spirituali come la cabala, proprio per cercare di scoprire l’essenza della connessione spirituale. Per me, poi, un grandissimo ispiratore in tal senso è stato Gustavo Adolfo Rol –del quale ho inserito una frase storica del 1927 su Il Tempo degli Dèi, un personaggio che ha aperto tantissime porte nel campo della spiritualità.
Barry: Quindi, dimmi se sbaglio, è corretto dire che ogni tuo album rappresenta un tuo personale passo verso una maggior comprensione di te ed un tassello della tua evoluzione? Luca: Assolutamente sì! Considera che ogni mio lavoro nasce sempre da un qualche tipo di intuizione, quindi anche quando vado a riascoltare i testi di un album come Legendary Tales, del 1997, vi trovo già quei concetti di cui parlo ancora oggi, soltanto che oggi li posso rendere in modo più esplicito, perché non devo filtrarli attraverso la saga! Già allora, come peraltro ho spiegato in un articolo su Facebook circa un anno fa, la famosa Spada di Smeraldo non era una nostra invenzione, ma traeva spunto dalla Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto, con tutte le connessioni del caso con l’alchimia e l’evoluzione spirituale: in sostanza, in questi anni ho cambiato il mio modo di esprimere i concetti, ma questi permangono e rappresentano sempre un inno alla vita, all’evoluzione. Come ti dicevo prima, ogni lavoro nasce da un’intuizione particolare: io non sento di comporre, è come se avvertissi una sorta di canale che si apre, con l’energia creativa che vi fluisce attraverso e le mie dita che rappresentano semplici strumenti per trasporla in musica. Non avverto mai la necessità di dover comporre, in compenso è tranquillamente possibile che mi metta a suonare al pianoforte alle tre di mattina o mi ritrovi come un idiota al computer a tentare di scrivere la musica, perché in quel momento avverto la necessità di dar sfogo all’energia che sento! Hai presente il film Highlander, dove si parla della trascendenza? Ci sono quei momenti in cui sento davvero di essere un tutt’uno con l’energia della creazione, quella che gli scienziati definiscono energia fotonica primordiale…non so come spiegarlo meglio, ma è una sensazione davvero potente e particolare!
Barry: Interessante…quindi, una volta che avverti questa energia compositiva iniziale, in che modo poi riesci a raffinarla per trasformare l’ispirazione istintiva in una canzone? Luca: La cosa particolare è che io, a differenza di molti altri artisti, parto sempre dal titolo: apro un file word e butto giù una serie di combinazioni di parole, poi riapro il file dopo un paio di giorni e, se una di quelle combinazioni mi trasmette sensazioni positive per il titolo di un album, passo ad una fase che potrei definire di brainstorming: inizio a visualizzare quell’energia che scorre dentro di me e capisco subito se la canzone in embrione deve iniziare con un pezzo di pianoforte, con un passaggio orchestrale, con un riff di chitarra, ecc.; alla fine costruisco tutta la canzone mentalmente, aggiungo delle note sul mio file word e poi il secondo passo è quello di mettermi al piano, alla chitarra o alla tastiera -dipende dal brano ovviamente- ed iniziare a scrivere la canzone vera e propria. Questo ti fa capire, ancora una volta, come per me il messaggio venga prima di tutto, anche prima della musica!
Barry: Direi di sì, è emblematico in effetti…ho poi notato che in alcune canzoni avete utilizzato l’italiano: volevo chiederti il perché di questa scelta e, te la butto là, se avete mai pensato di scrivere un intero album in italiano. Luca: Ci hanno proposto di realizzare un intero album in italiano, ma a noi piace proprio l’idea di usare nello stesso album più lingue, per avere una maggior varietà: un album come Prometheus, lungo settanta minuti, interamente in italiano o anche in inglese probabilmente annoierebbe anche me che lo compongo! Preferiamo quindi sempre avere qualche canzone così, una colà, così come anche un coro in una certa lingua ed uno in un altro: ecco quindi cori o canzoni in italiano, inglese, latino, anche ebraico antico, come in King Solomon and the 72 Names of God. In questo caso abbiamo usato moltissimo l’italiano perché logicamente semplifica tutto, sia per me che scrivo, sia per Alessandro che canta, dal momento che in questa maniera è più libero di concentrarsi sull’interpretazione! La stessa cosa succedeva con Fabio, che è un grandissimo cantante anche in inglese, ma in italiano logicamente dà il suo massimo! Pensa che anche il nostro ingegnere del suono, Sebastian, che è tedesco, ci ha chiesto perché non facciamo un intero album in italiano, ahah! Dice che gli faciliterebbe il lavoro!
