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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Marty Friedman nel 2014 porta il suo inferno musicale sul pentagramma. Abbandona temporaneamente la lunga successione discografica rivolto al suo amato pubblico giapponese, per rientrare nella scena metal con un nuovo album non propriamente definibile solista. Per questa occasione ha volutamente richiamato intorno a sé, proprio nella sala di registrazione, nomi che non possono lasciare indifferenti: da Alexi Laiho a Dave Davidson, fino al neoclassicismo di Jason Becker. Spinto dalla Prosthetic Records, ma ancor più dalla sua nuova chitarra, il modello signature RS SE Marty Friedman, frutto di un eccellente lavoro della prestigiosa Paul Reed Smith, il chitarrista sancisce il ritorno nella scena musicale statunitense con sezioni molto trascinanti, dalle oscure composizioni, con altrettante contaminazioni e diversi generi del tutto sperimentali, decisamente inusuali per il plettro di Friedman.
Dalla title track, Inferno, emerge subito con le primissime note musicali un Friedman con l’intento di sviscerare qualsiasi scala musicale esistente. Una tempesta folle di note in rapida successione, sulla quale si inseriscono diversi riff melodici principalmente di derivazione heavy metal, ma con una sonorità strutturale inusualmente djent, distinguibile nelle scelte tecniche ottenute su due ottave e con chitarra in background riconducibili, per frequenza e tipologia, ad un suono chunkier. Peccato che la linea melodica non emerga distintamente tra le mille note triturate, se non in alcuni riff a se stanti che si disperdono, non riuscendo ad offrire una contiguità ed una facilità d’ascolto. Così avviene nella successiva traccia Resin, nella quale suoni medio-alti, misti ad altri piuttosto compressi sviluppati in start and stop, conferiscono per la prima volta alla chitarra di Friedman, un suono prepotentemente contaminato con il mondo urbano del djent. Resin, ha una pregevole melodia di fondo, equilibratamente drammatica sia nell’arpeggio iniziale che negli assoli, ma anche stavolta Friedman tende a smarrirsi durante l’andamento del discorso musicale. Qualcosa cambia nel brano successivo, con un armonizzazione di derivazione classica. È Wicked Panecea. In questo pezzo, sull’apertura composta dal duo messicano Rodrigo y Gabriela si innesta un riff duro, scolpito per l’occasione dal plettro di Marty. Una serie di linee melodiche trascinano la progressione dei suoni di una chitarra acustica nel metal più oscuro e caliginoso. Il duro suono non si arresta nell’Inferno di Marty Friedman, che nella traccia Steroidhead grazie al programmatore e chitarrista Keshav Dhar crea uno suono splendidamente progressive math metal. Il brano I Can't Relax, con la presenza di Danko Jones mette in luce tutta la tipicità e tutta la qualità del noto chitarrista ex Megadeth, trascinando l’uditore in una travolgente traccia hard rock. Il norvegese sassofonista Jørgen Munkeby imprime la sua presenza peculiare in Meat Hook caratterizzando la chitarra come in un experimental jazz d’avanguardia. Dissimile da ogni altra composizione tipicamente prodotta in passato da Marty. Ascoltare un sassofono che duetta con la chitarra, in questi termini, crea un momento decisamente atipico. Nella breve Hyper Doom si liberano le sei corde della chitarra PRS in uno stile coinvolgente e rapido. Se grazie a David Davidson nella traccia Sociopaths si aggiunge un po’ di metalcore, Friedman, Alexi Laiho e Danko Jones, congiuntamente condividono un brano dalla velocità furibonda dal titolo Lycanthrope offrendo il taglio più estremo di tutto Inferno, con pregevoli spruzzi di nu-metal di tutto rispetto, qui interpretato e suonato ad ottimo livello. Gregg Bissonette e Tony Franklin partecipano alla stesura del brano Undertow, caratterizzandolo con l’essenza eterea di una emozionante ballata rock. Una pregevole quanto tipica sonorità dal distinguibile marchio di fabbrica del chitarrista Marty Friedman. Intensa, toccante in ogni nota, espressiva in ogni sezione. Splendida. Friedman riprende la forma chiaramente neoclassica nelle note di una chitarra acustica nella successiva Horrors, forse il punto più alto di tutto il disco. Una traccia co-scritta con la collaborazione di Jason Becker, che ha steso la parte con il solo movimento degli occhi utilizzando un computer a sequenza. L’interpretazione sullo strumento è stata affidata alle fresche mani del chitarrista Ewan Dobson che, secondo lo stesso Friedman, suona come avrebbe fatto Becker negli anni dei Cacophony. Il fraseggio neoclassico è quello tipico degli anni di Jason, frutto dell’unicità geniale di Becker. Horrors è la traccia più lunga di tutto il disco, composta con uno stile musical horror anni ’80. Il disco si conclude con la ripresa della linea melodica di Inferno (Reprise), che a va a chiudere questa nuova produzione discografica dalle molteplici sfaccettature e collaborazioni.
