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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hell In the Club - F.U.B.A.R.
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12/10/2023
( 1032 letture )
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Sesto disco e sesto centro per la band piemontese! Gli Hell In The Club nascono ormai più di due lustri fa come divertissement hard rock del bassista dei Secret Sphere (e non solo) Andrea “Andy” Buratto, raggiungendo ormai lo status di band a tutti gli effetti, anche grazie ad una produzione di assoluto livello fatta di album solidi e decisamente ben composti; al di là di qualche cambio di formazione del tutto lecito, il combo piemontese ha ormai trovato da un paio di dischi una forma definitiva, capitalizzando esperienza e limando le poche imperfezioni di sound che ancora rimanevano.
La band si conferma una piacevolissima sorpresa, in quanto fautrice di un hard rock dalle forti tinte sleaze/metal che, oltre a giocare amabilmente con l’effetto nostalgia per gli anni 80, si fa apprezzare per la bontà dei pezzi proposti, tutti rigorosamente dalle linee melodiche iper accattivanti e da ritornelli decisamente riusciti. Una ricetta semplice se vogliamo, ma assolutamente non banale nella composizione, in quanto il rischio di scadere nel già sentito, è decisamente dietro l’angolo; ciò non vuol dire che si debba gridare al miracolo, ma certo è che le composizioni del nuovissimo F.U.B.A.R. (acronimo del motto di guerra F@cked Up Beyond All Recognition), sono tutte di ben studiate e meglio eseguite. Da un doveroso ascolto delle loro precedenti fatiche, si nota quanto forte sia stata l’evoluzione avuta dalla band nel corso degli anni, passando da canzoni sicuramente buone ma acerbe, a canzoni ottime, decisamente pensate e studiate con cura.
Basta infatti approcciarsi all’opener Sidonie, per capire esattamente a cosa facciamo riferimento; si parte con una sezione ritmica decisamente quadrata e di gran tiro, per continuare con strofe ben centrate fino ad arrivare ad un ritornello veramente ben studiato, che rimane in testa al primo ascolto! Da segnalare l’ottima prova chitarristica del solito Andrea“Picco” Piccardi, che prima di un ottimo solo, ci delizia con un break armonizzato veramente di livello e di pregevole fattura. La scelta sonora adottata dal combo, affidata all’ormai rodato Simone Mularoni dei DMG, opta per suoni molto potenti, cristallini e bombastici, che conquisteranno sicuramente molti favori, ma che per contro rischiano potenzialmente di corrompere l’indole stradaiola che la band vorrebbe lasciar trasparire. Per parlarci chiaro, laddove i quattro piemontesi premono sulla loro indole sleaze e "selvaggia', una produzione molto più sporca e meno definita avrebbe valorizzato al massimo le canzoni, mentre dove i pezzi virano su sonorità maggiormente hard rock e metal, la produzione scelta rende assolutamente giustizia alla bontà dei pezzi. Ottime le successive The Arrival e Total Disaster, più cadenzata e quadrata la prima, con la sezione ritmica Lazzarini/Buratto sugli scudi, e dotata di un ritornello decisamente coinvolgente, più veloce e tirata la seconda, con un Buratto assolutamente in evidenza, ed un’ottima prestazione del vocalist Davide “Dave” Moras degli Elvenking. Proprio il cantante è autore di una prova maiuscola, grazie alla sua timbrica roca e "sguaiata" che colora tutti i pezzi in maniera puntuale e sempre adeguata. Piccolo inciso, grande plauso al suddetto Moras, che nonostante abbia una timbrica molto simile a quella di Jocke Berg degli Hardcore Superstar, riesce a personalizzare bene tutti i pezzi senza scadere in un pericoloso accostamento che sarebbe stato facilitato anche da una proposta musicale non troppo dissimile, ma che soprattutto dimostra di avere una grande padronanza dell’albionico volgo, tanto da mascherare decisamente bene la provenienza tricolore della band. Decisamente di livello The Kid, nella quale i nostri decidono di aprire il pezzo direttamente con il riuscitissimo ritornello, regalandoci poi una canzone divertente e scanzonata, che sicuramente tanta presa avrà in sede live. Scorre che è una meraviglia F.U.B.A.R., dando agli ascoltatori esattamente quello che si aspettano, ovvero canzoni ben fatte, di gran tiro e con una grande dose di energia! Esempio lampante è Best Way of Life che dopo un gran bell riff NWOBHM, prosegue con un coinvolgente ritmo cassa/rullante di "powelliana" memoria, che