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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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LEGEND OF CHAOS - Leggende a confronto pt.2
21/07/2009 (5059 letture)
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PREMESSA
Il Legend Of Chaos Fest rappresentava, per il sottoscritto, la realizzazione di un sogno: poter vedere, in un contesto che non sia un festival, due delle più grandi thrash bands della storia.
E come me, molti metallari sono giunti da varie parti d'Italia per assistere ad una serata che partiva sotto tutti i migliori auspici.
A partire dal locale, pronto ad accogliere un gran numero di spettatori, con un comodo ed enorme parcheggio privato, e sufficientemente isolato -pure troppo- dalle zone abitate per permettersi volumi degni.
Arrivato alla location un'oretta prima dell'evento, rimango un po' contrariato sapendo che ci sono ancora biglietti disponibili, ma ben presto l'affluenza smentisce le mie preoccupazioni e alle 19.30, quando il locale apre e mi catapulto alle primissime file, vedo dietro di me un numerosissimo pubblico pronto per lo spettacolo, che arriva alle 20 quando fanno il loro ingresso sul palco britannici Cathedral.
CATHEDRAL
Surprise!
La band inglese era la vera insidia del bill, non per questioni di qualità -anche ad un profano come me è nota la loro importanza all'interno del mondo doom/stoner- ma per la situazione piuttosto avversa in cui si trovavano: il compito di aprire la serata, di scaldare un pubblico giunto a Rimini per sentire ben altre sonorità, un palco ridotto all'osso (dietro di loro era già posizionato il materiale delle band successive) e l'incognita suoni. E invece, con mia -e non solo- grande sorpresa, la band interpreta al meglio il suo ruolo nella serata, riuscendo ad ottenere una buona risposta del pubblico inizialmente molto freddo.
I nostri si dimostrano molto intelligenti, e affidano l'apertura a pezzi meno lenti e più coinvolgenti -per un pubblico del genere- rispetto alla tradizione doom, riuscendo a scuotere l'uditorio presente, mentre lo zoccolo duro doom, al centro del locale, si esibisce in un piccolo moshpit molto apprezzato dal singer Lee Dorrian.
Terminate le due canzoni "introduttive" la band si sente pronta a prendere in mano la situazione, forte del supporto ormai di una buona parte del locale, e si lancia nella proposizione dei pezzi più classici e storici della propria carriera. A questo punto mi piacerebbe potervi dire qualcosa di più sulla scelta dei brani e sulla loro resa rispetto alla controparte in studio, ma dovrete accontentarvi di una visione completamente esterna e in qualche modo distaccata da parte di un totale -e ampiamente pentito- ignorante.
Le luci calano, i colpi della batteria si dilatano all'esasperazione, la chitarra si fa più angosciosa e il basso -unico strumento la cui resa sonora non è ottima, nonostante lo sia la prestazione di Leo Smee- traccia linee monolitiche, mentre è ancora Dorrian ad elevare qualitativamente la resa totale; oltre a cantare maledettamente bene -potente ed evocativo- il singer inglese mantiene anche una buona presenza scenica, e qua vorrei aprire una piccola parentesi. L'unico, e sottolineo unico, punto su cui mi permetterei di criticare i Cathedral è proprio quello della presenza scenica: io sono un profano del genere, per cui magari mi smentirete, ma da una band doom mi aspettavo una certa teatralità e passionalità nei movimenti come valore aggiunto allo show, e invece ho dovuto constatare che Garry Jennings -la cui prestazione tecnica è inappuntabile- rimane terribilmente statico e con lo sguardo fisso sul manico della chitarra, mentre Smee non rifiuta un certo contatto col pubblico, ma in uno stile che sembra più da band hard rock che non doom. Dorrian invece, come detto prima, è perfetto anche sotto questo punto, condisce la sua prestazione con espressioni e movimenti molto accentuati e la sua teatralità raggiunge l'apice quando tira, come ad impiccarsi, la corda del microfono attorno al suo collo, tra gli applausi di tutti.
Non avrei mai immaginato che una band del genere mi avrebbe potuto colpire in maniera così forte, eppure la band è stata così convincente che, ovviamente, colmerò al più presto le mie enormi lacune sulla loro discografia. E se dovessero tornare qua vicino, chissà che non mi venga l'idea di andarli a rivedere.
