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GOD IS AN ASTRONAUT + NOTHING - Circolo Magnolia, Segrate (MI) - 06/07/2022 - Ippodromo Capannelle, Roma - 07/07/2022
22/07/2022 (569 letture)
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Dopo due anni, finalmente la stagione dei concerti estivi sembra essersi finalmente sbloccata e sebbene qualche artista abbia deciso di rimandare i tour direttamente al 2023, questo non è il caso dei God Is An Astronaut. Il combo post rock ritorna infatti in tour, forte della pubblicazione di Ghost Tapes #10 l'anno scorso, e in occasione della nuova uscita prevista per il 15 luglio The Beginning of the End, rivisitazione in chiave live dell'album di debutto The End of the Beginning. Il tour tocca l'Italia per diverse date, con i Nothing in veste di gruppo spalla, più altri artisti locali per ogni data. Vi proponiamo qui le impressioni relative alle date di Segrate al circolo Magnolia e di Roma, all'ippodromo di Capannelle.
Report e foto della data di Milano a cura di: Emanuele Spano "Rasta Back"
Report e foto della data di Roma a cura di: Alessandro Pavoncello "Wonderboy"
06/07/2022 – Circolo Magnolia, Segrate (Milano)
Altro graditissimo ritorno quello dei God Is An Astronaut, band post-rock irlandese capitanata dai fratelli Kinsella che torna in quel del Magnolia, a distanza di tre anni dall’ultimo tour che aveva toccato i nostri lidi. Con sommo dispiacere, causa contrattempi dell’ultim’ora ho perso l’esibizione degli americani Nothing, che li hanno preceduti, passiamo quindi direttamente a trattare del main event.
GOD IS AN ASTRONAUT
Band dal nome sfacciatamente criptico (in realtà preso in prestito da una battuta tratta dal cult horror Nightbreed di Clive Barker), caratteristica che balza immediatamente all’occhio, fin prima dell’inizio del concerto, è la capacità di attrarre un pubblico estremamente eterogeneo: scorrendo lo sguardo si passa infatti da una maglietta Timberland a quella degli Electric Wizard!
Ecco quindi che, intorno alle 21:45, si presentano sul palco, formazione a quattro che vede il rientro in squadra, dopo una pausa lunga tre anni, di Jamie Dean, che sarà impegnato sia sulle parti di chitarra che, all’occorrenza, su quelle di synth, Lo scellerato duo di chitarristi sfoggia una coppia di Jazzmaster (sostituita, nel corso dello spettacolo, da una più classica Stratocaster), una montagna di effetti ed amplificazione Orange che è pura gioia per gli occhi ma, fortunatamente, lo sarà anche per l’apparato uditivo, fornendo lo staff, anche nell’occorso, un’ottima acustica. Una curiosità: Torsten Kinsella indossa una maglietta Commodore che riporta alla mente i bei vecchi anni ’80, quando si passavano le serate tra amici a giocare col C-64!
La prima parte della scaletta riguarda l’ultima produzione cosicchè i primi cinque pezzi sono tratti rispettivamente da Ghost Tapes #10 del 2021 ed Epitaph, penultima fatica in studio. Si parte con Adrift, brano dal bel tiro che ripropone il consueto incedere del gruppo, una fiammeggiante miscela post-rock strumentale intrisa di elementi industrial/psychedelic di notevole impatto ma con un sound più robusto rispetto ai primi album, davvero un inizio notevole che rivela una band, già di per sé eccellente, in costante crescita. Sulla stessa linea la successiva Specters, che presenta un riffing micidiale, ai limiti dello Sludge, da far impallidire molte band dedite a generi più estremi. Dopo il serrato attacco sonoro scagliato dai primi due pezzi, si preme il freno passando a Seance Room, con un iniziale ritorno a quelle atmosfere sulfuree tanto care alle band per poi evolversi, in loro pieno stile, in diverse sfaccettature che trascinano l’ascoltatore in un vortice di emozioni come poche altre band attualmente sono in grado di fare. I God Is An Astronaut hanno oramai raggiunto una notevole maturità stilistica e presenza scenica, poche chiacchere tra un brano e l’altro, qui si suona e lo si fa bene. Dal vivo sono assolutamente più maestosi che in versione studio, il loro show è un caos galattico programmato che cattura e avvolge, sanno trasportare verso un universo parallelo dove caos si fonde a melodie elettriche di ampio respiro, un tripudio di emozioni, un muro sonoro uniforme ove insiste una dominante trama psichedelica che, nel suo incedere, si fonde a tinte indie-avantgarde, il tutto condito da un’energia frutto di anni di gavetta, sperimentazione ed esperienza sui palchi di tutto il mondo. Col loro sound spiazzano e catturano al tempo stesso, nulla è prevedibile, tanto meno lasciato al caso. Rapiscono e trasportano verso un’altra dimensione.
