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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Luca Turilli`s Rhapsody - Prometheus, Ignis Divinus Symphonia
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( 8289 letture )
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Premessa necessaria: quello oggi in esame è uno dei dischi più ostici che mi sia capitato di ascoltare da molti anni, e sicuramente il più difficile di cui parlare. Che il nuovo lavoro dei Luca Turilli’s Rhapsody non sarebbe stato immediato era chiaro, sia dalle dichiarazioni dello stesso Luca durante la stesura e la registrazione, sia dalle anticipazioni. Dopo i primi ascolti ho dovuto arrendermi all’evidenza che Prometheus, Ignis Divinus Symphonia è un disco difficile, pesante, complicato e pomposo all’ennesima potenza. Eppure quel disco ha continuato a girare nello stereo di casa, nell’autoradio ed in qualsiasi lettore abbia avuto a disposizione per giorni e giorni. Un capolavoro che necessita molti ascolti? Sicuramente sono necessari, scordatevi l’immediatezza di una Emerald Sword o Dawn of Victory, ma Prometheus è un disco che sicuramente farà parlare, e si farà ricordare, nel bene e nel male. I Luca Turilli’s Rhapsody non fanno più la solita musica, ma i detrattori non si scoraggino, potranno parlarne male lo stesso, perché gli argomenti di critica non mancano.
LA SINDROME DA COLONNA SONORA Turilli non l’ha mai nascosto: il suo amore per le colonne sonore ed il desiderio di unire metal, musica sinfonica e cinematografica è palese fin da quando ha definito la sua musica prima Hollywood Metal, poi Film Score Metal ed infine Cinematic Metal, senza dimenticare i tributi a Dario Argento di Phenomena e Non ho sonno, la collaborazione con un gigante immenso del cinema come Cristopher Lee ed un paio di EP che avrebbero voluto essere proprio soundtrack ad una ipotetica trasposizione sul grande schermo. In questo disco l’idea di colonna sonora è ulteriormente e più che mai estremizzata, ogni brano potrebbe essere inserito di sottofondo a proiezioni visive e cinematografiche, con la conseguenza di appesantire ed arricchire di molto le composizioni; che sia un pregio o un difetto è chiaramente legato al gusto personale di ognuno di noi. Inevitabile che un po’ di immediatezza vada persa, così come inevitabile è la domanda: ma il metal è ancora dominante in questo disco?
ATTORI PROTAGONISTI E COMPARSE Protagonista assoluto è sicuramente Turilli, che come nel disco precedente da sfogo alla sua grandissima vena creativa ed al suo ego artistico, libero di esprimersi in composizioni dalle svariate sfaccettature distaccandosi da quanto fatto in passato in favore di brani sempre meno incentrati sulla chitarra, ma con un uso maggiore del piano, e di una cascata di cori, orchestrazioni, contaminazioni più o meno pesanti di musica classica, opera e musica elettronica. Le influenze vanno da Carl Orff agli Enigma, toccando la musica elettrodark tedesca, ma anche progressive italiano, musica mediorientale e così via. Ciò che come in Ascending to Infinity è lasciato in secondo piano è proprio il lavoro delle chitarre, che ad un primo ascolto sembrano quasi assenti in certi brani, ma che ascoltando con attenzione –magari in cuffia– eseguono un gran lavoro, anche se purtroppo relegate molto indietro nel mix, che predilige invece orchestrazioni e cori. Anche i soli di chitarra, per quanto come al solito ben curati e suonati ottimamente, riprendono idee e soluzioni che il bravo Luca ci ha già proposto più volte in passato. Turilli molto onestamente ha più volte dichiarato di sentirsi più compositore che non un virtuoso della sei corde, e allora viene da chiedersi perché non lasciare più spazio ad un maestro come Dominique Leurquin. Altro protagonista è senza dubbio Alessandro Conti al microfono, dimostrazione vivente che l’impegno e la determinazione pagano. Mi permetto una divagazione personale: vidi Alessandro con i Trick or Treat la prima volta nel 2006 ad un fest nel novarese, quando erano ancora solo una cover band degli Helloween; sicuramente Conti dimostrava un talento notevole, ma la crescita che ha compiuto, anche grazie senza dubbio ad uno studio costante, è eccezionale. Ora si può dire senza esagerare che Alessandro sia uno dei cantanti migliori del panorama power ed affini non solo sul territorio