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27/04/25
THE LUMINEERS
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TRUCKFIGHTERS - Suonare per divertirsi
17/10/2016 (1213 letture)
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Uscito in contemporanea con molte, attesissime release nell’ambito metal, V ha saputo accontentare gli esigenti palati di critica e pubblico, proponendo uno stoner intrecciato al desert rock di peculiare e ulteriormente migliorata fattura, offrendo all’ascoltatore più d’uno spunto interessante, capace di confermare il crescente talento di questa formazione svedese. A parlarcene è il chitarrista e fondatore della band Dango (Niklas Källgren), che ci illustra anche qualche retroscena relativo alle entusiasmanti ed energetiche performance dal vivo della band…
Akaah: Ciao Dango, benvenuto su Metallized! Iniziamo chiaramente parlando del vostro nuovo disco V, come è stato creato? Come sono andate le registrazioni? Dango: Ciao! Di solito iniziamo ad abbozzare le canzoni in maniera semplice, aggiungendo via via i dettagli, è molto interessante vedere come un brano cambi e, possibilmente, migliori nel tempo. Pertanto all’inizio abbiamo di solito un’idea da cui partire e da espandere, piuttosto che un progetto per singole tracce, e la lasciamo evolvere in maniera spontanea. È un processo di scrittura molto lento, ma ci piace, ci sembra l’unico metodo giusto da seguire. Magari io creo un riff e Ozo lo ascolta e va a migliorarlo, o viceversa, è così che i nostri brani prendono vita! Volendo essere più precisi, solitamente registriamo l’idea di base in modo semplice sul software Cubase giusto per assestarne la struttura. Pensa che alle volte in questa fase non ci preoccupiamo nemmeno di accordare le chitarre o il basso, vogliamo che l’ispirazione sia al centro di tutto, per poi ri-registrare il brano in maniera adeguata, solitamente presso lo Studio Bombshelter dove abbiamo finora sempre lavorato. In questo caso abbiamo fatto tutto noi, abbiamo provato ad affidare qualche nostra traccia ad alcuni pezzi grossi, ma alla fin fine il nostro missaggio è quello che ci è piaciuto di più, per cui penso continueremo anche in futuro a fare tutto da noi. In particolare, per V mi sono occupato principalmente io del missaggio e del mastering, anche se Ozo era sempre nelle vicinanze, pronto a dire la sua. Creare un album richiede una grande energia e concentrazione, è allo stesso tempo un enorme divertimento ed un immenso stress, visto che può volerci molto tempo per trovare il sound giusto, può essere davvero frustrante!
Akaah: Quindi anche il fatto che in questo platter sia presente una maggiore componente grunge e hard rock è frutto dell’ispirazione del momento? Dango: Sì, non pianifichiamo mai nulla in anticipo, facciamo solamente quello che ci sentiamo di fare in quel momento, semplice!
Akaah: Cosa vi ha portato a scegliere Peter Damin (già guest di Katatonia e Paradise Lost, NdR) come batterista per V? Dango: È probabilmente uno dei batteristi migliori al mondo e un nostro buon amico. Ha per esempio suonato in un disco dei Paradise Lost (Faith Divides Us - Death Unites Us, NdR) ed è un tizio sempre molto occupato. Abbiamo discusso difatti per anni in merito ad averlo come nostro ospite, ma lui non aveva mai tempo quando noi eravamo liberi e viceversa. Il momento giusto è arrivato adesso ed è stato divertente, lo obbligheremo a suonare anche nel prossimo nostro album. Magari lo rapiamo e chiudiamo lo studio a chiave…
Akaah: Ci sono parti di questa release che per te personalmente hanno un valore particolare, magari in quanto difficili da registrare o particolarmente interessanti da creare? Dango: Mi piacciono i pezzi maggiormente progressive, visto che sono stati più complessi da creare e che i loro elementi prog li hanno resi più interessanti da ascoltare, mi sono rimasti in testa più a lungo degli altri. Al momento, Gehenna e The Contract sono i miei preferiti.
Akaah: Qual è il significato dell’artwork di V? Come è stato creato? Dango: Avevamo fin dall’inizio l’idea di includere quel simbolo di vittoria rappresentato con una mano, forse la gente ci considererà troppo pretestuosi, ma in realtà non ci prendiamo affatto sul serio, è tutto ironico. La nostra copertina rimane aperta ad ogni interpretazione: vuole forse significare che i problemi che affliggono l’umanità dai tempi antichi sono ancora presenti al giorno d’oggi? Sembra che ci siano ancora elementi chiave che la società non ha, per qualche motivo, ancora imparato ad affrontare. I Romani, per esempio, con la loro forza hanno sviluppato e creato sistemi straordinari che ancora oggi sono in uso, ma allo stesso tempo opprimevano altri popoli a causa del loro sistema di credenze e valori con la violenza e la guerra. L’evoluzione è un processo lento. Speriamo che presto questo artwork possa essere visto invece come una vittoria della pace nel mondo, con gli aerei in volo che l’annunciano, sperando di non dover vedere troppe macerie nel frattempo. Per questo considero sbagliata la decisione dell’UE di non accettare più rifugiati, Italia e Grecia devono occuparsi di un carico enorme di migranti che attraversano il mare, ma alla fine finora solo Germania e Svezia ne hanno accolti sui loro territori, tutto ciò è profondamente sbagliato, dov’è il resto dell’Europa quando il mondo ha bisogno di una mano?