concorre ad alzare decisamente le prestazioni di quello che è un gran pezzo; ottime le strofe ed il ritornello, con un riuscitissimo break centrale che arricchisce il tutto. Sugli stessi binari scorre anche Cimitero Vivente song adrenalinica e ben riuscita, che omaggia nel titolo (e nelle lyrics) la versione italiana della trasposizione cinematografica di Pet Sematary di Stephen King. Arrivati a metà del disco, la sensazione di sapere come andrà a finire, si fa sempre più presente, ed proprio li che ci aspettavano gli Hell In The Club, che con la successiva Sleepless mischiano decisamente le carte in tavola, tirando su un pezzo atipico per i loro standard, che nella struttura decisamente funkeggiante ricorda molto da vicino la canzone Pornograffiti degli Extreme. Tolta la parentesi funkeggiante di Sleepless, i rimanenti pezzi del disco, The End of All, Undertaker, Tainted Sky, continuano a spostare leggermente l’asticella verso l’hard rock a tinte metal più tradizionale, lasciando sempre più da parte l’anima sleaze mostrata nella prima parte del platter; forse una maggior amalgama dei pezzi sarebbe risultata più funzionale, ma si tratta di un peccatuccio veniale davanti alla qualità complessiva del disco. Chiude il tutto Embrace the Sacrifice, midtempo dal sapore darkeggiante ed evocativamente retrò, che ci dimostra ancora una volta le qualità compositive del combo piemontese, sigillando in maniera ben più che adeguata un gran bel disco.
Sono una certezza gli Hell In The Club, riescono sempre a comporre ottime canzoni che hanno il pregio di rimanere ben stampate in mente, e di farlo con l’autorevolezza della band navigata e che non ha da dimostrare niente a nessuno. Sono genuini e soprattutto si divertono. Un approccio che traspare bene nei loro dischi, che così facendo risultano sempre freschi, divertenti e decisamente godibili!
PS Apprezzando molto l’approccio grafico delle precedenti copertine, che omaggia le locandine dei thriller/horror italiani degli anni 70/80, non si può purtroppo dire lo stesso per quella di F.U.B.A.R., che al di là di un concept simpatico (il diavolo impazzito per “colpa” della band), poteva essere realizzata decisamente meglio!
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5
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Secondo me stanno ripetendo troppo sempre la stessa formula. Io.li seguo dall\'esordio che rimane a mio avviso il disco migliore. Davvero è difficile negli ultimi album ricordarsi i singoli pezzi, non ci sono davvero brani di spicco. Questo album suona come sempre bene e scorre piacevolmente ma lascia ben poco a mio avviso. A parità di stile preferisco i Crazy Lixx. Voto all\'album 65. Concordo con il commento sotto che l\'EP precedente era davvero notevole.. |
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4
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Secondo me stanno ripetendo troppo sempre la stessa formula. Io.li seguo dall\'esordio che rimane a mio avviso il disco migliore. Davvero è difficile negli ultimi album ricordarsi i singoli pezzi, non ci sono davvero brani di spicco. Questo album suona come sempre bene e scorre piacevolmente ma lascia ben poco a mio avviso. A parità di stile preferisco i Crazy Lixx. Voto all\'album 65. Concordo con il commento sotto che l\'EP precedente era davvero notevole.. |
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3
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Come sempre un buon disco, anche se per me inferiore ai suoi predecessori. Manca anche la recensione di 10 Years in the slums, che sarà anche solo un ep ma contiene due canzoni stellari. |
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2
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Miglior band italiana di hard rock. Senza rivali |
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1
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Mi raccomando,ignorateli come sempre..... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sidonie 2. The Arrival 3. Total Disaster 4. The Kid 5. Best Way of Life 6. Cimitero Vivente 7. Sleepless 8. The End of All 9. Undertaker 10. Tainted Sky 11. Embrace the Sacrifice
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Line Up
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Davide "Dave" Moras (Voce) Andrea "Picco" Piccardi (Chitarra) Andrea "Andy" Buratto (Basso) Marco Lazzarini (Batteria)
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