nazionale. La sua prestazione su Prometheus è davvero impeccabile, anche se spesso sacrificata nel raggiungere note altissime; a suo agio e con ottima resa sia cantando in italiano che in inglese, senza dimenticare le numerose parti in latino, anche se con una pronuncia perfettibile. Il lavoro della batteria lascia qualche perplessità sulla sua genuinità, in alcuni brani suona un po’ fredda e talmente precisa da sembrare più elettronica che non realmente suonata, e data la cura con cui il disco è realizzato sarebbe un errore grossolano, per cui il dubbio è che lo strumento sia stato effettivamente suonato ma successivamente sistemato con compressioni tali da risultare elettronico.
I BRANI I brani sono molto eterogenei, Luca ha deciso di allargare molto, moltissimo la sua visione di metal, il genere che ha creato con il suo ex compagno di band Staropoli nei Rhapsody (of Fire) è ancora presente, ma è più giusto dire che in questo disco riprende il discorso intrapreso con il suo terzo album solista The Infinity Wonders of Creation e con il progetto Dreamquest, in cui le tastiere e le orchestrazioni ricoprivano già un ruolo dominante. La intro Nova Genesis (Ad Splendorem Angeli Triumphantis) la dice già lunga, epica e pomposa sigla iniziale del disco, che si apre realmente con un brano un po’ spiazzante: Il Cigno Nero inizia con un dolce arpeggio di piano, per poi partire più canonicamente con un power speed dominato da doppia cassa ed orchestra ed un testo tutto in italiano. Conti da prova delle sue abilità e trova spazio anche su tonalità medio basse. Rosenkreuz (The Rose and the Cross) è stata la prima anticipazione, ed ha il difetto di una linea vocale non originalissima. Nel complesso è il brano più classico, pur comunque risultando piacevole e riuscito. Anahata ci travolge con atmosfere sognanti che ricordano vagamente le musiche della serie Star Trek in un misto di power, progressive italiano (I Bastioni del Tempo...), confezionando uno dei pezzi migliori del disco, grazie ancora anche all’interpretazione ed alla prestazione di Conti. Il livello resta altissimo anche ne Il Tempo degli Dei, ancora tutta in italiano, brano a metà strada tra heavy e progressive, in cui coro ed orchestra sono presenti (ovviamente), ma non appesantiscono il brano in modo eccessivo. One Ring to Rule Them All non passerà alla storia come originalità della tematica, ma i riff di chitarra e le melodie sono tutt’altro che scontate, e la seconda parte ci regala un cambio di atmosfera bellissima e sognante. Con Notturno si cambia totalmente registro, niente metal, ma un brano da opera lirica al 100%. Ci si troverà inevitabilmente spiazzati, perché sono innegabili le grandi doti di Turilli come compositore, riuscendo a cimentarsi con ottimi risultati in diversi generi musicali; anche questa volta la lingua scelta è l’italiano, e troviamo Conti duettare con successo con un soprano. Prometheus ci riporta musicalmente ad un power sinfonico di matrice Rhapsody, il secondo estratto come presentazione del disco è stato pesantemente criticato per un testo frammentario ed apparentemente senza senso. Il brano risulta comunque un crescendo di pathos ed epicità che culmina in un coro coinvolgente, il testo in effetti va un po’ interpretato, ma affermare che siano parole buttate a caso è del tutto errato. King Solomon and the 72 Names of God torna a mostrarci delle chitarre elettriche in evidenza, al contrario dei brani precedenti in cui sono relegate in secondo piano; oltre a queste troviamo atmosfere orientali che non possono non ricordarci band come Orphaned Land o Therion. A livello lirico ci si ispira alla leggenda di Re Salomone ed i settantadue spettri imprigionati in un’anfora, e nel complesso abbiamo più metal classico nello stile sinfonico alla Rhapsody. Anche Yggdrasil non stupisce, avvicinandosi molto alle composizioni del precedente Ascending to Infinity, ma con un riff folleggiante ed un coro coinvolgente. Chiude il disco Of Michael the Archangel and Lucifer’s Fall Part II, immancabile lunghissima suite sempre presente nei lavori di Turilli. Il brano merita un discorso a parte, in quanto divisa in ben cinque parti. Non mancano elementi interessanti ed un filo comune, ma il tutto risulta davvero lungo ed articolato nei suoi diciotto minuti ed un po’ la summa di quanto descritto finora.