È ben consolidato che Marty Friedman sia uno straordinario chitarrista, con una capacità di scrittura ben organizzata e dal controllo melodico di cui sono dotati pochi altri musicisti delle sei corde. Quando la sua chitarra caratterizza la ritmica in una band, Marty riesce ad elevare in termini di qualità strumentale l’intero lavoro, enfatizzando le parti cantate, come possiamo ricordare, in maniera indelebile, nei Megadeth. In Inferno, nelle tracce soliste, si tende a smarrire quella peculiare tipicità melodica in favore di uno stile più d’avanguardia, ma nel contempo si intravede un dissimile aspetto tecnico Friedman che, per certi versi potrebbe sorprendere. In tutti gli altri brani la sua chitarra è sempre trascinante, densa e cupa nei suoni quanto innovativa, da far ancora impallidire.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.[Dante Alighieri 1265 – 1321 – da Divina Commedia, Inferno, Canto V]
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10
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L'ho scoperto solo oggi, gli altri dischi da solista non sono proprio nel mio genere, ma ragazzi questo spacca, definirlo fantastico è riduttivo Grande MARTY ho votato solo 99 perchè non potevo dare di più |
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9
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album spettacolare. grande Marty! |
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8
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Quoto Alex un grande ritorno!!il principe delle scale torride,superstar in Japan.Acquistato il disco |
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7
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@CYNIC: è un disco che può emozionare. @sandrometal: Non sei tu a non capirlo, ma il chitarrista stesso ha affermato, in una intervista, che sentirete un Friedman diverso. in questo disco abbandona quello stile piuttosto "personale e melodico" e che, come ho scritto nella recensione, addirittura fino ad perdersi, ma in qualcosa di nuovo. Non suona come Future Addict, Tokyo Jukebox, Bad DNA , in Inferno però ha tentato di mettersi alla prova. @entropy: è per questo motivo puà non piacere. @altri: questo può essere un buon motivo per farlvelo piacere. @riccardo: la chitarra di Friedman sul cantato di Alexi Laiho brucia in una sola plettrata tutto il SuperCollider. A presto. Jimi TG |
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6
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scusate ma questo album non mi piace come i precedenti,magari sono io che non riesco a capirlo. |
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5
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mi trovo d'accordo su tutto. poi Alexi Laiho dei Children of Bodom spacca di brutto su lycanthrope. |
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4
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Grande ritorno, Marty è sempre un grande. Ottimo disco! |
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3
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grande ritorno!!! disco di altissimo livello!!!!!! |
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2
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AVVISO importante a chi ascolta musica e ci vuole trovare dentro delle ''''''emozioni''''' - Inferno di Marty Friedman è un MUST. Voto: 91/100 |
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non sono riuscito ad apprezzarlo... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Inferno 2. Resin 3. Wicked Panacea 4. Steroidhead 5. I Can't Relax 6. Meat Hook 7. Hyper Doom 8. Sociopaths 9. Lycanthrope 10. Undertow 11. Horrors 12. Inferno [reprise]
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Line Up
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Marty Friedman (Chitarra) Jeremy Colson (Batteria)
Musicisti Ospiti Rodrigo y Gabriela (Chitarra nella traccia 3) Keshav Dhar (Chitarra nella traccia 4) Danko Jones (Voce nelle tracce 5 e 9) Jørgen Munkeby (Sassofono nella traccia 6) David Davidson (Voce, Basso, Chitarra ritmica nella traccia 8) Alexi Laiho (Chitarra, Voce nella traccia 9) Gregg Bissonette (Batteria nella traccia 10) Tony Franklin (Basso nella traccia 10) Ewan Dobson (Chitarra nella traccia 11)
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