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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Dead Earth Politics - The Queen of Steel
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( 863 letture )
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E’ difficile, quasi impossibile concentrare in poco più di 13 minuti di musica la propria essenza, il proprio potenziale e le proprie idee. I Dead Earth Politics, tuttavia, riescono nella non semplice impresa di infondere un’anima all’EP che oggi vi presentiamo, intitolato The Queen Of Steel. Attivi fin dal 2006, i nostri provengono dalla vivace scena texana, da Austin per la precisione e con la presente uscita giungono alla terza pubblicazione, dopo l’EP di esordio Mark The Resistance e il seguente LP The Weight Of Poseidon (2010), uscito per la Genuine.
Una copertina ed un titolo piuttosto heavy metal-oriented potrebbero essere un tantino fuorvianti nel farsi un’idea della proposta musicale della band, ma non si andrebbe tanto lontani dalla realtà: infatti, i Dead Earth Politics rappresentano una sorta di curioso punto d’unione tra armonizzazioni classicamente NWOBHM, che richiamano in diversi fraseggi chitarristici gli Iron Maiden, e realtà come i Pantera per ciò che invece concerne lo stile vocale ed il riffing nervoso. Una produzione del tutto soddisfacente per un EP autoprodotto cesella un disco che, nella sua brevità, colpisce nel segno e funziona alla perfezione come biglietto da visita per la band, alla ricerca di una propria definitiva dimensione professionale.
L’apertura è affidata a Redneck Dragon Slayer, brano che incarna quanto si diceva solo poche righe fa: Ven Scott, al microfono, prende qualcosa da Robb Flynn dei Machine Head e qualcos’altro da Randy Blythe dei Lamb Of God, due dei principali riferimenti stando a quanto traspare dall’attitudine vocale del nostro. Le protagoniste, però, vere e proprie del sound dei Dead Earth Politics sono le chitarre: la coppia di axe-men, costituita da Tim Driscoll e Aaron Canady, sfodera buoni riff, una valida coesione stilistica nonostante l’eterogeneità delle influenze, ed una serie di armonizzazioni che dimostrano quanto questi ragazzi si siano nutriti di heavy metal classico. Non manca nemmeno il pesante break da mosh, fiera conclusione di un brano che diventa un manifesto stilistico.
I due pezzi successivi, infatti, seppur di discreta fattura, non fanno che sottolineare le due anime della band in maniera più selettiva, con la titletrack che va a pescare principalmente nel repertorio heavy e la conclusiva Madness Of The Wanderer che invece ha un sapore groove per quasi tutta la sua durata, lasciando meno spazio alle contaminazioni, fatta eccezione per l’assolo di chitarra che dà aria ad uno brano piuttosto oscuro fin lì. Non si può giudicare una band da tre canzoni, questo è palese, ma ciò che The Queen Of Steel lancia al panorama discografico contemporaneo è un messaggio piuttosto chiaro: la band vale, è costituita da strumentisti che sanno fare il loro mestiere e impacchettano un prodotto che anche nella qualità dei suoni non sfigura affatto se confrontato con i dischi “ufficiali”. Una nuova chance la meriterebbero, in modo da poter essere saggiati sulla lunga distanza con questo livello di maturità raggiunto. Per ora, promossi senza dubbio.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Redneck Dragonslayer 2. The Queen of Steel 3. Madness of the Wanderer
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Line Up
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Ven Scott (Voce) Tim Driscoll (Chitarra) Aaron Canady (Chitarra) Will Little (Basso) Mason Evans (Batteria)
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RECENSIONI |
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