CONCLUSIONI Prometheus è un disco ambizioso, che dimostra le innegabile capacità di Luca Turilli come compositore. Un lavoro curato nei minimi dettagli, che anche per questo perde la sua immediatezza e necessita di numerosi ascolti, senza però lasciare indifferenti al primo impatto, perché di carne al fuoco ce n’è tanta, tantissima, e per questo non possono bastare pochi ascolti per assimilarlo. Si tratta di un lavoro di qualità innegabile, ricco di atmosfera grazie, come detto a più riprese, da cori e orchestrazioni di livello notevole. Per contro, chi non ha sopportato l’evoluzione del disco precedente potrebbe ritenere il nuovo album totalmente indigesto e irritante, ma si entra nel campo del gusto personale, mentre cercando di essere superpartes va riconosciuto come Prometheus, Ignis Divinus Symphonia sia un’opera di livello superiore.
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VOTO LETTORI
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60.76 su 134 voti [
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Preferisco per il momento il precedente,piu' diretto e con canzoni molto belle,interpretate alla grande dal singer e dal leader turilli.Questo resta bello ma molto diverso ,strumentalmente superiore.Bella la recensione bello il disco |
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Disco buoi profondo tutto da scoprire....un viaggio enigmatico. |
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HeroOfSand_14 Non solo ti consiglio di ascoltare almeno un brano di musica contemporanea, ma ti consiglio anche di leggere la "Guida pratica alla composizione" di Alan Belkin. |
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Credevo peggio, me lo hanno prestato e finito di ascoltare poco fa, dovrò darli altri ascolti, posso solo dire che credevo peggio, non da tutti anche la citazione interessante di Gustavo Adolfo Rol , uno degli uomini più misteriosi al mondo che tra l'altro ha a che fare con la musica per via del sua presunta scoperta della quinta musicale legata ai segreti universali assieme al colore verde, non da tutti i giorni citarlo, prima parte bella , seconda meno, Turilli sarebbe un ottimo compositore se solo avesse il senso della misura e dell'equlibrio tra sinfonicità orchestrale da una parte e strumentale-espressivo vocale dall'altra, bene l'ugola di Conti anche se fatica un po pure lui, ma con una musicalità diversa la sua voce sarebbe stato molto ma molto meglio, luci e un po di ombre, troppa pomposita', a volte il troppo stroppia veramente e ammazza la fluidita', e poi la produzione per stare dietro deve sudare sette camicie per rendere il prodotto fruibile alla massa, comunque come detto credevo peggio, alcuni brani sono davvero niente male, però sarebbe auspicabile più semplicità e meno grovigli onastico-orchestrali caro Luca, e comunque continuerò con gli ascolti per dipanare l'intera intricata matassa. |
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Qualcuno dica a EvilChuck di evitare commenti inutili. |
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Provato ancora. Per carità, ha qualche buon spunto ma la digestione del mattone turilliano è veramente difficile. C'è parecchio altro di interessante in giro, meglio rininciarci. Au revoir. |
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Qualcuno dica a Turilli di cambiare mestiere. |
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ogni volta che provo ad ascoltarlo non riesco ad arrivare alla fine.... |
