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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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METALLIZED CHARTS 2018 - Redazione C "Black, Pagan, Folk e Goth"
25/01/2019 (2591 letture)
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LE CENERI DI UN ANNO CONSACRATO ALLA FIAMMA NERA
A cura di Costanza “Nattleite” Marsella e Andrea Poletti “Ad Astra”
Il 2018 è stato un anno indubbiamente prolifico per quanto concerne il black metal. Le ottime uscite susseguitesi sono state molteplici, a partire da sussulti underground fattisi tendenza fino a nomi particolarmente noti. Per tale ragione la retrospettiva qui presentata non ha affatto pretese di esaustività bensì soltanto di delineare, attraverso l’esperienza dei redattori, un possibile fil rouge mediante il quale leggere l’anno appena trascorso. Ben consci del fatto che alcuni dei lavori qui citati manchino ancora al nostro database -e con la promessa di recuperarli appena ci sarà possibile- vi presentiamo la nostra selezione.
FUNERAL MIST - HEKATOMB La creatura di Mortuus giunge alla sua roboante terza fatica pressoché inaspettatamente: l’annuncio è tardivo ed improvviso. Viene tuttavia consegnato ai fan -ed alla storia- un disco che, nella sua essenziale verve aderente al verbo darkthroniano, è attraversato tuttavia da guizzi di creatività nonché picchi di ispirazione. Se esistesse un manuale per chiunque intendesse scrivere del black con un’impronta tradizionale senza tuttavia risultare uno sterile calco dei grandi maestri, sicuramente Hekatomb sarebbe riportato quale fulgido esempio.
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DRUDKH – Їм часто сниться капіж (THEY OFTEN SEE DREAMS ABOUT THE SPRING) Nonostante fossero trascorsi soltanto due anni dal precedente A Furrow Cut Short, gli ucraini Drudkh tornano alla ribalta sulla scena con un platter pressoché ammirevole. Se da un lato l’aver utilizzato quali testi i vibranti versi di alcuni connazionali (Bogdan-Igor Antonych, Maik Yohansen, Vasyl' Bobyns'kyi e Pavlo Philipovych) dona pregio e raffinatezza al versante concettuale e contenutistico, la proposta strumentale – un black metal atmosferico veicolato mediante tonalità emotive in grado di toccare le corde dei più- è di assoluto pregio.
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SVARTIDAUÐI - REVELATIONS OF THE RED SWORD La scena islandese rappresenta senz’altro un crogiuolo interessante per quanto concerne il nostro genere prediletto (basti pensare ad act quali Sinmara, Zhrine). Gli Svartidauði , saggiamente e saldamente nel roster della Van Records -della quale conviene senz’altro tener d’occhio il catalogo- lambiscono finalmente un pubblico più vasto grazie alla scelta di partiture maggiormente fruibili rispetto al passato: brani più brevi arricchiti da azzecatissimi passaggi melodici, che tuttavia non intaccano minimamente l’irruenza insita nella proposta.
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MARE - EBONY TOWER Passiamo ora invece alla Norvegia, ed alla fiera rivendicazione delle radici nidrosiane messa in atto dalla Terratur Possessions. Qui difatti, mediante l’opera dei Mare, il black metal, nella sua forma più monolitica e priva di compromessi, diviene lo strumento decisivo mediante il quale riappropriarsi della propria cultura. Si tratta di musica prodotta soltanto per compiacere il proprio artefice, totalmente distante da qualsivoglia logica promozionale e commerciale, ed al massimo destinata ad un circolo ristretto di estimatori. Nonostante tali premesse, il granitico muro sonoro -intessuto di cori dal carattere ritualistico, scandito da riff pressoché granitici e sfiorato da sottofondi tastieristici- imbastito dai nostri potrebbe fare breccia nel cuore degli amanti del black più intransigente.
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A FOREST OF STARS - GRAVE MOUNDS AND GRAVE MISTAKES Il vittoriano Club dei Gentiluomini ci grazia con una nuova ed interessantissima uscita. Qui, parafrasando il verbo di Blake, l’esuberanza è la forma più sopraffina di bellezza, celebrata dall’inizio alla fine del lavoro mediante un approccio più atmosferico ed onirico, irrobustito dalla più pervasiva presenza degli archi. In tale contesto, la prestazione teatrale del vocalist Mister Curse diviene lo strumento essenziale per saggiare le emozioni nonché la continua lotta tra sanità mentale e follia che attraversano tutto il disco. Decadenza ed oblio, psichedelia e guizzi di genio sono gli elementi, tenuti in flebile equilibrio, che ribollono nelle viscere di Grave Mounds and Grave Mistakes . Se amate l’avantgarde dovreste decisamente farlo vostro.