Funzionali allo spettacolo sono le luci, tutto sommato essenziali ma d’effetto, con qualche “spruzzata” dell’odiosa, mi permetterete, macchina del fumo! Riguardo la sezione ritmica, menzione per l’ottimo Lloyd Hanney, batterista duttile che spazia tra diversi generi e tecniche (si apprezzano diversi passaggi in doppia cassa o, meglio, doppio pedale) che contribuisce a cesellare il particolare sound del gruppo. Il basso bello pomposo, grezzo e a tratti ridondante di distorsione di motorheadiana memoria pure contribuisce alla carica trascinante ed ipnotica della band. Da segnalare, durante l’esecuzione della quart’ultima Burial un problema tecnico con la chitarra di Torsten Kinsella che, nel tempo intercorrente alla risoluzione, ha visto intonare al resto della band Angel dei Massive Attack, con una resa alla OM di Al Cisneros! A termine del viaggio di pura energia catartica e poesia elettronica cui ci hanno accompagnato stasera, finiscono con Echoes, una delle loro canzoni più conosciute. Indescrivibili, se non visti di persona, son tra i gruppi da annoverare quali prioritari da vedere dal vivo e speriamo non manchino di tornare anche l’anno che verrà!
07/07/2022 – Ippodromo Capannelle, Roma
Per la data romana, prima degli irlandesi si esibisce lo storico gruppo alternative romano Klimt 1918, del quale purtroppo perdo completamente l'esibizione, riuscendo a malapena a percepire i suoni dell'ultimo brano. L'ippodromo Capannelle non è particolarmente gremito, complici le vacanze estive, la data infrasettimanale e la proposta non molto commerciale delle band in cartellone. L'età media degli astanti, in ogni caso, è abbastanza bassa, certamente under 50 e forse anche under 40, segno che probabilmente le generazioni precedenti non si sentono rappresentate dal genere post/alternative/shoegaze. Il palco allestito è quello di piccole/medie dimensioni, più che sufficiente comunque per il numero di persone presenti (sulle 400 a occhio e croce). Come secondo gruppo spalla ci sono gli statunitensi Nothing, da Philadelphia, che cominciano puntuali alle 21.