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Questo disco ė l esempio perfetto per far capire all ascoltatore medio che non basta un ascolto superficiale per comprendere un album, ma ne servono parecchi, soprattutto grazie agli arrangiamenti di proporzioni enormi. Il lavoro fatto da Luca è pazzesco, gigante, piaccia o no ha creato un disco che deve essere valutato per tutto quello che c ė dietro, non solamente per l apparenza. Penso che dischi simili ne esistano pochi, a me deve ancora convincere totalmente ma la qualità ė innegabile. Il mix ė particolare, le linee vocali assurde e a tratti troppo alte (pure il grande Conti fatica), i testi incapibili da noi comuni mortali. Ma ci sono anche grandissime melodie e parti strumentali, e consiglio anche la suite finale che si perde un po' come tutte quelle del genere, ma possiede ottimi spunti. Insomma, un album che verrà ricordato, nel bene e nel male, per la sua unicità. Ah, grande recessione Mauro, concordo con tutto! |
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questo è un disco di musica classica con (un po') di strumenti metal..se non ascoltate volentieri verdi o wagner ( che in effetti non sono ascolti da tutti i giorni) non piacerà...ma oggettivamente la qualità delle orchestrazioni è la migliore mi sia mai capitato di sentire in un disco metal...e poi le voci fanno cose veramente al limite dell'umano, roba da sbavo..insomma ci vuole un pò di impegno..ma per me è si! |
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volevo spendere due righe sul discorso orchestrazione che si faceva nei primi commenti. In questo genere è fondamentale...il problema principale a livello tecnico è trovare lo spazio giusto a livello di frequenze a tutti gli strumenti che si vogliono far sentire, e la fisica ci pone dei limiti: gli strumenti che "lavorano" sullo stesso range di frequenze tendono a mascherarsi, per cui il modo per poterli far convivere è scavare delle porzioni di frequenze, alleggerendo il suono; questo comporta necessariamente uno "spompamento" generale, compensato però in parte dalla presenza di un numero maggiore di timbri. Il problema si aggrava se, come in questo caso, la musica proposta è pure alla velocità della luce e ci sono strumenti distorti che invadono una vasta area di frequenze. Quindi x forza di cose, più aggiungiamo elementi nell'arrangiamento e più ne risente la qualità del singolo suono, risultando essere più "piccolo" e "povero", diciamo pure "plasticoso". La prima regola, x il modo classico di scrivere musica, è ridurre l'arrangiamento all'osso facendo così risaltare di più il suono e le parti dei singoli strumenti. In questo senso Turilli va esattamente dalla parte opposta, e il suo lavoro è al limite dell'incredibile e del possibile, e ciò che ne esce nei momenti più complessi è un bel po' affaticante da sentire e piuttosto difficile da seguire. Arriviamo al dunque: utilizzare un'orchestra vera e propria nel symphonic metal ha i suoi svantaggi per via di dinamiche, tracce piene di leaks e costi esorbitanti, mentre fare tutto con campioni dà modo di controllare meglio ogni singola linea musicale, modificarla ad ogni stadio di produzione rendendola più "mixabile" e a costi decisamente inferiori. Come qualcuno ha detto, Turilli per molti ascoltatori ha varcato i "limiti"...chi non ha voglia, pazienza, tempo, buone orecchie e non stra-piace il genere troverà solo un gran polpettone in questo disco, per gli altri sarà fantastico, a meno che non piacciano le atmosfere e le linee melodiche presenti. Personalmente non so ancora dirvi se riuscirò ad affrontare realmente l'ascolto di questo disco...come dicevamo, c'è un limite a tutto: nil vostro qual'è? |
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recensione che aspettavo con ansia da molto tempo. ottima come sempre, ora non resta che ascoltare il disco! |
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A me piace. Digerito come d' altra parte avete detto tutti dopo svariati ascolti ma in fin dei conti la cura delle orchestrazioni e dei brani è troppo di un altro livello. Anche a me mancano i soli epici ma, diciamocelo, Turilli a livello di emotività nella solistica è uno dei chitarristi più piatti che abbia mai sentito, con tutta la tecnica che può avere, quindi quasi meglio così. Secondo me è comunque da considerare il fatto che stiamo parlando del neonato Cinematic Metale questo disco è moolto cinematico. Migliore rispetto al primo e molto bello in quest' ottica. |
