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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Nessuno avrebbe scommesso sui Marduk di una decina di anni fa. Dopo il successo planetario di Panzer Division Marduk, consolidato da una fortissima line-up di assalto (dopo Opus Nocturne e la dipartita di Joakim i nostri svedesi sono rimasti invariati per quasi dieci anni) e da un'escalation discografica praticamente impeccabile, questa fortissima creatura ha iniziato a perdere colpi: tanti e in fretta. Si parlava di sperimentazioni sonore, di songwriting cerebrale e di monumentalità -per quanto poi una band come i Marduk abbia giocato solo su rallentamenti e diversificazioni di arrangiamento, visto che non hanno mai toccato un tasto di synth o di elaborazioni elettroniche. Probabilmente La Grande Danse Macabre era l’album che meno doveva uscire dopo Panzer Division Marduk, probabilmente la fine della collaborazione con la Osmose Productions è stato un colpo basso e molto probabilmente la dipartita sia di Fredrik che di B.War (pilastri ritmici del quartetto infernale) hanno fatto sì che il nostro combo cadesse proprio in ginocchio. Dopo World Funeral l’ennesima “brutta” notizia: anche il leggendario Legion lascia la band. Il nostro Morgan -“Evil” agli esordi- Håkansson decide che deve reinvestire completamente sulla sua creatura e gioca d’astuzia. Richiama il vecchio chitarrista di Dark Endless, Devo, che d’ora in poi imbraccerà il basso, e decide di piazzare dietro al microfono Arioch dei Funeral Mist (il quale, per una sorta di non contaminazione con la sua personalissima belva, si ribattezza Mortuus). Nessuno avrebbe scommesso su questi ennesimi cambi di line-up. Eppure è incredibile come questi quasi insignificanti cambiamenti abbiano risollevato completamente i Marduk da terra. Insignificanti perché ormai Emil aveva rimpiazzato (anche egregiamente) Erik da un po’ e, nonostante anch’egli mitragliasse a mille, grazie ad una specie di silenzioso plebiscito, è passato immediatamente dalla pecora nera al degno successore che poteva avere anche qualche marcia in più (Fredrik, per quanto storico e amato, è sempre stato abbastanza “dritto” e lineare). Cambiamenti insignificanti perché le trame chitarristiche sono sempre rimaste in mano a Morgan e, forse anche grazie a questo rinnovo dei Marduk, in anni recentissimi, anche La Grande Danse Macabre e World Funeral sono stati rivalutati come precursori di questa nuova era. Inoltre, l’amore per Morgan verso la propria band, ha fatto sì che, anche grazie al successo planetario nel mondo dell’underground di Salvation dei Funeral Mist, i Marduk diventassero quasi la “nuova band” di Arioch. Non si sa se questo cambio di messa a fuoco (soprattutto da parte dei fan) sia stato genuino all’immagine della nostra band ma quello che si sa è che con Plague Angel i nostri hanno intrapreso un “nuovo” percorso che li ha riportati praticamente subito sulle vette del black metal di qualità. È difficile descrivere i particolari di ogni brano di Plague Angel; in sostanza è un album che suona Marduk al 100%, con attimi dove le chitarre e la batteria vanno a mille senza lasciare un attimo di pace all’ascoltatore. Hangman of Prague, dopo i synth dell’intro, ricalca rimembranze da Panzer Division Marduk e dai momenti più veloci di Nightwing, Mortuus sembra strizzare l’occhio a Legion proprio per riprendere per mano quei fan che potevano rimanere scettici prima ancora di premere il tasto play. La scelta di rinunciare agli ormai consolidati Abyss Studio sembra aver giovato al corpo della strumentazione, ora ancora più carica di tonalità medie e di sfumature. Inoltre il carisma di Morgan e di Mortuus emerge pian piano dopo ogni brano: i riff di Throne of Rats sono simili a quelli già sentiti nei due precedenti dischi, ma è con l’accostamento ad altri brani più riflessivi, ma tremendamente malefici che, per una sorta di contraccolpo, guadagnano interesse. Seven Angels, Seven Trumpets è uno dei primi esempi in cui si può avvertire la nuova fusione dei Marduk: una band che riesce a trasmettere la brutalità e la violenza della guerra con l’occulto misticismo caro al carismatico Mortuus. D’ora in poi si attingerà a tutta un’altra serie d’iconografie: si continuerà a parlare di Guerre Mondiali (per tenere stretti i vecchi fan) ma anche di guerre sante, crociate, battaglie medievali, danze macabre, gli oscuri anni medioevali ecc… insomma, di tutto il ricco corollario della Morte. Piccole mosse intelligenti enfatizzate da piccoli inserti sonori quali cori liturgici, urla parlate sovrapposte a messe in latino, brevi accenni di synth posti al momento giusto, registrazioni di bombe e spari; arricchimenti sonori fanno sì che i Marduk non siano più solo quella grande macchina da guerra di una volta; scelte stilistiche che hanno fatto capire a tutti che le “sperimentazioni” di La Grande Danse Macabre e World Funeral ora si sono immesse in un nuovo sentiero. Quella decadente monumentalità (perfettamente leggibile nei nuovi curatissimi artwork) è meravigliosamente espressa in Perish in Flames, brano dagli oltre sette minuti nei quali si respira freschezza di songwriting in continuazione sempre a metà strada fra un album tradizionale e il nuovo corso “religious”. Tutti quelli che pensavano che Morgan fosse un chitarrista semplice e lineare si dovevano già ricredere un paio di album fa ma ora più che mai; egli è capace di sfornare dei killer-riffs che non potrebbero per niente stonare nei vecchi album e infarcirli di quegli arpeggi ultradistorti col tremolo che spesso compongono le strutture degli album “religious”: Warschau e Everything Bleeds sono delle macchine da guerra, e nonostante questo è interessante notare le costruzioni di quest’ultimo brano. Deathmarch e Blutrache sono due pilastri che descrivono la guerra: il primo brano totalmente strumentale, fatto di marce militari, è una fanfara macabra verso il presidio bellico. Il brano di chiusura è una specie di estremizzazione in musica delle battaglie universali: altri sette minuti di violenza sonora che descrivono apocalittici momenti fatti di battaglie celesti, infernali e umane; un Armageddon al quale fanno parte sia cannoni e carrarmati, sia spade infuocate che fiamme demoniache. E quando la marcia funebre, fatta di puntuali colpi di doppio pedale, rallenta per mimare le ossa che si sgretolano sotto i cingolati, la blasfemie di Mortuus accelerano aggrappandosi alle costanti splettrate di Morgan. Questo è il ritorno dei Marduk.