NOTHING
Introdotti da un potentissimo feedback che si sprigiona dagli amplificatori, i Nothing cominciano a scaldare la serata (non che ce ne fosse bisogno, considerata la calura) con il loro shoegaze fuori dagli schemi. Guidati dal chitarrista e frontman Domenic Palermo, personaggio con un passato nell'hardcore punk alla guida del gruppo Horror Show, e anche loro in tour per la promozione dell'ultimo lavoro The Great Dismal, uscito in piena pandemia nel 2020, i quattro sembrano subito a loro agio e trovano il favore del pubblico: qualcuno è lì anche per loro, come dimostrano le t-shirt con il loro logo in mezzo alla folla. Il batterista Kyle Kimball pesta davvero forte, tanto che durante il secondo brano rompe la cassa della batteria. Questo genera un curioso siparietto durante il quale l'altro chitarrista e cantante Doyle Martin improvvisa una singolare cover di Colorado Girl di Townes Van Zandt, mentre Domenic Palermo incita qualcuno a portargli delle birre mentre aspettano la sostituzione della batteria. Una volta riparata, ricominciano lo show, giocato sull'equilibrio tra le soffuse architetture ambient proprie del genere e le sfuriate noise che fanno da contraltare. Equipaggiati con le loro Fender Jazzmaster d'ordinanza, i Nothing hanno creato un buono spettacolo, coinvolgente e tellurico al punto giusto, intrattenendo il pubblico per circa un'ora e creando la giusta attesa per gli headliner. Nonostante i problemi tecnici, una bella prova per il gruppo, che certamente merita un ascolto.
GOD IS AN ASTRONAUT
Finalmente cala il buio e con circa un quarto d'ora di ritardo a causa dell'inconveniente del precedente set, alle 22.15 arriva il momento dei God Is An Astronaut. Il gruppo guidato dai fratelli Kinsella è decisamente entusiasta di essere nuovamente a Roma, in particolare Jamie Dean, tornato all'ovile recentemente dopo una pausa di diversi anni e incredibilmente carico. La scaletta parte con la lunga Adrift, uno dei singoli estratti da Ghost Tapes #10: i quattro sono davvero in formissima, super concentrati e con un'ottima presenza scenica, soprattutto Jamie Dean, che si divide tra sintetizzatori e chitarra. La storica sezione ritmica formata da Niels Kinsella e Lloyd Hanney non sbaglia un colpo –quest'ultimo in particolare nei passaggi più tirati è davvero sugli scudi-.
I suoni, che durante lo spettacolo dei Nothing purtroppo erano un po' impastati, in questo caso sono impeccabili, lasciando apprezzare tutte le sfumature del sound dei God Is An Astronaut. Interessante peraltro la scelta da parte del gruppo di tornare a una strumentazione prevalentemente analogica –amplificatori valvolare e pedali singoli- nell'era del digitale. Sebbene (o forse proprio grazie a questo) la musica sia totalmente strumentale, il gruppo coinvolge come non mai, forte di un impatto sonoro incredibile e anche di una scaletta molto azzeccata. Oltre ai pezzi più recenti, di cui ben cinque tratti da Ghost Tapes #10, e tra i quali è da segnalare la rocciosa Spectres, dall'incedere quasi metal e dall'ottima presa in sede live, gli irlandesi tirano fuori dal cilindro dei classici come la bellissima title-track di All is Violent, All is Bright ed Echoes, tratta dall'album omonimo del gruppo, posta in chiusura.
Anche il nuovo live non viene trascurato, e i God Is An Astronaut propongono la bella From Dust To The Beyond e la più elettronica Route 666. Durante il concerto, Torsten e Jamie dialogano a più riprese con il pubblico, introducendo i brani con degli aneddoti e incitando la folla ad avvicinarsi al palco. Un appunto va fatto al reparto luci: in alcuni frangenti –soprattutto nei brani più movimentati- la loro presenza è stata talmente invadente da rendere difficile la visione del palco. Verso la fine del concerto purtroppo inizia a piovere e sebbene all'aperto la pioggia dia fastidio, in questo caso dona il suo contributo all'atmosfera spaziale ed eterea della serata. Insomma, i God Is An Astronaut hanno dato vita a uno spettacolo davvero godibile, divertendosi e facendo divertire; speriamo che tornino presto!
SETLIST GOD IS AN ASTRONAUT
1. Adrift 2. Spectres 3. Seance Room 4. In Flux 5. Mortal Coil 6. All Is Violent, All Is Bright 7. Suicide By Star 8. Forever Lost 9. From Dust To The Beyond 10. Burial 11. Fade ---- Encore ---- 12. Route 666 13. Echoes
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