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Al marchese di Fremont sarebbe consigliabile un buon caffè, forse troppa grappa offusca il giudizio, ma è innegabile che offrire un sano e robusto caffè, capace di riportare un pochino coi piedi per terra, anche al nostro turillone nazionale sarebbe cosa buona e giusta. Troppa trama... A volte il passo dalla genialità al ridicolo è più breve di quanto si pensi... |
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recesnione condivisibile, ma per me qui il fattore "mattone" e i"metal" relegato troppo in secondo piano prevale (chitarre assenti, voce sommersa da cori, potenza nulla). A me è sempre piaciuta la parte sinfonica dei rhapsody, ma l'incarnazione di Turilli ormai sta esagerando (così come from chaos to eternity). Voto 65/70 |
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Non so se la grappa sia un liquore digestivo (forse quella invecchiata) ma io la prendo sempre a fine pasto e in questo caso ce ne è voluta parecchia, per digerire, senza successo, questo mattone di Turilli's Rhapsody. E non lo ho ascoltato 3 volte, come suggerisce il sempre eccellente Monsieur Raven (persona che apprezzo in modo particolare!). Mi ha ricordato quei minestroni invernali del Nord Europa, con dentro il lardo, le salsicce, i fagioli, i piselli. Qui ci sono, come dice giustamente Monsieur Prometheus, le orchestrazioni, l'elettronica, le atmosfere orientali, il pezzo operistico, le citazioni (un po' ridicole, invero) sul booklet, l'aria da "masterpiece", il roboante "cinematic metal" (!?!). Un po più di sobrietà, magari con brani più incisivi nel songwriting, no eh? Meno idee ma più efficaci, no eh? Mi sa che è più un "ego-disco" che un disco fatto per gli altri che ascoltano. Va bene, ho parecchia grappa, noi ne produciamo di diversi tipi e proverò a dare qualche altro ascolto al minestrone invernale turilliano. Spero di non ubriacarmi... Au revoir. |
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prometheus, ottima precisazione. intendevo dire quello, secondo me turilli non riesce ... o almeno non è ancora riuscito a mescolare il tutto alla perfezione. |
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Recensione bellissima e ben curata, Mauro si dimostra ancora una volta uno dei migliori redattori di Metallized. A me personalmente il disco non è piaciuto così tanto da dargli 80 probabilmente perchè gli ascolti che gli ho riservato non sono stati così tanti da poterlo capire fino in fondo o semplicemente assimilare fino in fondo. Trovo immenso Turilli come compositore e questo Prometheus ne è la prova ma amo i brani più diretti, easy listening rispetto a tracce così complesse e pompose. Probabilmente è il caso di dare un'altra carrellata di ascolti a questa nuova fatica di Luca Turilli per poter forse meglio comprendere la grandezza di prometheus. Una menzione a Alle Conti, spettacolare in ogni nota che canta, veramente tra i top power metal singers almeno a livello europeo. Cresce a vista d'occhio!!! Per ora voto 63 ma con tutte le attenuanti sopra meglio descritte. Da riascoltare con più calma. |
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melkor, considerando quanti generi riescono a mischiare band come i Diablo Swing Orchestra e gli Akphaezya, non vedo il problema. Però non tutti riescono a tenere così tanti generi assieme senza perdere il filo del discorso. |
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Tranqui stammi bene bello. |
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Allora chiedo scusa, anche se non si capiva molto . Difetti della comunicazione scritta. Per il resto a mio parere puoi scrivere che non ti piace anche 1000 volte a presto! |