KREATOR
A questo punto si rende necessaria una piccola premessa: lo show della band di Essen era quello su cui nutrivo meno dubbi o incertezze, avendo già visto i tedeschi nel loro show milanese di febbraio (a questo link il live report). Se da un lato ciò mi ha posto nell'ottima posizione di essere già consapevole della forma del gruppo, dall'altro mi ha costretto a inevitabili ma pesanti confronti tra i due show, avvenuti in situazioni molto diverse, con alcuni elementi -palco, scaletta, suoni- decisamente penalizzanti per quello presente.
Ad ogni modo, quando i Kreator fanno il loro ingresso in scena sulle note di Choir Of The Damned l'emozione è altissima per tutti -me compreso-, e come le chitarre attaccano il riff iniziale di Hordes Of Chaos il pubblico esplode in un pogo devastante; da parte mia ricordo distintamente di essermi totalmente estraniato nei primi venti secondi del macello generale per concentrarmi sulla canzone: Cosa diavolo è successo? Dove sono finiti i suoni -tutto sommato buoni ed equilibrati- dei Cathedral? Come è stato eseguito il soundcheck?
Insomma, per i primi pezzi i suoni sono davvero disastrosi: le chitarre sono appena distinguibili nella parte ritmica e quasi inudibile quella di Sami Yli-Sirniö negli assoli, idem per la voce, mentre la batteria del buon Ventor copre praticamente ogni altro strumento.
Dovete però concedermi un'altra piccola digressione: durante il concerto sono sempre stato nelle primissime file, ma quando, a fine serata, mi sono ritrovato più indietro, ho goduto di suoni migliori; confido perciò -sperando magari nella conferma di qualche lettore- che da lontano essi siano stati di buon livello per tutto il tempo.
I teutonici si confermano comunque come inarrestabile macchina da guerra, la scaletta è azzeccata e nessun pezzo riceve meno risposta degli altri da parte dell'indiavolato pubblico, anche se personalmente ritengo che, dovendo suonare per un tempo più limitato rispetto all'ultimo show da headliner, i nostri potessero tagliare qualche pausa e dialogo di Petrozza col pubblico -che comunque ricambia con grande foga- e guadagnare il tempo per una grande esclusa come Riot Of Violence.
Da sottolineare una presenza scenica che ho trovato ancora migliore del previsto: Sami Yli-Sirniö abbandona un po' quella sua aria compassata dimostrando un buon feeling col pubblico, Christian Giesler e il suo basso partono un po' in sordina ma in seguito li si vede roteare -senza mai abbandonare il movimento a vortice della testa- da una parte all'altra, mentre Petrozza è la solita garanzia: in ogni momento in cui non deve cantare corre da una parte all'altra del (piccolo) palco, incita il pubblico più sedentario alla partecipazione e invoca ad un certo punto un mosh-pit italian style; qualsiasi sia questo style, gli sfegatati fan lo accontentano senza sosta seminando il caos sotto il palco e aggiungendo un continuo crowd surfing che esaspera gli addetti alla sicurezza ma esalta il pubblico in sala.
Inutile perdersi in dilungate descrizioni dei singoli brani, ma tra tutti spiccano chiaramente Coma Of Souls, la leggendaria Pleasure To Kill, i due classici spaccaossa conclusivi Tormentor e Flag Of Hate (con tanto di bandierone sventolato da Petrozza), ma il pezzo migliore risulta a mio avviso Betrayer, allungata rispetto alla sua versione originale e con dei suoni leggermente migliori che nelle prime canzoni (in effetti, da Enemy Of God in poi la situazione è in parte migliorata).
I Kreator si confermano dunque una band imprescindibile per ogni thrasher che si rispetti, con un concerto che scalda gli animi e genera una partecipazione collettiva fortissima. Promossi per l'ennesima volta, pur con qualche rammarico per alcuni brani mancanti, come la già citata Riot Of Violence -e il consueto momento di acclamazione per il grande Ventor- ma anche Voices Of The Dead e Amok Run.
TESTAMENT
Mettete da parte tutto quello che avete letto fino ad ora, perché con l'entrata in campo dei Testament ogni punto di riferimento per eventuali paragoni viene meno.
Da quando la band ha fatto il suo ingresso sul palco si è infatti scatenato un inferno musicale come non ne avevo mai visti, e la band statunitense si è resa autrice di una prestazione assolutamente inarrivabile, forte del grandissimo supporto di un pubblico esaltatissimo e di suoni se non altro migliori rispetto ai compagni teutonici.
Lo show in questione si è composto di un'oretta e mezza circa in cui le pause sono state ridotte al minimo, sfinendo i presenti con una scarica di thrash metal ineguagliabile viaggiando lungo i 20 anni di carriera della band, dal meraviglioso esordio The Legacy all'ultimo, discusso ma generalmente acclamato, The Formation Of Damnation.
