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27/04/25
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TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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ETRUSGRAVE - Parla Fulberto Serena
19/02/2009 (4186 letture)
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Quello di Fulberto Serena è uno di quei nomi che ogni appassionato di Epic Metal Italiano – e non solo – dovrebbe conoscere da tempo. Fa quindi sicuramente piacere imbattersi nel suo nuovo progetto Etrusgrave dopo un periodo di silenzio da parte sua. Ecco dunque cosa ha avuto da raccontare ai lettori di Metallized.
Ciao Fulberto, non ci si imbatteva nel tuo nome da un bel pezzo, ma – per i più giovani – basta dire che sei stato membro fondatore dei Dark Quarterer, mi parli intanto di quella esperienza?
Nel 1974 capitò l’occasione di suonare in un piccolo festival: “il Cantascuola”, una manifestazione studentesca locale in cui si alternavano gruppi e cantanti di ogni istituto superiore. Per partecipare avevo bisogno dei miei amici più capaci e fu così che formammo la band (io praticamente ero solo..) con Gianni Nepi al basso e Paolo Ninci alla batteria.
L’affiatamento fu immediato e ci presentammo al festival con alcuni brani dei Grand Funk ,una band americana con la formazione come la nostra, (ne abbiamo recentemente parlato nella nostra rubrica Jurassic Rock - NdR), e siccome non avevamo nulla da invidiare alla loro bravura (li copiavamo quasi alla perfezione), stravincemmo di fronte ad un pubblico finalmente fatto di giovani. Da allora, con il nome di “Omega Erre”, cominciammo, a copiare le cover dei Sabbath, Led Zeppelin e di altre formazioni che avevano strumentazioni simili alle nostra: basso, chitarra e batteria (la voce era quella di Gianni); praticamente facevamo quello che oggi chiamano “Tribute Band”. Successivamente, viste le atmosfere oscure dei brani che avevo iniziato a comporre e con il progetto di fare il primo LP, decidemmo di cambiare il moniker in “Dark Quarterer.”
Perché lasciasti la band e cosa hai fatto in questi anni? Niente musica?
Dopo la stesura e l’incisione del secondo LP “Etruscan Prophecy” attraversai un momento di “bassa”. Avevo bisogno di riposo e di riordinare le idee. Non trovando affatto la giusta comprensione da parte di quelli che credevo amici indissolubili, preferii defilarmi e portare avanti le mie necessità.
Naturalmente questa situazione fu risolta in pochi mesi (come del resto avevo previsto) ma nel frattempo i miei ex avevano risolto il problema chitarra ed allora, senza neppure pensarci troppo, decisi di dedicarmi a studi più approfonditi di Classica, Jazz e Flamenco. Non ho mai abbandonato la musica completamente e per non restare inattivo, in quel periodo “oscuro”, ho depositato altri sei-sette brani che ero certo sarebbero tornati utili… ed infatti!
Cosa mi dici dei membri degli Etrusgrave? Come vi siete conosciuti?
L’occasione di rifare un gruppo si è presentata nel 2000 dopo ripreso la mia attività lavorativa nello stabilimento di Piombino. In quel luogo ho incontrato un vecchio amico, Luigi Paoletti, un bassista di notevoli capacità e pronto a rimettersi in pista assieme a me. Dopo varie line-up e ricerche di sala prove, siamo giunti alla formazione attuale con l’arrivo del vocalist Tiziano “Hammerhead” Sbaragli e successivamente del batterista Francesco Taddei. Con questi due elementi, dopo aver definitivamente scelto il moniker “Etrusgrave”, ci siamo lanciati appassionatamente nella nuova avventura musicale.
Parliamo del vostro disco: è forse più tradizionale rispetto a quello dei DQ, sei d’accordo?
Se per “più tradizionale” intendi dire rispetto al genere che fanno adesso i DQ, direi proprio di si. Del resto, e questo è innegabile, il loro successo all’origine è derivato dai primi due lavori che hanno compiuto assieme a me, cioè: “Dark Quarterer” ed “Etruscan Prophecy”. Questi due LP sono state le pietre miliari su cui hanno successivamente costruito il loro attuale e meritato successo. Era naturale che la stessa mano che aveva composto i precedenti dischi, fosse pressochè immutata nel nuovo full-lenght degli attuali Etrusgrave: “Masters of Fate”.