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Non ho mai parlato di cosa debba piacere agli altri al contrario sono stato subito sgridato da chi ritiene inconcepibile il fatto che non apprezzo il disco. |
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Si ma era riferita a me la frase non a quelli a cui piace. |
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No no no, amico mio, non fare il furbo che lancia il sasso e ritira la mano, se ti fossi permesso di dire che non ti piaceva o che ti faceva cagare a spruzzo non c'era problema, chemmefrega...come vedi io sono intervenuto dopo la tua frase "Verissimo ma c'è scritto Luca Turilli e non può non piacere..." che sottintende in modo sarcastico che IO, e tutti quelli a cui il disco piace, lo apprezziamo solo perchè c'è scritto sopra Luca Turilli. Non è grave, le cose gravi nella vita sono altre, ci mancherebbe, ma limitati a dire la tua, no? lascia stare le supposizioni sugli altri  |
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i due singoli sono forse tra i brani meno riusciti ( prometheus soprattutto ) ma nel complesso è un grande lavoro. concordo nel dire che un ascolto è troppo poco per apprezzarne il contenuto, serve tempo e non è consigliato a chi vuole un lavoro di " impatto ", mi chiedo solo se non si stia spingendo troppo oltre la linea che separa un lavoro hm ( perch' sempre di metallo pesante si dovrebbe parlare ) da un minestrone di generi che porta solo confusione .... |
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Mr Artemio da quando decidi tu se i miei commenti sono superficiali?Hai anche deciso che non so di cosa parlo come se tu fossi il portatore della verita assoluta. |
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Ci risiamo, ancora con la storia dei 3 che poi non sono tre visto che qualcosa ho riascoltato sul tubo(sei contento?). Sai c'è chi non pensa alla figa quando ascolta un cd e poi da quando lo decidi tu il numero di ascolti che mi ci vogliono per questo polpettone mortale? Non capisco perche appena arriva qualcuno che ha un parere diverso gli sia da subito addosso, nel miei commenti ti ho forse chiamato in causa? sei l'avvocato di Turilli? E non offendermi Cristina d'avena! |
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quoto @Raven, per quanto mi riuguarda uno è libero di dare anche un solo ascolto, o anche nessuno, ma almeno abbia il buon senso di non commentare qualcosa che conosce in modo superficiale  |
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Tre ascolti non sono sufficienti nemmeno per un disco di Cristina d'avena. Io non vorrei leggere una recensione così superficiale da non comprendere nemmeno le sfumature produttive. |
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Condivido il pensiero di Diobrando... Anche a me piace molto Turilli e secondo me quest'album è sopra la sufficienza, perchè le orchestrazioni e gli arrangiamenti li trovo di qualità. Solo che al momento l'ho trovato troppo noioso, a parte in alcuni frangenti... |
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"Se non vi piace non ascoltatelo" è quello che sto facendo e se ci fosse stato "Fire" come dici tu sulla copertina avrei detto le stesse cose. Non strappo la pelle di dosso a nessuno liberissimi di ascoltarlo tutti i giorni 24 ore al giorno e semmai e vero il contrario si snobbano i "fire" proprio perche non c'è più il maestro Turi. Luca è un grande pure i sassi lo sanno, non gli sparo merda addosso solo perchè c'e l'ho con lui per una qualche misteriosa ragione sognata dalla tua testa. Mi sono solo permesso di dire che non mi piace il disco e cosi grave? |
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Da amante dei Rhapsody of Fire, al momento questo disco di Turilli non mi è piaciuto troppo... L'ho trovato noioso e troppo pomposo. Comunque gli riserverò qualche altro ascolto... Vediamo se sale... |