Barry: Il massimo, direi, ahah! Prometheus è stato poi il primo album con Alex Landenburg alla batteria: come siete giunti a scegliere lui per sostituire Alex Holzwarth, che non poteva più conciliare gli impegni con entrambe le band? Luca: Quando Alex ci ha comunicato la sua impossibilità a restare con noi, abbiamo contattato alcuni batteristi che avevamo in mente: con Alex ci ha messi in contatto proprio Sebastian, tedesco come lui e che, dal momento che cura i suoni dal vivo ed in studio di un mare di band, fra cui Lordi e Kreator, conosce praticamente tutti! Sempre grazie a lui, peraltro, abbiamo potuto avere come special guest su Prometheus Ralf Scheepers e David Readman. Alex Landenburg, fra tutti i musicisti che abbiamo testato, si è dimostrato anche la persona con la maggior attitudine positiva, che è la prima cosa cui guardiamo, ancora prima della tecnica! A me non interessava avere in squadra il più grande batterista del globo, ma avere un bravo musicista che al contempo fosse anche una persona piena di attitudine e di volontà di migliorare. Per questo motivo mi sono trovato benissimo con Alex e con Alessandro, che oltre ad essere un grandissimo cantante è anche una persona eccezionale.
Barry: Il che ci riporta nuovamente al concetto di evoluzione spirituale e della propria persona. Luca: Esatto! A me darebbe un fastidio enorme cercare di trasmettere un certo messaggio e poi vedere che coloro che dovrebbero veicolarlo sono i primi ad avere magagne! Un po’ come il politico che spende belle parole e poi è il primo a rubare, no? Ci deve quindi essere una certa coerenza nel tutto. Proprio per questo motivo non riesco a capire come molti possano pensare che lo split fra me ed i Rhapsody of Fire non sia stato amichevole! Se davvero ci conoscono, è semplicemente impossibile pensare ad una separazione astiosa! Io ed Alex siamo amici da molto tempo prima che mettessimo in piedi la band e lo siamo rimasti in questi cinque anni che non lavoriamo più assieme! Per noi è strano anche sentire qualche fan che “parteggia” per i “miei” Rhapsody o per quelli “originali”…noi parliamo sempre di rispetto ed amicizia come valori fondamentali, figurati se ci fa piacere ascoltare certe cose! Poi è normale che un ascoltatore possa preferire l’una o l’altra band per suoi gusti personali, ci mancherebbe, ma non vorremmo mai questa divisione!
Barry: Lo capisco…peraltro non volevo farti domande a proposito dei Rhapsody of Fire, ma hai finito per fartela da solo, ahah! Luca: Ahah stai tranquillo, tanto nel 90% delle interviste mi chiedono sempre di questa separazione! Io ed Alex ci vediamo ancora regolarmente ed è tuttora il mio migliore amico, quindi di queste cose alla fine ridiamo assieme; ci fa davvero strano sentirci ancora chiedere notizie riguardo al nostro split, quando per noi ormai è davvero preistoria! Anche con Fabio, che pure era rimasto molto dispiaciuto per la separazione, ci sono ottimi rapporti, quindi figurati! A me fa specie anche quando ci ricordano che abbiamo venduto un milione di copie…vedi, quando fai questo tipo di discorso spirituale, in un certo senso cerchi di annullare l’ego che ti comanda ed influenza nella vita quotidiana, che ti fa stare bene e male allo stesso tempo; quando tenti di raggiungere un certo equilibrio, che è il senso della spiritualità e della cosiddetta illuminazione, cerchi anche di rinunciare a questi trionfi egoici, cui corrisponde sempre una disfatta egoica: una grande legge universale che impari è che tu hai un grande momento di euforia, legata all’ego, che si ripercuote su di te portandoti ad una disfatta, quindi si tratta sempre di un sali e scendi, mentre il senso della spiritualità è proprio quello di avvicinarti ad una linea retta, che rappresenta la perfezione e che simboleggia l’amore universale, non quello egoico; non parliamo ovviamente dell’amore romantico e fisico, che anzi è superegoico e fa molto presto a passare all’odio, come peraltro leggiamo tutti i giorni nella cronaca, dove due persone il giorno prima si amano e quello dopo si uccidono; parliamo dell’amore per la materia, per ciò che ci circonda, quel tipo di amore incondizionato per la vita in tutte le sue forme. Non è una cosa semplice da comprendere, secondo me…poi attenzione, io non mi reputo una persona speciale, ma a mio parere, posto che ognuno è libero di vivere la propria vita come meglio ritiene, è essenziale riconoscere in sé quella parte divina e muoversi in quella direzione. Da quando ho realizzato l’importanza di questo aspetto, posso dirti che la qualità della mia vita è migliorata in maniera incredibile!
