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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Lost Reflection - Scarecrowd
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( 3281 letture )
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I Lost Reflection di Fabrizio Fulco si presentano alla propria seconda prova in studio dopo un disco d'esordio non esattamente spumeggiante. Il debut era afflitto da problemi di vario genere: confusione a livello compositivo, produzione approssimativa, sezione strumentale talvolta traballante, accumulo di stereotipi fino all'intollerabilità. Diciamo subito che parte delle problematiche appena menzionate è stata rifinita; parte. Purtroppo Scarecrowd è appena un gradino sopra al precedente Florida (forse addirittura sotto, se consideriamo il tempo trascorso tra i due album e le possibilità di miglioramento non sfruttate).
I Lost Reflection dimostrano di non riuscire a raggiungere, neanche in questo caso, un livello compositivo che si distacchi da una mediocrità stiracchiata. Il loro stile generalista non li aiuta di certo. Nei brani sono ravvisabili venature talvolta più propriamente hard rock e altre volte più metal, installate su di un impianto glam nella maggior parte dei casi quantomeno approssimativo. Le canzoni sono di una semplicità che talvolta sconfina nell'elementarità, o, peggio, nell'infantilismo. I problemi principali risiedono nell'apparato chitarristico: Fulco e Sorrenti propongono un riffing talvolta anche funzionale, ma mortalmente fiacco e derivativo. Gli assoli non migliorano la situazione: innanzitutto paiono spalmati sulle canzoni in modo posticcio, in secondo luogo soffrono della medesima patina di ispirazione minima caratteristica di ogni componente del disco (a partire dalla copertina). Non che gli assoli stessi siano penosi o brutti da sentire, ma non possono far altro che uscire dalle orecchie il millesimo di secondo dopo che ci sono entrati. Le cose migliorano leggermente se veniamo a parlare del reparto vocale. Il buon Fulco non sarà proprio un supercantante, ma sa sicuramente il fatto suo. Il singer è dotato di un timbro abbastanza caratteristico, di un'estensione media e di una discreta capacità interpretativa. Niente di eccezionale, comunque: può ricordare una versione ammosciata di Alice Cooper, nel migliore dei casi. Capitolo basso: Ivan Canella non esce mai dal seminato. Accompagna le canzoni senza infamia né lode, ma almeno non ha particolari cadute di stile. Il suono di batteria è invece troppo plasticoso e spuntato per offendere. I limiti in fase di produzione del disco risultano nuovamente un fardello impegnativo da sostenere per la band.
L'album in realtà non parte male: l'opener The Enemy U Know ha un convincente piglio ottantiano (in parte rovinato dalla voce di Fulco, problema che ritornerà in seguito) e una struttura efficace, anche se non particolarmente originale. Col secondo brano Never Enough iniziano i problemi: la strofa si raccorda in modo pessimo con il ritornello e il senso di scarsa compattezza si fa più tangibile con il procedere del pezzo. La band dichiara da subito il suo universo sonoro d'ispirazione: il filone è quello del revival del glam/sleaze promosso dall'ondata svedese-nordeuropea. La qualità è però ben lontana da quella dei lavori dei vari Hardcore Superstar, Chrashdiet e Crazy Lixx. La title-track è più dark e avrebbe del margine per risultare addirittura inquietante (soprattutto per merito del singer), ma di nuovo la produzione fiacca e il qualunquismo della sezione strumentale tarpano le ali ai Lost Reflection. Comunque il brano merita una menzione positiva. Father Murphy distrugge quanto di buono era stato ventilato dal pezzo precedente, soprattutto a causa di un testo ai confini con il ridicolo e dell'interpretazione stavolta troppo sopra le righe di Fulco. I Lost Reflection danno l'impressione di non saper bene quale direzione perseguire: il risultato sono brani sfilacciati e un senso di pesantezza che si fa via via più significativo col passare dei minuti. Hail to Rock è il centomiliardesimo inno al rock & roll della storia del genere; non un pezzo orrendo, a dirla tutta, ma né più né meno il genere di canzone che una band di quattordicenni potrebbe comporre in un picco d'ispirazione derivato dall'ascolto compulsivo di AC/DC e Guns N' Roses. Il riff metallico che apre Faith or Fear? non è affatto male, la strofa glam che segue funziona piuttosto bene e il ritornello risulta ficcante. Buona questa song: una delle migliori dell'album, senza dubbio. Come già era successo in precedenza, a un momento positivo ne segue uno decisamente negativo. La tamarrissima ballata Sleepless cerca di fare il verso alle centinaia di power ballads di qualità più o meno alta comparse negli Eighties. Purtroppo si tratta di uno stereotipo in note (il testo non merita neanche di essere commentato; l'assolo di metà canzone neppure). L'apertura di No One fa il verso a We're Not Gonna Take It dei Twisted Sister (con in più un curioso cantato alla Ramones), il brano procede però poi sui binari della mediocrità. Attenzione, di inno al rock non ne bastava uno: benvenuti alla Rock'n Roll Nation! La band dimostra di aver già finito, dopo una mezz'ora scarsa di musica, le frecce al proprio arco. Di nuovo, il pezzo non è brutto, ma tragicamente insipido e incolore. La chiusura, affidata a Armageddon, non cambia il discorso di una virgola. Ci spostiamo di nuovo in territori più metalleggianti, con un brano che è l'ennesimo mid-tempo acido e solo in potenza affilato del LP. Anche in questo caso l'offesa recata all'atto pratico, considerate le premesse non spregevoli, è minima.