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13
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Album semplicemente fenomenale, nient\'altro da dire. Il primo disco con Mortuus è sicuramente tra i pilastri della \"terza fase\" (quella con il suddetto alle vocals, per intenderci), insieme al successivo sono i capolavori di un periodo che continua ancora oggi. Album che per me fu uno dei dischi black dell\'anno... un lavoro genuino, battagliero, mefitico, infernale fino al midollo, un assalto black favoloso con pezzoni meravigliosi come \"Throne Of Rats\", \"Life\'s Emblem\", \"Steel Inferno\", \"Perish In Flames\" (tra i pezzi cadenzati più riusciti della loro discografia), \"Warschau\" e \"Everything Bleeds\". Davvero ottimo, un disco che ancora oggi regala grandissime sensazioni!! |
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12
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Un buon album anche questo, a partire dall'epoca Mortuus non hanno sbagliato un colpo (sebbene io non abbia mai amato il tanto osannato Wormwood). Diversi brani assassini, The Hangman of Prague e Warschau davvero stupendi. Penso che rispolvererò anche i precedenti, ad eccezione di Panzer Division Marduk non li conosco granchè durante la militanza di Legion. Voto 75 |
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11
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Una gran bella mazzata alla schiena! Da questo punto di vista con i Marduk si va quasi sul sicuro... Però -anche considerando solo i dischi con Mortuus- credo che abbiano fatto di meglio. Life's Emblem, Perish in Flames e il gran finale di Blutrache sono per me i momenti migliori. Voto 77 |
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10
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Personalmente ritengo questo album uno dei più deboli della loro discografia insieme a World Funeral e la Grande dance macabre.All'epoca la band era in una stabilità di formazione non certo esaltante.Rimane comunque un discreto album come quelli citati.72/100 |
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9
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suoni allucinati come la distorsione cosmica della distruzione causata dalla guerra,nichilismo ultrarappresentato. |
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8
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Stroncato all'uscita? Sinceramente all'epoca mi ricordo che in molti lo celebrarono come un ritorno alla gloria di una band che all'epoca stentava. Concordo con chi afferma che ormai Mortuus è da considerare come IL cantante dei Marduk. |
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7
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Una legnata in pieno viso. E l'inizio di una nuova fase per questa storica band. Grande album |
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6
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Bah, non ho mai apprezzato totalmente il nuovo corso dei Marduk, secondo me con Legion alla voce avevano qualcosa in più. L' unico episodio dell' era Mortuus che mi ha subito convinto è stato Rom 5:12. Comunque l' occasione è propizia per rispolverare le loro ultime cose, che non ho mai veramente approfondito. La Grande Danse Macabre si conferma come uno degli album più sottovalutati ed incompresi della storia del black svedese, intanto è l' ultimo capitolo della trilogia "sangue, guerra e morte" iniziato con Nightwing e proseguita con Panzer, quindi non va inteso come album di transizione; poi, secondo me, è un capolavoro, assai migliore di Plague Angel... |
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5
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"Mi ricordo quando uscì, venne stroncato da molti... " Vero, infatti io continuo a farlo. |
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3
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mi ricordo quando uscì, venne stroncato da molti... non ero molto fiducioso dopo world funeral... poi ho provato e con mortuus i marduk sono diventati veramente i marduk, mi spiace ma questo è il vero cantante della band ed è anche merito suo che ad oggi sono ancora vivi.... l'inizio della rinascita. |
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2
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grande album! un 85 se lo merita anche se personalmente è quello che più ho fatto fatica ad ascoltar, mai sbagliato un colpo..grande attesa per il nuovo!!! |
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1
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Bell'album veramente The Hangman of Prague, Throne of Rats, Warschau e Deathmarch le mie preferite. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Hangman of Prague 2. Throne of Rats 3. Seven Angels, Seven Trumpets 4. Life’s Emblem 5. Steel Inferno 6. Perish in Flames 7. Holy Blood, Holy Grail 8. Warschau 9. Deathmarch 10. Everything Bleeds 11. Blutrache
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Line Up
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Mortuus (Voce) Morgan (Chitarra) Devo (Basso) Emil (Batteria)
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