Barry: Beh, devo dirti che è bello percepire nelle tue parole che, dopo tanti anni di carriera, possiedi ancora questo approccio molto umile ed aperto alla conoscenza. Luca: Ma sai, per me un certo tipo di artista -non quelli che inneggiano all’alcool o alla droga, per capirci- è per forza una persona particolare e sensibile, perché è portato ad esprimere con la musica le proprie sensazioni: il vero artista fa tutto in nome di quella forza creatrice che percepisce e che è alla base della vita stessa, che lui incanala nella musica. Tutto nasce da quell’amore universale e non egoico di cui ti parlavo prima…molti confondono, molti si chiedono perché, se tutto nasce dall’amore –o da Dio, per chi vuole criticare la religione- accadono molte cose negative: quando sperimenti, allora capisci perché debbano accadere certe cose, anche negative, perché tu possa arrivare ad un certo tipo di risultato. Non basta studiare, insomma!
Barry: Direi di no! Visto che ti ho trattenuto molto a lungo, ti faccio solo un’ultima domanda, che poi è una richiesta un po’ particolare…ti andrebbe di condividere con noi un ricordo personale di Christopher Lee, che ci ha recentemente lasciati e che tu hai conosciuto? Luca: Il ricordo che ho di lui è quello di una persona fantastica: il giorno della sua scomparsa era un giorno di promozione, ho chiamato la Nuclear Blast ed ho chiesto loro di annullare qualsiasi impegno, perché non volevo sentire nulla del nuovo album. Per me ed Alex Staropoli Christopher era un po’ un nonno, incarnava l’ideale del nonno perfetto. Ricordo ancora il primo momento in cui ci siamo visti: era il 2005, praticamente tremavamo dall’emozione ed ecco che giunse lui, alto, robusto, in giacca e smoking…noi non sapevamo neppure cosa dirgli, tanto eravamo emozionati! Tutti negli ultimi anni lo hanno conosciuto come Saruman e per noi avere proprio lui come narratore della nostra saga era più di un sogno! Alla fine fu lui a rompere il ghiaccio, visto che noi non riuscivamo ad aprire bocca: era appena uscito dal set di Star Wars e ci raccontò le curiosità ed i retroscena di quel film, quindi da quel momento in poi ci siamo sciolti e siamo diventati amici. Era qualche anno che non lo sentivamo, l’ultima volta fu quando venne a Trieste a ricevere un premio per una mostra cinematografica. Chiaramente ci aspettavamo che potesse succedere, perché era malato da un po’ di tempo, ma un conto è aspettarselo, un conto è sapere che è successo, è stato terribile. E’ pur vero, però, che quando fai un certo tipo di percorso spirituale, riesci a vivere anche questi momenti in modo migliore.
Barry: Grazie per aver condiviso con noi queste memorie. Visto che ti ho trattenuto così a lungo, ne approfitto anche per ringraziarti di questa bella intervista! Luca: Grazie a te ed a Metallized, a presto!