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DEAFHEAVEN - ORDINARY CORRUPT HUMAN LOVE Non ho alcun dubbio in merito al fatto che l’inserimento di questa release nel novero delle migliori uscite black del 2018 farà storcere più di qualche naso. Nonostante ciò, è quanto di più meritorio si possa tributare ad una band che ha saputo, nel corso degli anni, esprimere appieno la propria verve creativa senza aderire a modelli prefissati, o semplicemente seguire un sentiero già spianato sul crinale di un sound ormai di tendenza. Sebbene la cover e la scelta cromatica non incoraggi affatto l’ascolto, ci troviamo dinanzi ad un black gaze che ha ridotto all’osso la sua verve più aggressiva, consacrandosi ad un approccio maggiormente lisergico ed atmosferico ma non di minore impatto. Perché, dunque, non fare un tentativo?
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PRIMORDIAL - EXILE AMONGST THE RUINS Una band non particolarmente prolifica ma in grado di donarci una discografia impeccabile, nella quale ogni episodio risplende di luce propria: gli irlandesi sono pressoché infallibili, e lo dimostrano ancora una volta con Exile Amongst the Ruins: oltre un’ora di epicità, melanconia e nostalgia, veicolate attraverso brani lunghi e sontuosi, arricchiti da liriche splendide e significative. Il sound resta pressoché unico e personale, cosa più unica che rara in un genere inflazionato e spesso non in grado di produrre lavori all’altezza. Lunga vita ai Primordial!
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AGRYPNIE - GRENZGÆNGER Tale monicker adombra la mente e la mano di Herr Torsten, che riemerge dall’oscurità a distanza di ben cinque anni rispetto al precedente Aetas Cineris. Un periodo nel quale il buio si fa voce ed esplode con Grenzgænger, probabilmente il disco più maturo dell’artista tedesco nonché uno dei platter più belli dell’anno appena trascorso. Sfuriate black metal si fondono con un approccio che ora risulta atmosferico, ora cede al post, il tutto ammantato da scelte melodiche azzeccatissime in grado di suggestionare profondamente l’ascoltatore. Su tutto emerge l’ugola del mastermind, avviluppantesi plasticamente attorno alle articolate e dense liriche in lingua madre. Chiunque apprezzi del black metal moderno ed ispirato, dovrebbe necessariamente passare da qui.
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SELVANS-FAUNALIA I nostri compatrioti tornano sulle scene con un lavoro tanto celerato ed apprezzato quanto pressoché inclassificabile, nel quale il black si fonde a suggestioni folkloristiche lasciando peraltro spazio a molteplici riferimenti culturali in senso lato. Figurano difatti allusioni -sia prettamente musicali che contenutistiche- ad istituzioni quali Morricone e Simonetti. La presenza di ospiti del calibro di Agghiastru e Mercy aggiunge ulteriore lustro a Faunalia. Organi, hammond, lisergici piano, flauti e blast beat ferini trovano posto in questa indimenticabile Dark Italian Opus.
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MANES - SLOW MOTION DEATH SEQUENCE Sebbene abbiano maturato una sintassi ben lontana da stilemi propriamente black degli esordi e siano ormai lanciati verso l’elaborazione della propria avanguardistica visione della musica, è utile qui citarli sia poiché è innegabile che gran parte della loro fanbase sia costituita da fruitori di metal, sia perché il lavoro in questione è talmente pregevole da superare qualsiasi barriera. Attraverso un riuscitissimo mix di trip hop, elettronica, pop, rock e post-rock, testi intensi ed un impatto emozionale esplorante tonalità gelide quanto oscure, Slow Motion Death Sequence si pone a pieno diritto tra le fatiche migliori dell’anno appena trascorso.
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SHINING (SWE) - X - VARG UTAN FLOCK Non si può certo dire che Niklas "Kvarforth" Olsson sia una personalità amata da tutti: l’esser controverso ed un anticonformismo esibito a tutti i costi ne hanno fatto il target dell’odio e dell’amore della fanbase (proprio mentre realizzavamo questa chart il suddetto ha lanciato la produzione di canotte rosa nel novero del proprio merchandising. Tutte le contraddizioni sedimentatesi in anni di carriera prendono forma in un platter multiforme, animato da melodie struggenti e tematicamente improntato al nichilismo. Il carattere si summa dei lavori precedenti e l’ottimo songwriting qui sfoggiato rendono Varg Utan Flock uno dei lavori meglio riusciti degli Shining più recenti.
