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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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MONOLORD + GUESTS - Slaktkyrkan, Stoccolma, 28/10/2019
04/11/2019 (1087 letture)
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Il Sistema solare svedese, riproduzione in scala 1:20 milioni del sistema solare, ha il suo sole a Stoccolma: l’Ericsson Globen, l’edificio emisferico più grande al mondo (110 metri diametro). Annidato alla sua ombra, fra i magazzini del sobborgo di Johanneshov, si trova lo Slaktkyrkan, un pezzo di grigio cemento armato che ospita atmosfere decisamente avverse a quelle dello scintillante Globen. Volumi altissimi e luci abbassate dunque, per una serata interamente dedicata allo stoner/doom made in Sweden.
IRON GOD Stoner/doom made in Sweden dicevamo, ma decisamente imbastardito per il meglio da altre e più “calde” influenze. Gli Iron God si presentano sul palco con una line-up multietnica ed una setlist interamente cantata in spagnolo. Non avendo sentito una singola nota registrata dal quartetto rimango piacevolmente sorpreso dall’originalità della musica proposta. La band mixa piacevolmente sludge, stoner rock e qualche accelerazione death, il tutto condito da un qualcosa che non si può riconoscere altro che un “fattore brujeria”. Il cantato, complice la scelta linguistica, richiama fortemente quello dei Brujeria, così come la distorsione delle sei corde. I momenti più veloci e death sembrano usciti direttamente dai primi album dei messicani, incastrandosi bene alle parti più cadenzante e fangose. Questa soluzione di alternanza risulta leggermente abusata, togliendo varietà ai pezzi, che risultano comunque tutti trascinanti e ben eseguiti. Il frontman sfoggia una prestazione di grande presenza scenica, mentre sul fondo del palco vengono proiettati filmati di violenza di strada e rivoluzioni civili. La mezz’ora abbondante concessa a questi giovani risulta essere dunque davvero ben meritata e mette in mostra una band di talento e con sicuri margini di crescita, in vista dell’uscita del primo vero e proprio full-lenght.
FIREBREATHER La serata si tinge di psichedelia grazie allo show imbastito dai Firebreather. Luci accesissime e amplificatori scatenati per il power trio di Gothenburg, impegnato al massimo per adempiere al proprio motto ufficiale, “riff worship”. I pezzi sono rocciosi, lenti, dalle ritmiche quadrate e condividono poco con l’allucinato lavoro dei fari ai lati del palco. La scaletta verte attorno alla nuova uscita della band, Under a Blood Moon, rilasciato a fine settembre per la RindingEasy Records, che vanta in scuderia anche i Monolord, headliner della serata, e gli interessantissimi Holy Serpent. La prestazione è precisa ed i brani vengono resi in maniera pulita, si fa sentire tuttavia una palese mancanza di capacità nel tenere il palco a livello emotivo, che risulta in uno show privo di trasporto. L’intero pubblico sembra accusare questo fattore e difatti la risposta dello Slaktkyrkan resta più fredda rispetto a quella riservata all’act di apertura. I pezzi in sé tuttavia fanno vedere accenni di ottima musica, in particolare quando lasciano da parte ritmiche blues tipiche dello stoner per virare su di uno stile più aggressivo, che per certi versi ricorda gli inglesi Conan. Abbraccia questo stile e si distingue dagli altri pezzi l’ottima Our Souls, They Burn, probabilmente il brano migliore tra quelli proposti, mentre è il singolo Closed Door che riesce a far scaldare un poco il freddo pubblico svedese. Ritiratisi dal palco senza troppe cerimonie lasciano dunque spazio agli attesissimi headliner.
MONOLORD Nonostante i Monolord siano una realtà giovanissima, la formazione risale infatti al 2013 e l’esordio all’anno successivo, la qualità della musica prodotta li ha portati ad imporsi come uno dei nomi grossi della scena stoner/doom internazionale. C’era dunque grandissima attesa intorno all’uscita del nuovo No Comfort, il successore dell’album più accessibile della band, quel Rust che nel 2017 aveva portato la definitiva consacrazione del trio agli occhi del pubblico. Il nuovo album non ha deluso né critica né fan, confermando l’eccezionale stato di forma dei Monolord e accedendo la curiosità riguardo alla sua resa in sede live. L’ingresso sul palco di Thomas Jager e compagni viene accolto con calore dal pubblico svedese, che si vede subito servito uno dei piatti forti della band e opener di quasi tutti i loro live degli ultimi anni: Where Death Meets the Sea. In questo inizio di concerto si assiste ai primi problemi sonori della serata, a causa dello squilibrio dei suoni di batteria, che soffocano prepotentemente il resto della strumentazione. La situazione viene risolta prontamente, e il sound riequilibrato permette di godere al meglio della doppietta di brani selezionati dall’ultima fatica in casa Monolord: Larvae e The Bastard Son. Quasi venti minuti di riff pesanti come macigni e ritmiche pachidermiche si abbattono su di uno Slaktkyrkan ora affollatissimo e assolutamente coinvolto nella prestazione degli svedesi. La setlist scelta pesca a piene mani da tutti gli album della band, concedendo un paio di pezzi a ciascuna uscita discografica, con la sola aggiunta di un terzo brano in onore dell’ultima uscita. A chiudere la serata non poteva essere che l’immancabile Empress Rising, opener dell’omonimo esordio discografico e forte di un groove irresistibile. Nottata stoner/doom di alto livello dunque, che vede come unica pecca l’assenza di una spalla di livello per i Monolord, con i Firebreather protagonisti di una prestazione incerta e fin troppo compassata. Fra le note migliori dello show vi sono sicuramente la bella scoperta fatta con gli Iron God, band giovane che promette di rendersi ancora più interessante, e la prestazione ineccepibile degli headliner, che anche in sede live dimostrato di meritare di diritto una posizione fra i giganti del panorama doom europeo.
SETLIST:
1. Where Death Meets the Sea 2. Audhumbla 3. Lord of Suffering 4. The Bastard Son 5. Rust 6. Larvae 7. The Last Leaf 8. Empress Rising
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