La produzione mi sembra abbastanza basica, è solo una scelta stilistica – per altro corretta – od anche un discorso di budget?
Se consideriamo che il budget per un master CD è oggi minore rispetto all’impegno economico che era necessario 25 anni fa per incidere un LP e distribuirlo, la decisione di “arricchire” o meno una produzione, dipende esclusivamente dalle scelte del gruppo o forse, anche da esigenze di mercato.
Uno dei nostri primi presupposti è stato quello di suonare dal vivo restituendo suoni e voci più possibilmente vicini a quelli elaborati nel disco. Non poche volte è successo di ascoltare brani artificiosi, gonfi di effetti e di cori monumentali che poi sono risultati scarni all’ascolto live (sempre che non si disponga di mezzi, tastiere ed attrezzature super-tecnologiche). Noi, ci limitiamo ad accendere gli amplificatori, inserire il jack e riprodurre semplicemente ciò che è stato ascoltato nel CD affidandoci solo al basso, la chitarra, la batteria e la voce…niente altro!. Per questo, secondo noi, la scelta di non alterare le basi stilistiche in fase di incisione, è risultata vincente…nessun inganno.
Quale pezzo credi possa maggiormente rappresentare l’album? Quale useresti come singolo, visto che sceglieresti – credo – il più rappresentativo e non il più immediato?
Bella domanda!
Sinceramente sono in difficoltà perché i pezzi mi piacciono tutti ed ognuno di essi comunque, rappresenta una parte significativa del nostro carattere musicale. L’omonimo brano “Masters of Fate” con il suo incidere solenne e sfuggente allo stesso tempo, forse rappresenta al meglio la nostra indole di “Esseri” sfuggiti al tempo e allo spazio, desiderosi di far conoscere le proprie origini. Ma devo dire che anche “Deafening Pulsation” sarebbe rappresentativo con la sua teoria sulla nascita e sulla morte. Se poi consideriamo che oggi è quasi impossibile per un gruppo metal esordire con un singolo, direi che qualsiasi brano del CD potrebbe andare bene!
Hai letto la mia recensione? Vuoi aggiungere qualcosa che non ho sottolineato?
Certo che ho letto la tua recensione Francesco, anzi, l’ho “divorata”. Direi che sei stato molto attento a tutte le parole oltre che preciso e conciso allo stesso tempo. Recensioni di quella portata possono fare solo bene agli interessati ed al loro seguito di lettori e ascoltatori. Non hai trascurato nulla e, senza mai esagerare, hai colto pienamente lo spirito e l’entusiasmo con cui ci siamo lanciati in questa avventura. (Arrossisco – NdR) Forse qualcuno penserà che siamo antiquati a non usare suoni e tecniche estremamente moderne, ma sinceramente come hai già sottolineato tu, noi siamo una band “Old School Oriented” e non vogliamo certo insegnare qualcosa a nessuno, ma solo evitare che un genere di Epic Meta, storico per la nostra penisola, scompaia nel dimenticatoio per sempre.
Già al lavoro sul sequel?
Scusa la mia ignoranza, ma il “sequel” cos’è? Si tratta del nostro prossimo lavoro? Se così fosse, posso dire che i brani per il secondo CD (segretissimo il titolo), sono già tutti pronti, rimane solo da entrare in Studio per l’incisione. Stiamo lavorando ai primi brani del terzo, ma siccome abbiamo diversi impegni Live nei prossimi mesi, ce la prendiamo con calma… Gutta cavat lapidem!
Perché inserire Lady Scolopendra? Un fatto affettivo, un riprendere un certo discorso o un mettere un puntino sulle “I”?
Sicuramente si è trattato di mettere i puntini sulle”i”.
La versione arrangiata di “Lady Scolopendra” inserita nel CD War Tears dei DQ, non ha incontrato il mio favore e musicalmente parlando non sono stati rispettati gli arrangiamenti della partitura iniziale. Per questo, dopo diversi anni, ho deciso di riproporla nella sua integrità originale, aggiungendo solo poche misure di flauto e rispettando comunque i testi del brano scritti dal bassista.