Entrando più nel dettaglio, non si può mancare di notare che la band è incredibilmente in forma e determinata a divertire e divertirsi -cosa che trovo assolutamente fondamentale per una band in concerto- instaurando un buon feeling col pubblico che ricambia con grandi acclamazioni ed un crowd-surfing ancora più intenso rispetto allo show precedente (ho chiaramente visto gente passarmi sopra la testa una decina di volte); travolgente l'immenso singer Chuck Billy, in continuo movimento sul palco ad incitare il pubblico e dotato di una mimica irresistibile, ma anche il buon Alex Skolnick dimostra di saperci fare, sfoderando un repertorio di espressioni e movimenti che ricordano molto -per chi l'ha visto- il caro Joe Satriani, mentre appaiono un po' impacciati Christian e Peterson -sto ovviamente parlando solo della presenza scenica-, oscurati dai due già citati compagni e che solo qualche rara volta si concedono incursioni ai bordi del palco.
Mi piacerebbe poi liquidare l'aspetto tecnico sottolineando che dei Testament ormai sappiamo cosa aspettarci, ed è in effetti così, ma almeno qualche parola su Paul Bostaph vorrei dirla: siamo tutti abituati -lettori e recensori, io per primo- ad esaltare le prestazioni tecniche di vari batteristi, ma credetemi, quando si parla di uno dei più grandi di tutti, è tutt'altra musica! Bostaph è stato assolutamente perfetto dall'inizio alla fine, ha trascinato la band con le sue sfuriate devastanti e suonando con una precisione da far invidia alle produzioni in studio. Immenso!
La band ha sfoderato una scaletta a mio avviso praticamente perfetta -peccato solo che non fosse presente Demonic Refusal, inclusa invece nel tour americano-, inserendo in sequenza grandi classici -da Disciple Of The Watch a The Preacher (la quale ci mostra un Chuck Billy incredibile) passando per la leggendaria Into The Pit, generatrice di un moshpit da infarto- ma anche nuovi brani molto apprezzati dal pubblico, tra cui spicca chiaramente More Than Meets The Eye -cantata a squarciagola da tutto il locale- e la title-track dell'ultimo disco The Formation Of Damnation. Proprio durante quest'ultima il singer americano ha fatto dividere il pubblico, e pochi secondi dopo, all'apice di un crescendo della batteria, si è consumato un Wall Of Death da antologia, al quale è poi seguito un pogo in cui le ossa di tutti sono state messe davvero a dura prova.
Terminato lo show rimane impressa in tutti i presenti la sensazione di aver assistito ad un concerto memorabile, e le loro facce da bambini felici lo testimoniano. Personalmente mi limito ad una piccola considerazione: i Testament sono stati il miglior concerto metal della mia vita!
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11
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ma magari lo spero con tutto il cuore..e qualche altro gruppo thrash che in zona c'è una mancanza.. |
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10
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Io mi affido alle parole di Petrozza: The Kreator Will Return! |
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9
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Ragazzi i Kreator han picchiato come gli assassini ahah si ricordo il casino scaturito dalle prime note di Hordes of Chaos..ho preso un bel cazzotto in faccia ma non mi sono tirato in dietro..Petrozza una sincronia (feeling vabeh non voglio far el'inglesista) totale col pubblico..rimpiango qualche classico ma un ottimo concerto..dei Testament che dire magnifici come sempre..Skolnick un grandissimo musicista veramente..forse il miglior concerto della mia vita finora Rimini will rule the world |
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8
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Buon report, ma ti è sfuggito Skolnick che a fine giornata cantava le canzoni di Toto Cutugno (non è ua battuta, è vero) |
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Oltretutto è un musicista preparatissimo: non sbaglia mai un colpo e sa sempre come adattarsi alle situazioni. Rispetto! |
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concordo su Bostaph! è veramente un fenomeno.. questo si è girato praticamente tutti i migliori gruppi thrash del pianeta!!! |
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Grande album Forest of Equilibrium, ma aggiungi anche The Eternal Ride! |
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Grazie a entrambi In realtà Forest Of Equilibrium è l'unico album dei Cathedral che ho già comprato Davvero notevole ai primi ascolti! |
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Ottimo report. Nikolas, mi permetto di consigliarti l'acquisto di "Forest of Equilibrium" recentemente ristampato dalla Earache. Decisamente un Masterpiece nel suo genere. Non è mai troppo tardi per apprezzare. |
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Bellissimo report e bellissime foto Nik! |
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