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Inutile fare qualsiasi commento, Luca si commenta da solo. Comunque che bello leggere queste cose sapere che c'è gente che la pensa come me sulla spiritualità è veramente molto entusiasmante; anche se si capiva tutto questo dalgli album che scrive la conferma mi ha fatto molto piacere. Grande Luca! |
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Grazie per i complimenti a tutti e...visto che ne avevo un'altra in serbo che ti sarebbe piaciuta, Rada?  |
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Grande barry ottima intervista!!! Complimenti!!! Molto interessante ed approfondita! |
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Anche io la penso come Salvo , lo stimo, ma se continua, sulla lunghezza d'onda dell'ultimo, penso che mollo gli ascolti e chiudo. |
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Era devoto alla Madonna della consolata dove si recava in preghiera per ore intere, e aveva anche un religiosomecvlesiastico come padre e consigliere spirituale che era padre Martina,ed e' stato anche a Lourdes e ha incintarato Padre Pio, oltr che appunto cattolico praticante, comunque ognuno logicamente vive la sua vita spirutuale come gli piace, e la puo' pensare logicamente secondo il pensiero personale ateo o credente che sia. |
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lo stimo moltissimo, ma se i successivi lavori dii inseriranno nel solco delll'ultimo penso non lo seguirò più. |
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7
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Non è detto che se Rol fosse devoto alla Madonna la spiritualità di cui parla Turilli debba essere collegata alla religione però |
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Dice che la Spiritualita' e' scollegata dalla religione, poi cita come ispiratore in tal senso Gustavo Rol, forse dimentica che Gustavo Rol era religioso eccome , era cattolico praticamte , e devoto alla Madonna. Comunque si, ottime domande e belle risposte, in definitiva ottima intervista, spero solo che sappia recepire con umilta' anche le critiche costruttive. |
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Bella intervista. Dalle risposte di Turilli, ne esce una persona positiva e profonda, sicuramente da apprezzare per quello che dice. Certamente grande talento a tutto tondo. Promet. non l'ho ancora ascoltato, aspetto un attimo (dal tenore dei commenti e recensioni) quindi non mi pronuncio. Vedremo...anzi ascolteremo.. |
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d'accordo con metallo. Sto ascoltando Promet. ma ho sempre più nostalgia dei tempi di legendary tales...lì le composizioni un perchè ce l'avevano, la struttura di un brano anche, le chitarre macinavano riffs metal e il tutto era scritto in chiave medievaleggiante...ora è un continuo saltare da una tonalità all'altra, da un mood all'altro, un attaccare scampoli di musica a un altro scampolo di musica...insomma, nessuno mette in dubbio le abilità tecnico-compositive di Turilli, ma quello che scrive non ha più una direzione, una coerenza, un perchè! Le melodie belle e accattivanti ci sono ancora qua e là, ma l'insieme è un'insalatona estiva dove non riesci più a riconoscere un elemento dall'altro...anche la ritmica in tutto ciò ne soffre parecchio: la batteria fa parti banali, il volume di cassa e rullo è esagerato e il suono è plasticoso, finto; le chitarre spariscono nel mix a parte i soli e non sono più la colonna portante dei brani (che metal è senza le chitarre?) e le linee melodiche della voce in alcuni punti sono talmente all'estremo da risultare stucchevoli e ridicole...Alla fine ne esce un polpettone talmente farcito da risultare paradossalmente tutto uguale e prevedibile! No, credo proprio che a 'sto giro Turilli abbia oltrepassato il limite... |
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Concordo con Cristiano, personaggio fantastico, umile e grande autore di Musica con la M maiuscola |
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E' sempre un piacere leggere le sue interviste, è proprio una persona positiva, umile e appassionata a quello che fa! Spero continui così. Spero anche che l prossimo album sia un po' più leggero sinceramente, pure se Prometheus mi è piaciuto non poco! |
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Ecco nell'intervista il caro Turilli ha citato Ennio Morricone dicendo che ha amato la sua musica, appunto signor Turilli, Ennio con pochi accordi e con molta semplicita' e' riuscito a creare dei capolavori, e la sua musica e' studiata all'estero nelle scuole e nelle Accademie, Luca e' un bravissimo chitarrista e un buon compositore, ma potrebbe far vedere i sorci verdi a tanti altri osannati compositori se solo riuscisse s trovare la quadra giusta tra atmosfere coinvolgenti,influssi musicali tra i piu' disparati, strumenti e voce e sall'altra con ste benedette orchestrazioni, perche' con quest'ultime a volte eccede veramente, sovraccaricando troppo le strutture dei brani, le stesse devono essere un ausilio alla resa delle composizioni, ma non dovrebbe mai mancare l'espressivita' delle chitarre e dei loro riff e asssoli, altrimeni e voce e strumenti rischiano di venire affogati in nun marasma sonoro che non renderebbe in sede live, se elimina gli eccesdi e trova la giusta misura diventerebe davvero un ottimo vompositore, ne sono sicuro, e con una voce come quella di Conti il risultato sarebbe ancora piu' convincente , soprattutto in sed live. |
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