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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5922 letture )
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“Water, water everywhere nor any drop to drink”
Era il 1984 e così la quattro corde di Steve Harris incontrava sul pentagramma uno dei poemi chiave di quel maestro della nascente scuola romantica di inizio ‘800 che risponde al nome di Samuel Taylor Coleridge. Il risultato sarebbe stato il pezzo forse più monumentale della storia degli Iron Maiden, quella Rime of the Ancient Mariner che chiude in forma di suite un album destinato a entrare di diritto nella storia del metal come Powerslave. Il tema del brano era in verità la vendetta del mare contro il gesto sacrilego di un marinaio che uccide un albatro, uccello sacro degli spazi sconfinati, ma dall’incontro tra le liriche di uno dei manifesti del Romanticismo e le note della Vergine di Ferro a emergere era soprattutto il senso di smarrimento di fronte all’onnipotenza dell’acqua divenuta matrigna e potenzialmente carnefice. Quasi vent’anni dopo, il tema dell’acqua e del suo senso titanico di dominio sull’uomo torna e essere fonte di ispirazione, stavolta per un intero album e per una band non ancora segnata dalle stimmate del grande successo internazionale. Aaron Turner e soci, infatti, avevano da poco alzato le vele di una carriera aperta da un full length già da applausi come Celestial, ma ancora alla ricerca di un approdo definitivo, quasi che i cinquanta minuti del debut fossero un bozzolo dentro cui stesse maturando una farfalla multicolore. Il vero volo degli Isis parte allora con questo Oceanic, che mette le carte in tavola fin dall’immagine in copertina, rassicurante ma allo stesso tempo venata di inquietudine per il colore che assume l’acqua non appena ci si allontani dai riverberi rassicuranti della luce proiettata sulla superficie. Se però nel predecessore Celestial era evidentissima e predominante la lezione dello sludge più classico, col tipico procedere “a strappi” a sottolineare sonorità spigolose, in questo Oceanic l'accento si sposta in maniera significativa sulle aperture melodiche, magistralmente concepite e innestate nel corpo dei brani. Su tutto, una patina psichedelica che contemporaneamente arricchisce e turba il quadro d'insieme, quasi che nell'universo post metal il centro dell'esperienza sia un mondo percepito come perennemente alterato. A dare il tocco finale alla tavolozza provvede lo scream disperato, a tratti estremo, del singer Aaron Turner, che, nonostante l'abrasività del timbro, rimane comunque imprigionato nell'impressionante lavoro della sezione ritmica, aggiungendo una sensazione di claustrofobia perfettamente funzionale all'atmosfera allucinata dell'ora di viaggio. La capacità della band di comporre cavalcate lisergiche e stranianti è messa subito in chiaro dall'opener The Beginning and the End, col suo continuo oscillare tra potenza e incursioni atmosferiche accompagnate dai gorgheggi spettrali di Maria Christopher, frontwoman dell'indie rock band 27. Tocca però alla coppia The Other/False Light cesellare il marchio di fabbrica Isis dal punto di vista anche dell'architettura dei brani, disegnando un crescendo di tensione ed emozioni che sembrano costantemente sul punto di esplodere, ma che vengono invece quasi sedate dall'irrompere sulla scena di placide lagune di tranquillità dai tratti a volte vagamente ambient. Il carico da novanta arriva con Carry, probabilmente il pezzo più canonicamente strutturato del lotto e rispettoso della “forma-canzone”, aperto da un magnifico intro dall'atmosfera liquida e rarefatta e completato da improvvise e successive gemmazioni sludge dove la sei corde di Mike Gallagher si lancia in delicati arabeschi fino all'apoteosi finale venata di marzialità. Quattro brani, quattro capolavori, che portano però l'ascoltatore alle soglie dello sfinimento da eccesso di luci e colori, ed ecco allora la più che mai opportuna pausa, affidata a due intermezzi che riportano le onde ad altezza increspatura in attesa dello scatenarsi di successive tempeste. A smentire la sensazione che si tratti di due filler piazzati a caso a mo' di dilatatori di minutaggio provvede l'interminabile Weight, che ripercorre e porta a compimento i crinali più soft dell'ispirazione dei Nostri, ricorrendo di nuovo all'eterea presenza vocale della Christopher. Il versante psichedelico si prende qui il proscenio, regalando dieci minuti di pure visioni senza spazio né tempo, lontanissime dalla muscolarità della tradizione sludge. Qualcuno, forse a ragione, lo definisce il lato “colto” del post metal, di sicuro è la declinazione più distante dalla lezione dei numi tutelari Neurosis e di quella dei compagni di corso Cult of Luna. Si riaprono le ostilità con From Sinking, altra perla venata stavolta di passaggi ipnotici che sfociano però in un finale dove lo scream di Turner raggiunge il parossismo squarciando la trama melodica. Il saluto ai viaggiatori è affidato all'esotica Hym, letteralmente spaccata a metà tra una prima parte dove regnano esasperazione e dissonanze che si dipanano su una base drone e una chiosa che sembra ricomporre in armonia le diverse anime dell'album, amalgamate e sublimate in chiave quasi epica.