Akaah: Cosa ha ispirato i vostri testi? C’è forse un riferimento alla realtà in cui tutti noi oggi viviamo? Dango: Assolutamente sì, così come alcuni specifici eventi. In generale, è quella sensazione di maggiore oscurità che caratterizza questi tempi, l’umore della società contemporanea, tutto lo schifo che sta succedendo. Non siamo tuttavia necessariamente persone negative solamente perché un nostro brano o disco lo sono. Sono un tipo positivo, che crede nel lato buono dell’uomo, ma molto di strano sta accadendo nel mondo: terrorismo, gente che uccide altra gente, il dramma dei rifugiati… quando finirà tutto questo? Ritengo che per noi scrivere musica sia un modo per convogliare le nostre frustrazioni al di fuori di noi stessi e alla fine la musica ci rende migliori. Speriamo di contribuire in maniera positiva alla società evidenziandone i problemi e come essi ci affliggano. Pertanto il nostro messaggio è: basta farvi del male l’uno con l’altro, cercate invece di aiutarvi!
Akaah: Che ispirazione vi dà la vostra Svezia nel comporre musica, tenendo a mente che per una band desert provenite da una delle nazioni più lontane dal concetto di sabbia e dune? Dango: Personalmente ritengo ci siano delle similitudini tra il deserto californiano e la desolata natura selvaggia svedese, lo stesso termine ‘deserto’ ha molteplici significati e penso che questa sia la giusta occasione per esplorarli tutti! Affinità quali la mancanza di persone, la vastità della meravigliosa natura e la grande calma ci ispirano, per noi ci sono neve e alberi al posto di rocce e sabbia insomma!
Akaah: Come consideri la situazione musicale in Svezia, esiste secondo te una scena che raccolga i gruppi simili al vostro? Dango: Non posso dire ci sia una scena desert in Svezia, quando abbiamo iniziato c’era già qualche formazione in giro, come Lowrider, Dozer, Demon Cleaner o gli Awesome Machine, e molte altre che suonavano una sorta di stoner rock. Ma più o meno tutte hanno smesso all’incirca quando noi abbiamo dato il via alla nostra esperienza musicale, tutti erano stanchi di questo tipo di sound. Ma noi abbiamo continuato e negli scorsi anni c’è stata una rinascita della scena. Da qualche anno esiste addirittura un piccolo festival stoner che si svolge nei boschi svedesi, chiamato Krökbacken. Vi partecipano una media di 800 persone, numero che dà un’idea della grandezza della scena. Se si vuole invece considerare anche il rock, allora gli orizzonti si allargano, molte band di quel genere emergono ogni anno dalla Svezia. Grazie alle scuole pubbliche ad indirizzo musicale, inoltre, molti giovani imparano a suonare e sperimentano con la musica, ed è un’ottima cosa. Tuttavia ciò non va a riflettersi sulla scena live, non tutti coloro che suonano sono interessati ad andare a vedere un altro gruppo suonare dal vivo, c’è più interesse nel creare musica che nell’ascoltarla, in pochi al giorno d’oggi sono semplici ascoltatori.
Akaah: I Truckfighters sono sempre stati molto attivi in live e quest’autunno saranno in tour in Europa, che comprenderà anche due date italiane, una a Milano e l’altra a Bologna. Come è cambiato nel tempo il vostro modo di esibirvi? Vi considerate una formazione affiatata? Dango: All’inizio era qualcosa di più grosso, c’era maggiore entusiasmo, maggiore nervosismo e così via. Oggi ci approcciamo ai live in modo più professionale, ci piace molto suonare dal vivo e lo troviamo molto divertente, ma ci sentiamo meno tesi che in passato. In qualche modo è diventato parte della normalità. E sì, ritengo che siamo una grande band, cambiamo spessissimo batterista, ma penso sia un modo per mantenere me e Ozo all’erta.
Akaah: C’è qualche altro progetto in vista a firma Truckfighters o per ora vi concentrerete sul disco appena pubblicato? Dango: No no, V è uscito solamente pochi giorni fa, per il momento non c’è ancora nulla di nuovo.
Akaah: La nostra intervista si conclude qui, vuoi aggiungere qualcosa? Dango: Che ne dici di un consiglio a tutte le band emergenti che stanno tentando di sfondare? A loro dico, continuate a fare ciò che amate. Se non vi divertite, non ne vale la pena, ma non fatevi intimorire dalle difficoltà iniziali, visto che agli esordi può essere difficile riuscire a suonare e a farvi conoscere. Se vi divertite, continuate lungo la vostra strada e combattete contro chi vi impone di essere ‘normali’. Noi stessi suoniamo ancora oggi per divertirci, non facciamo (ancora) così tanti soldi da suonare per altro che per il divertimento. Venite a vedere un nostro concerto per credere!
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