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VARATHRON - PATRIARCHS OF EVIL Il ritorno dei maestri del black metal ellenico è segnato da un platter estremamente soddisfacente, virante verso sonorità granitiche di chiara matrice ottantiana che incontrano, in un equilibrio sopraffino, il black melodico. Non mancano inoltre concessioni al thrash e sezioni maggiormente atmosferiche. Il carattere epico della release, lo spiccato gusto per la melodia che ha da sempre contraddistinto le release della band greca nonché il riuscitissimo amalgama tra le varie componenti del loro sound portano Patriarchs of Evil ad essere un appuntamento irrinunciabile tanto per i fan quanto per i neofiti.
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CULTES DES GHOULES- SINISTER Ci troviamo qui dinanzi ad una delle istituzioni dell’underground che, dopo il monumentale Coven, torna nuovamente ad aggredire la propria platea. E lo fa con la consueta veemenza ed acidità che da sempre caratterizza le proprie release, sublimate tuttavia da una maggiore maturità. Linee vocali incisive che ci trasportano direttamente ai Mayhem epoca De Mysteriis Dom Sathanas, basso decisamente in primo piano, sound primigeni e grezzi sono tra gli ingredienti essenziali di Sinister. Il platter risulterà decisamente irrinunciabile per chi ama la formazione sin dai suoi primi lavori mentre potrebbe richiedere qualche ascolto in più per esser digerita dai più, in forza di una proposta estremamente personale ed intransigente.
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OPERA IX - THE GOSPEL La classe indubbiamente non è acqua: lo dimostra il ritorno sulle scene di una delle formazioni italiane di culto nel novero del black metal. Reclutata tra le proprie fila una vocalist tanto capace quanto plastica – Serena Mastracco, in arte Dipsas Dianaria –Ossian e compari ci fanno sprofondare nelle spire della storia della stregoneria, attraverso una intrigante rivisitazione musicale del Vangelo delle streghe -così come venne riportato dal folclorista Charles Godfrey Leland. Un approccio maggiormente atmosferico e meno improntato alla violenza rende il lavoro incredibilmente poetico ed efficace: un ritorno in grado di soddisfare qualsiasi aspettativa.
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WINDFAERER-ALMA Si sa, la Avantgarde Records è molto saggia nella scelta delle band da promuovere, e quella dei Windfaerer è particolarmente azzeccata. Sebbene cover, font del monicker e monicker stesso possano farci pensare di trovarci al cospetto di un full-length proveniente dal nord Europa, la formazione in questione è statunitense. La proposta messa in campo dai nostri riesce nell’intento di unire delicate tinte folkeggianti -veicolate in particolar modo dagli archi- a elementi maggiormente chitarristici e black, il tutto permeato da rilievi atmosferici. Chiunque apprezzi band come Winterfylleth o Saor non sarà affatto deluso.
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1914- THE BLIND LEDING THE BLIND Siamo al cospetto di un album che può deludere se ci si aspetta qualcosa di innovativo. Unire Bolt Thrower, God Dethroned, Marduk e Necros Christos in un solo full-length con intelligenza e carattere, è roba per palati sopraffini. Il tema bellico, le registrazioni da megafono che ci riportano direttamente agli anni 30, i canti dei militari in trincea insieme a quel sapore sulfureo e catacombale di guerra scorrono nelle vene dell’ascoltatore. Datemi un Panzer, ora!
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VARGRAV – NETHERSTORM Il termine Vargrav è un neologismo palindromo che significa letteralmente Tomba del lupo, e lo si può ovviamente leggere a ritroso. Oltre al nome anche la strutta dei brani ci riportano indietro, nei tempi in cui il sinfonico era affare per pochi, gente con i muscoli, che non disdegnava di andare controcorrente. Limbonic Art e Covenant hanno trovato un degno sostituto: la magia della Scandinavia anni 90 è tutta racchiusa qui dentro.
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OUTRE - HOLLOW EARTH La quintessenza della storia polacca è racchiusa in questo full-length, nel quale veniamo travolti da da una violenza inaudita che ci trafigge fin nello spirito, senza tregua. Tempi dispari, assonanze e un vocale terrificante si intrecciano per donarci la combinazione di Vader e primi Behemoth, probabilmente the Next big Thing.
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SPECTRAL WOUNDS - INFERNAL DECADENCE La cover, con le due spettrali figure in bianco e nero, il richiamo alla scuola finlandese e poco più di mezz'ora per sdoganare una delle migliori uscire black dell'anno. Malvagità, menefreghismo e culto del passato: echi di Sargeist e primi Gorgoroth si intrecciano in un album che definire maligno è poco. La risposta definitiva a quelli che credono che il nostro genere non abbia più nulla da dire.