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Rigà se non vi piace non ascoltatelo, ma senza strappare la pelle di dosso a chi piace, dicendo che è solo per il "nome"....che cagata, secondo me invece è proprio il contrario, proprio perchè c'è scritto Luca Turilli si tende ad avere un atteggiamento mooooolto più critico e snob....se l'avessero scritto, che ne so, i Diobrando's Fire sarebbe stato giudicato un grande disco, quindi .... |
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Verissimo ma c'è scritto Luca Turilli e non può non piacere... |
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Diobrando, se è così, devo avere tanta paura. Per me "Prometheus" è da 2 su 10, forse anche meno. Ci avrei fatto una risata sopra, se fosse stata una parodia dichiarata. E neppure, perché quelle linee vocali sono da mal di testa istantaneo! "Rosenkreuz", invece, mi ha annoiato e basta. |
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Ah, dimenticavo: il mio odio viscerale per il fantasy tolkieniano mi fa sospettare che odierò "One Ring to Rule Them All". xD Famo' così: appena avrò un po' di tempo ed energie, ascolterò "Il Cigno Nero", "King Solomon and the 72 Names of God", "Notturno" e "Anahata", che sembrano le migliori. Se mi piaceranno, ascolterò anche il resto, in caso contrario dedicherò il mio tempo ad ascoltare altro. Ah, dimenticavo: basta con questi pomposissimi e pacchiani titoloni in latino! Sembrano supercazzole! |
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Trovo Prometheus Rosenkreuz e Anahata i migliori pezzi del disco fa un pò' te.... |
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Ho ascoltato i primi due singoli e li ho trovati di una banalità sconcertante, con testi tra il ridicolo e l'idiota e con linee vocali davvero brutte e pesanti. In particolare "Prometheus" penso sia uno dei brani più brutti che io abbia mai ascoltato. Però di quest'album ne stanno parlando quasi tutti bene e, dalla recensioni, apprendo che non il solito minestrone ribollito di cliché. L'elettronica, le atmosfere orientali, il pezzo operistico, il fatto che Conti non canti solo su sovracuti e l'enorme cura dell'impianto orchestrale mi incuriosiscono molto. Ma attualmente non ho molto tempo libero e sono troppo stressato per dedicarmi ad ascolti attenti e ripetuti di un mattone simile,specie considerando che i singoli non mi fanno ben sperare. Più in là, quando avrò tempo ed energie, proverò a dare una chance a Turilli & co. Ma se il livello è quello di "Rosenkreuz" e "Prometheus", risparmio tempo ed evito proprio di ascoltare. |
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Quanti ascolti ci vogliono x capire che se un disco piace? Forse a te 1000 ma io ci sento bene e 3 sono più che sufficienti  |
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"ci vogliono 1000 ascolti " "l'ho ascoltato 3 volte ". Allora forse dovresti aumentarli, prima di sbilanciarti  |
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Si ok la rece è da Oscar ma solo perché ci vogliono mille ascolti e sopra c'è scritto Luca Turilli non vuol dire che il disco debba piacere. L'ho ascoltato 3 volte (il massimo per le mie orecchie) e l'ho trovato noioso, pesante e perdonatemi se sembro scontato ma vorrei ascoltare qualcosa di un po' più metallaro, certo anche a me le trombette piacciono però ho un limite di digeribilità. |
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@Master anche da quello che ne so io non suona nessuna orchestra. Tutte le orchestrazioni dovrebbero essere curate dallo stesso Luca. Il risultato è in effetti notevole, ma in effetti Turilli pare essersi costruito uno studio ultra professionale e il mixaggio è durato tantissimo |
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album difficile ma affascinante. voto 75 |
