|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
Eclipse (SWE) - Armageddonize
|
( 4275 letture )
|
Quinta fatica per gli Eclipse, band di classico hard rock melodico scandinavo, che dopo il successo del predecessore Bleed & Scream, sono chiamati a confermare quanto di buono hanno dimostrato tre anni fa. La band è guidata da Erik Mårtenssom, personaggio che vanta ormai moltissime collaborazioni nella scena hard rock/AOR internazionale fra cui possiamo citare i W.E.T. insieme a quel vecchio volpone di Jeff Scott Soto, gli Adrenaline Rush e il compianto Jimi Jamison. Ad accompagnare il singer ci sono sempre il fido Magnus Henriksson alla 6 corde solista (altro personaggio non da poco della scena AOR), Johan Berlin alle tastiere e Robban Bäck a percuotere pelli e ottoni. Il CD, è quasi scontato dirlo, esce per la nostrana Frontiers Records, ormai punto di rifeirmento assoluto per questo tipo di sonorità. La prima impressione del disco non è il massimo: la copertina sembra un collage di parti riprese da altre band: il fulmine degli AC/DC, le Flying V di Restless And Wild e per il teschio scegliete voi una delle 300 band che ne hanno uno nel logo. Ma la cosa di gran lunga peggiore è il titolo: Armageddonize, che probabilmente anche Joy De Maio definirebbe un filino pacchiano e che forse poteva andare bene per un disco dei mitici Tankard (in più ricorda anche il nome di un album di una band inglese composta da certi leopardi sordi).
In fondo titolo e copertina sono dettagli, quello che conta è la musica, per giudicare la quale è doverosa una premessa: se pensate che band come H.e.a.t o The Poodles siano ridicolmente anacronistiche nel suonare e scrivere pezzi facendo finta che sia ancora il 1987, potete premere il tasto indietro del vostro browser e non continuare a leggere. Gli Eclipse infatti si inseriscono a pieno titolo in questo filone di revival del sound AOR dei ruggenti anni ‘80 che è ormai una realtà consolidatissima nei paesi scandinavi e non, con band che stanno avendo successo anche nel mercato main stream, basti pensare che i Wig Wam hanno rappresentato la Svezia al concorso Eurovision (una specie di Sanremo Europeo). Parliamo quindi di Armageddonize che si apre con una doppietta che in un’altra epoca avrebbe costituito i due singoli scala classifiche: I Don’t Wanna Say I’m Sorry (carino il video che prende un po’ in giro gli stereotipi hair metal) e Stand on Your Feet una vera e propria summa del sound degli Eclipse. Riff di chitarra ultra-melodici che si stampano immediatamente in testa, enfatizzati e sostenuti dalle tastiere. Il drumming è quadrato e compatto e l’uso dei piatti e degli accenti è totalmente focalizzato sul sostenere e rendere ancora più anthemico il sound. La prova vocale di Erik Mårtenssom è assolutamente superba e nulla ha da invidiare ai maestri a cui si ispira: il grande Steve Perry oppure Bobby Kimball. Il treno degli Eclipse non si ferma, e dopo una breve intro con la chitarra acustica, riprende la sua corsa con la granitica The Storm, caratterizzata ancora da un chorus che si stampa nel cervello e non vi lascia più, ottimo l’assolo finale di Henriksson. Ancora partenza tranquilla per la successiva Blood Enemies, con tastiere e chitarra ad accompagnare l’ascoltatore nel mare di melodia che lo attende, ottima in questo caso la varietà compositiva di cui sono capaci i cinque svedesi, che sono in grado di far cambiare mood alla composizione molte volte in corso d’opera. Wide Open si mantiene sulle stesse coordinate, mentre con Live Like I’m Dying si rallenta per una cadenzata ballad in cui Henriksson ci delizia con un assolo decisamente pirotecnico. Ci trasferiamo dalla fredda Svezia alla umida e soleggiata Alabama per il mood Southern di Breakdown, Robban Bäck sugli scudi per le aggressive Love Bites e Caught Up in the Rush. Tastiere che più anni ‘80 non si può aprono la successiva One Life – My Life che poi si sviluppa su direttrici più moderne, ricordando i migliori episodi dei Sixx A.M. . Armageddonize si chiude con il botto: All Died Young non sfigurerebbe su un disco power metal con un splendido lavoro di batteria e di chitarra che lasciano spazio ad un ritornello da cineteca. Venendo alla produzione, a cura dello stesso Erik Mårtenssom, non è assolutamente vintage come il sound della band, ma moderna e cristallina e contribuisce a dare a tutti i pezzi una potenza e un impatto degni di nota. Volendo cercare proprio il pelo nell’uovo, tutto è talmente cromato e perfetto da risultare un po’ artificioso.