Come trovi cambiati l’HM e l’Epic in questi anni?
Secondo me i cambiamenti più rilevanti riscontrati negli ultimi anni riguardano più la sostanza che la forma. Infatti, nella forma, i suoni sono divenuti molto professionali e le preparazioni tecniche stanno raggiungendo vette che non hanno nulla da invidiare a gruppi stranieri più blasonati. Il problema semmai, è nella sostanza. Una buona parte dei gruppi, con la bramosia di fare un CD, elaborano idee dejà-vù talvolta ricopiando sfacciatamente riffs e armonie di brani già conosciuti. Sarebbe sufficiente l’impegno a ricercare armonie e melodie nuove, senza mai trascurare la giusta dose di aggressività dettata dal genere metal. Se il risultato fosse insoddisfacente, non importa, sarà eliminato nelle sue parti “brutte”. Successivamente, quello che non và nella rielaborazione del brano, verrà corretto in fase di arrangiamento. In questo modo si possono fare proposte musicali che sicuramente incontreranno il favore degli ascoltatori, oggi sempre più attenti alle novità.
Un cambiamento epocale riguarda il rapporto con i mezzi di diffusione della musica, internet in testa. Che rapporti avete con i nuovi media e che potenzialità gli riconoscete?
Ricordo benissimo gli sforzi per farsi conoscere negli anni ’80. In quel periodo non esisteva internet, almeno non a livello planetario e se non avevi l’improbabile opportunità di apparire in TV, solo le fanzines stampate mensilmente su carta, riuscivano a far varcare il nome di un gruppo oltre le alpi o oltreoceano. Ma già allora, essere recensiti su alcune di esse era un’impresa ardua.
Le radio locali in FM, cominciavano a spuntare timidamente, ma comunque già facevano la loro parte. Insomma tutto il mercato era tenuto in mano dalle grandi lobby discografiche le quali facevano il bello ed il cattivo tempo nella diffusione musicale. Finalmente arrivò internet ed allora le cose divennero estremamente facili. Tutti sappiamo, attraverso i giusti canali, come essere conosciuti in tutto il pianeta e come sia facile proporre la propria musica anche se il risvolto della medaglia è che si raccatta di tutto e di più! Qualche decina di anni fa, esistevano qualche centinaio di gruppi, oggi sono qualche centinaio di migliaia!
Gli addetti ai lavori considerano i DQ di quando c’eri tu fondamentali, credi di aver raccolto quanto meritato?
Sono soddisfatto di aver contribuito al successo del mio ex gruppo e altrettanto felice che le mie composizioni abbiano avuto una collocazione nella storia dell’Epic Metal. Tutto questo, grazie agli inossidabili fans vecchi e nuovi che, nonostante la mia lunga assenza dalle scene, hanno accolto favorevolmente le nuove proposte dandomi la possibilità di continuare a fare musica con il nuovo gruppo degli “Etrusgrave”.
Cosa non trovi più degli inizi e che ti manca?
L’entusiasmo è ancora il solito, le capacità semmai sono aumentate e la voglia di fare non manca. Unico neo forse è la “saggezza” acquisita, una condizione mentale che inevitabilmente “uccide” la spensierata incoscienza giovanile. Intendiamoci, sono felice di sentirmi “saggio” e con i piedi in terra…ma rimpiango comunque quella spensieratezza che faceva fare cose oggi difficilmente raggiungibili.
Quando ripassi per Messina?
L’occasione di vedere la tua fantastica città e dintorni, l’ho avuta durante la sosta in porto di un transatlantico in gita verso L’Egitto e la Grecia. Inutile dire che non immaginavo la bellezza folgorante della Sicilia. Pertanto in una prossima occasione, mi sono proposto di visitare la nostra bellissima Isola nei posti più caratteristici e rappresentativi. E naturalmente non mancherà Messina!
E’ tutto , un saluto dai lettori di Metallized.
Grazie Francesco per averci ospitato sulla fantastica webzine“Metallized”, grazie a tutto lo Staff e alla Redazione, grazie ai lettori e a tutti i fans che ci vorranno seguire e sostenere.
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...e grazie a Fulberto Serena per l'ottima musica che ci ha regalato e ci regala ancora  |
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