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Ottima recensione mauro, complimenti! Misurato e professionale come sempre...premetto che il precedente non mi era piaciuto, per nulla. Questo, dopo due/tre ascolti, rischiava di fare la stessa fine. Poi dopo 5/6 ascolti viene fuori in tutta la sua bellezza. Certo, è tosto, un album ambizioso come dice mauro, e difficile da digerire in un colpo solo, ma dire che non sia un lavoro di grande carattere e qualità è impossibile. Un grande disco, forse "troppo", ma il chitarrista nostrano ha stupito di nuovo, è veramente un orgoglio per l'italia (altro che l'album recensito alla sua destra mamma miaaa )....Grande Luca |
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Un album difficile, che da ammiratore dei Rhapsody (of Fire) prima, e dei (Luca Turilli's) Rhapsody dopo, devo dire di non averlo capito subito. Avrei voluto sentire più chitarre, e magari un bell'assolo epico e alto nel mix... |
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Un album difficile, che da ammiratore dei Rhapsody (of Fire) prima, e dei (Luca Turilli's) Rhapsody dopo, devo dire di non averlo capito subito. Avrei voluto sentire più chitarre, e magari un bell'assolo epico e alto nel mix... |
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Disco sicuramente non facile da assimilare e da recensire, ma mi trovo d'accordo con quanto scritto qui sopra. La vena creativa di Luca nel corso degli anni è sempre stata inarrestabile, sia in questo album che in quello precedente ci sono chiari episodi che si discostano dal passato, su tutti One Ring to Rule Them All e King Solomon and the 72 Names of God. Secondo me sono ottimi segnali di una continua e costante evoluzione (cosa di non poco conto!). Condivido anche il discorso assoli, non mi dispiacerebbe sentire qualche nota in meno ma con più enfasi. Conti bravissimo come sempre! |
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Ottima recensione, concordo su praticamente tutto. Ho trovato Rosenkreuz e Prometheus, e in parte anche Yggdrasil veramente troppo canoniche nelle linee vocali, secondo me non molto ispirate. Però bisogna dire che orchestrazioni di questa qualità come vengono proposte nell'album tutto non le avevo mai sentite, con quasi ogni canzone a contenere un prezioso rallentamento che lascia spazio a digressioni orchestrali veramente interessanti. Una curiosità per Mauro: che tu sappia nell'album suona un'orchestra? Perchè inizialmente nel 2013 era stata annunciata la collaborazione dei LT's Rhapsody con un'orchestra condotta da Petr Pololan, poi invece non se ne è più detto niente, e neanche il booklet riporta ringraziamenti ad orchestre (solo a cantanti ospiti). Visto che Luca ha parlato della costruzione di un nuovo studio personale e di "librerie", mi viene il dubbio che si tratti di tastiere. Incredibile, perchè in quel caso vorrebbe dire che chi suona con l'orchestra (vedi BG) lo fa solo per "piacere personale", ma senza ottenere effettivamente risultati molto più di qualità, a mio parere. Anzi... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nova Genesis (Ad Splendorem Angeli Triumphantis) 2. Il Cigno Nero 3. Rosenkreuz (The Rose and the Cross) 4. Anahata 5. Il Tempo degli Dei 6. One Ring to Rule Them All 7. Notturno 8. Prometheus 9. King Solomon and the 72 Names of God 10. Yggdrasil 11. Of Michael The Archangel And Lucifer’s Fall Part II: Codex Nemesis I. Codex Nemesis Alpha Omega II. Symphonia Ignis Divinus (The Quantum Gate Revealed) III. The Astral Convergence IV. The Divine Fire of the Archangel V. Of Psyche and Archetypes (System Overloaded)
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Line Up
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Alessandro Conti (Voce) Luca Turilli (Chitarra, Tastiere) Dominique Leurquin (Chitarra) Patrice Guers (Basso) Alex Landenburg (Batteria)
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