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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Solefald - An Icelandic Odissey Part I: Red For Fire
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( 3183 letture )
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Solefald was experimenting while everybody was being true. Now that things are changing and that we've pushed the experiment quite far already, we wanted Red For Fire plus Black For Death to be our attempt at being 'true'. This will be a true Nordic Viking Metal album.
Questa è l'essenza profonda dei Solefald: distinguersi. Se un giorno tutte le band del mondo iniziassero a suonare come loro, possiamo stare sicuri che loro si riciclerebbero nel folk acustico, nella dance, nella dubstep o in qualunque cosa pur di non essere "come gli altri". Questa idea non sembra essere per forza positiva: un atteggiamento simile potrebbe causare la produzione di oscenità inascoltabili al solo fine di differenziarsi, e così succede in molti casi. Tuttavia nelle mani dei due raffinati norvegesi si trasforma in un "atout" impareggiabile che li spinge a mutare stile, genere e temi senza stravolgimenti. Essi hanno la rara capacità (in comune ad esempio con i Rush) di "cambiare senza cambiare", trasformarsi completamente restando perfettamente riconoscibili. La loro "Odissea Islandese" non è da meno, anzi sembra essere il più vivido esempio di questa qualità. Chi si aspettasse, in accordo con le dichiarazioni del duo, un "vero album viking" stile Bathory rimarrebbe invariabilmente spiazzato: ad un primo impatto le somiglianze sono minime in confronto ai lati poco ortodossi del disco (ad esempio il primo strumento a sentirsi in assoluto è un sassofono). Tuttavia l'essenza profonda dei due album è profondamente nordica, realmente pervasa dalle ombre di Quorthon e degli Enslaved: sono solo ben celati sotto uno stile così caratteristico da coprire ogni traccia.
Concentriamoci ora sul primo monolite di questa odissea, Red For Fire. Questo potrebbe essere definito, in contrasto con le emozioni forti (ira, coraggio e senso dell'avventura) espresse dal suo successore Black For Death, il disco della saggezza e della tranquillità: nonostante i numerosi momenti in cui la vena black del duo si rende protagonista, le parti più significative restano quelle cadenzate e maestose, quali l'opener Sun I Call o Crater of the Valkyries. È questa vena epica, fatta dagli alti cori di Lazare, dall'accompagnamento di archi e talvolta dal growling sfiancato e "narrativo" di Cornelius ad essere definita dalla band stessa "red music", una reminiscenza quasi genetica della tradizione norrena, amalgamata con i "black edges" della cultura in cui il duo è cresciuto, fatta di musica gelida e violenta che esprime in modo completamente diverso ma altrettanto vero l'essenza del grande Nord. Il concept della saga trae ispirazione all'Edda Poetica, la grande raccolta epica scandinava, presentandosi come un vero e proprio poema epico. Esso inizia nel 1003 d.C., pochi anni dopo la "Caduta dell'Islanda" (nome comune per la conversione dell'isola al cristianesimo, che fu in realtà frutto di un arbitraggio) a Reykjavík, dove Bragi lo skald (skald o scaldo era un poeta, bardo e consigliere di corte nella tradizione norrena) viene sedotto dalla regina e quindi accusato dalla stessa di molestie ed esiliato dalla capitale, riuscendo a sopravvivere nelle terre selvagge come "maestro della spada e della parola". Avendo rivolto una preghiera a Odino per ricevere una sorte più equa, Bragi viene coinvolto in un viaggio che, tra gnomi e altre avversità, lo porterà a dimostrarsi degno e alla consapevolezza della volontà del Dio supremo: egli dovrà diventare strumento di vendetta contro il Re, la Regina dei Ghiacci e l'Althing, il consiglio degli anziani che lo esiliò. In mezzo agli episodi propriamente narrativi si stagliano descrizioni acquerellate della maestà dell'isola vichinga e degli antichi dei che la popolano, mentre la maggior parte dell'azione si concentra nel secondo episodio dell'odissea.
