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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Carach Angren - This Is No Fairytale
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( 3557 letture )
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Sono trascorsi tre anni dall’acclamato terzo full-length Where The Corpses Sink Forever, ma l’aria in casa Carach Angren non sembra cambiata di molto. Il trio nederlandese, infatti, fa il suo ritorno mantenendo quasi inalterati le componenti del loro stile che li hanno saputi rendere così celebri: le proprie capacità compositive, in grado di portare sulle scene un black metal sinfonico evocativo e fluente, mai noioso né estremo, l’attenzione al dettaglio e all’estetica di ogni brano, nonché quella solida vena d’orrore e drammatica teatralità, rintracciabile soprattutto nei testi e in quel look ben definito e riconoscibile che, tra onnipresente facepainting e maschere terrificanti ideate dallo stesso Seregor, ha portato la band ad etichettarsi a suo modo come horror metal.
Già dalla oscura intro strumentale Once Upon a Time… si può cogliere come la band abbia voluto conservare pressoché immutata la propria musica, proponendo un black sinfonico che ricorda la fine degli anni Novanta (a volte facendo ambiguamente l’occhiolino al death e, in misura minore, al thrash, come in Killed and Served by the Devil) dove, ad una forte componente sinfonica e teatrale, fa da contraltare un solido riffing di puro black ed una marziale batteria con non sporadici blast beats, affidati nuovamente rispettivamente a Ardek e Namtar, che sono solo in parte in grado di scendere a compromessi con le melodiche orchestrazioni. Un formula collaudata, dunque, che tuttavia non riesce a scrollarsi di dosso una certa sensazione di ripetitività, di poca freschezza o novità, in particolare se si vanno a confrontare le prime tre tracce complete con brani à la The Witch Perished in Flames, dopo tutto di poco successivo. Cruciale nella narrazione dell’album rimane invece il contributo alla voce di Seregor che, con scrupolo, rigore e fluidità, va ad impreziosire al meglio le tracce, con una gamma di stili diversificati ed accuratamente scelti: ecco dunque che ad uno screaming sinistro, si alterna un growling rabbioso e tuonante ed un parlato spettrale ed inquietante, che riesce nell’intento di mantenere il frontman come filo rosso narrante lungo l’intera release, nonostante alcuni passaggi nei testi possano suonare un po’ ridicoli ed inaspettati, in un concept horror come questo. Infine, come prevedibile, quando si tratta di Carach Angren non si può non affiancare all’ascolto dell’album una attenta lettura del booklet, i cui testi sono parte integrante e imprescindibile di quanto proposto in This Is No Fairytale. In questo caso, pur rimanendo incentrato su un racconto dell’orrore, narrato con precisione e abilità da Seregor, il songwriting si sposta da storie di fantasmi e leggende lontane ad una realtà in un certo senso più ‘familiare’ e più vicina alle conoscenze dell’ascoltatore. Nei diversi brani dell’album, infatti, la band sviluppa la propria versione horror, pungente e contorta di una delle fiabe forse più famose nell’immaginario collettivo, quella di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm che, in questa sua nuova versione ripugnante e cruda, dove la strega è ancor più sanguinosa che nell’originale, raggiunge il suo culmine in brani come Dreaming of a Nightmare in Eden e Possessed by a Craft of Witchery.
Un album certamente sottotono rispetto al precedente, nel quale si è preferito sviluppare qualcosa di nuovo mantenendo tuttavia una solida base, anziché concentrarsi su una sperimentazione con maggiore effetto sorpresa, ma anche con un notevole fattore di rischio. Ciò detto, va certamente dato ai Carach Angren quello che è loro: una delle band più competitive e peculiari del suo genere, capace di mandare alle stampe una produzione curata ed interessante, tirata a lucido come mai prima dalle sapienti mani di Patrick Damiani e Peter Tägtgren. This Is No Fairytale rimane dunque un disco probabilmente non “da favola” per gli ascoltatori che da lungo tempo seguono i nederlandesi, ma di certo un buon disco, meritevole di interesse e capace di presentare al meglio la proposta a firma Carach Angren, soprattutto per coloro i quali volessero avvicinarsi alla band per la prima volta.
