|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Hell In The Club - Devil On My Shoulder
|
( 3296 letture )
|
Ci sono voluti tre anni, ma l’attesa è stata ripagata in grande stile. Sì, perché il secondo lavoro in studio degli Hell In The Club è una sferzata di ottimo rock ‘n’ roll con tutte le influenze del caso: hard, glam, sleaze e anche un pizzico di AOR, più che altro considerando il gusto per i cori e per i ritornelli estremamente melodici. L’uscita di questo Devil On My Shoulder è stata accolta da pareri positivi non solo nel Belpaese, ma anche in giro per il mondo, e questo non può che essere un motivo di vanto, prima di tutto per il quartetto nostrano, e poi anche per una nazione in cui, a differenza di quanto succede in altri stati europei, hard rock & soci fanno fatica ad attecchire nella cultura popolare, pur non mancando di infiammare gli animi di svariate realtà underground.
Avviando la riproduzione delle tracce, ci si accorge subito che gli Hell In The Club credono in quello che fanno. Sembra una banalità, ma il gruppo tricolore mette passione in ogni singola nota, cuore in ogni singolo fraseggio e dedizione verso un genere che, senza dubbio, hanno imparato ad amare da giovani, da quando erano dall’altra parte delle casse di uno stereo. Ma l’amore per il rock non è limitato ai nomi storici del passato, perché se la proposta musicale ricalca certi stilemi targati U.S.A. late 80s/early 90s, i suoni e la produzione si accostano parecchio ai moderni gruppi di riferimento scandinavi, quali Hardcore Superstar e Crashdiet. La titletrack è un perfetto esempio di ciò che hanno da offrire gli Hell In The Club: base ritmica rocciosa e compatta, chitarra corposa nella ritmica ed estremamente snella negli assoli ed una voce che ricorda un giovane Bon Jovi che, così aggressivo, non è (ahimè) mai stato. Prima di parlare dei brani, infatti, bisogna davvero fare i complimenti alla qualità e alla perizia tecnica dimostrata dal combo italico. In realtà non è una novità, avendo presente i lavori di Death SS, Secret Sphere ed Elvenking, ma anche in un genere che di virtuosismi eclatanti non ne prevede, non si riesce a non notare la grande esperienza che accomuna i quattro membri della band. Per quanto riguarda le canzoni, invece, si può dire che seguano la scia tracciata dal primo LP, ed in effetti non c’è nulla di nuovo, ma la cosa che sorprende è la freschezza con la quale si presentano. Non dobbiamo dimenticarci che questo genere è “deceduto” una ventina di anni fa.
In definitiva, un acquisto obbligato per chi ama tali sonorità, ma al di là dei gusti personali, si deve davvero essere orgogliosi del fatto che l’Italia stia fornendo al mondo diversi esempi di musica di qualità: Markonee, Voodoo Highway e, appunto, Hell In The Club.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
7
|
Qui gli Hell alzano il tiro, migliorando notevolmente il songwriting e tirano fuori un album notevole. Per me le prime cinque canzoni, ognuna differente dall`altra, sono da centodieci e lode, erano anni che non mi divertivo a "sculettare" cosi` con un gruppo hard rock glam. Cala in pochino, magari un paio di pezzi in meno e sarebbe stato un capolavoro. Voto 93 A proposito a quando la rece dell`ultimo? No perche` quello si che e` un capolavoro, se anche Rockhard Germania gli ha dato 80 dove di solito i gruppi italiani sono massacrati, vuol dire che e` un signor disco (ancora un po` e potete metterlo nella sezione dischi rispolverati ahahah) |
|
|
|
|
|
|
6
|
correggo il mio voto dopo alcuni ascolti piu approfonditi: 75 |
|
|
|
|
|
|
5
|
i cori troppo alti di volume intendo, non di tonalità, , e si amalgano meno bene alla voce principale, rispetto al primo album |
|
|
|
|
|
|
4
|
davvero bravi..disco ottimo sotto tutti i punti di vista, che metterei sullo stesso livello del primo loro album e , in tutt'altro genere musicale, al primo Elvenking (visto che il cantante proviene da lì). Unici piccolissimi nei secondo me, i pezzi più street sia qui che nel primo disco non mi fanno proprio impazzire, e i cori di sto album sanno un po' di troppo artificioso (e simili tra di loro) nonchè mi sembrano troppo alti. Voto: 85. Un'ultima cosa: ricordano abbastanza i Crazy lixx, ma riescono a fare complessivamente pure meglio degli svedesi |
|
|
|
|
|
|
3
|
li ho visti dal vivo ad ottobre.UNA BOMBA! Micidiali davvero e molto migliorati rispetto a un buon live visto anni fa. Il disco in questione non l'ho sentito ma i pezzi dal vivo rendono molto bene |
|
|
|
|
|
|
2
|
Lo comprerei anche solo per la grandissima voce di Damna, ma ho ascoltato un singolo e non mi ha detto molto. Dovrò approfondire.. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Il primo album è davvero bello, la rece mi incuriosisce e mi spinge a comprare anche questo. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Bare Hands 2. Devil on My Shoulder 3. Beware of the Candyman 4. Proud 5. Whore Paint 6. Pole Dancer 7. We Are the Ones 8. Save Me 9. Toxic Love 10. Muse 11. Snowman Six 12. No More Goodbyes 13. Night
|
|
Line Up
|
Davide “Dave” Moras (Voce) Andrea “Picco” Piccardi (Chitarra) Andrea “Andy” Buratto (Basso) Federico “Fede” Pennazzato (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|