Insomma, Scarecrowd è un lavoro che non riesce a distaccarsi troppo dal limitatissimo Florida; certo, i tentativi di miglioramento sono percettibili, ma non sufficienti. Considerando poi come il frontman dei Lost Reflection abbia suonato per diverso tempo come bassista nella formazione di Ben Jackson, chitarrista dei leggendari Crimson Glory, viene da chiedersi per quale motivo la band non sia riuscita a tirare fuori qualcosa di meglio in fase compositiva. Evidentemente la magia dei Crimson Glory non è riuscita a penetrare nell'animo dei nostri compatrioti. Ah sì, se vi state arrovellando da inizio recensione, il nome del quartetto italico deriva proprio dalla monumentale ballad dei Glory. Purtroppo, il nome da solo non è sufficiente.
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10
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Fabrizio è un uomo gentile, il suo rock è come lui deciso, ma gentile. I dischi dei LOST REFLECTION sono molto diversi l'uno dall'altra, ma SCARECROWD è un buon disco. Ci sono sicuramente parti migliorabili, ma la voce e la chitarra di Fabry sono bellissime. Dal punto di vista del suono e della produzione il secondo album è mooolto migliore del primo, ma ci sta. Ascoltateli con il loro TRAPPED IN THE NET e vedrete che cambio di passo e poi andate a vederli da vivo nell'attuale formazione! Secondo me sono bravissimi. Il gusto sui brani è personale e ognuno racconta la sua storia con il suo strumento. |
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9
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Un album con luci ed ombre. Belli alcuni assoli (Faith or Fear, Sleepless) e il potente drumming volutamente in stile anni '80 mi ha gasata non poco.
La voce purtroppo rovina un po tutto, fiacca e dalla timbrica brutta. Faith or Fear è il pezzo migliore, credo.
Ho scoperto questa band di supporto a Dave Ellefson, ma erano solo in 3 e sono stati purtroppo davvero pessimi. Credo sia rimasto in formazione solo il cantante, rispetto alla formazione che suona su questo album. Forse è meglio non si espongano a fare da supporto a nomi troppo blasonati, parere mio. |
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8
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Grazie a Mauro 'Rough Cutt' Tonzi e giuseppe!!! [Niente link su Metallized, grazie] Fab |
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7
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Ne avevo sentito parlare (male) da più di una persona e prima di ordinare il disco ho voluto ascoltare qualcosa. Mi sembra il classico prodotto amatoriale suonato da gente alle prime armi che non sa bene dove andare a parare. Sezione ritmica moscissima e poco dinamica, suoni impastati... boh. Se fosse stato un demo ok però dai su siamo nel 2015 e chi conosce il genere non è fesso, proprio perché italiani e già in partenza penalizzati prima di fare passi così si dovrebbe riflettere attentamente sul fatto che in giro ci sono stati e ci sono gruppi che sta roba te la fanno passare in mezzo alle orecchie ad occhi chiusi. Spezzo una lancia a favore del cantato perché mi ricorda appunto quello di Steve Sylvester ma la pronuncia è orrenda. |
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6
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L'ho acquistato e nel suo genere è un ottimo album. Hard Rock ottantiano, punto. Bella la voce graffiante in stile Death SS, ottimi assoli e mi è piaciuto il drumming pieno di groove e fills in stile Scorpions/W.A.S.P./DIO. |
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5
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Sono un appassionato di heavy metal italiano,mi sembra un ottimo album,abbastanza originale e dal sound potente. |
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4
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La critica negativa ci sta, ma se parli di produzione fiacca hai ascoltato un altro disco. Ivan (quell'Ivan). |
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3
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ci siamo rimasti un po male, certe critiche ci sembravano esagerate. sarà per la prossima dai..... Fab |
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2
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Non ne farei una questione personale (sempre che tu sia davvero quel Fabrizio), per noi non lo è mai. Pregi e difetti sono evidenziati nella recensione e il voto ne è conseguenza. Tutto qui. Naturalmente si può dissentire su entrambi, ma certo non è una questione di simpatia/antipatia. |
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1
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vabbè ho capito che vi stiamo sulle palle sorry Fab LR |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Enemy U Know 2. Never Enough 3. Scarecrowd 4. Father Murphy 5. Hail to Rock 6. Faith or Fear? 7. Sleepless (Love Is All We Need) 8. No One 9. Rock'n Roll Nation 10. Armageddon
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Line Up
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Fabrizio Fulco (Voce, Chitarra) Piero Sorrenti (Chitarra) Ivan Canella (Chitarra) Massimo Moretti (Batteria)
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RECENSIONI |
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