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11
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73, a mio dire, è troppo basso per un disco del genere, personalmente gli do' un 95. L'espressività vocale di Seregor l'ho vista raramente, gli arrangiamenti sono qualcosa di semplicemente perfetto, insieme al precedente è per me il loro picco compositivo. |
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10
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Un migliore biglietto da visita, visto il consiglio a fine review, non è certamente questa opus..ma il precedente Where The Corpses Sink Forever o Death Came Through a Phantom Ship |
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9
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Un migliore biglietto da visita, visto il consiglio a fine review, non è certamente questa opus..ma il precedente Where The Corpses Sink Forever o Death Came Through a Phantom Ship |
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8
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Eh alla lunga anche plurimi ascolti non alzano il valore dell'album. Le prime 4, escludendo l'intro ovvio, sono notevoli...sopratutto When Crows Tick on Windows e Dreaming of a Nightmare in Eden...ma il resto è...inutile? adoro tutti i precedenti album, ma questo purtroppo è davvero debole. |
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7
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Lo sto ascoltando in questi giorni, un po' alla volta perchè non è immediato. Effettivamente il precedente aveva pezzi che rimanevano più in testa, ma questo This Is No Fairytale ti trascina e ti fa sprofondare completamente nel mondo dei Carach Angren. Sono una band con una fortissima identità e questo album lo conferma. Devo dire che ha bisogno però di ripetuti ascolti per essere assimilato e, soprattutto, capito. A me piace sempre di più ogni volta. Vi consiglio di non lasciarvi scoraggiare dal primo ascolto che, come è stato anche per il sottoscritto, può deludere se paragonato al lavoro precedente, perchè ci sono molte idee e molti momenti suggestivi ed evocativi. Buon ascolto! |
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6
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@Salvo: Fai bene a recuperarli che sono album veramente cazzuti, specialmente il penultimo e il secondo (Almeno per me). Tornando all'album, veramente una mezza delusione, insomma ci sono tutte le loro caratteristiche dei CA, ma neanche mezza canzone o riff che ti si stampi in testa; ascolto piacevole comunque, ma quando finisce si rimane sempre con l'amaro in bocca |
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5
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beh, se dite che questo è sottotono rispetto ai precedenti devo necessariamente ascoltarli. |
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Nederlandese o neerlandese è un termine corretto, in quanto i Paesi Bassi in lingua originale si chiamano Nederland, mentre l'Olanda è solo zona dei Paesi Bassi, composta dalle provincie del Noord-Holland (dove è situata Amsterdam) e Zuid-Holland (con Rotterdam). Attraverso una sineddoche, è comune in Italia usare Olanda riferendosi a tutti i Paesi Bassi (come spesso succede con il termine Inghilterra, utilizzato per indicare tutto il Regno Unito), ma non è corretto. Di solito i vocabolari lo segnalano, per esempio in questo modo: olandése agg. e s. m. e f. – 1. agg. Dell’Olanda, relativo all’Olanda, cioè alla regione settentrionale del Regno dei Paesi Bassi; impropriamente ma correntemente l’aggettivo è esteso, in luogo di neerlandese o nederlandese, all’intero territorio dello stato di cui la regione fu culla storica e centro di diffusione economica e culturale |
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3
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Album davvero sottotono. Nederlandese? Olandese. |
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2
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bah, mi dispiace ammetterlo,ma rispetto ai precedenti che erano tutti di ottimo livello questo lavoro secondo me arriva appena alla sufficienza.... |
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1
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non posso fare confronti con i precedenti lavori, li ho conosciuti ora. questo è un grande album. bravi. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Once Upon a Time… 2. There´s No Place Like Home 3. When Crows Tick on Windows 4. Two Flies Flew Into a Black Sugar Cobweb 5. Dreaming of a Nightmare in Eden 6. Possessed by a Craft of Witchery 7. Killed and Served by the Devil 8. The Witch Perished in Flames 9. Tragedy Ever After
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Line Up
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Seregor (Voce, chitarra) Ardek (Tastiera, pianoforte, orchestrazioni) Namtar (Batteria)
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