Tempeste che si alternano a bonacce, cieli azzurri che interrompono all’improvviso una narrazione dai toni oscuri, tutte le potenziali sfumature di una distesa d’acqua sconfinata che si muove, respira, vive rendendo al confronto infinitesimale l’umana esperienza, Oceanic è un album che dispensa a piene mani emozioni e turbamenti, senza mai perdere di vista la poesia che nasce dalla contemplazione di ciò che confina direttamente con l’infinito. Se la cartina di tornasole di un capolavoro è la mutevolezza delle sensazioni ad ogni ascolto, gli Isis hanno regalato una pietra miliare, il bozzolo del debut si è definitivamente schiuso lasciando librare in volo una splendida farfalla psichedelica.
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Album meraviglioso, recensione altrettanto. Voto: 90 |
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@Dani77 Anch'io sto scoprendo tanta di quella roba da impazzire. Devo recuperare assolutamente quest'album, che a quanto 'vedo' dev'essere qualcosa di insuperabile. |
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In questo periodo di segregazione causa Coronavirus, sto scoprendo album eccezionali, questo è uno. |
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Credo che qui ci troviamo di fronte a uno dei dischi più belli della storia. Sto ripassando l'esigua discografia di questa immensa band, peccato si sia sciolta e peccato che non si possa più nominare tranquillamente sui social perché associata al terrorismo (provate a postare la loro musica e vi viene automaticamente cancellata). Tra i migliori del post metal. |
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Il genere non è tra i miei preferiti, in verità.. più che altro se devo sentire Post, preferisco sentirmi un po' di placido post rock (God is an astronaut, Long distance calling e Sigur ros di Takk, tra tutti), se voglio metal mi sparo del sano metal. Nel panorama Post metal salvo solo Alcest dei bei tempi, *Shels di Plain of purple buffalo e...ovviamente... QUEST'ALBUM. Davvero davvero bello. Carry è un monumento. |
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20
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Penso sia il miglior disco degli Isis... una meraviglia! Abbilo! |
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Lo sto ri ascoltando ora avendo ripreso confidenza con il genere ed è davvero un lavoro evocativo e sognante. Grande gruppo che meriterebbe più di quanto ha raccolto |
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Come si fa a tirare in ballo lo stato islamico solo perché si chiamano isis? Ma sapete chi é isis? |
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Un band più che sottovalutata, degna di nota, proprio come questi disco, il migliore della band imho, secondo solo a panopticon! |
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Ascoltato poco, molto meno di Panopticon....mancanza alla quale devo rimediare. |
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appunto, la storia del nome è ridicola, me li ricordo una decina d'anni fa se non di più sui sampler del glorioso rock sound (quando esisteva ancora... ) insieme ai cult of luna erano considerati i paladini del post metal... |
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gli Isis non mi finiscono, non c'è niente da fare. Ho provato anche con Panopticon ma niente, non mi prendono. |
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Questa band è veramente una bomba! |
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Non ho capito perché si continui a tirare in ballo il problema del nome! Il disco e la band sono esistiti e si sono sciolti prima che il nome fosse così noto negativamente! E cmq proprio per evitare il problema se cercate la pagina FB della band, la si trova come "isis the band". Ma anche se fossero contemporanei.. Mi immaginavo meno sensibilità nei metallari! Insomma siamo abituati a gruppi con nomi peggiori e che inneggiano a violenza e distruzione senza che si faccia una piega! |
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Sì però un nome diverso no eh?Isis copi sempre i nomi agli altri |
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10
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Ne parlavo giusto poco tempo fa con Ubik sul fatto che dovesse uscire la recensione di Oceanic, mi sembra. Vabbè, band che ha fatto 5 dischi e 5 album stratosferici, i primi 3 più personali mentre gli ultimi 2 con qualche derivazione progressive ma niente di rilevante. Mi stupisco di quanta gente non li conosca... credevo fossero tra i più importanti del genere e quindi una band da cui partire e con una certa fama, vabbé, allora il consiglio di ascoltarli è d'obbligo!  |
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9
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Gruppo favoloso, questo e panopticon sono due capolavori. La traduzione in metal perfetta del post rock alla mogwai. Ogni nota capace di trasmettere un infinita di emozioni... Immensi voto 95 |
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8
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Andare in giro con la maglietta di questo gruppo ultimamente mi causa qualche problema. Il disco è un capolavoro, il loro migliore. Il concept dell'album è delineato benissimo sia musicalmente che liricamente. Disco emotivamente potente. Per me merita un 90 di testa e un 100 di cuore, ci sono affezionatissimo. |
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7
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"hey che ascolti?" "isis" *scappa veloce |
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Li conobbi con quest'album, sempre grandioso |
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Pure io non li conoscevo, confesso la mia ignoranza, approfonfiro' sicuramente la loro musica. |
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ISIS è una dea della mitologia egiziana, quindi non collegabile all'estremismo islamico. |
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Non li conoscevo. A freddo avrei pensato a gruppo nsbm arabo. |
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Considerando che il gruppo si è sciolto nel 2010 dopo essere stato attivo 13 anni e che il disco è del 2002, il periodo storico è antecedente a ciò che sono i fatti odierni. |
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1
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Non li conoscevo, certo che con un nome così, in questo periodo storico....mo mama.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Beginning and the End 2. The Other 3. False Light 4. Carry 5. - 6. Maritime 7. Weight 8. From Sinking 9. Hym
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Line Up
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Aaron Turner (Voce, Chitarra) Mike Gallagher (Chitarra) Bryant C. Meyer (Chitarra, Tastiera) Jeff Caxide (Basso) Aaron Harris (Batteria)
Musicisti Ospiti: Maria Christopher (Voce)
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RECENSIONI |
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