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I GRANDI RITORNI Rubrichiamo a margine della nostra panoramica i controversi e dibattuti ritorni di band tanto storiche quanto note al grande pubblico, alle quali facciamo dovutamente cenno rimandando tuttavia alle maggiormente complete recensioni presenti in archivio.
BEHEMOTH - I LOVED YOU AT YOUR DARKEST La più recente fatica di Nergal e compari sgorga in un contesto segnato dall’intensa attività social del masterming, da un marketing comprendente persino croccantini per cani e primi singoli dallo stile piuttosto differente, confondenti in prima istanza. Pur non rappresentando il picco compositivo della carriera dei polacchi, Loved You at Your Darkest può considerarsi un lavoro riuscito che tuttavia risulterà divisivo tra quanti lo considereranno un capolavoro e quanti un irrimediabile passo falso.
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IMMORTAL- NORTHERN CHAOS GODS Nonostante la dipartita di Abbath avesse per molti gettato un’ombra funesta sull’ultima creatura degli Immortal, la prova è per noi pienamente superata a pieni voti. Un approccio energico ed aggressivo, concedentesi suggestioni thrash, heavy ed epicheggianti nonché richiami quorthoniani sono il canovaccio lungo il quale si dipana Northern Chaos Gods. Demonaz si mostra qui notevolmente abile, prova resa ardua dalla naturale associazione della formazione al nome nonché all’ugola di Abbath.
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DIMMU BORGIR - EONIAN Veniamo ora alla decisiva pietra dello scandalo, il lavoro che, più di ogni altro, ha diviso radicalmente la fanbase della formazione in esame. Lo sconfinamento verso territori maggiormente sinfonici e gothicheggianti e la regressione della componente black -tanto da rendere piuttosto incerto un inquadramento di tale full-length nel genere- hanno reso il full-length ampiamente discusso e polemizzato. Voi da che parte state?
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ANAAL NATHRAKH - A NEW KIND OF HORROR La band inglese, avendo ormai conseguito la propria maturità artistica, si mostra in grado di sfornare l’ennesimo ottimo lavoro. Black/death e sfuriate gindcore si fondono qui alle suggestioni industriali ampiamente esplorate dai nostri. Il fine bilanciamento tra la polarità più furente ed aggressiva del sound degli Anaal Nathrakh ed il solidissimo impianto melodico che ne informa il songwriting, rende A New Kind of Horror spiazzante e godibile insieme.
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SUGGESTIONI GOTICHE E FOLCLORISTICHE a cura di Gianluca Leone "Room 101" e Costanza “Nattleite” Marsella
AMORPHIS – QUEEN OF TIME Il 2018 per gli Amorphis è stato un ulteriore anno di continuità. Non tanto per la line-up, che si è trovata a lavorare sul nuovo disco orfana del bassista Niclas Etelävuori, quanto per la qualità. La band finlandese ha infatti sfornato un (ennesimo) lavoro di altissimo livello, probabilmente non bello come quel capolavoro del suo predecessore (Under the Red Cloud), ma comunque nel range dell'eccellenza. Il mix consolidato di elementi folk e progressive continua a funzionare su quella sottile linea che separa il mantenimento di una formula ben riuscita con la capacità di lavorare ogni volta su dettagli che non la rendano mai monotona. La presenza di ospiti del calibro di Anneke van Giersbergen ha poi chiuso un cerchio tanto ampio quanto variegato.
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MAYAN – DHYANA Arrivato a quattro anni di distanza dal suo predecessore (Antagonise) e realizzato in seguito ad un crowfunding di successo, (Dhyana è un'ulteriore prova della maturità dei musicisti che compongono i MaYan. Dei musicisti, e non del gruppo, perché è difficile considerarli tali, dal momento che si tratta di una superband composta da alcuni degli artisti più capaci della scena olandese (con qualche aggiunta da Messico, Italia e Germania). L'album è una prova di symphonic death di gran livello, pulita nella produzione e che dà spazio non solo alle doti tecniche dei singoli (Marcela Bovio su tutti), ma anche ad un ensemble che, per quanto provvisorio, appare ben rodato sotto la guida artistica di Mark Jansen (Epica). Quando l'estremo e la melodia si fondono.
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SKÁLMÖLD – SORGIR Gli Skálmöld sono arrivati a quel punto della loro carriera in cui non possono più considerarsi una new sensation, ma una solida realtà della scena metal islandese. I ragazzi di Reykjavík hanno per l'occasione composto e registrato un disco che è tanto interessante dal punto di vista testuale che sul fronte strumentale. Un heavy-folk particolarmente cupo ed oscuro fa da veicolo per il racconto di quattro storie tragiche, viste ed analizzate da prospettive diverse: umane e sovrannaturali. Un quinto album solido, che ha confermato la profondità testuale delle loro opere e -nel contempo- garantito otto pezzi che renderanno a meraviglia in sede live, tutt'ora forse il contesto migliore dove apprezzare gli islandesi.