Il protagonista della saga targata Solefald non poteva che essere un poeta, come d'altronde gli stessi Lazare e Cornelius, che sapientemente giocano con le parole richiamando la tradizione della poesia scaldica e riescono a passare dall'apocalittica dissonanza di Survival of the Outlaw alla gelida dolcezza di White Frost Queen senza fatica, grazie all'incredibile varietà vocale di cui si dimostrano sempre capaci: le schizofrenie di Cornelius, in particolare le asfittiche e laceranti urla inalate che furono marchio di fabbrica nei primi dischi sono qui un pochino messe da parte, largamente sostituite da un growling disturbante e rantolante, sempre inalato ma perfettamente intelligibile; la limpida voce di Lazare invece, stratificata indefinite volte, costruisce ancora e sempre gli arcani cori di fondo che qui più che mai sono appropriati, seppure non siano definibili veri e propri cori vichinghi. Infine, un'altra grande vittoria della coppia sta nel fatto che le atmosfere strumentali tra loro molto diverse che si respirano sul disco grazie all'apporto congiunto degli archi, del sax e della strumentazione tradizionale del duo non perdono mai di vista l'appartenenza di fondo a quella cultura del freddo e del Nord che sta alla base sia della poesia scaldica che dello stesso black metal: cambiare senza cambiare è un'arte a sé.
Red For Fire non dovrebbe essere valutato se non insieme alla sua metà gemella: essi costituiscono un'unità in cui ogni parte dà senso all'altra. Tuttavia, per dare un giudizio indicativo, a titolo personale ritengo Black For Death leggermente superiore per coinvolgimento, ma soprattutto per alcune brillanti idee che mi restarono impresse fin dai primi ascolti. Red For Fire è più discreto, più difficile in un certo senso: è il pensiero prima dell'azione. Tutti possiamo osservare l'azione, ma siamo certi di riuscire a capire il pensiero che l'ha causata e che le conferisce significato?
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6
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Questo album è unico e distante da tutti. Questa è la vera arte musicale. Spiazzare con la propria unicità è il meglio che possa esserci. |
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5
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Riascoltato più volte, rigorosamente sempre in coppia con la metà nera. Devo dire che l'ho rivalutato: nonostante il concept su Bragi non mi entusiasmi il songwriting è pazzesco e la musica è in più di un'occasione notevole (Sun I Call, Survival Of The Outlaw, White Frost Queen, Crater Of The Valkyries e Sea I Called sono molto belle), peccato per un paio di episodi un pò sottotono e per la Lokasenna che seppur evocativa è un pò poco fruibile, almeno per me che il norvegese lo mastico pochino. A livello di voto non riesco a scinderlo da BFD (che concordo essere più diretto): voto totale 81. |
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4
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Mah, non mi ha mai convinto appieno. Ci sono sicuramente alcuni episodi gradevoli ma nel complesso è uno dei loro lavori che mi piace meno. Anche il fratello Black For Death non mi è ancora entrato dentro, nonostante lo preferisca a questo. Inoltre non è proprio il loro disco più easy listening: non lo voto, devo riascoltarlo con più attenzione. |
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3
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impossibile giudicarlo in singolo, ricordo che lo ascoltai solo due volte quando lo comprai... da li quando è il momento vado di doppietta diretta.... se dovessi proprio scegliere un punto più basso metto questi due nella loro discografia. ma il loro punto più basso è superlativo se proporzionato ad altre band. magistrali. |
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2
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Concordo: BFD è più "diretto" perchè probabilmente meno intimo come disco... Forse guadagna vantaggio sulla metà "rossa" se ascoltato senza la causa della coppia, e probabilmente lo preferisco anche un pochino -personalmente- a RFF. Ciò non toglie che anche davanti a questi disco, nonostante richieda forse più tempo degli altri, c'è da inchinarsi per la capacità di scrittura del duo. (Sarei stato leggermente più basso col voto, che è abbastanza adeguato più per la controparte, ad ogni modo è una sottigliezza chiaramente. Gran bella recensione, Luca.) |
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1
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Bello bellissimo! Come ogni disco dei Solefald! Ci ho messo di più che con altri loro dischi, ma alla fine ho amato anche questo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sun I Call 2. Survival Of The Outlaw 3. Where Birds Have Never Been 4. Bragi 5. White Frost Queen 6. There Is Need 7. Prayer Of A Son (Poem) 8. Crater Of The Valkyries 9. Sea I Called 10. Lokasenna
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Line Up
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Cornelius (Voce, Chitarra, Elettronica) Lazare (Voce, Tastiere, Batteria)
Musicisti Ospiti: Aggie Frost Peterson (Voce nelle tracce 1, 5) Jörmundur Ingi (Voce nella traccia 10) Sareeta (Violino) Live Julianne Kostøl (Violoncello) Kjetil Selvik (Sassofono)
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