Il quinto tassello della discografia degli Eclipse si candida sicuramente come una delle uscite dell’anno in campo hard rock melodico. In questa release c’è tutto quello che ogni appassionato del genere si aspetta: cori e melodie catchy in abbondanza, perizia strumentale nelle giuste dosi e sempre al servizio dell’obiettivo finale, una voce potente e ammaliante e una produzione che valorizzi tutto questo. Lunga vita a questi cinque svedesi che per fortuna di noi tutti sono ancora convinti sia il 1987 e ci deliziano le orecchie con la loro ottima musica.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
10
|
La traccia 4 e la più bella zzzz |
|
|
|
|
|
|
9
|
fantastico....che dire di piu?...tutto perfetto in questo armageddonize....magari ci fossero altre bands in grado di partorire dischi del genere...ennesimo centro...anzi forse il loro migliore fino ad ora!!! |
|
|
|
|
|
|
8
|
Sarà anche vero che la voce di Erik non è molto originale, ma ci sta benissimo nel contesto del suo songwriting: ora abrasiva, ora pulita. Alla lunga canzoni cosi strutturate potrebbero stancare, ma in realtà non lo fanno perchè hanno tutte melodie degne di nota e sono pregne di adrenalina. Questo è un disco veramente compatto e tosto, più duro direi di Bleed And Scream e contiene chicche notevoli come Wide Open, The Storm, Blood Enemies e One Life-My Life. Se non si è amanti del genere meglio evitare, ma Martensson lo stimo parecchio per come sta facendo carriera, scrive dischi sempre con un songwriting di un certo livello. Unica pecca, a parte qualche brano che magari puzza di autoplagio, sono le cover dei dischi. |
|
|
|
|
|
|
7
|
PS: Copertina orrenda. del tipo fatta in 5 minuti. Cosa ci mettiamo? ma si.. un Teschio, due ali, un fulmine - Almeno su Bleed & Scream, anche se con le stesse cose, l'artwork era curato meglio. Anche questo scopiazziato dal disco prima.. Se vanno avanti così non li vedo molto longevi questi svedesi.. |
|
|
|
|
|
|
6
|
A me a deluso un po' rispetto ai due precedenti. Vediamo se nel 2017 con l'annunciato Monumentum sbalordiranno di nuovo o si perderanno.. iniziano anche ad essere un pò ripetitivi (vedi il singolo del 2016 - Runaways - che scopiazza un po' qualcosa di precedente..) |
|
|
|
|
|
|
5
|
Bella la recensione e bello l'album, anche io ho avuto lo stesso problema di Lux Caos all'inizio, poi sono riuscito poco a poco ad assimilarlo, ma solo dopo molti ascolti, ecco se dovessi trovare un difetto se cosi' vogliamo chiamarlo agli svedesi e' proprio questo , il fissaggio in testa di almeno due o tre canzoni di spicco almeno nell'immediatezza dei primi ascolti che ti si stampino in testa a ripetizione da subito, e su questo ci devono ancora lavorare un pochino, pero' bisogna dirlo e' ottimamente, suonato e interpretato, ed anche ben prodotto, mi sono piaciute molto le prime 4 , la 7, la 8 , la 9 e la 11, invece la ballad non mi ha preso molto a dire il vero.Direi anche per me 82 gli va bene. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Lo farò Abarth, grazie e comunque complimenti per la recensione!  |
|
|
|
|
|
|
3
|
Ciao lux chaos, ti dirò, che scrivendo la recensione nella prima stesura il voto su cui mi ero deciso era un 75\77 pensandola esattamente come te: buoni pezzi, buona produzione, ma niente di veramente esaltante. Poi l'ho ascoltato altre due\tre volte e mi sono convinto che invece ha qualcosa di più rispetto alla media. Dagli un'altra chance  |
|
|
|
|
|
|
2
|
Boh, sono un grande appassionato di melodic hard rock, ma questi svedesi che "sulla carta", per i miei gusti, dovrebbero farmi impazzire, invece mi lasciano tiepido per la terza volta....niente, riconosco che tutto è al posto giusto, buoni pezzi, buona voce, ottima esecuzione, ma mentre tutti si strappano i capelli con voti tra 8 e 9 e proclami altisonanti di "disco dell'anno", io invece rimango sul 7/7.5....manca quella "magia" che mi fa rimettere su i dischi più volte, che ti fa venir voglia di riascoltare un pezzo 10 volte...qui non c'è nessuna critica oggettiva da fare, ma tutto è molto standardizzato, un po artificioso e plasticoso....inoltre secondo me paragonare la voce di Eric, che trovo molto incolore, a veri mostri sacri del microfono come Steve Perry o Kimball è un bestemmione di quelli grandi ...niente, anche a sto giro convinto a metà!  |
|
|
|
|
|
|
1
|
Mi era piaciuto molto Bleed&Scream e qui siamo sullo stesso livello. Questi Eclipse, hanno dalla loro, soprattutto un ottimo songwriting che rende estremamente piacevole l'ascolto e non stanca. Concordo in pieno con la recensione, anche sul fatto che copertina e titolo sono effettivamente pacchiani (la copertina, aggiungo, veramente banale: potevano lasciarla nera, era meglio...). Ottimo disco. Au revoir. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. I Don’t Wanna Say I’m Sorry 2. Stand on Your Feet 3. The Storm 4. Blood Enemies 5. Wide Open 6. Live Like I’m Dying 7. Breakdown 8. Love Bites 9. Caught Up in the Rush 10. One Life – My Life 11. All Died Young
|
|
Line Up
|
Erik Mårtenssom (Voce, Chitarra) Magnus Henriksson (Chitarra) Johan Berlin (Tastiere) Robban Bäck (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|