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WINTERFYLLETH - THE HALLOWING OF HEIRDOM Dopo un lavoro pregno di omaggi all’ascendenza ulveriana, The Dark The Dark Hereafter, i Winterfylleth tornano sulla scena con un lavoro decisamente differente. Gli inglesi scelgono difatti di dar luogo al loro personale Kveldssanger in chiave albionica. Dense partiture di cori, chitarre acustiche, viola e flauto assieme a liriche ispiratissime e delicate sono difatti gli ingredienti essenziali di un folk romantico e crepuscolare, che ci permette quasi di immergerci e perderci in meravigliosi paesaggi autunnali. Svolta stilistica dunque ma mantenendo un livello compositivo in grado di sollevare la formazione tra le più interessanti del settore.
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ANTIMATTER – BLACK MARKET ENLIGHTENMENT Mick Moss non è un musicista alle prime armi. Tutt'altro. Tenendo ciò in mente e considerando la prolificità degli Antimatter (nonostante l'uscita, ormai di qualche anno fa, di Duncan Patterson) fa quasi strano pensare che Black Market Enlightenment sia la loro opera migliore. Eppure, il 2018 ci ha regalato anche questa sorpresa. Gli Antimatter non hanno solo sfornato il solito disco di alto livello, ma un'opera che si erge sopra i suoi predecessori. Questo non solo grazie alla capacità di Moss e compagni di azzeccare una striscia lunghissima di melodie vincenti, ma anche per quella di saper creare intorno a tali nuclei una tessitura di dettagli strabiliante.
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SWALLOW THE SUN – LUMINA AUREA Pubblicato il giorno del solstizio d'inverno, Lumina Aurea è un brano che ha saputo dividere la critica e i fan degli Swallow the Sun. Scritto da Juha Raivio con il solo intento di cercare di esorcizzare in musica un'ulteriore tappa del suo percorso di elaborazione del lutto (per la scomparsa della compagna di vita e collega musicista Aleah Stanbridge), si presenta come una suite monolitica, a cavallo tra l'ambient e una forma minimale di funeral doom. Con atmosfere tetre, acuite dalle percussioni sepolcrali di Einar Selvik e un evocativo cantato in latino ad opera del nostro Marco Benevento (The Foreshadowing). Un preludio al nuovo album (uscito nel 2019), totalmente non convenzionale e incredibilmente emotivo.
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8
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Bella classifica, non conosco tutti quindi, fortunatamente aggiungerei, ho delle proposte nuove da sentire. Però sono "indiniato" per l'assenza dei summoning  |
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7
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In ordine casuale:
Funeral Mist "Hekatomb"
Voices "Frightened"
Imperial Triumphant "Vile Luxury"
Aorlhac "L'Esprit Des Vents"
Mare "Ebony Tower"
Rites Of Thy Degringolade "The Blade Philosophical"
Svartidaudi "Revelations Of The Red Sword"
Death. Void. Terror. "To The Great Monolith I"
Burial Hordes "The Termination Thesis"
Reverorum Ib Malacht "Im Ra Distare Summum Soveris Seris Vas innoble"
Cultes Des Ghoules "Sinister"
Dödsrit "Spirit Crusher"
Panegyrist "Hierurgy"
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6
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I buoni lavori nell'elenco non mancano, aggiungo pure Peste Noire, Aorlhac, Summoning e M8l8th così su due piedi. Siccome non sono bravo a fare liste, di sicuro mi sono scordato qualcosa. |
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5
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Questo non è il mio genere e non lo ascolto da anni, però i Deafheaven tanta roba. Li adoro. Una delle mi band metal preferite degli ultimi anni. Quando dico non è il mio genere mi riferisco sia al Black che al folk, pagan etc etc, sempre metal ovvio. |
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4
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Tanti non li conosco, ma concordo su Manes, Deafheaven, Agrypnie e Amorphis che mi sono piaciuti non poco. Secondo me all'appello manca Viktoria dei Marduk, un album più che buono. |
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3
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Anch'io l'ho apprezzato! I soliti "preconcettisti" no, pazienza.  |
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2
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per me eonian è un disco splendido, le canzoni sono una più bella dell'altra e anche i cori e le orchestrazioni sono fatte bene, un disco maturo che purtroppo non è stato apprezzato più di tanto. |
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